foto notizia

martedì 28 novembre 2017

Tutti i particolari raccapriccianti del "Mostro di Gizzeria" La storia del 52enne accusato di violenze e maltrattamenti inumani verso la compagna di 29 anni

La storia di Francesco Giordano, dagli studi universitari alle terribili accuse di violenza. Il declino inesorabile per la sua famiglia costretta a vivere in un tugurio. Il tentativo di difendersi davanti al gip. Che lo considera «non credibile»

Non gli ha creduto il gip Emma Sonni, ritenendo la sua versione dei fatti «non credibile, perché intrinsecamente inverosimile, confusa e in parte contraddittoria». Francesco Rosario Aloisio Giordano, 52 anni, accusato di avere sottoposto a 10 anni di abusi e violenze la sua compagna 29enne di origini rumene, ha una lunga storia alle spalle, in parte raccontata nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice, assistito dai suoi legali, Salvatore e Simona Sisca del foro di Castrovillari. Sulla testa dell’uomo, figlio di una insegnante e con una sorella medico, pende l’accusa di essere un “mostro” di avere tenuta segregata la giovane e i loro due figli di 9 e 3 anni in un casolare di Gizzeria, in mezzo ai topi, alla sporcizia, senza servizi di alcun genere, costringendola a violenze e soprusi agghiaccianti.

I carabinieri che la sera del 9 novembre lo hanno fermato per eccesso di velocità hanno notato subito un’auto mal messa, sul sedile posteriore della quale dormiva un bambino. Il piccolo è uno dei due figli che Giordano ha avuto dalla 29enne. Ma in realtà l’uomo in tutto ha otto figli. Gli altri sei sono nati da precedenti relazioni. Una di queste, che ha portato all’unico matrimonio che l’uomo abbia contratto, è iniziata in giovane età, quando Francesco Rosario Aloisio Giordano, un diploma magistrale, frequentava l’università. Due anni di giurisprudenza e poi perde la testa per una ragazza marocchina che diventerà sua moglie. Il matrimonio naufraga e per Giordano, proveniente da una famiglia benestante, la vita si dirige verso un lento declino, non solo economico. In mezzo ci sarà anche il carcere: una pena di cinque anni, nel 1995, dopo un arresto per sequestro di persona, violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni nei confronti di una ragazza di 23 anni che avrebbe tenuto segregata in un attico tra Falerna e Gizzeria, costretta a subire violenze davanti alla moglie marocchina e ai due figlioletti nati da quel matrimonio.
È nel 1995 che Aloisio Giordano finisce per la prima volta sui giornali nazionali. La seconda sarà il 10 novembre scorso quando i militari entrano nel casolare nelle campagne di Gizzeria e trovano la 29enne rumena con la figlioletta di 3 anni. Davanti al gip l’uomo si difende, dice di avere vissuto durante l’estate con la donna e i figli in un residence di Nocera in cui ha lavorato come giardiniere. Dopo il lavoro stagionale le cose sarebbero andate male e i quattro si sarebbero trasferiti in un camper nel quale però avrebbero cominciato a stare stretti decidendo quindi di trasferirsi nel casolare. La versione che la donna fornisce agli inquirenti è completamente diversa, racconta di una ragazza che a 19 cerca un lavoro come badante e finisce nella casa di Giordano ad accudire la compagna malata di cancro. Qui avrebbe conosciuto le prime violenze, le percosse e le avrebbe viste subire anche alla compagna malata. Qui sarebbe iniziato il suo «inferno». Botte in testa suturate con ago e filo da pesca.
La versione di Giordano è che la compagna avrebbe sbattuto al cofano della macchina e lui l’avrebbe medicata ma senza suturarla. Lei parla dell’isolamento, dell’impossibilità di accompagnare i figli a scuola, di parlare con chicchessia. Lui dice al giudice che lei era sempre libera, che lui non l’ha mai violentata che il loro era un rapporto d’amore andato in crisi. Lei parla dei bambini, anche loro soggetti alle percosse, costretti ad assistere alle violenze contro di lei, costretti a picchiarla, insultarla, sputarle in faccia. Racconta dei topo che avrebbero rosicchiato lo zaino e i libri del figlio. Lui parla del figlio maggiore che va bene a scuola, che ha voti alti, tutti nove e dieci. Sono finiti in quel tugurio ma hanno anche vissuto in un appartamento in cui la madre di lui avrebbe pagato le utenze fino al giorno in cui avrebbe smesso di farlo. Lei dice di avere partorito in ospedale e di avere poi subito, per quei giorni di socialità, al ritorno a casa, la gelosia di lui che le avrebbe tolto personalmente i punti del cesareo con una pinzetta. Lui nega, dice che i punti glieli hanno tolti in ospedale.
I racconti di lei sono agghiaccianti, parlano di dita strette in una............

lunedì 27 novembre 2017

Terribile incidente stradale giovane deceduto una ragazza ferita gravemente e trasportata d’urgenza in elisoccorso all’ospedale di Catanzaro.

