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venerdì 10 aprile 2020

Catanzaro; la storia bellissima della Naca dall’antichità ai giorni nostri, raccontata da Rotella

Se oggi fosse stato un Venerdì Santo normale, senza cioè questo stramaledetto Coronavirus in circolo, Corso Mazzini di Catanzaro adesso starebbe traboccando di gente, colmo fino all’inverosimile per così dire e si sentirebbe in alcune zone vicine al luogo di uscita dei portatori e dei ‘figuranti’ anche qualche colpo di tamburo o di tromba della banda.


Ma tutto ciò, lo sappiamo, per il 2020 sarà solo un ricordo purtroppo. E allora, seppur virtualmente e senza il trasporto della vera Via Crucis, in quell’atmosfera di profondo misticismo collettivo – che neppure le due guerre mondiali sono riuscite a fermare – proviamo a immergervi noi, consapevoli di come sia solo un racconto, una raccolta di curiosità, e nulla più 
Prima curiosità sulla chiesa del Carmine. La chiesa da cui sarebbe dovuta uscire la processione – per poi rientrare a fine percorso – il Carmine. Parrocchia a cui l’onore tocca per rotazione ogni quattro anni, che curiosamente gli abitanti del vecchio rione chiamavano ‘Calmine’ poiché avevano l’abitudine di mettere la elle al posto della erre un po’ come – neanche a dirlo – i cinesi. 
Nella ‘notte dei tempi’. Fino al ‘600 si usciva con la Croce sulle spalle già dal giovedì sera.
Le sette lance. Le sette lance non sono come si pensa dei soldati di scorta ai condannati a morte fra cui Nostro Signore. Si tratta bensì delle spade, o dolori, di Maria Vergine.
Il termine Giudei. Usato prima del Concilio è poi caduto in disuso, anche perché a uccidere Gesù furono materialmente i romani. L’influenza spagnola. No, nella circostanza il riferimento non è a uno dei più terribili morbi della storia dell’umanità ma al contrario alle contaminazione della cultura locale con quella iberica appunto in tema di questo rito.
I confratelli con il cappuccio calato sulla testa. Un’usanza, quella del cappuccio sulla testa dei confratelli a seguito della Naca, nel capoluogo è stata ripresa come nel 2016. In origine era dovuta a due motivi: la preghiera da loro effettuata nel nascondimento e il mutuo soccorso garantito, proprio in caso di pestilenza, quando gli toccava dare degna sepoltura – con i conforti religiosi – ai morti a causa del virus.
La Naca fermata soltanto da Ferdinando IV.  Nei secoli scorsi esistevano più Viae Crucis in città – inscenate da Rosario, San Giovanni e Carmine – che però si scontrarono e quindi furono per così dire ‘sospese’ dal re per poi riprendere piano piano sotto il segno della devozione e della sottomissione alla Fede e forse anche alla casata reale. 

Nel Dopoguerra per qualche anno la Naca portata sul camioncino. A quel tempo, il pesantissimo simulacro veniva posto su un camioncino e non portato a spalla perché non si trovava gente disposta a farlo. Le divise dell’esercito romano. Fu un’idea balenata al compianto..............
Pasquale Lamanna nel 1971, che poi fu Rotella stesso – diciamo – a implementare con gli scudi dei soldati romani nel 1982 e a partire da metà anni Ottanta addirittura le corazze. 
La riproposizione della millenaria veste. Dal 2001 la confraternita del San Giovanni ha riproposto gli abiti noti come veste, sacco o colla, con una manica più lunga e una più corta, perché secondo tradizione addirittura millenaria la carità andava fatta nel più assoluto anonimato e senza alcuna ‘pubblicità’ tanto che neppure la mano destra dovesse sapere cosa faceva la sinistra. Senza scordare il cingolo legato ai fianchi a cui nei tempi antichi venivano attaccati ossicini di pollo o pezzetti di ferro per potersi flagellato o battere. 
Consapevoli che niente e nessuno potranno mai sostituire l’attesissima e amatissima Naca, speriamo solo di aver dato qualche informazione utile.
Un auspicio sostenuto anche dagli interessanti racconti proposti dal nostro Enzo, uno dei custodi dei più antichi segreti della Via Crucis catanzarese.
Un rito che, come già scritto stamani, ha luogo anche nel quartiere Gagliano e nelle località del catanzarese di Cropani e Badolato Superiore. 
Danilo Colacino
Fonte: calabria7.it

