Santo Stefano il primo Martire della chiesa.
Dopo Natale viene Santo Stefano. Forse non tutti sanno che all’inizio
cadeva il 3 agosto, il giorno del ritrovamento delle sue
spoglie dalle parti di Gerusalemme.
Del
primo, grande e veneratissimo martire, Stefano, non ci è dato conoscere
la provenienza. Si suppone che fosse greco (in quel tempo, infatti,
Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e
religioni diverse) poiché il nome Stefano in quella lingua ha il
significato di “coronato”.
Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica;
certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a
seguire gli Apostoli. Vista la sua cultura, saggezza e fede genuina,
divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.
Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi
giorni. Dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più
aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e
quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza
quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.
Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era
giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”,
trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera. Fu
proposto di affidare questo compito ad un gruppo di sette di loro, così
gli Apostoli avrebbero potuto dedicarsi di più alla preghiera e al
ministero.
La proposta fu accettata e vennero eletti Stefano, definito “uomo pieno
di fede e Spirito Santo”, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas,
Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa
ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale.
Nell’espletamento di questo compito, Stefano “pieno di grazie e di
fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo”, non limitandosi al
lavoro amministrativo ma dedicandosi attivamente anche alla
predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano
per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in
Gesù crocifisso e risorto.
Nel 33 o 34 circa., vedendo il gran numero di convertiti, gli ebrei
ellenistici sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare
espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al
Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di
proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo
udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e
cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il
diacono Stefano rispose pronunziando un discorso (il più lungo degli
‘Atti degli Apostoli’,che servirà da modello ai primi predicatori
cristiani), in cui ripercorse la Sacra Scrittura in tutti quei passi
dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei
patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano
risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente
testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete
resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi.
Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero
quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete
divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano
degli angeli e non l’avete osservata”.
Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano
ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io
contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di
Dio”.
Fu il colmo. Elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i
presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori
dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre. I loro mantelli
furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo
delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione.
Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i
colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli
il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.
Gli Atti non parlano del luogo dove fu lapidato Stefano, dicono
solamente “fuori della città”, ma la tradizione indica come luogo la
parte est di Gerusalemme, in una zona lontana dal controllo della
guarnigione romana. L’evangelista Luca, autore degli Atti, non indica
nemmeno il luogo della sepoltura, afferma solamente che “uomini pii
seppellirono Stefano e fecero gran lutto per lui” (At 8, 2). L’anno
della morte è ritenuto il 31 o 32 secondo alcuni, altri indicano con
maggior certezza il 36 , comunque in prossimità della festa ebraica di
Pentecoste o quella dei Tabernacoli, data la presenza in Gerusalemme di
molti forestieri (At 7, 9). La celebrazione liturgica di s. Stefano sarà
fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni
seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, la chiesa vorrà subito
commemorare i “comites Christi”, cioè i più vicini a lui nel suo
percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.
Secondo la celebre lettera del prete
Luciano (scritta alla fine del 415) gli Ebrei lasciarono il corpo di
Stefano esposto alle belve, ma per volere di Dio nessun animale lo
toccò. Gamaliele, che aveva simpatia per i discepoli di Cristo, commosso
dalla sorte del Diacono, convinse i cristiani a seppellirlo in segreto
in un luogo poco distante da Gerusalemme, detto Caphargamala. I
cristiani fecero come aveva suggerito Gamaliele e seppellirono Stefano
dopo aver fatto solenni riti funebri. In questo luogo il corpo del Santo
rimase come dimenticato per circa quattrocento anni. Tuttavia questo
non deve sorprendere, in primo luogo perché il culto dei martiri iniziò
solo nel II secolo e si sviluppò dopo il IV in seguito all’ottenimento
della libertà religiosa; in secondo luogo perché Gerusalemme subì una
completa distruzione prima nel 70 da parte di Tito e poi nel 135 sotto
l’imperatore Adriano e quindi la memoria di molti era andata perduta.
Nel 415 Luciano, prete del villaggio di Caphargamala, dopo le visioni
avute in sogno individuò il luogo in cui era sepolto il corpo del
Protomartire. Egli descrisse il ritrovamento in una lettera scritta poco
dopo gli avvenimenti.
buon santo stefano a tutti
RispondiEliminagrazie a questo blog di esisitere noi che viviamo fuori dicimo grazie
RispondiEliminapassato bene il natale? io si ciao a tutti da Tonino
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