venerdì 30 novembre 2018

Arrestato 59 enne catanzarese non pagava il gas da oltre 10 anni.Nel 2009 si era visto bloccare la fornitura del gas con gli appositi sigilli per morosità, risultati poi manomessi

              Un 59enne catanzarese 
è stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Catanzaro per furto aggravato di gas.
L’uomo, che nel 2009 si era visto bloccare la fornitura del gas con gli appositi sigilli per morosità, è stato sottoposto a specifico controllo e i militari hanno riscontrato la perfetta funzione del servizio. Con il supporto dei tecnici specializzati è stata dunque accertata la manomissione dei predetti sigilli oltre ad una lieve perdita di gas proveniente dal contatore.
L’abitazione era stata illecitamente alimentata nel corso degli ultimi anni, causando un danno per la società quantificato in circa 8.000 Euro.
Il 59enne è finito ai............

giovedì 29 novembre 2018

Strage in un paese del catanzarese, 12 anni fa fu uccisa un intera famiglia di 4 persone unico colpevole il nipote che poi si suicidò in carcere ma l'inchiesta rimane ancora aperta.

                                     L’archiviazione non può essere accolta 
il presunto suicidio del lametino Claudio Tomaino necessita di ulteriori indagini. Il Gip del Tribunale di Viterbo Savina Poli ha infatti rigettato la richiesta della Procura di Viterbo sul caso risalente al 2008, accogliendo le richieste dell’opposizione, ossia della madre Cecilia Pane, difesa dagli avvocati Francesco e Noemi Balsamo. Claudio Tomaino si sarebbe suicidato nel gennaio 2008 all’interno del carcere di Viterbo, dove era rinchiuso perché ritenuto responsabile della strage di Caraffa.
Il plurimo omicidio a Caraffa
Il 27 marzo del 2006 infatti, nel paese del catanzarese, fu uccisa un’intera famiglia: il padre Camillo Pane, insieme alla moglie Annamaria e ai due figli Eugenio e Maria, ossia zii e cugini di Tomaino, all’epoca 29enne, accusato di essere l'unico autore della strage, nonché dell'occultamento dei quattro cadaveri, forse per un movente legato a un debito. Un omicidio che dopo ben 12 anni presenta però ancora dei lati oscuri. Secondo i legali della madre infatti, i responsabili del fatto sarebbero di più e il figlio non avrebbe agito da solo. Ma quelle che non convincono ulteriormente, sono le dinamiche che avrebbero portato il giovane a togliersi la vita nel carcere di Viterbo due anni dopo.
Il suicidio nel carcere di Viterbo
Sin da subito si era infatti parlato di suicidio. L'uomo si sarebbe tolto la vita infilando la testa in una busta di plastica dentro la quale aveva immesso gas butano. Ma su quel presunto suicidio, la madre dell'uomo, ha sempre mostrato dubbi. Dopo un iter molto lungo tra richieste d’archiviazione e opposizione, il Gip di Viterbo ha chiesto ulteriori approfondimenti e verifiche. Nell’ordinanza di rigetto della richiesta d’archiviazione, si chiede infatti di poter innanzitutto comparare i profili genetici di cui si dispone, con quelli della madre Cecilia Pane, “per verificare se e quale di tali profili appartengano a Tomaino, nonché con quelli delle persone che, la mattina in cui è stato scoperto il decesso del detenuto, hanno avuto accesso alla sua cella”.
Indagini ancora aperte
Il suicidio di Tomaino presenterebbe aspetti da chiarire anche in merito ad un presunto pestaggio che sarebbe avvenuto ai suoi danni nei giorni precedenti la sua morte e sul quale si ritiene ora necessario sentire tutti coloro avevano all’epoca avuto accesso alla sua stanza, come anche il personale medico ed infermieristico per ulteriori accertamenti sulle condizioni del cadavere. Claudio Tomaino sarebbe infatti morto per asfissia. Per dissipare ogni alto dubbio sulle cause del suo decesso, nell’ordinanza si chiede ancora di “verificare la concentrazione di gas butano rilevata nei reperti prelevati dal cadavere di Tomaino” in modo da capire se..............

mercoledì 28 novembre 2018

Catanzaro; vendevano "bombe" pirotecnici illegali e pericolosi senza nessuna autorizzazione. Identificate 2 persone

