lunedì 12 novembre 2018

Catanzaro; operazione “Quinta Bolgia” Arrestati anche il parlamentare Galati e 2 dirigenti dell'ASP Il monopolio della ndrangheta tra ambulanze e pompe funebri (Con video)

Ventiquattro persone finite in arresto, dodici delle quali in carcere e altrettante ai domiciliari. Tra quest’ultime anche l’ex parlamentare di Forza Italia, Pino Galati. Sequestrati beni, inoltre, del valore di circa 10 milioni di euro. Questo il bilancio dell’operazione denominata “Quinta Bolgia”, condotta stamani - tra Catanzaro e Lamezia Terme- dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo con il supporto dello Scico di Roma, e sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia.Tra i destinatari del provvedimento cautelare vi sono presunti appartenenti a una cosca di ’ndrangheta ma anche amministratori pubbliciAi domiciliari è finito, ad esempio, Luigi Muraca, 50 anni, ex consigliere comunale di Lamezia Terme, così come risultano indagati due ex direttori generali dell’Asp di Catanzaro, Gerardo Mancuso e Giuseppe Perri(quest’ultimo posto ai domiciliari).


Pare proprio non ci sia alcun settore economico che non intercetti i sempre famelici appetiti della ‘ndrangheta. Come quelli, ad esempio, che interessano anche la vita e la salute delle persone. Come quelli, in questo caso, che passano dalla gestione delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, il 118 per intenderci, o delle onoranze funebri, o ancora della fornitura di materiale sanitario e del trasporto del sangue.
Tra i coinvolti spiccano, ancora una volta, nomi eccellenti: ad esempio l’ex deputato del centrodestra Pino Galati(finito ai domiciliari), così l’ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Luigi Muraca (50 anni), o gli ex direttori generali dell’Asp del capoluogo, Gerardo Mancuso e Giuseppe Perri, il primo solo indagato ed il secondo ai domiciliari.
Un vero e proprio terremoto giudiziario in un’indagine che coglie due ambiti forse non così distanti nella nostra regione: criminalità organizzata e pubblica amministrazione.
I DUE FILONI D’INDAGINE
All’operazione di oggi si arriva al culmine di due diverse investigazioni, strettamente collegate. Il primo filone - condotto dal Gico del nucleo Pef di Catanzaro - riguarda l’individuazione, la ricostruzione e la disarticolazione di due sottogruppi” di ‘ndrangheta attivi a Lamezia Terme e riconducibili alla coscaconfederata degli “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte”.
Tali contesti sarebbero stati individuati in relazione a due gruppi imprenditoriali considerati ‘ndranghetisticie che avrebbe operato anche avvalendosi del potere intimidatorio dovuto alla notoria appartenenza alla criminalità dei propri presunti compartecipi.
Così facendo, nel corso degli anni, si sarebbero assicurati un assoluto monopolio” in un mercato redditizio, quelle autoambulanze sostitutive, delle onoranze funebri, della fornitura del materiale sanitario, del trasporto sangue e di altro ancora.
Per gli inquirenti il primo di questi sarebbe il “gruppo Putrino”, che dal 2009 avrebbe acquisito una posizione di dominio in questo mercato, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio sostitutivo delle ambulanze del “118” bandita dall’Asp di Catanzaro.
I RAPPORTI “PRIVILEGIATI” CON GLI EX DG DELL’ASP
Dal 2010 al 2017, lo stesso gruppo imprenditoriale avrebbe poi continuato a operare senza che fosse stata istruita una gara formale, grazie a diverse e ripetute proroghe, ritenute illegittime, in alcuni casi addirittura tacite, ottenute – si ritiene - “in considerazione dei privilegiati rapporti tra i vertici del gruppo criminale” e numerosi appartenenti ai vertici dell’Asp del capoluogo allora in servizio.
Tra questi Giuseppe Perri, ex commissario straordinario e poi direttore generale sino all’agosto 2018; e Giuseppe Pugliese, già direttore amministrativo sino all’ottobre 2017.
