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giovedì 13 dicembre 2018

Simeri Mare Omicidio Rosso chiuso il cerchio. Arrestati anche i mandanti Odio e rancore tra famiglie pagando 30 mila euro per ucciderlo.

I carabinieri hanno arrestato due persone con l'accusa di essere state mandanti dell'omicidio del macellaio Francesco Rosso, di 35 anni, ucciso con tre colpi di pistola al volto ed al torace, il 14 aprile del 2015, mentre era al lavoro nel suo esercizio a Simeri Crichi, nel catanzarese.
    Gli arresti sono stati effettuati dai militari della Compagnia di Sellia Marina nell'ambito dell'operazione denominata "Quinto Comandamento" che, nello scorso mese di settembre, aveva già portato alla cattura dei quattro presunti esecutori materiali dell'assassinio.
    A carico delle due persone arrestate i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica ddl capoluogo.
   


L’odio era maturato tra due famiglie pare per dei vecchi dissidi, anche di origine patrimoniale. Il casus belli addirittura risalirebbe a 16 anni prima: era il 1999 quando vi fu un’accesa lite.
Da quel giorno si sarebbe iniziata ad alimentare la sete di vendetta nei confronti del rivale, arrivando finanche a desiderare di privarlo dell’affetto del figlioQuesto lo spaccato che - almeno secondo gli investigatori - sarebbe dietro al tragico omicidio di Francesco Rosso, il macellaio di Simeri Crichi ammazzato nell’aprile del 2015 con tre colpi di pistola esplosigli in faccia e al torace mentre stava lavorando all’interno dell’attività di famiglia.A ricostruire i dettagli della vicenda sono stati i carabinieri della stazione locale che oggi ritengono di aver ricostruito l’intero “organigramma” della “rete” di personaggi che sarebbe stata coinvolta nell’assassinio, che allora scosse profondamente l’intera comunità catanzarese.Il cerchio si chiuderebbe con l’arresto di quelli che sono ritenuti i mandanti dell’omicidio, oggi finiti in carcere: si tratta di Evangelista Russo (70 anni) e Francesco Mauro (41). In pratica, dopo il fermo a settembre dei quattro presunti esecutori materiali, gli inquirenti non hanno mollato nemmeno un attimo, continuando ad indagare incessantemente. Allo sforzo investigativo, però, hanno assicurato un contributo importante i riscontri alle dichiarazioni rilasciate da uno degli arrestati di due mesi e mezzo fa, Danilo Monti, che avrebbero permesso di avvalorare le loro ipotesiCome dicevamo, l’odio tra le due famiglie, i Russo e i Rosso, sarebbe maturato dopo la lite avvenuta nel ‘99 tra il 70enne arrestato oggi e il padre del macellaio assassinato, fino al punto dunque di decidere di uccidergli il figlio. Qui si inserirebbe il ruolo del secondo fermatoMauro, dipendente e factotum di Russo nella sua ditta di tornitura che secondo gli inquirenti sarebbe stato “a totale disposizione” del datore di lavoro, tanto da eseguirnele volontà omicidiarie commissionando l’assassinio a Danilo Monti ed ai suoi presunti complici: 30 mila euro la somma che avrebbe pattuito per togliere la vita al giovane Francesco   fornendo anche l’arma del delitto.Il provvedimento - eseguito oggi......................

mercoledì 12 dicembre 2018

Zagarise; gesto ignobile e vile durante la notte scorsa ignoti profanano le tombe dei genitori del consigliere di maggioranza Fabrizio Mangone Marino.

Pesante atto intimidatorio, nella notte, a Zagarise, centro della Presila catanzarese, ai danni di un consigliere comunale, Fabrizio Mangone Marino, esponente della maggioranza di centrosinistra che guida il paese. Ignoti hanno danneggiato le tombe dei genitori del consigliere, quindi hanno dato fuoco alla bara della madre. Secondo quanto accertato dai carabinieri della locale stazione e della compagnia di Sellia Marina, sono state divelte le lapidi delle tue tombe, posizionate una sopra l’altra, quindi sono stati bucati i muri che coprono le bare. Nel loculo in cui è sepolta la madre del consigliere comunale è stata gettata una bottiglia di liquido infiammabile ed il fuoco ha parzialmente distrutto la bara. Domenico Gallelli, sindaco di Zagarise e dirigente della Regione Calabria, alla guida di una lista civica, ha condannato l’accaduto: “Gli inquirenti indagano a 360 gradi, anche rispetto all’impegno politico amministrativo di Mangone Marino. Qualora ci fossero questi collegamenti, sarebbe un fatto che assume connotati ancora più macabri. Abbiamo fiducia nel lavoro degli inquirenti, ai quali – ha aggiunto – abbiamo anche fornito alcuni elementi di riflessione”. Vicinanza e solidarietà al consigliere comunale ed a tutta la famiglia è stata espressa anche dal gruppo di maggioranza che guida il Comune di Zagarise “per il grave atto di vilipendio perpetrato da ignoti questa notte nelle tombe dei genitori. Un grave gesto che deve interrogarci tutti su come sta diventando il nostro paese, risvegliando le forze sane e democratiche che .......


