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mercoledì 9 agosto 2017

Analisi dettagliata della situazione del mare Calabrese. La costa Jonica gode di discreta salute più critica quella Tirrenica.

Nei primi tre mesi dell’attuale stagione balneare i dati più significativi sullo stato di salute dei mari evidenziano una condizione di perfetta salute su quasi tutta la costa Jonica e parte della Tirrenica, e il permanere di una condizione non buona caratterizzata dall’alternarsi di giorni di mare sporco e giorni di mare pulito su varie aree del Tirreno centro-settentrionale.


di Mario Pileggi*
Il quadro complessivo emerge dai dati rilevati dall’Agenzia regionale per l’Ambiente preposta al monitoraggio ufficiale delle aree adibite alla balneazione, dalle principali Associazioni Ambientaliste nazionali e sui social, ed evidenzia inoltre un generale miglioramento rispetto al passato.
Tra i vari dati emersi non possono essere sottovalutati:
PUNTO (1)
il primo maggio, giorno di apertura della stagione balneare, i dati delle analisi e classificazioni ufficiali delle acque di balneazione fatte dall’Arpacal e pubblicate il 13 marzo con Decreto n.2666 del Settore 7 sul sito web della Regione mostrano il prevalere di un eccellente stato di salute sia del Tirreno che dello Jonio calabrese.
L’Arpacal ha certificato la qualità eccellente delle acque marine in corrispondenza di più 600 chilometri di costa calabrese, ben oltre il 90% dei circa 670 chilometri di costa adibita alla balneazione.
Prelievi, analisi e classificazioni effettuate dall’Arpacal documentano acque inquinate e classificate di qualità scarsa solo in corrispondenza di 21 aree che rappresentano meno del 2% di tutte le aree adibite alla balneazione in Calabria. Questi siti classificati con acque di qualità scarsa e con divieto temporaneo di balneazione riguardano: 13 tratti della provincia di Reggio Calabria, 5 tratti della provincia di Cosenza, 2 tratti della provincia Vibo Valentia e un tratto della provincia di Crotone.
corrispondono, come evidenziato al successivo punto 4) ai siti oggetto di una recentissima interrogazione al Parlamento europeo. Gli stessi dati forniti dall’Arpacal evidenziano serie criticità in particolare nella città di Reggio Calabria dove lunghi tratti di spiaggia sono vietati alla balneazione.
Criticità riportate nel rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente e anche nel sito del Ministero della Salute che dopo un mese e mezzo dall’apertura della stagione balneare per le aree adibite alla balneazione nelle quattro città capoluogo di provincia evidenziava: Catanzaro 8 aree di balneazione denominate: Bellino, Capitaneria di Porto, Case U.N.R.A., Palace Hotel, Palazzo Bianco, Ristorante Porto, Tibi Dabo, 200 MT a Nord F. Alli tutte balneabili; Crotone una sola area denominata “a 500 MT a Sud Fiume Neto” temporaneamente vietata per inquinamento e le altre 19 aree di balneazione tutte balneabili.
Vibo valentia 8 aree di balneazione denominate (Fosso Industriale Porto Salvo, Lido La Capannina, Lido La Marinella, Lido la Vela, Lido Proserpina, Pennello e 200 MT a DX t. Trainiti tutte balneabili; Reggio Calabria 25 aree destinate alla balneazione con 11 aree non balneabili per inquinamento e denominate: “Pellaro Lume”, “Lido Comunale Zerbi”, “Circolo Nautico”, “Lido Comunale Pontile N”, “Circolo Velico”, “Gallico Limoneto”, “Lido Comunale Pontile S”, “Pentimele”, “500 M a N Tott. Annunziata”, “Catona – Bar Reitano” e “Gallico-Lido Mimmo”.
Per tutto il mese di maggio questo quadro generale, nonostante alcune variazione in peggio e/o in meglio sia sul Tirreno che sullo Jonio non è cambiato in base ai risultati ufficiali del monitoraggio eseguito dall’Arpacal.
Anche segnalazioni e foto di mare sporco inviate a giornali e social sono state di molto inferiori a quelli della stagione balneare precedente.
PUNTO (2)
Nel mese di Giugno le risultanze delle analisi Arpacal confermano nel complesso la situazione del mese precedente e si rileva anche la riduzione delle immagini e segnalazioni di mare sporco sui social. Gli stessi dati del monitoraggio Arpacal, assieme agli altri aspetti e specificità del patrimonio costiero della Regione sono delineati nelle anticipazioni del Rapporto sullo Stato di salute dei Mari degli Amici della Terra.
In controtendenza invece la posizione della regione nelle classifiche del mare illegale ed ecoreati di Legambiente. E in particolare la “Classifica del mare illegale per km di costa” pubblicata alle pagine 4 e 5 del Dossier Mare Monstrum dove la Calabria si trova al 12° posto e con un calo di ecoreati rispetto all’anno corso.
In pratica nel Dossier con più ecoreati della Calabria per chilometri di costa, sono indicate undici regioni tra cui: - l’Emilia Romagna al 4° posto, il veneto al 5° posto, l’Abruzzo al 6° posto, la Liguria al 9° posto e il Friuli Venezia Giulia al 10° posto.
PUNTO (3)
Anche nel mese di Luglio le analisi dell’Arpacal, a parte qualche limitato caso, confermano il quadro d’inizio stagione e un complessivo miglioramento.
Il miglioramento della condizione dei mari emerge anche dai dati rilevati da Goletta Verde in Calabria nello stesso mese di Luglio. In base alle analisi effettuate da Goletta Verde è emersa la diminuzione rispetto alla passata stagione balneare dei punti fortemente inquinati rilevati sulle spiagge calabresi. In pratica nei giorni scorsi su 24 punti esaminati da Goletta Verde sono stati rilevati solo 9 punti fortemente inquinati mentre lo scorso anno sempre su 24 punti monitorati ne risultavano 18, il doppio.
Sul significato e rilevanza di questa diminuzione va considerato che i punti di prelievo e analisi di Goletta Verde avvengono solo in alcune delle aree non adibite alla balneazione e con divieto permanente di balneazione per inquinamento.