" Eppur si muove" Inizio lavori sulla SP 25 Arsanise/ Catanzaro molto a rilento continua l'iter delle varie autorizzazioni necessarie per dare l'ok definitivo

La Regione Calabria ha espresso il parere vincolante sulla valutazione di impatto ambientale dei lavori di messa in sicurezza della strada provinciale numero 25, importante arteria che collega diversi paesi della presila alla città capoluogo.

 Sull'importante arteria che collega tanti comuni della presila con il capoluogo c’è nero su bianco. La strada provinciale Arsanise- Catanzaro  è nell’agenda dei lavori della cosa pubblica calabrese.  La Regione Calabria ha espresso il parere vincolante sulla valutazione di impatto ambientale dei lavori di messa in sicurezza
Il primo cittadino di Sellia e  consigliere provinciale Davide Zicchinella ne ha dato annuncio nei giorni scorsi 
“ Avevo presentato e fatto approvare un ordine del giorno in Consiglio Provinciale per sollecitare tale parere. Servono altri passaggi. Ora bisognerà validare Il progetto definitivo per poter procedere, previo progetto esecutivo, all’appalto dei lavori.   Dare una buona viabilità a migliaia di cittadini è la priorità anche del presidente della provincia Sergio Abramo e di tutti i responsabili dei diversi settori della Provincia. Sono tutti desiderosi di accorciare i tempi. La validazione avverrà entro marzo. Il progetto Esecutivo è di fatto pronto. Entro la primavera partirà la gara. “
Dalla Regione alla Provincia, passando per i ..............

giovedì 9 aprile 2020

Un uovo di Pasqua per tutti! In vari paesi della presila Catanzarese molti ragazzi riceveranno in dono un uovo di Pasqua per allietare questo brutto periodo dove bisogna continuare a rimanere a casa.

Un regalo per le imminenti festività, ma anche un modo per rendere meno difficili le giornate trascorse forzatamente in casa. Tutti i bambini  riceveranno un uovo di Pasqua donato da tanti Comuni della provincia dove spesso si sono autotassati per donare un sorrisi ai tanti ragazzi costretti loro malgrado a rimanere a casa da troppi giorni per questa maledetta pandemia.


 Tanti piccoli e grandi comunità catapultati dal vivere quotidiano in un modo completamente nuovo e difficile  ma sempre disciplinati e attenti alle norme restrittive finalizzate al contenimento della diffusione del coronavirus che ha stravolto la vita di tutti congelando una quotidianità fatta di piccole grandi cose, che davamo tutti per scontate.  Tanti comuni si sono rimbaccate le maniche senza aspettare aiuti  si sono sin da subito adoperati  dalla distribuzione di mascherine a quella dei beni alimentari: ogni giorno una grande sfida che i sindaci  e la varie giunte, è l'aiuto sempre speciale degli operatori sanitari che operano in prima linea rispondono all’emergenza sanitaria. Un impegno costante per garantire sicurezza e vicinanza alla comunità che si trova a vivere nelle ristrettezze dei movimenti, e nelle difficoltà economiche. E in questi giorni con la Pasqua alle porte, il pensiero di molti sindaci  va ai più piccoli, a quei bambini chiusi in casa, senza poter vedere gli amici, facendo lezione a distanza, che hanno saputo rispondere alla chiamata di responsabilità con grande maturità.  A seguire l'annuncio sui social da parte dei sindaci di Sellia e di Sorbo San Basile  della bella iniziativa " Un uovo in regalo per tutti i ragazzi"

mercoledì 8 aprile 2020

Il primo ministro Britannico Boris Johnson curato da un medico italiano. Si tratta di Luigi Camporota un luminare calabrese, Catanzarese