Il Questore della provincia di Catanzaro,                                 Amalia Di Ruocco 
ha disposto, controlli nel campo degli artifizi pirotecnici e fuochi artificiali. Nel corso di un servizio, gli Agenti del Nucleo Artificieri hanno deferito in stato di libertà per detenzione abusiva di articoli pirotecnici professionali a rischio esplosione elevato F.A. di 61 anni e C.C. di 50 anni, titolare di un deposito e vendita di articoli pirotecnici, per cessione illegale di prodotti esplosivi.
Il controllo è avvenuto in una via della periferia di Catanzaro dove F.A. a bordo di un furgone è stato trovato in possesso di 20 artifizi pirotecnici tipo bombe cilindriche professionali. L’uomo, già noto alle Forze dell’Ordine per precedenti specifici, avrebbe esibito una licenza rilasciata ad altro soggetto (C.C.) per accensione di fuochi artificiali rilasciata da un comune pre-silano catanzarese dove si sarebbe tenuto uno spettacolo pirotecnico.
I poliziotti hanno accertato che F.A. era privo di qualsiasi titolo autorizzativo per la detenzione dei materiali pirotecnici e che, nell’ottobre scorso, gli è stata revocata, con provvedimento del Prefetto di Catanzaro, l’autorizzazione ad esercitare l’attività di pirotecnico per l’accensione dei fuochi artificiali.
Dal controllo del documento di trasporto è emerso come la stessa cessione di prodotti pirotecnici sarebbe avvenuta illegalmente, dal momento che, in violazione della normativa di settore, il cedente C.C. ha messo a disposizione prodotti pirotecnici (i venti artifici trasportati da F.A.) a persona non munita di............

martedì 27 novembre 2018

Sfregio nel Parco della Sila sequestrati 9 motocicli privi di immatricolazione, tagliate 20 piante di quercia antica

Parco della Sila: denunciato uomo sorpreso a tagliare legna; sequestrati 9 motocicli non immatricolati




Nove motocicli sono stati sequestrati dai militari della stazione Carabinieri Forestale di Cotronei, insieme a quelli di Savelli. Nel corso di un controllo in località "Monte Paleparto" di Longobucco, all'interno del Parco della Sila, i militari hanno trovato i proprietari, tutti di Rossano (Cosenza), che circolavano sui loro mezzi privi di immatricolazione e di copertura assicurativa. Gli stessi carabinieri forestali hanno denunciato un uomo di Petilia Policastro. Durante un controllo in località "Cicerata" di Cotronei, all'interno della zona "1" di massima tutela paesaggistico-ambientale del Parco della Sila, i militari hanno accertato il taglio abusivo di 20 piante di Quercia. Poco distante è stato individuato l'uomo a bordo di un fuoristrada, al cui interno vi era una motosega ed un bidone contenente il relativo carburante. Da una ispezione del veicolo è emersa la presenza del materiale vegetale che ha confermato il recente carico di ........

lunedì 26 novembre 2018

Catanzaro: Cura "Teci" contro le demenze. Rivoluzionario metodo in un paesino ai piedi della Sila unico in Italia.“Le persone che soffrono di demenza hanno corpi vuoti, lenti disorientati, che perdono i loro limiti corporei e la loro percezione corporea"

