In Calabria l’elettricità costa 51 euro megawattora, in Veneto ed Emilia Romagna 12,39 euro
Il fattore Omega, tassa applicata ai Comuni in predissesto e alle aziende in difficoltà di pagamento, penalizza le Regioni che producono molta più energia di quella che consumano. E’ il caso della Calabria che immettendo il resto dell’elettricità prodotta nel circuito nazionale, non ne trae alcun vantaggio. Un parametro applicato in “regime di salvaguardia”, per non staccare la spina ai Comuni ed alle aziende, fanno loto pagare bollette più care. La tassa però non è uguale per tutti gli italiani. «La Calabria – spiega dalla sibaritide Rossella Cerra attivista del Movimento 5 Stelle – è la regione che paga il più alto fattore Omega. Per il biennio 2018/19 era di 84,79 euro megawattora, mentre è di 51 euro megawattora nel biennio 2019/20.
l’Italia è oggetto di un vero e proprio sacco boschivo
a causa di pratiche di “gestione” che prevedono un massiccio ricorso al taglio (spesso eseguito nel peggiore dei modi: cosiddetto ceduo “stecchino”), passando poi per la pressione delle succitate centrali a biomasse – peraltro lautamente finanziate con contributi pubblici –, senza contare i tagli abusivi che si succedono senza sosta (persino nei parchi nazionali, con particolare riferimento a quelli calabresi), e che generalmente trovano nella mera contravvenzione la loro sanzione giuridica. Si aggiunga pure una nuova strategia adottata da molte amministrazioni comunali: la vendita di porzioni boschive – con conseguente abbattimento – al solo scopo di fare cassa. Emblematica la vicenda del Comune di Paola (CS): una superficie di 22 ettari di faggeta verrà .........