Rapporti che, sempre secondo la tesi degli inquirenti, vi sarebbero stati anche con i dirigenti ancora in servizio, come Eliseo Ciccone, già responsabile del Suem “118” ed ora destinato ad altro incarico, nei cui confronti vengono contestati alcuni episodi di abuso d’ufficio.
Stesse condotte, con l’aggravante della finalità mafiosa, vengono contestate anche a due esponenti storicidella politica lametina, che avrebbero rappresentato “l’anello di congiunzione” tra il contesto ‘ndranghetistico e la dirigenza Asp coinvolta.
Il primo è Giuseppe Galati, più volte parlamentare e componente, con incarichi di assoluto rilievo, di tre compagini di governo delle passate legislature. Il secondo è invece Luigi Muraca, ex membro del Consiglio comunale di Lamezia sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2017.
I DUE SOTTOGRUPPI ‘NDRANGHESTICI
Sempre nell’anno scorso, il gruppo Putrino fu colpito da un provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura di Catanzaro che comprometteva la prosecuzione del servizio pubblico affidatogli.
Gli investigatori sostengono che in quel momento storico si sarebbe introdotto il secondo sottogruppo di ‘ndrangheta, il “Gruppo Rocca” che forte della concorrenza illecita con cui sarebbe stato conquistato il mercato insieme a Putrino e danneggiando gli altri operatori economici del settore che sarebbero stati posti fuori dal mercato illegalmente, avrebbe iniziato ad operare nel servizio pubblico come capofila di una associazione temporanea di scopo.
LA SOTTOMISSIONE DEI MEDICI DEL PRONTO SOCCORSO
Le indagini, che hanno beneficiato di puntuali verifiche anche delle dichiarazioni rese da numerosicollaboratori di giustizia, tratteggerebbero una situazione che gli investigatori definiscono senza mezzi termini “di assoluto allarme sociale presso l’ospedale di Lamezia Terme dove, specie all’interno del reparto di pronto soccorso, i presunti accoliti dei due gruppi avrebbero imposto un controllo totale occupando addirittura “manu militari” gli spazi, ma anche instaurando un regime di sottomissione del personale medico e paramedico che vi operava.
In questo senso, le attività investigative svolte dalla Guardia di finanza avrebbero fatto emergere che i dipendenti dei due gruppi imprenditoriali avrebbero avuto anche la disponibilità delle chiavi di alcuni reparti dello stesso nosocomio, così come la possibilità di consultare i computer dell’Asp dove attingere dati sensibili sui degenti; ma anche l’ingresso nel deposito farmaci dedicato alle urgenze del pronto soccorso, “situazione questa - sostengono gli inquirenti - ben nota alla dirigenza dell’azienda sanitaria.
In questo filone d’indagine sono stati sottoposti a misura cautelare 19 persone nei cui confronti vengono contestate a vario titolo l’associazione di stampo mafiosodelitti contro la pubblica amministrazione, l’industria ed il commercio anche in forma aggravata.
Si è poi proceduto al sequestro preventivo - ai sensi della normativa antimafia e della responsabilità “parapenale” - delle società ed enti dell’intero complesso aziendale delle sei società riconducibili ai due sottogruppi, per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
Tra questi spiccano le aziende che operano tanto nel servizio sostitutivo delle ambulanze pubbliche che delle onoranze funebri, comprese due “case funerarie”.
IL SECONDO FILONE: IL SERVIZIO “SU CHIAMATA”
Il secondo filone dell’indagine - condotto dal Gruppo tutela spesa pubblica delle fiamme gialle - riguarda invece delle presunte condotte illecite nell’affidamento e nella gestione del “servizio autombulanze occasionale e su chiamata” gestito sempre dall’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.
La vicenda si colloca temporalmente in .......