Si chiama Luigi Camporota ed è uno dei dottori che sta curando in queste ore il premier inglese Boris JohnsonIl dott. Camporota è un luminare calabrese, originario di Catanzaro e viene descritto dal Times come un’eccellenza nel campo della terapia intensiva e nella cura delle malattie respiratorie. Johnson è ricoverato presso l’ospedale St Thomas di Londra e sta lottando contro il coronavirus. Al momento, assicura il Governo, sta ricevendo “cure con l’ossigeno standard“, respirando però “senza assistenza di ventilatori polmonari“. Luigi Camporota ha studiato in Calabria, ottenendo un dottorato presso l’università di Southampton. I suoi studi sono pubblicati sulle più prestigiose riviste mediche britanniche. "Il primo ministro è in buone mani, in ottime mani. Le migliori" ha rassicurato il ministro che ha avuto in dote nottetempo domenica da Boris Johnson le sorti della Gran Bretagna. Come riportato dal Corriere della Sera, tra i medici che hanno in cura il premier c'è anche un italiano, calabrese: Luigi Camporota.
A dirlo all'AdnKronos è il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, parlando di Luigi Camporota, esperto di medicina di terapia intensiva e difficoltà respiratorie e uno dei luminari che si sta occupando del premier inglese Boris Johnson, contagiato dal coronavirus.
Camporota, infatti, nel 1995 ha conseguito la laurea in Medicina "summa cum laude" a Catanzaro, quando ancora l'università del capoluogo calabrese dipendeva dall'Ateneo di Reggio Calabria.
"Il fatto che Camporota sia un prodotto degli studi catanzaresi testimonia che il grado di preparazione dei nostri medici è all'avanguardia. Per noi è un grande motivo di orgoglio. Appena questa tragedia sanitaria ed economica sarà finita, lo inviteremo qui a Catanzaro per accoglierlo con tutti gli onori".
Anche Girolamo Pelaia, Professore ordinario di Malattie dell'apparato respiratorio all'Università "Magna Grecia" di Catanzaro, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di malattie dell'apparato respiratorio e della Scuola di specializzazione parla di Camporota:
 "Uno dei nostri migliori studenti, medici specializzandi e specialistici che io abbia mai conosciuto e seguito, di una preparazione medico-scientifica e di una disponibilità professionale e umana di altissimo profilo.
Il Prof. Camporota - racconta all'AdnKronos - da studente frequentava qui a Catanzaro la Facoltà di Medicina, che allora era compresa nell'Università di Reggio Calabria. Frequentava il corso di Malattie dell'apparato respiratorio, svolto dal Prof. Marsico, uno dei più grandi pneumologi italiani e nostro comune maestro. Io allora ero un giovane medico e il professor Marsico mi assegnò Camporota come tutorato, per cui insieme al Prof. Marsico lo abbiamo seguito nella tesi di laurea e poi nella tesi di specializzazione, dove nel frattempo al Prof. Marsico è subentrato il Prof. Tranfa.
In quegli anni gli sono sempre stato molto vicino, e proprio mentre il Prof. Camporota era specializzando sotto la direzione del Prof. Tranfa, e io ero il suo tutor, mi ha manifestato la volontà, il desiderio di andare a studiare e lavorare in Inghilterra. E così l'ho messo in contatto con un mio amico, il Professor Ratko Djukanovic, che allora lavorava all'Università di Southampton".
Il Prof. Pelaia prosegue:
"Studente, ripeto, eccellente, preparatissimo, molto garbato anche da un punto di vista umano, davvero eccezionale, avviato da me è andato a lavorare in Inghilterra. Pensi che quando mi capitava di incontrare, nei vari congressi, il professor Djukanovic, me ne parlava benissimo dicendo che era un giovane medico bravissimo. Poi da Southampton, quello che è stato uno dei migliori studenti avuti qui alla Magna Grecia, si è trasferito a Londra, con grande dispiacere del Prof. Djukanovic che lo stimava tantissimo, e lì ha costruito la sua strada andando a lavorare al Guy's & St Thomas Hospital.
Con vari ruoli, giovane medico, ricercatore, professore, a parte un'esperienza fatta negli Stati Uniti, io sono sempre stato qui a Catanzaro, e questo mi ha dato la possibilità di seguirlo, di stargli vicino e di coltivare con lui un ottimo rapporto, e continuiamo a mantenere una solidissima amicizia. Fra l'altro, Camporota continua ad avere con l'università di Catanzaro un rapporto veramente bellissimo. Quando sono subentrato alla Direzione della Scuola di specializzazione, ho avviato ad un periodo di formazione da Camporota a Londra una mia ex laureanda, medico, specializzando e oggi specialista, la dottoressa Calderazzo, che adesso lavora all'ospedale di Lamezia Terme. E proprio la dottoressa Calderazzo ha trascorso un lungo soggiorno alcuni anni fa a Londra dal Prof. Camporota e mi ha sempre riferito della grandissima accoglienza e benevolenza che le ha riservato durante il suo soggiorno in quell'intenso periodo formativo di altissimo profilo medico-scientifico".
Il prof. Pelaia conclude:
 "Se anche il Prof. Camporota da tantissimi anni lavora in Inghilterra, ha sempre mantenuto molto forte e solido il legame con la sua città. Ci siamo ovviamente frequentati anche al di fuori dell'ambiente universitario, ricordo................
ancora la cena della sua laurea alla quale ci invitò, era il 1995. Ovviamente ora ci vediamo molto di meno, le rare volte che viene a Catanzaro, ma il legame professionale e umano con Camporota, persone di eccezionale profilo medico e umano, è sempre rimasto solidissimo".