E quindi il dato più rilevante è che in 15 punti non adibiti alla balneazione in corrispondenza delle foci con divieto permanente di balneazione Goletta Verde ha rilevato che l’acqua marina è idonea alla balneazione secondo la normativa vigente.
Particolarmente significativo è il prelievo effettuato dai tecnici di Goletta Verde alla foce del Fiume Crati a Cassano allo Jonio e che ha fornito parametri che rientrano nei limiti di legge per la balneazione anche se “per un soffio”. Un dato non da poco se si considera che si tratta del più grande e importante corso d’acqua della regione e che ovunque nel BelPaese in corrispondenza delle foci dei fiumi esiste il divieto permanente per inquinamento.
Alla rilevanza di questi dati è da aggiunge anche il fatto che i punti fortemente inquinati rilevati in Calabria sono di meno di quelli rilevati dalla stessa Goletta Verde nella regione Liguria che ha molto meno della metà delle spiagge della Calabria. D’altra parte è da considerare che Goletta Verde rileva solo alcune delle tante criticità e aree con mare inquinato. L’insieme delle aree non adibite alla balneazione con divieto permanente di balneazione, come le cause e rimedi evidenziati ogni anno nei Rapporti sullo Stato di Salute dei mari calabresi degli Amici Terra, sono evidentemente molti di più dei 24 monitorati da Goletta Verde e riguardano com’è noto alcune decine di chilometri.
In corrispondenza di tutte queste aree non sono ancora esposti i cartelli con le dovute informazioni sulla qualità delle acque e sulle specificità e criticità di ogni singolo tratto di litorale. Cartelli necessari per evidenziare sia le eccellenze dei circa 670 Km di spiagge naturali adibite alla balneazione con le acque più trasparenti e i fondali più sani della Penisola sia per impedire danni alla salute in corrispondenza dei tratti non adibiti alla balneazione localizzati alle foci inquinate dei fiumi, zone industriali, scogliere e porti con divieto di balneazione permanente per una lunghezza complessiva di circa 45 chilometri.
Queste carenze informative e i rischi per la salute dei bagnanti evidenziate negli ultimi quindici anni nei Rapporti annuali degli Amici della Terra continuano anche nell’attuale stagione balneare. A giugno gli Amici della Terra e nelle scorse settimane anche Goletta Verde ha annotato “che la cartellonistica in spiaggia è inesistente anche se obbligatoria da tre anni per i comuni costieri.
E che “in nessuno dei 24 punti campionati, i tecnici di Goletta Verde hanno avvistato i cartelli informativi previsti dalla normativa, che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4 anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa.”
Altra novità è rappresentata dal fatto che il 19 luglio a bordo di Goletta Verde i sindaci della costa degli Achei e l’Assessore regionale alla Tutela Ambientale Rizzo hanno firmato il “Manifesto sulla tutela e valorizzazione degli ecosistemi costieri della Calabria” promosso da Legambiente anche in considerazione del fatto che anche la costa ionica della Calabria mostra un elevato grado di biodiversità, essendo presenti habitat dunali, acquatici, igrofili, di prateria, fino a quelli di tipo forestale di maggiore complessità ecologica.
PUNTO (4)
Una conferma indiretta del miglioramento dello Stato di Salute dei mari della Calabria nel contesto più generale del Belpaese emerge anche dai dati relativi alla stagione 2016 riportati nelle recentissime interrogazioni al parlamento europeo di due eurodeputate del movimento 5 stelle della Calabria e dell’Abruzzo.
Significativo in proposito quanto emerge dal semplice confronto tra numero di siti con acque inquinate e classificate di qualità scarsa e il numero di chilometri di costa disponibile nelle due regioni. I siti con acqua marina classificata di qualità scarsa indicati dalla due eurodeputate sono 15 sui 126 chilometri di costa per l’Abruzzo e 20 su 716 chilometri di costa per la Calabria. Va ribadito che gli stessi siti con acque scarse sono quelli contenuti nel Decreto sulle acque di balneazione.
Sulla rilevanza del patrimonio costiero della Calabria va ribadito che la lunghezza delle spiagge adibite alla balneazione in Calabria è superiore a quella complessivamente di........