martedì 11 dicembre 2018

Sersale la prova che al Mezzogiorno non serve assistenzialismo La città, ubicata in uno dei paesaggi silani più belli d’Europa, è la prova che non tutto il Sud è in ritardo. Non tutta la Calabria è fatta di “tapini lamentosi

 Se ci si libera dei pregiudizi sul Sud infingardo e antropologicamente inadatto a fare sviluppo come lo dipinge certa pubblicistica sciatta e ispirata all’etica predatoria, si possono, alla maniera di san Tommaso, toccare con mano realtà del Meridione in cui le tendenze al baratro sociale, se non epurate, sono state pressoché arginate. Realtà che, sebbene ficcate nella più meridionale delle regioni italiane, effondono vivacità culturale e coraggio d’impresa. Sersale, per esempio.

La città, ubicata in uno dei paesaggi silani più belli d’Europa, è la prova che non tutto il Sud è in ritardo. Non tutta la Calabria è fatta di “tapini lamentosi e queruli spergiuri”. E che è una menzogna affermare che lo Stato e i “forestieri” ce l’hanno, sempre e comunque, con i meridionali. Tant’è che Sersale si fregia del titolo di città grazie alla proba disamina dei requisiti richiesti a cura del ministero dell’Interno cui s’è aggiunto il suggello del Capo dello Stato. E poi: la città di Sersale assurge a “caso” di studio e a simbolo di buone pratiche amministrative e naturalistiche non per un ghiribizzo del fato, ma per il verdetto di un “forestiero”. E non un quisque de populo. Ma un’Istituzione autorevole come l’Università Cattolica di Milano. Che, dopo un’accurata ricognizione, nella chiusa di un report rintracciabile sul web, scrive: “A Sersale c’è un Monastero naturale per il XXI secolo”.
Monastero, non è solo sinonimo di vita ascetica per la salvezza spirituale. Evoca anche l’opera formidabile dei monaci per la messa in sicurezza della cultura classica attraverso la copiatura dei testi antichi. Erano piccole città economicamente autosufficienti, ma, dal XII secolo in avanti, i monasteri diedero un contributo importante allo sviluppo della società occidentale ed ebbero enorme influenza sul mondo esterno. Ovunque andassero, i monaci trasformavano “la terra desolata in terra coltivata”. Ai benedettini, per capirci, si deve la ricostruzione agraria di gran parte dell’Europa.
Aggiunge il report della “Cattolica”: “Sono così i monasteri del XXI secolo di cui oggi abbiamo tremendamente bisogno”. Il riferimento è al sistema di sviluppo locale Sersale-Valli Cupe che, da alcuni anni, è oggetto d’attenzione per la sua inclinazione a far marciare nella stessa direzione i fattori necessari allo sviluppo “senza più – è scritto nel report – le zavorre del passato per affermare modelli bottom up, non gerarchici, aperti, interconnessi e con grande riguardo al dialogo col mondo (interessante il progetto di scambio tra giovani europei e giovani di Sersale)”. Ancora: “Centrale è l’operazione del recupero dell’identità locale più profonda. La cultura (e l’investimento nella cultura) è la vera leva per lo sviluppo locale e insieme l’asset principale attorno a cui la comunità si riconosce. Si tratta di un percorso che intreccia ricerca e riappropriazione, memoria e immaginazione, storia e mito e che genera i suoi landmark da esportare nel mondo – dalla città di Barbaro all’albero della ciofeca, dal ciclo carolingio al canyon”.
In Calabria, insomma, per gli esperti della “Cattolica” c’è un luogo in cui “si liberano energie, uno spazio di relazioni, di significati e di speranza. E il sogno è condiviso da tutti. Un’esperienza, coerente, esemplare, che si rivela capace di mobilitare e orientare, di proporre una visione e un nuovo sistema di valori e di regole, di generare ricchezza economica ma anche simbolica e fiduciaria. Di offrirsi come spazio di relazioni, di significati e di speranza”. Se si considera che tutto ciò avviene in una Calabria affetta da “coma topografico” e da disamore per il paesaggio (come denuncia lo scrittore Francesco Bevilacqua) e che ha fatto di tutto per cancellare le vestigia della civiltà contadina ritenuta inferiore alla civiltà industriale del Nord, scusate se è poco.
Le parole danno l’idea del cambiamento in atto in quell’entroterra epicentro del quale è il grosso borgo di Sersale a metà strada fra lo Ionio filosofo e il Gariglione silano, ma per capire davvero l’innovativo “fenomeno” culturale, sociale ed economico che lì ha messo radici è necessario andare a vedere. Vedere (e toccare) come la marginalità sociale è stata lievito per le opportunità di riscatto. Come la distanza di quell’area dai tradizionali centri di potere le ha consentito di non farsi fagocitare dal caos delle superfluità consumistiche e dall’assistenzialismo pernicioso dei mestieranti della politica, né infinocchiare dalle ridondanze vanesie della modernità liquida che da qualche anno ha il motore grippato.
