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venerdì 1 settembre 2017

A Catanzaro rinasce la via della seta grazie a una cooperativa composta da giovani nel segno dell'eco sostenibilità . In passato l'intera vita economica della gloriosa città dei tre colli era completamente incentrata sulla produzione della seta.

La gelsibachicoltura torna a diventare protagonista in Italia, sulle orme della via della seta calabra.
Costruire nuovi paradigmi etici ed economici recuperando quanto di buono la tradizione del passato ci ha tramandato. Farsi forza dell’energico spirito propositivo per elaborare nuovi modelli di crescita.
Sono queste le basi su cui Miriam, Domenico e Giovanna, tre giovani dallo spirito propositivo,  stanno forgiando le fondamenta per recuperare le tecniche della produzione della seta, che in Calabria, in pieno Medioevo, era fiorentissima, un vero e proprio snodo economico che attraverso la dedizione di tre giovani ragazzi adesso rinasce nel cuore del Sud Italia.
L’intera vita economica di Catanzaro, in passato, era completamente incentrata sulla produzione della seta. La importarono i Bizantini; i Saraceni, che spesso frequentavano queste terre, affinarono le tecniche che vennero infine perfezionate nel periodo in cui nel sud Italia c’erano i Normanni e gli Svevi. L’intera popolazione della città calabra era impegnata nell’industria serica e non era inconsueto notare in strada persone vestite con preziosissimi abiti di damasco, talmente erano diffusi all’epoca in queste zone.
In Calabria rinasce la vita della seta grazie ai giovani
Catanzaro viveva per la seta: ampi terreni erano dedicati alla coltivazione del gelso, piante delle cui foglie i bachi sono proverbialmente ghiotti.
Bachicoltura e filatura della seta divennero un’eccellenza, facendo di Catanzaro una della città più importanti al mondo per la produzione del preziosissimo filamento.
Presso San Floro, paesino situato a pochi chilometri dal Golfo di Squillace, un gruppo di volenterosi ragazzi, armati di coraggio e buona volontà, ha richiesto nel 2013 la gestione di 5 ettari di terra utilizzati in passato per l’allevamento del baco da seta. Obiettivo? Far rifiorire lì dove era lussureggiante e rigogliosa l’antica arte serica l’economia incentrata sulla bachicoltura che nel cuore del Medioevo rese la città calabra famosa in tutto il mondo. Dopo anni di sacrifici e assimilazione di tecniche dagli esperti del luogo il sogno si sta tramutando in realtà.
In Calabria rinasce la vita della seta grazie ai giovani
Il nuovo gelseto è un coacervo di virtuosismi: è rispettoso dell’ecosostenibilità, la vallata in cui si trovano le preziose piante è sempre ricca d’acqua e la dispersione idrica è minima. Pannelli solari garantiscono la produzione del giusto quantitativo di energia rinnovabile. Persino gli scarti prodotti dai bachi vengono riutilizzati come fertilizzante nel terreno.
Un circolo virtuoso che sta diventando un modello da imitare.
Agricoltura, artigianato e turismo, l’economia della cooperativa Il Nido di Seta abbraccia i tre settori in maniera impeccabile. Le more di gelsoprodotte dai gelseti,  ignorate dai bachi che preferiscono le foglie, sono raccolte per realizzare confetture e liquori.
Dai filati raccolti dai bozzoli prodotti dai bachi si........

mercoledì 30 agosto 2017

Controlli serrati nel Catanzarese: tre persone trovate in possesso di marijuana, eroina e cocaina.174 posti di blocco controllati 5512 veicoli, elevate 312 contravvenzioni, con 27 ritiro di patente.

Ventiquattro persone sono state denunciate in stato di libertà all'Autorità Giudiziaria territorio predisposti dalla Questura di Catanzaro sull’ intero territorio provinciale. L’attività si è concentrata nelle zone maggiormente affollate per la stagione estiva ed ha visto anche l’intervento del personale del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia e della Guardia Costiera.