A bordo di una delle due auto che si sono scontrate c’era la vittima L’incidente mortale si è verificato al bivio di Sant’Angelo sulla strada che porta a Soriano


Il bilancio del terribile incidente stradale è di un giovane deceduto e di una ragazza ferita gravemente e trasportata d’urgenza in elisoccorso all’ospedale di Catanzaro. L’impatto si è verificato questa mattina, sulla Provinciale 73, nei pressi del bivio di Sant’Angelo sulla strada che porta a Soriano. Secondo i primi riscontri un ragazzo che era alla guida di un’auto è morto sul colpo mentre la ragazza che era con lui è rimasta gravemente ferita. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118. Ancora poco chiara la dinamica dell’incidente sulla quale hanno avviato accertamenti i carabinieri di..........

sabato 25 novembre 2017

Oggi 25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne 2 iniziative a Sersale e Vallefiorita con l'opera“T’amo da morire”



Stamattina presso la sala consiliare di Sersale  è andato in scena pièce l'opera“T’amo da morire”   della Compagnia degli Erranti di recentissima costituzione, in serata, si replica  alle 18 al teatro di Vallefiorita, . La compagnia teatrale, composta da donne e uomini uniti dal piacere della lettura e della scrittura, proporrà una serie di testi liberamente tratti dal libro “Ferite a morte”. Lo spettacolo è frutto di un lungo percorso di ricerca cominciato a marzo del 2014, che partendo dal testo della Dandini, si è via via universalizzato cercando di trovare l’anima dietro ognuna delle donne rappresentate. Un lavoro continuo che ruota attorno ai corpi, ai gesti, alle parole, svolto sotto l’attenta supervisione di Franco Procopio e Patrizia Fulciniti. Nel lavoro di predisposizione dello spettacolo un ruolo importante è svolto dalla ricerca che si è concentrata non solo sulle musiche da accompagnare ai testi ma anche sui timbri, sui colori e gli accenti, sui silenzi, i respiri e le grida delle donne rappresentate. Tutte le attrici e gli attori hanno fatto proprie quelle storie ricostruendone il passato e facendone vivere i luoghi, i tempi e le condizioni in cui quei delitti sono stati commessi. Le storie narrate non trascurano nessun aspetto della femminilità: si passa da racconti degni di personaggi dell’alta borghesia milanese o dell’estrema periferia romana,” a “cretinette” con tacco sei, strangolate con un foulard griffato o accoltellate ripetutamente; da Caltanissetta a Peshawàr. Nel cast fanno parte Stefania Anastasio, Rosa Cantaffa, Rosaria Catroppa, Emanuela Mercurio, Micaela Papa, Antonella Scarpino e anche due bambine, Benedetta Megna ed Oana Tot della Biblioteca Errante di Vallefiorita, Infine, la partecipazione di Gianni Paone, unico uomo nello spettacolo, a rappresentare la speranza che nessun uomo possa esercitare violenza e sopraffazione su una donna.
Da segnalare inoltre che allo spettacolo programmato stamattina a  Sersale parteciperanno anche Antonella Accorinti e Francesca Tucci del centro antiviolenza “Attivamente coinvolte” mentre a Vallefiorita ci sarà la partecipazione dei bambini della classe V della scuola primaria.
A conclusione dei due spettacoli di sabato 25, l’impegno della compagnia continuerà con la programmazione di spettacoli teatrali inediti in previsione anche del nuovo anno.
Sono 84 gli omicidi di donne nei primi nove mesi del 2017 in Italia, in calo rispetto ai 109 nello stesso periodo 2016: 61 si sono verificati in ambito familiare, 31 i casi di femminicidio. Nel 56% dei casi l’omicida è il partner o l’ex. Sono questi gli ultimi dati della Polizia diffusi alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che ricorre oggi, 25 novembre. Il capo della polizia, Franco Gabrielli, parla di crimine contro l’umanità. Tra le persone che nella.........

venerdì 24 novembre 2017

La Sila presenta l’elefante preistorico ritrovato nel lago dopo il ritiro delle acque causato dalla siccità che ha portato alla scoperta del fossile di un Elephas Antiquus e di una ‘fabbrica’ di armi dei Longobardi

 LA GRANDE siccità dell'estate in Calabria non ha solo portato solo roghi e problemi, ma anche un regalo Primo scheletro completo mai trovato in Italia di Elephas antiquus. Era alto 4 metri al garrese. Una scoperta fortuita, ma che potrebbe in parte riscrivere la storia della Calabria settentrionale