Nella dimenticanza, paradossalmente, il “fenomeno Sersale-Valli Cupe”, ha potuto camminare lento pede, ma fermo sui suoi passi. E discernere il bene dal male, ricorrendo ai materiali della civiltà contadina sopravvissuti al nichilistico soprassalto della società globalizzata, e che lì sono messi a valore con un forte spirito di comunità che non deplora i mutamenti, ma si prende cura dell’essere umano incluse le sue fragilità. In quella parte di Calabria interna lo sviluppo è in progress. Basti consultare le statistiche sulle nuove iniziative economiche elaborate dalla Camera di Commercio. Gli indici della povertà e dello spopolamento in netta controtendenza, rispetto alle dinamiche inquietanti che connotano i borghi dell’entroterra italico. Tutti elementi che hanno fatto dal sfondo alla decisione di conferire a Sersale l’orpello di città.
E poi, le migliaia di viatores che da ogni latitudine giungono in ogni stagione nella Riserva Naturale. E ci tornano, perché l’accoglienza è intelligente, appassionata e tesa ad annodare relazioni e a favorire contaminazioni con le diversità. In sinergia perfetta, lo staff della Riserva Valli Cupe, istituita con legge regionale due anni or sono, e le tante associazioni collaterali dialogano con l’Amministrazione comunale e progettano il cambiamento che consente a molti giovani di non scappare, ma di realizzare progetti e, nel contempo, migliorare il contesto urbano (“Le case dei contadini in Calabria sono le più belle al mondo”, ha detto la milanese Anna Gastel, storica dell’arte e presidente di MiTo, scelta da Sersale-Valli Cupe come sua straordinaria testimonial) e naturalistico di enorme pregio: il botanico John Bouquet ha definito le Valli Cupe “il segreto meglio custodito d’Europa”. Lì, per agire, non s’è attesa la manna dal cielo, né Godot. Vedere per capacitarsene.
Sersale-Valli Cupe incubatore di sviluppo dal basso ha catturato il plauso di Legambiente: i suoi dirigenti regionali e nazionali hanno convenuto che lì ha preso forma, in piena autonomia da lobby e benevolenze pelose, la prima “green community” del Mezzogiorno. E la vanno a scrutare economisti, registi, imprenditori di razza, generali e persino fotografi di vaglia e stilisti prestigiosi. È andata Rizzoli, che ha inserito il territorio fra i “Cento luoghi incantati da vedere nella vita”; la Bbc, che ha mandato in onda un documentario in più lingue. Ed è andata a vedere la guida internazionale Lonely Planet. È stato il fotografo Guido Taroni, che ha infilato due scatti nelle Valli Cupe fra le quindici foto della mostra ispirata dal direttore artistico di Richemont Giampiero Bodino (“Beauty is my favorite colour”): un’esposizione che ha toccato le città di Londra, Milano e New York. Ed è andata a vedere la “Cattolica” di Milano che ha inserito Sersale-Valli Cupe nell’Archivio della generatività sociale. Lì – hanno scritto – “si stanno realizzando prove di volo radicate sul territorio”.
Ha detto la sociologa Patrizia Cappelletti, dottore di ricerca in Scienze sociali presso l’Università Cattolica, membro dell’Anthropology of Religion and Cultural Change e coordinatrice dell’Archivio della generatività sociale: “È una realtà davvero affascinante. Mi ha colpito la capacità di valorizzare in modo olistico asset diversi, ambientali, archeologici e storici, dando la possibilità ai visitatori di fare un’esperienza immersiva”. Da un po’ di tempo, la “Cattolica” è alla ricerca, dopo i lunghi anni di disorientamento economico e culturale che sanzionano la conclusione di un modello di sviluppo dalle molte criticità, “di quelle realtà che in Italia sono in grado di esprimere una nuova economia che tenga insieme sostenibilità e contribuzione, innovazione, partecipazione e nuove visioni del futuro”. Sersale-Valli Cupe è una di queste realtà. E la si riconosce, perché è in grado di generare opportunità per molti. E possiede i tre requisiti indispensabili per far parte dell’Archivio della generatività sociale: a) abilitano le persone, le fanno crescere dando loro gli strumenti e le competenze necessarie per migliorare; b) intertemporalità, ovvero la capacità di riconciliare il passato, il presente e il futuro; c) l’esemplarità, ossia superando l’idea individualistica di essere piccoli mondi chiusi, ma sentendosi parti di un una comunità, un territorio che può crescere solo coniugando prosperità e democrazia.
C’è dell’altro. Sersale-Valli Cupe confuta, con la sua ingegnosità meridionale, almeno due luoghi comuni ricorrenti nel dibattito pubblico. Il primo su cui insinua dubbi è la ..........