sabato 10 novembre 2018

Gravemente malata viene plagiata dal medico curante con cure di ipnosi di un fantomatico santone. Per la 45 enne del catanzarese ora la sua vita è sospesa a un filo

Si trova in un letto d’ospedale e la sua vita è appesa ad un filo. Sembra disperato una donna di 45 anni del Catanzarese vittima vittima del proprio medico di base che ne ha messo repentaglio la sopravvivenza. La donna ha denunciato il professionista alla Procura di Catanzaro. Le accuse sono ora al vaglio dell’autorità giudiziaria. “Non posso più prendermi cura della mia famiglia, dei miei figli ed il mio stato di invalidità fisica al 100%, con tanto di accompagno, è stato accertato e riconosciuto dalle ASL competenti”, spiega la donna, che attribuisce la responsabilità delle sue drammatiche condizioni di salute al suo medico curante, quello che definisce un autentico aspirante-santone, che l’avrebbe completamente plagiata, facendole perdere fiducia nella medicina tradizionale, approfittando tra l’altro di uno stato mentale precario per il decorso della malattia. Il medico, pur sapendo che la donna avrebbe avuto bisogno di cure serie e corrette dal punto di vista medico e oncologico, l’avrebbe prima convinta ad abbandonare gli specialisti che la seguivano, per poi curarla “ma senza serie cure”, sino al punto di compromettere irrimediabilmente le sue condizioni di vita e di salute. Il medico, si legge nella denuncia della donna, avrebbe negato spiegazioni e confronti ai familiari, arrivando a farle firmare una dichiarazione per scagionarlo da ogni responsabilità, prima di sparire. Alla paziente sarebbe stato fatto conoscere il medico Hamer, più volte condannato per esercizio abusivo della professione e frode. Le sarebbero stati dati anche dei libri da leggere, al punto di indottrinarla e conviencerla della veridicità delle sue tesi. Secondo queste teorie, che rinnegano l’uso dei farmaci, il tumore è il frutto di un conflitto psichico. Secondo l’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, il metodo Hamer “è basato su premesse non scientifiche ed ha già provocato la morte di diversi pazienti”, e “si basa su un insieme di teorie che non sono mai state sottoposte a una sperimentazione seria della validità per la cura dei tumori né di altre malattie”. Tre anni addietro, la donna, scoperti dei noduli avrebbe scelto proprio questo metodo. Il medico la avrebbe rassicurata.Ma la situazione sarebbe degenerata nell’inverno scorso quando la donna ha accusato dei forti dolori nella regione cervicale seguiti da febbre. Il medico consigliava però alla donna di non prendere alcun farmaco, di non recarsi in ospedale, di cercare di rimanere rilassata, di contare sulla sua forza di volontà e di mantenere un atteggiamento positivo, a tal punto che, intorno alla metà del mese di giugno 2017, le suggeriva di cambiare aria, di svagarsi e di fare un viaggio. Lì la sorella avrebbe provveduto a farle effettuare altre visite da cui i medici avrebbero intuito la gravità delle sue condizioni. Il tumore si era esteso dal seno alle ossa. Ma su consiglio del medico la 45enne sarebbe ritornata in Calabria senza dire nulla alla sua famiglia, affidandosi alle cure del medico secondo cui il dolore era più forte perchè in fase di guarigione. E presso la sua abitazione veniva sottoposta a sedute ipnotiche e psicologiche. Solo quando, nel dicembre scorso, alcuni familiari hanno chiesto al medico delucidazioni sullo stato di salute della donna, il medico incredibilmente avrebbe risposto che lui le aveva consigliato di recarsi in ospedale, negando tutto...........

venerdì 9 novembre 2018

Nessuno si ferma più al “Grande Albergo Parco delle Fate”. Dal “visionario” Eugenio Mancuso all’abbandono di oggi…

TAVERNA. Guardandolo dal basso si ha l'impressione di avere di fronte un ostinato e caparbio vecchio signore che non vuole arrendersi, che non considera ancora terminato il suo tempo, il Grande Albergo Parco delle Fate
è questo, resiliente, forte, imperioso, nonostante il tempo e l'insopportabile incuria degli uomini ne abbiamo minato in maniera a tratti drammatica la stabilità. Le assi di legno cigolanti, gli scuri delle finestre divelti, le stanze cupe e prive di vita da molto tempo ormai, nulla di tutto questo balza agli occhi di chi per la prima volta percorre la piccola salita che da Villaggio Mancuso conduce ad uno dei luoghi simbolo dell'intero territorio regionale, ad abbacinare ed incantare è infatti soltanto l'aura fiabesca che avvolge questo mastodonte, monumento nazionale, eretto nel famigerato 1929, anno della grande depressione, ed inaugurato nell'agosto di due anni dopo. A pensare di realizzare una struttura imponente, sulla falsariga delle abitazioni altoatesine e farne il buen retiro di esponenti del jet set nazionale ed internazionale, Eugenio Mancuso, visionario e solitario imprenditore, pioniere del turismo silano. Il Grande Albergo delle Fate, era, nelle intenzioni di Mancuso, una sorta di "ciliegina sulla torta", una struttura magnifica che avrebbe dovuto torreggiare sul delizioso piccolo villaggio montano, fatto di
minuscole casette in legno, tutte colorate e dai tetti spioventi.  E cosi è stato per decenni anche dopo la morte prematura di Eugenio ed il subentro alla guida dell'impero Mancuso di suo figlio Silvano; il prato curatissimo di un giardino accogliente, la piscina ai bordi della quale è ritratta anche Sophia Loren, con Amedeo Nazzari ed altri vip tra i frequentatori abituali della struttura, il grande scalone centrale, le sontuose sale interne interamente realizzate da mastri d'ascia altoatesini all'interno delle quali ancora oggi fanno bella mostra di sè pregiati marmi "made in Calabria", i preziosi arazzi intessuti a mano dalle ricamatrici di Longobucco. E ancora, sale da gioco, salottini da the, sale nursery, vera e proprio novità per l'epoca, perfino una suite fatta realizzare appositamente per ospitare il Papa. Silvano infatti, da fervente cattolico, sperava un giorno di poter ospitare il Santo Padre all'interno dell'albergo, non avvenne mai ma la suite pensata per lui, con le sue croci intagliate sulla testata dell'enorme letto, venne utilizzata per ospitare membri eminenti del clero in visita in Sila. Oggi il Grande Albergo delle Fate è al centro di un aspro contenzioso che vede protagonisti la figlia di Silvano, Sveva Mancuso e Carmine Arcuri, attuale proprietario della struttura. La piscina non esiste più, come il giardino, ridotto ad ammasso di sterpaglie, le assi di legno cigolanti, le finestre dai vetri rotti attraverso i quali svolazzano
quelli che un tempo furono tendaggi pregiati. In questi ultimi anni il Parco delle Fate è stato protagonista di un flebile tentativo di rinascita, al suo interno sono state allestite mostre e convegni, e, come ai bei vecchi tempi, di recente le sue sale hanno ospitato un set cinematografico. Il declino però è sotto gli occhi di tutti, l'Albergo,fragile nello scheletro, è sottoposto a diversi rischi, il crollo, gli incendi, sono paure reali paventate da tutti, l'assoluta mancanza di manutenzione sta mettendo a dura prova la tenuta di una struttura che però, contro tutto e contri tutti, ostinatamente resiste da quasi un secolo. Il simbolo della Sila Piccola ancora attrattore di turisti nonostante non abbia nulla da offrire se non la sua fiabesca storia, se..........