martedì 8 agosto 2017

Dizionario di Proverbi e Aforismi in dialetto Catanzarese tra Simeri, Sellia, Taverna

DITTAGGI, PROVERBI E AFORISMI
di  Marcello Barberio

Il dialetto è la lingua naturale e il simbolo dell’identità di un gruppo sociale: esprime i “pensieri” di un’etnia, cogliendo la dinamica delle trasformazioni e delle persistenze culturali, economiche e sociali della realtà dei parlanti. Non esiste, perciò, un dialetto calabrese, ma tanti dialetti, che si differenziano per aree territoriali (convenzionalmente 3) e addirittura nell’ambito delle frazioni di uno  stesso comune. Si pensi al betacismo (confusione tra “v” e “b”: santa Barbara in santa Varvara; a bricatera in vricatera)  e all’assimilazione dei gruppi consonantici “mb” e “nd” in “mm” e “nn” (zimba a Catanzaro e Simeri diventa zimma a Crichi e Sellia; così “quandu” che diventa “quannu”).
“I proverbi d’ogni popolo, dopo la Bibbia, sono il libro più gravido di pensieri”, ammoniva Nicolò Tommaseo  nel suo Dizionario Estetico. Infatti, fino a metà del secolo scorso, il “sapere popolare” della civiltà contadina veniva trasmesso prevalentemente per via orale, attraverso gli insegnamenti domestici, dei massari e dei maestri artigiani, ancora prima della scuola e della parrocchia.
I dittaggi   -  al pari dei canti popolari vernacolari  -  rappresentano il grande patrimonio di una cultura oggi in via di estinzione e sono ispirati ai temi dell’amore, delle operazioni colturali in agricoltura, dei mestieri, delle ricorrenze civili e religiose, delle stagioni e della vita. Perciò non possiamo permetterci di perdere questi lasciti del passato, che  –  contestualizzati   -   conservano una propria valenza culturale anche nella civiltà del villaggio globale, dove alcuni temi non sono del tutto scomparsi e anzi sono, in qualche misura, radicati come cultura materiale.  Temi, stereotipi e ideologia complessiva, in contesti locali tradizionalmente “chiusi”, costituiscono cultura attuale in desuetudine, come risultato della codificazione di esperienze e saperi millenari, nell’archivio dell’oralità del mondo agricolo e pastorale e di certi riti religiosi e pagani.
Questo non significa permanenza immobile in una cultura “altra”, fuori dal tempo e dalla storia, a dispetto dei mutamenti intervenuti e di semplicistici processi di destorificazione.  
I proverbi, in definitiva, sono pillole di memoria collettiva, da interpretare come “narrazione” più che come “informazione”, filtrata dalla soggettività e dall’intermediazione di chi racconta, nella sua duplice qualità di narratore e di testimone liminale. A proposito, poi, delle trasformazioni e dei cambiamenti  intervenuti negli ultimi 40 anni, va sottolineato come alcuni risultino di difficile comprensione, forse perché poco indagati, come     (inoltrandoci nel campo dell’effimero omologante) la moda giovanile del tatuaggio di espressioni latine del tipo: “carpe diem” (“oja pe’ oja, domana pe’ domana”) di Orazio, “nomen omen”(‘e megghju ‘e mmegghju) di Giustiniano, “caro podici!” (vaff...) di Flacco.  Con buona pace per l’ardito  adattamento dialettale e tralasciando le colorite persistenze semantiche legate al tributo della prelibazione degli abusati diritti consuetudinari medievali. Diversi studi demologici mettono in guardia sul pericolo della deculturazione operata dall’alto e invitano a procedere a rinnovate verifiche della persistenza nelle nostre comunità locali dei temi folcklorici tipici della civiltà contadina e pastorale, come l’organizzazione del lavoro, le forme di subalternità,  la misoginia e la connessione dei lunari e delle festività religiose con i protocolli colturali agro-zootecnici, sostanzialmente con la pianificazione delle principali pratiche agricole (aratura,semina, mietitura, trebbiatura, vendemmia,tosatura, potatura, molitura). Ultima precisazione: la trascrizione fonetica è quella proposta da Gerard Rohlfs, con l’avvertenza che col segno “X” viene indicato il suono velare aspirato della “f” (in “fico”= Xicu; in fiore= xiura e caffè= caxé), che le preposizioni “al”, alla, “ai”,“agli”, “alle” diventano “a ru”,  “a ra “, “a ri” (al plurale sia maschile che femminile). Gli articoli “il” e “la” diventano  “’u” e “’a”; il plurale è sempre “i”. La vocale finale “e” evolve in “a”, la “o” lunga e la “u” breve e lunga diventano “u” (ducia, fusu); il dittonga mento metafonico (“i” e “u” si dittongano in “ie” e “uo”, come in medicu in miedicu e grossu in gruossu) è presnte solo nella zona montana presilana



