Siamo nel XVIII secolo, nel Regno delle Due Sicilie dei Borbone. A Soveria Simeri, piccolo borgo ai piedi della Sila, vive Cecilia Faragó, originaria di Zagarise e sposata col........ massaro Lorenzo Gareri. La storia di Cecilia è l'emblema della lotta alle ingiustizie, della sete di libertà placata solo al raggiungimento della libertà stessa.
È CALABRESE L'ULTIMA DONNA PROCESSATA PER STREGONERIA: LA STORIA DI CECILIA FARAGÒ
L’ultimo processo per stregoneria fu imputato a Cecilia Faragò, la quale nel mese di marzo del 1770 evitò la condanna dalla Gran Corte della Vicarìa di Napoli, grazie all’appassionata difesa del giovane avvocato catanzarese Giuseppe Raffaelli, appena ventenne, il quale riuscì a convincere il ministro Bernardo Tanucci e il re Ferdinando IV a far trasferire le nuove acquisizioni culturali sul piano normativo e giudiziario, rendendo obbligatoria la motivazione delle sentenze, “poiché i giudici sono esecutori delle leggi e non attori”
Proprio da queste memorie del Raffaelli apprendiamo quasi tutto ciò che è oggi a nostra disposizione sulla storia di Cecilia. Una certa vedova Rossetti denunciò, istigata da due canonici di Soveria Simeri (don Domenico Vecchitti e don Francesco Biamonte) che avevano tentato di impadronirsi dei suoi beni, a denunciare Cecilia per stregoneria. Nonostante avesse un figlio (Sebastiano) monaco francescano, la Faragò era accusata di sortilegi e raggiri, attuati attraverso strane pozioni fornite da una “donna di malavita” di Catanzaro o da un viperaio (sampaularu) del luogo, ed era sospettata di ricettività paranormale e di contatti con l’ignoto attraverso il connubio col demonio.
Sebbene il tribunale di Catanzaro assolse l'imputata, la vedova fece appello alla Gran Corte di Napoli. E lí, l'avvocato Raffaelli scrisse la complessa memoria difensiva, smontando il “vago romanzetto su Cecilia”, come lo definì. Dimostrò, partendo dalla cultura greca, la non esistenza della stregoneria. Smontò le accuse mosse dalla vedova dimostrando come quel reato di stregoneria andava a colpire dei delitti che toccavano diritti umani veri e propri, come sacrifici umani, e non artifizi vari e polverine misteriose.
Cecilia vinse quella causa, diventando un'eroina civile, non solo esempio di femminismo. La vittoria di Cecilia fu la vittoria di tutti sul pregiudizio: quello fu l'ultimo processo per “Maleficium” del Regno delle Due Sicilie, che dopo abolì il reato (così poi fecero gli altri regni in Europa). Solo lo studio e la conoscenza accendono i lumi della ragione: conoscere i propri diritti ci aiuta a vincere le battaglie per conquistarli così come fece Cecilia. Vinse ma morì comunque sola e senza averi: pagò comunque una condanna sociale, figlia della mentalità ancora non matura dell'epoca.
A Soveria, qualche anno fa, l’Amministrazione comunale ha intitolato la villetta pubblica proprio a Cecilia Faragò, per avere una specie di “segna-memoria”, un sito per ricordare una figura femminile controversa e mitizzata e, con essa, l’olocausto delle donne di tutti i tempi e di tutte le latitudini.
Alfonso Morelli team Mistery Hunters

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