giovedì 8 novembre 2018

Terribile incidente alle porte di Catanzaro lungo la SS 280.Ferite 6 persone 2 in gravi condizioni; sul posto tre ambulanze e l'elisoccorso

Scontro frontale stamani sulla statale 280 nei pressi dello svincolo per Sarrottino (CZ). Nell’impatto che ha coinvolto due vetture sono rimaste ferite sei persone di cui due gravemente
Quattro persone sono state ferite in modo grave in uno contro frontale avvenuto giovedì mattina sulla strada statale 280 nei pressi dello svincolo per Sarrottino, alle porte di Catanzaro. Due le autovetture coinvolte. Secondo le prime informazioni, sono sei in tutto le persone ferite, di cui quattro in condizioni gravi, soccorse da un elicottero. L’incidente è avvenuto nella zona della strada interessata dal restringimento della carreggiata per i lavori in corso. Tre persone, incastrate tra le lamiere, sono state estratte dai Vigili del Fuoco giunti dalla sede centrale. Sul ...

mercoledì 7 novembre 2018

Catanzaro sulla bimba morta in ospedale indagati i genitori La piccola trasportata d'urgenza in elisoccorso presentava lividi e lesioni

Sono accusati di omicidio preterintenzionale Domenico Ciancio e Giuseppina Zaffino, padre e madre della piccola di due anni deceduta domenica scorsa all’ospedale Pugliese di Catanzaro 

Ai due giovani genitori di San Pietro di Caridà (nel reggino), che hanno un'altra figlia di un anno e 4 mesi, è stato notificato un avvio di garanziaUn atto dovuto necessario, propedeutico all’autopsia che è stata eseguita sul corpicino della piccola proprio nella giornata di martedì.
LA VICENDA
Sono diversi i punti da chiarire sulla vicenda. La bimba viveva con i genitori ed i nonni nel piccolo centro ai confini tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.
Secondo le ricostruzioni si sarebbe sentita male e per questo motivo sarebbe stata portata prima alla guardia medica e poi al Pronto soccorso dell’ospedale di Vibo.
Le condizioni della piccola sono state giudicate gravi dai sanitari vibonesi che hanno quindi optato per il trasferimento in elisoccorso a Catanzaro dove la è morta nonostante il disperato tentativo dei medici.
LE INDAGINI
La Procura ha quindi deciso di aprire un’inchiesta e le indagini sono state affidate alla Squadra Mobile di Catanzaro a lavoro per chiarire una vicenda che presenta ancora punti oscuri.
genitori si professano innocenti e il loro avvocato Piero Chiodo, interpellato da Gazzetta del Sud ribadisce: “I miei assistiti sono completamente estranei ai fatti che gli vengono contestati, sono distrutti dal dolore soprattutto la giovane mamma”.
Sempre secondo quanto riferisce il.........

martedì 6 novembre 2018

Simeri Mare "the day after" Il giorno dopo il terribile nubifragio tra rabbia, dolore, polemiche ma anche tanta solidarietà


Un evento di una violenza inaudita che per i cittadini poteva essere evitato. Gli interventi dei vigili del fuoco e della Protezione Civile, che hanno lavorato ininterrottamente tutta la notte per prosciugamenti, stanno proseguendo anche nella giornata odierna. Fango e detriti hanno sommerso completamente scantinati, danneggiato autovetture, distrutto una strada che conduce al mare.
 A Simeri Mare l'acqua ha invaso case e strade arrivando a superare anche un metro e mezzo di altezza. A causare gli allagamenti l'esondazione del torrente Fegato e dei fiumi Alli e SimeriAncora oggi Protezione Civile e Vigili del Fuoco al lavoro per drenare l'acqua, ma molte zone sono ancora allagate