Aforismi su Amore e famiglia

‘ a ximmina ha de parrara quannu piscia ‘u galinu
‘a ximmina cchi ciància, ominu cchi giura e cavaddu cchi suda, ‘un cridìra a nessunu
‘a ximmina quannu si marita para ‘na zzita, poi quannu è maritata scarpi ‘e pezza e cozetti calati
‘a mugghiera ‘e l’altri è sempra cchiù bedda
‘a vecchia ‘un vo jocu, vo’ pana, vinu e xocu
‘a ximmina e ru ciucciu, ‘un si portanu ara xera
‘a ximmina ‘e bbona razza, a cinquant’anni abbrazza
‘a ximmina senza pettu è comun a vetrina senza piatti
‘a ximmina cchi va fora, né xilatu né lenzola
‘a ximmina misa ‘u diavulu ‘ntra bottigghia
‘a ximmina è comu ‘u carbuna: astutatu ti tingia e allumatu ti vruscia
‘a ximmina comu ‘a consi e l’ominu comu ‘a pensa
‘a ximmina ridarola è sempra puttagnola
‘a ximmina fa ‘a guerra e ‘a ximmina fa ‘a pàcia
‘a ximmina ‘e mala simenza, comu è ‘a pensa
‘a ximmina è comu ‘a campana: si ‘un ra scotuli ‘un sona
‘a ximmina baffuta è sempra piaciuta
‘a ximmina chi si vergogna ‘un trova maritu
‘a ximmina è comu i gatti, prima t’accarizza e poi ti raccina
 all’ominu vecchiu e a cavuli xiuruti, chiddu cchi xa’ è perdutu
‘amara ‘a ximmina maritata cchi sta ccu socera e canata
‘a mugghiera  ‘e  l’atri è sempra cchiù bedda
 China si curca ccu ra mamma ‘u chiamu tata
 Ccu nuddu pozzu e ccu mugghierimma pozzu
 ccu ‘na xigghia centu jennari vodi avira
 dolura ‘e vuvitu e de mugghiera, assai dola e pocu dura
 doppu a cinquantina, lassa ‘a ximmina e va’ ‘ncantina
 duva ci su campani, ci su puttani
 ximmina e focu, un ti xidara
 ximmina  ‘e chiesa, diavulu ‘ncasa
 ximmini beddi e cavaddi ‘e carrozza, na bbona giuventù e na mala vecchizza
 ximmini e ventu cangianu a ogni momentu
 ximmini e focu stuzzicali pocu
 ximmina senza ominu è ximmina senza numa
 ximmina maritata è sempra rispettata
 xigghia ximmina e mala nottata
 xigghia ximmina e vutta china càcciatili quantu prima
 I ximmini beddi si pijau omini brutti
 L’agnedda vo’ nu vecchiu muntuna e ra crapa vo’ ‘nu cerbedduna
 L’ominu ppe natura guarda pettu e culu
 Mala ximmina e cavaddu ‘e carrozza, bona gioventù e mala vecchizza
 Occhiu cchi ‘un vida, cora cchi ‘un dola
 Ominu ‘e vinu ‘un vala nu carrinu
 Quannu a ximmina motica l’anca o è puttana o pocu cce manca
 Si a ximmina cridi, lucia ‘e paradisu ‘un vidi
 Si nescia bedda è ximmina maritata
 Si teni ‘a mugghiera bedda, sempra pensi e si teni sordi sempra cunti
 Si ddici donna dici dannu
 Si chiova e malu tempu fa, amara ‘a ximmina cchi a casa d’atri sta
 Si ‘un c’è ominu ‘un c’è numa
 Simpaticu ‘nchiazza, truvulu ‘ncasa
 Tira cchiù  ‘nu pilu a ra sagghiuta ca na parigghia ‘e  voi ara discesa
 U matrimoniu è comu ‘a morta: pochi c’arrivanu pronti