Nello specifico, cinque persone sono state deferite per guida in stato di ebrezza ed è stato operato anche il ritiro della patente; tre per minacce a Pubblico Ufficiale nell’esercizio delle loro funzioni; una di nazionalità ucraina senza fissa dimora per il rifiuto opposto di fornire la propria identità; una per possesso ingiustificato di arnesi atti allo scassouna per porto ingiustificato di arma e munizioni, una pistola e 50 cartucce, per le quali si è proceduto al sequestro; una per porto ingiustificato di un coltello a serramanico a punta lungo complessivamente 25 centimetri; sei, residenti nella provincia, per inosservanza alle prescrizioni del Foglio di Via Obbligatorio e divieto di ritorno nel comune di Catanzaro; una per truffa online, avendo pubblicato una falsa inserzione sul web; quattro, residenti nella provincia, per violazioni violazione delle prescrizioni imposte dalla Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno; un 36enne catanzarese per continui comportamenti violenti, minacciosi e vessatori nei confronti della compagna e dei suoi familiari. L’uomo due giorni prima era già stato destinatario del provvedimento di Ammonimento emesso dal Questore. Altre tre persone, trovati rispettivamente in possesso di marijuanaeroina e cocaina, in modica quantità, sono state segnalate al Nucleo Operativo Tossicodipendenza della locale Prefettura, quale competente Autorità Amministrativa per gli assuntori di stupefacenti. Tutto la droga rinvenuta è stata sequestrata. Congiuntamente all’ Ufficio Circondariale Marittimo di Soverato sono stati eseguiti complessivamente dieci controlli tra stabilimenti balneari, esercizi commerciali e luoghi si intrattenimento siti sui litorali ionico e tirrenico del catanzarese, per verificarne la regolarità delle autorizzazioni, la posizione lavorativa del personale dipendente, le condizioni di sicurezza. Nel periodo in esame sono stati inoltre effettuati 174 posti di blocco su strada, sottoposti a controllo 5512 veicoli, elevate 312 contravvenzioni, con 27 ritiro di patente, per infrazioni al Codice della Strada, per cinque delle quali si è provveduto al sequestro amministrativo del............

martedì 29 agosto 2017

Un altra bella trovata del presidente Oliverio: Sei un comune virtuoso nella raccolta differenziata? Bene anzi male! Pagherai più tasse

La Regione ha rimodulato le tariffe per il conferimento in discariche e impianti di smaltimento. Finora chi superava il 65% di differenziata pagava 107 euro a tonnellata, da gennaio 2018 invece dovrà sborsarne 165

Non ha sbagliato chi ha detto che il vero oro calabrese sono i rifiuti. E hai voglia a ripetere che fare la raccolta differenziata fa bene anche al portafogli, oltre che all'ambiente. Nonostante la Calabria sia uscita già da un pezzo dal commissariamento del settore, con risultati assai poco esaltanti dopo 15 anni e oltre un miliardo di euro speso, pare che l'emergenza rifiuti a queste latitudini non debba, nei fatti, finire mai. E che a dispetto degli slogan a base di “discariche zero” sbandierati dalla giunta regionale targata Pd, a guadagnarci siano, sempre di più, solo i privati. Mentre i cittadini, anche quelli bravi che fanno la differenziata con diligenza e senso civico, sono gli unici che continuano a pagare.
Si sa, è quasi una regola, che le cose peggiori la politica le fa mentre tutti sono in spiaggia sotto l'ombrellone. Se debba rientrare in tale categoria anche la delibera di giunta regionale 344 del 25 luglio scorso saranno i lettori a stabilirlo, di certo c'è che leggendola a più di un sindaco la granita sarà andata di traverso. In particolare ci saranno rimasti male (o ci rimarranno, appena rientrati dalle ferie) quei sindaci che negli anni scorsi hanno spinto al massimo per raggiungere alte percentuali di raccolta differenziata. Quelli più virtuosi, insomma, che sono riusciti a raggiungere la fatidica soglia del 65%, da gennaio 2018 verranno “premiati” dalla giunta regionale con un considerevole aumento, rispetto all'anno precedente, dei costi per il conferimento dei rifiuti in impianto o in discarica. 
Con la delibera 344, infatti, sono state rimodulate le tariffe e, giusto per andare al sodo, basti pensare che finora (dal 2015) chi superava il 65% di differenziata doveva pagare per il conferimento (importo unitario) 107 euro a tonnellata, mentre nel 2018 chi è sopra la stessa soglia dovrà sborsare 165 euro. Per farsi un'idea, quest'ultima è una cifra molto vicina ai 169 euro/tonnellata che doveva pagare prima chi non era arrivato nemmeno al 25%.
«L'importante incremento del livello della raccolta differenziata registratosi nell'ultimo biennio – spiega la delibera in questione – ha determinato da una parte la riduzione del quantitativo di rifiuto indifferenziato residuale, dal quale proviene la maggior parte della spesa complessiva di gestione, dall'altra l'applicazione dello scaglione più basso per la tariffa sopracitata. Il variato scenario dei conferimenti comporta la necessità di procedere alla rimodulazione del corrispettivo di gestione (“tariffa di conferimento”) che i comuni devono versare per lo svolgimento del servizio di trattamento/smaltimento e ciò indipendentemente da chi sarà il soggetto giuridico che nel corso del 2018 dovrà provvedere a governare il sistema impiantistico di trattamento/smaltimento (Comunità d'ambito di cui alla L.R. 14/2014 ovvero Regione)». La nuova tariffa, spiega ancora la Regione, deve «assicurare l'equilibrio tra entrate e costi del servizio per tutto il 2018», e comunque «il costo complessivo del sistema regionale per il trattamento e lo smaltimento dei quantitativi di rifiuti previsti per l'anno 2018 è stimato in 96,5 milioni di euro e risulta inferiore rispetto a quello previsto per l'anno 2017».
Detto ciò, però, è la stessa delibera a parlare di «aumento tariffario», un incremento che secondo i dirigenti della Cittadella «non comporta maggiorazione di spesa per i comuni che, nel corso del 2018, passeranno da un valore di raccolta differenziata inferiore al 25% ad uno superiore al 65%, potendo risolversi in una diminuzione dei costi», sempre che esista un Comune che riesca a fare un tale balzo in avanti in un solo anno. Di contro, però, «produrrà un aumento di costi contenuto per i comuni che faranno registrare un aumento del livello di raccolta differenziata, dovendo applicarsi su un quantitativo di rifiuti indifferenziati inferiore rispetto al dato dell'anno precedente».
Ad ogni modo, si prevede comunque di premiare i Comuni che avranno alte percentuali introducendo, «in occasione della pubblicazione di bandi per l'accessione a finanziamenti e/o contributi di varia natura, da parte dei dipartimenti regionali, nei..............