Si allarga sempre di più, a livello nazionale, la rete di esperti che condivide in pieno la filosofia di cura delle demenze messa in campo dall’associazione Ra.Gi. Onlus di Catanzaro. Il 16 e il 17 novembre il metodo Teci e il borgo amico delle demenze di Cicala sono sbarcati al confine estremo del nord Italianella città di Udine e raccontati e vissuti nell’ambito dell’importante iniziativa dal titolo “La solitudine in età avanzata. Fragilità, depressione, demenze e possibili soluzioni”, organizzata dall’associazione Demaison onlus, guidata dal dottor Daniele Cipone e svolta nella sala Gusmani di palazzo Antonini (sede dell’Università di Udine) nella giornata del 17 novembre.
L'Associazione Demaison onlus, che ha tra i suoi fondatori la dottoressa Laura Nave, psicologa, psicoterapeuta, prima in Italia a lanciare l’idea della coabitazione assistita per le persone con demenza, opera nel territorio di Udine e oltre a dare vita ad iniziative di sensibilizzazione e formazione, svolge attività di supporto organizzativo a favore di chi sceglie per il proprio familiare la soluzione assistenziale del cohousing, che in sintesi, consiste nella creazione di nuclei di coabitazione assistita tra persone che soffrono di demenze.
Il tema al centro dell’evento del 17 novembre è stato quello della solitudine degli anziani, che sta divenendo uno dei fattori di rischio per condizioni sempre più frequenti di fragilità, depressione e demenza.
L’associazione Demaison Onlus ha promosso un’iniziativa di alto spessore umano e scientifico, che ha visto la partecipazione di illustri relatori e una riflessione completa ed esaustiva sulla tematica proposta. Ad introdurre i lavori c’erano: Giovanni Barillari, Assessore alla Sanità, Assistenza Sociale, Rapporti con l’Università; Ferdinando Schiavo, Neurologo, consigliere dell’Associazione Demaison onlus di Udine e Stefania Pascut, del Progetto O.M.S. Città Sane - Comune di Udine.
A seguire si sono svolte le relazioni degli esperti: la sociologa Laura Montina; lo psichiatra Matteo Balestrieri, il neurologo Ferdinando Schiavo sul tema “Vecchi e nuovi fattori di rischio per fragilità e demenze” e a seguire David Leita, Tecnico Audioprotesista; Lucia Casatta e Clara Ricci, Medici di Medicina Generale. Infine le esperienze sul territorio, con le relazioni di Daniele Cipone, Medico di Medicina Generale, e Presidente dell’Associazione Demaison onlus, che ha parlato del cohousing; Anna Porro, del Centro Diurno Pervinca e Segreteria Organizzativa di “Camminamenti” e Sandra Roppa, dei Servizi di Prossimità, Progetto No alla Solit’Udine - Comune di Udine. Il convegno è stato moderato da Diana Rucli, coordinatrice del Progetto biennale “Solitudini e No”.
La partecipazione di Elena Sodano, presidente della Ra.Gi. Onlus ed ideatrice del metodo Teci (Terapia Espressiva Corporea Integrata), non si è limitata alla sola giornata di sabato 17 novembre, ma è iniziata il giorno prima, il 16 novembre, con lo svolgimento di un laboratorio teorico esperienziale dedicato ai familiari e ai caregiver, durante il quale, ai partecipanti, sono stati forniti dei presupposti di base per entrare in relazione con i propri familiari.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dalla dottoressa Laura Nave e dal dottor Daniele Cipone dell’associazione Demaison, promotrice dell’evento, affinché esso fosse non solo un momento di studio e riflessione, ma uno strumento di aiuto e supporto concreto per le famiglie e per chi lavora nel settore della cura delle demenze. In tutto sono stati 40 i partecipanti al laboratorio, che è durato per circa tre ore ed ha fatto comprendere in maniera diretta gli effetti del metodo Teci sulle persone affette da demenza, mediante il coinvolgimento in prima persona nelle attività che fanno capo al metodo.
Il metodo Teci, unico in Italia, per la cura ed il contenimento naturale delle demenze e accuratamente descritto nel volume “Il Corpo nella Demenza” (Maggioli 2017) scritto dalla stessa Elena Sodano, è nato dopo dieci anni di studi ed osservazioni sul campo e si fonda su specifiche basi neuro scientifiche, psicologiche e anotomo-funzionali. Proprio su queste basi si fonda il lavoro degli operatori, nella strutturazione dei setting all’interno dei quali si svolgono le attività, che permettono ai pazienti di lavorare per circa otto ore all’interno dei Centri diurni “Spazio Al.Pa.De.” di Catanzaro e “A.Doria” di Cicala (Cz) gestiti dalla Ra.Gi., all’interno dei quali viene applicata la metodologia Teci.
“Le persone che soffrono di demenza hanno corpi vuoti, lenti disorientati, che perdono i loro limiti corporei e la loro percezione corporea – ha spiegato Elena Sodano -. Proprio questi corpi però sono gli unici strumenti che esse hanno a disposizione per comunicare i propri bisogni, i propri stati d’animo. Se è vero che la Teci crea dei “ponti di comunicazione” mediante il contatto corporeo, utilizzando il canale delle emozioni; è altrettanto vero che essa deve partire prima dall’operatore, per educarlo ad acquisire quella giusta formazione che sia spendibile con il paziente. Perché se egli non è formato a livello corporeo non può entrare in relazione con il paziente”.
Durante il convegno, il giorno seguente, la relazione di Elena Sodano si è focalizzata sull’esperienza di Cicala, il borgo di appena 900 anime, ai piedi della Sila che, grazie al.....

sabato 24 novembre 2018

Catanzaro donna 53 enne tenta di togliersi la vita gettandosi dal balcone, pronto l'intervento del genero e della polizia che sfondano la porta afferrandola dalle gambe.



Era penzoloni a testa in giù da un balcone a Catanzaro 
quando è stata trovata dagli agenti della Polizia del capoluogo. La donna, una 53enne, stava tendando di togliersi la vita ma è stata messa in salvo. Questa mattina è arrivata al 113 una richiesta di aiuto e gli addetti alla Sala Operativa hanno mandato una pattuglia della Squadra Volante, che hanno subito intravisto la donna. La 53enne non era riuscita a gettarsi dal balcone perché il marito aveva fatto appena in tempo ad afferrarlaper le gambe e a gridare aiuto, attirando l’attenzione della figlia che vive al piano inferiore. È stata lei a chiamare i soccorsi mentre il genero, sfondata la porta d’ingresso, si è precipitato riuscendo ad afferrare la donna per le caviglie. I poliziotti, con una azione repentina l’hanno afferrata dal bacino: dato però che opponeva resistenza e i suoi familiari erano ormai sfiniti dallo sforzo, uno degli agenti, in spregio al pericolo, si è sporto dalla ringhiera per evitare che precipitasse. Nel frattempo sono arrivati i Vigili del Fuoco e il personale del 118. Non potendo posizionare idoneamente l’autoscala, gli agenti con grande difficoltà e sforzo fisico sono riusciti a mettere in salvo la 53enne, riportandola sul ballatoio del balcone, nonostante continuasse a volersi gettare. I sanitari del 118, prestate le .......