 Massime sulle attività agricole


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A ‘ncampanamma a vacca!
A jennaru puta paru, ma ‘u veru putazzu è du misa ‘e marzu
Annata d’erba, annata ‘e mmerda
A niva porta pana e u gelu fama
A provvista ccu ra luna a criscimogna  (1)
A putatura ccu ra luna calanta
A Sant’Andria, ‘u massaru siminatu avìa (2)
Ari morti, ‘a niva è ari porti
A ra Mmeculata l’agghianna è dirramata (3)
A Santa Lucia ‘u ranu è intra ‘a sporìa (2)
A ru malu zappatura nessuna zappa piàcia
A ra piséra ci vo’ ventu (4)
A Santu Luca(18 ott.) minta ‘a fava dintra ‘a buca
A Santu Martinu ogni vutta è vinu
A Santu Nicola ogne mandra fa ra prova
Assistutu comu i metituri all’anta
Caca  cchiu ‘nu voi ca centu passari
Ccu ri troni ‘e marzu si respijanu i serpi
Ccu ru tempu maturanu i scattigni
Doppu maiu vena giugnu, turituppita ca metimma
Erba cruda e favi cotti fanu mala tutta ‘a notta
Frevaru curtu e amaru
Giugnu ccu ra facia ‘mpugnu
I ‘ncarramma i gregni ara timogna (5)
I vacchi ppe grandizzi e ri pecuri ppe ricchizzi(6)
Jennaru fa l’agneddi e frevaru i peddi (7)
Jennaru simina paru e giugnu meta tunnu
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Jennaru siccu, massaru riccu, jennaru vagnatu, massaru ruvinatu
L’acqua ‘e giugnu ruvina ‘u munnu
Marzu fa i Xiuri e aprila nna l’onuri
‘N’acqua  ‘e maju e dui d’aprila (8)
Olivu cchi xiura ad aprila inchia ‘u varrila, a maju inchia u staru, a giugnu inchia ‘u pugnu.(8a)
Paura e no sipàla guarda vigna
Quannu l’acqua è da muntagna, pigghia ‘a zappa e va’ ‘ncampagna,
Quannu l’acqua è da marina pigghia  ‘a pignata e va’ e cucina
Quannu Xiura l’ammennulara, è na vera menzognara
Quannu ‘u persicu Xiura e matura, ‘u jornu ccu ra notta si misura
Quannu arriva ‘a Cannilora, chianta pipi e pumadora
Quannu canta ‘u scropìu, ‘u vernu si nne jiu
Quannu chiova dintra agustu, si fa ogghiu, xunci e mustu
Quannu chiova a Santu Janni, né nuci né castagni
Quannu chiova e mina ventu, vavattinna a ru straventu
Quannu canta ‘a cicala, curri curri ‘a ra xicara(9)
Quattru aprilanta, jorni quaranta
Saluta e fraschi, dissa ra crapa
Si lavuri mala, malu meti
Si manca l’erba a frevaru, ‘un cacciara i pecuri du vadu (10)
Si marzu ‘un marzia, giugnu ‘un palìa
Si pe’ marzu ‘un puti ‘a vigna, ha’ perdutu ‘a vindigna
Si vo’ avira bbonu mustu, azzappa ‘a vigna dintra agustu
Si vo’ ma inchi ‘u granaru, zappulia a jennaru
Simina xasulu e simina sulu
Simina quannu vo’ ca giugnu meti
Si ‘u vernu ‘un vernizza e ‘a stata ‘un statizza, l’annata ‘un garbizza
U ciucciu chi ‘un vo vivira ‘un ha bisognu ‘e frisculiara
U ciucciu di zingari mora ‘manu di cunni
U friddu e marzu percia i corna a ru viteddazzu
U grastatu ppe l’agneddi, ‘u culostru ppe ri viteddi (11)
U piru chiumputu cada sulu (12)
U ranu ‘e dui  patruni resta de metìra e ru cavaddu mora de sita
Va comu ‘u percedduzzu all’agghianna
Vamparati ppe ra ricotta, seru ppe ri cani e cucchiata ppe ru capurala (13)
Vasciati erba c’aratu passa
Zzappuliata  ‘e ximmina e lavuratu  ‘e vacca, povera terra cchi ce ‘ncappa                                                                               