lunedì 28 agosto 2017

Il consulente da 50mila euro che sa mandare le mail. Il curriculum del sindaco di Zagarise, assunto come consulente alla Cittadella: "usa abitualmente il computer. E per contratto può lavorare quando gli pare"

Domenico Gallelli 

Non sarà un prof di ginnastica, infatti non gli è stato assegnato un ruolo chiave nel settore degli investimenti pubblici, ma il suo curriculum lo ha portato ai piani alti della Cittadella regionale. Responsabile amministrativo della struttura speciale dell’assessore all’Urbanistica: Domenico Gallelli, sindaco della piccola Zagarise (dove ha subìto un'intimidazione nel 2015), è planato non lontano da Mario Oliverio, al quale – lo dimostra (anche) la nomina – è politicamente vicino. La sua presenza tra i corridoi di uno dei dipartimenti più preziosi della Regione era imprescindibile. Chiariamo subito: per fare il responsabile amministrativo della struttura speciale non c’è bisogno di essere urbanisti o ingegneri edili. E infatti Gallelli non appartiene alla categoria. Era comunque difficile fare a meno della sua esperienza (il suo rapporto con l’assessorato risale al marzo 2016): perché – parole sue – può contare sull’«uso abituale del computer e di internet e della posta elettronica». Non occasionale, proprio «abituale». Tutt’uno con il suo terminale, Gallelli segnala anche l’«ottima conoscenza del sistema operativo Windows Xp e Windows Vista e del programma Word, Autocad». Word serve sempre. E pure la «patente di guida (categoria B)». Queste sono le capacità tecniche. Quelle organizzative sono più aderenti alla politica, e dunque probabilmente più decisive ai fini della “selezione”. Una piccola “scalata”, quella di Gallelli: dalla Comunità montana “Presila catanzarese” alla guida di Zagarise, dove è stato consigliere comunale per 13 anni e assessore all’Urbanistica e ai Trasporti per due (ecco finalmente l’attinenza con il piano della Cittadella che i vertici della Regione hanno scelto per lui). Basta? Forse sì, forse no. Ma è legittimo dubitare se contino più le capacità o la fedeltà a un’area politica. Tanto più che Gallelli non è certo l’unico caso di sindaco, amministratore comunale o quadro di partito cooptato dall’amministrazione comunale. Si fa presto a scoprire perché: i sindaci dei piccoli comuni o i semplici consiglieri comunali non hanno diritto a sospendere il proprio “vero” lavoro una volta eletti. Ed è difficile amministrare dovendo pensare ad altro.
Quelli che hanno santi nel paradiso di Germaneto risolvono così: un bel comando in una struttura speciale ed è fatta, ci si può dedicare a tempo pieno alla politica. Tanto pagano i contribuenti. Ci si chiede: ma come si fa a conciliare le due attività (quella da sindaco e da responsabile amministrativo)? Si risponde leggendo il contratto di consulenza: «La prestazione (...) viene resa nel contesto di un rapporto che non ha caratteri di lavoro subordinato e comporta da parte del medesimo l’esecuzione dell’attività senza osservanza di specifici orari e senza specifici vincoli di presenza». “Smetto quando voglio”, per citare un film di discreto successo. Tutto molto vago, il compenso invece è preciso: 54.452,52 centesimi per l’incarico che dura fino alla cessazione o sospensione dell’assessore. Starà a Gallelli (e a tutti quelli che hanno un contratto come il suo) decidere i propri orari e le presenze in assessorato: il sogno di ogni lavoratore. Ma essendo così bravo con il computer potrà anche lavorare da casa. Non è certo colpa del sindaco di Zagarise se il .........