Il Lago Cecita ritorna nuovamente a confermare l’importanza che esso riveste, unitamente all’intero comprensorio montano e lacustre delle Sila Grande, per la conoscenza del patrimonio archeologico calabrese e delle dinamiche insediative che hanno interessato questi luoghi nel tempo, dalla Preistoria fino all’Alto Medioevo (cioè da diverse centinaia di migliaia di anni fa fino al VI secolo). In un contesto caratterizzato dalla singolare siccità dell’anno in corso, con il ritiro delle acque lacustri e la conseguente emersione di aree solitamente sommerse, ben si inseriscono infatti ilrinvenimento di un Elephas antiquus e di un’area destinata alla produzione di armi da parte dei Longobardi, sulla riva meridionale del Lago Cecita, in località Campo San Lorenzo, nel Comune di Spezzano della Sila.
 Le scoperte sono avvenute il 17 settembre scorso da parte di Funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, recatisi sul posto al fine di recuperare alcuni reperti metallici presenti sulla superficie emersa e abilmente identificati dal Soprintendente, dott. Mario Pagano, come armi pertinenti al popolo dei Longobardi, finora primi ed unici esemplari attestanti la loro presenza nel comprensorio della Sila Grande. Il ritrovamento dell’Elephas antiquus si caratterizza per la sua singolarità nel quadro delle evidenze note dell’Italia peninsulare e in particolare della Calabria. La sua parziale connessione anatomica, i meccanismi di conservazione e l’assenza, allo stato attuale, di ulteriori elementi associativi di natura antropica, farebbero pensare che l’elefante sia stato vittima di una morte naturale sulle rive del Lago 
Le porzioni anatomiche messe in luce evidenziano dei caratteri diagnostici che si riconoscono in Elephas antiquus, quali le zanne leggermente arcuate della lunghezza di 3 metri e frammenti diafisari che ricostruiscono un’altezza di 4 metri al garrese; una specie che ha abitato l’Europa a partire dai 700.000 anni fa o anche prima e che farebbe propendere per una datazione molto antica del contesto del Lago Cecita. Le operazioni di recupero dei reperti ritenuti asportabili hanno rilevato la ricchezza dell’area, che dovrà essere ulteriormente indagata al fine di fornire una più chiara e completa interpretazione archeologica. I materiali asportati saranno sottoposti a pulizia,
consolidamento e restauro presso il laboratorio archeologico dell’Università degli Studi del Molise, per essere poi nuovamente riconsegnati sul territorio silano per una loro debita valorizzazione.Considerate queste importanti scoperte e tenuto conto che molti resti dell’elefante sono ancora conservati all’interno dei sedimenti accumulati sulle sponde del Lago, è ferma intenzione degli studiosi che si sono occupati del contesto di effettuare nuove e più accurate indagini nel prossimo futuro. Fugaci ricognizioni lungo la riva del lago, a poca distanza dai resti dell’Elephas, hanno peraltro palesato la presenza di testimonianze d’interesse archeologico che rimandano a fasi di frequentazione del luogo, da parte dell’uomo, nel corso degli ultimi sei millenni da oggi. Pertanto si sta già lavorando ad un.......

giovedì 23 novembre 2017

5 comuni Calabresi sciolti per infiltrazioni mafiose La " 'ndrangheta" è viva e vegeta



Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti  ha sciolto per infiltrazioni mafiose cinque comuni calabresi. Si tratta di Lamezia Terme, per la terza volta in 26 anni, Cassano allo Jonio, Isola Capo Rizzuto, Petronà e Marina di Gioiosa Jonica. Per tutti loro sono stati individuati “gravi condizionamenti da parte della criminalità organizzata”. Dopo gli scioglimenti del 1991 e del 2002, la Commissione d’accesso a Lamezia Terme era stata inviata dal prefetto Luisa Latella in seguito all’operazione “Crisalide” contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri nell’ambito della quale sono indagati il vicepresidente del consiglio comunale Giuseppe Paladino e il candidato a sindaco (non eletto) Pasqualino Ruberto che è stato sospeso da consigliere dopo il suo arresto nell’ambito dell’inchiesta “Robin Hood”. 

Nelle ultime settimane non erano mancate le proteste per lo scioglimento in particolare da parte del sindaco Paolo Mascaro che aveva anche iniziato lo sciopero della fame in quanto era stato ignorato dalla commissione d’accesso antimafia.

E' la terza volta (un record per i comuni oltre i 50.000 abitanti) che il consiglio comunale di Lamezia Terme viene sciolto per infiltrazioni mafiose. Prima era accaduto nel 1991 e poi nel 2002.
In 40 casi l’intervento del Governo è stato necessario per bloccare le infiltrazioni della criminalità organizzata. Destino che ha condiviso più recentemente anche Ostia, il X municipio di Roma, che con le elezioni di domenica scorsa è tornata alla normalità dopo due anni di commissariamento. E il trend è in aumento: quest’anno sono stati già 14 i comuni sciolti per mafia contro i 4 dell’anno scorso. Tra i più recenti, oltre ai 5 calabresi, c’è Valenzano in provincia di Bari dove il «buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale» ormai compromessi hanno portato il Viminale a richiedere la gestione commissariale con decreto del Presidente della Repubblica (il 20 ottobre scorso).
Oltre alla ..........