Aforismi sulla vita di relazione

Abitu ‘un fa monacu e chirica ‘un fa previta
A chiazza e a xera ‘ud’ aparira  ‘a tabacchera
‘A ximmina comu ‘a conzi e l’ominu comu ‘a pensa
‘A xortuna è di vacabunni
‘A  freva  ‘e continuu ammazza ll’ominu
Amicu du bon tempu cancia ccu ru ventu
A nessunu pozzu e ‘a mugghierimma potti
Brodu ‘e gaddina e sciruppu ‘e cantina
Catarru: vinu ccu ru carru
Chianu chianu ‘u malatu si porta ‘u sanu
China pecura si xa, lupu sa mancia
China pratica ccu ru zoppu, all’annu zoppìa
China sparta pigghia ‘a mugghi parta
China ti vo’ bena ti xa ciancira e china ti vo’ mala ti xa ridira
Cci nnà cchiù iddu ca nu panaru  ‘e vermituri
Ccu pana morìu e ccu xocu campau
Cu pulici ti curchi e cu cimici ti levi
Cumbinatu ntridici uri e nu quartu (14)
Ddiu ma mi scampa e libera di mali vicini
Ddiu ma mi scansa ‘e l’omini senza varba e di ximmini pilusi
Doppu  ‘a cinquantina ‘nu mala ‘a matina
‘E venneri e de marti né si spusa né si parta né si dà principiu d’arta
Xa’ comu ti ficiaru ca ‘ud’è peccatu
Xa ru cunnu numma va ara guerra
Xatica ‘e notta, vrigogna ‘e jornu
Xigghi picciri guai picciri, xigghi ranni guai ranni
Xina cchi ‘u medicu studìa  ‘u malatu sinne và
I dinari xanu venira ‘a vista ari cecati
I xigghi sù ricchizza
I morti ccu i morti e i vivi ccu i  biscotti
Juncita cu i megghiu toi e facci i spisi
L’ominu si pigghia da’ palora e i voi di corna
L’omu senza vizzi ‘un vala nenta
L’ominu valenta ‘un mora pezzenta
Mala ‘un xara, paura non avira
M’è  ominu e mm’è de pagghia (15)
‘Na vota si xutta a vecchia
Niguru ccu niguru ‘un tincia
Ominu  ‘e mala simenta, comu ‘a xa ‘a pensa
Palummu mutu ‘un po’ essera servutu
Puru i pulici tenanu ‘a tussa
Pigghjia primu e pigghia ‘n’ossu
                                             C:\Users\Marcello\Desktop\Immagine 006.jpg
Saluta e fraschi – dissa ra crapa
Si l’allisci aza ra cuda
Si ti punci nesci xora
Si ‘un ti gratti ccu ri...........