venerdì 25 agosto 2017

Savuci: il silenzio dei luoghi dimenticati rivive grazie a due giovani che ci abitano stabilmente

Due anime giovani creano vita nel Borgo Savuci. (Frazione di Fossato Serralta  abbandonata da molto tempo) Dove solo la natura incontaminata diventa ribelle



Ci sono posti come Savuci                            
che vorremmo vivere come Adamo ed Eva. Primitivi proprio come la ricerca del nostro “io” fuori dal tempo, questo di oggi giorno, con vere emozioni e pace, con amore e passione. Peraltro, ci sono degli angoli che attraggono per la loro particolare seduzione, un fascino che nasconde sospiri emozionali.
Nel borgo fantasma, di Savuci in provincia di Catanzaro vicino al fiume Alli, due anime sognatrici respirano aria d’altri tempi. Rapite da un’agricoltura sottomessa e fiorente grazie al microclima che soggiace. Sono giovani che vogliono riappropriarsi di quel tempo ricco di emozioni. Non è poco con quello che hanno raccolto. Sono Rosa e Francesco, vivono liberamente in una casa in dotazione dal comune, dietro un bando. Liberi senza impedimenti, senza sofisticati servizi. Solo la corrente elettrica.
È uno dei tanti luoghi che ha vissuto nel silenzio dopo un disastro ambientale, passando poi nel dimenticatoio, dove la politica ci entra sempre e ha pesanti responsabilità. Savuci è alle porte della presila catanzarese, una strada provinciale ancora in uso che porta a Cosenza e il borgo sottano, saturo di macchia mediterranea incorrotta.
Negli ultimi periodi Savuci ha avuto frane tanto da chiedere al primo cittadino la chiusura di mezzo paese per l’inagibilità. Tanti anni chiuso giusto per metà. Fino a quando un giovane di Catanzaro, dopo esperienze del genere, e pochi successi decise di chiedere al sindaco il permesso di abitarla. Il primo cittadino intanto aveva in cantiere la ristrutturazione di parecchie case che risalgono 16° secolo. Ma poi i soldi finirono e solo poche case riuscirono ad essere completate. Questo però non frenò l’entusiasmo di Francesco pioniere di questa, chiamiamola avventura, che coinvolgendo un nutrito gruppo di persone riuscì ad avere assegnata una casa insieme a loro. Solo lui insieme alla sua compagna ci abita in pianta stabile, gli altri ogni fine settimana in un full immersion nel posto più green che il padreterno abbia potuto creare.
L’aria, il profumo di quelle erbe selvagge che vivono nel contesto savuciano raccolgono una parte di vita agreste ormai scomparsa. La macchia mediterranea rimasta intatta riflette un vissuto che parte da uno spazio temporale in cui tutto si è fermato. Qui l’uomo per fortuna non ha fatto danni importanti, solo sputi di cemento buttati come chiazze catarrose qua e là invadendo quello che........