lunedì 10 dicembre 2018

Sergio Abramo affascinato dal suggestivo borgo di Sellia. Visita del presidente della provincia tra le peculiarità del centro storico.

                "Possiamo dire che  abbiamo un altro vero amico di Sellia”. 
la gradita visita del Presidente della Provincia Lo abbiamo accompagnato a visitare il nostro Magico Borgo, la nostra Rete Museale (Museo dei Bambini, Ecomuseo, Museo della Scienza, Museo del Fumetto), i nostri Opifici Storici, le attività messe in campo da investitori privati (Ristorante e Albergo Diffuso). Ha molto apprezzato tutto. È rimasto molto colpito da Sellia, da quanto fatto dal pubblico e dal privato. 
parole del sindaco di Sellia Davide Zicchinella a conclusione della visita del presidente della provincia Sergio Abramo.
Molto positivo il commento di Abramo dalla cordialità e disponibilità dei Selliesi definendolo "Un posto magico che non smette mai di stupire"








a seguire alcune foto tratte dalla visita

venerdì 7 dicembre 2018

Albi; nasce il progetto W.I.L.D che propone per il Museo delle Arti e delle Tradizioni Agrosilvopastorali di Albi lo sviluppo e la produzione di un evento che possa contenere il legame tra la Sila, la sua natura, la sua memoria, e il suo popolo.

Nasce un progetto ambizioso, ma che fissa in eterno il legame tra la Sila ed il suo popolo.
TALK ME ABOUT YOUR LAND è un progetto che propone per il Museo delle Arti e delle
Tradizioni Agrosilvopastorali di Albi lo sviluppo e la produzione di un evento che possa contenere il legame tra la Sila, la sua natura, la sua memoria, e il suo popolo.
La mostra si dividerà in due settori; il primo avrà un aspetto più performativo-installativo, con Artisti che lavoreranno con l'interazione del pubblico; il secondo invece si concentrerà su un’esposizione di opere di Artisti Locali. Il tentativo dell'evento proposto da W.I.L.D. è quello di creare una riflessione sul rapporto uomo/natura, coinvolgendo sempre di più il pubblico in un dialogo con le realtà artistiche della Presila. Per costruire un futuro non va dimenticato che nel pensiero primitivo originario tutto è vivente, anche il mare, le montagne, i fiumi. C'è una verità che sta sotto gli occhi di tutti e che nessuno vede, ed è la semplice constatazione che ognuno di noi è una piccola cellula di un organismo più grande, che è il pianeta sul quale abitiamo. Da sempre l'uomo sente legami psico-geografici con i luoghi, luoghi che contengono memoria e che racchiudono emozioni di chi li vive. TALK ME ABOUT YOUR LAND è un progetto ambizioso, ma............




giovedì 6 dicembre 2018

Zagarise dopo tanti anni la strada Zagarise/Arsanise diventa realtà! In fase di completamento il 1° lotto soddisfazione del gruppo di maggioranza con a capo il sindaco Domenico Gallelli, Fotoracconto

                     


1° lotto strada Zagarise - Arsanise: In fase di completamento
 il primo tratto di strada che dovrà collegare Zagarise a Catanzaro, un'opera che sembrava irrealizzabile nuovamente rimessa tra le priorità del comune e della Regione Calabria. Spesi oltre 700.000€ per la messa in sicurezza della strada e la raccolta delle acque meteoriche. Grazie alla forte determinazione dell'amministrazione comunale e del Sindaco oltre al sostegno della Regione Calabria nei prossimi giorni si procederà alla formale consegna del tratto oggi di competenza della gestione commissariale della Comunità Montana ai comuni di Zagarise e Magisano per avviare la progettazione del completamento della strada e del ponte sul fiume Maraviano. Domani si procederà con il completamento della botimazione fino alla strada provinciale in loc. Mastro e si procederà ad effettuare la bitumazione di alcuni tratti ammalorati nel centro abitato del comune in via Milano, loc. Maiello, loc. Scarola, oltre alla copertura delle buche in tutto il centro abitato grazie al lavoro dei 
ragazzi in mobilità.



A seguire altre foto dei lavori della messa in sicurezza del 1° lotto Zagarise/Arsanise