Bonus spesa i paesi della presila sono pronti con i buoni da 25 e da 50 euro


Soni i comuni al centro dell’erogazione dei bonus che i cittadini in difficoltà dovranno richiedere per poterli impiegare nei prossimi giorni. Come funzionano i buoni spesa
 la taglia dei buoni spesa sarà compresa tra i 25 e i 50 euro. Per governarne l’erogazione essenziale il ruolo dei servizi sociali e dei singoli comuni italiani è fondamentale. Gli 8100 municipi, infatti,hanno per lo più già ricevuta la somma vedi qui la cifra esatta che ogni singolo comune della provincia di Catanzaro ha già ricevuto.  Una somma che, però, non sarà equamente suddivisa, ma distribuita a seconda dei bisogni e delle aree colpite dall’emergenza. Oltre che sviluppata, di base, su un algoritmo che utilizza il criterio del numero di abitanti per rispettare la distribuzione in scala. La data massima entro cui questi buoni saranno erogati dovrebbe essere il 15 aprile (entro quel giorno, infatti, si stima che i 400 milioni di euro possano essere finiti): ma da quel momento in poi i 600 euro previsti dal Cura Italia per le partite Iva dovrebbe avere una platea più ampia che possa in qualche modo andare a sovrapporsi a chi avrà diritto a questi buoni spesa.  Per dare un aiuto concreto a coloro che in seguito alla pandemia versano in condizioni di crisi finanziaria ed hanno bisogno di un aiuto economico per acquistare i beni di prima necessità tutto questo consentirà di dare le giuste risposte agli aventi diritto, secondo i principi di trasparenza, imparzialità e massima legalità”. Ad ogni modo, per ovviare ad ogni evenienza alcuni comuni da prendere sicuramente a esempio nella massima trasparenza  tutte le.......

martedì 7 aprile 2020

Ecatombe nella casa di riposo del catanzarese le vittime da coronavirus salgono a 17. Sulle tante verità nascoste la procura di Catanzaro ha aperto un fascicolo


Sono in tutto 17 gli ex degenti della casa di cura di Chiaravalle che hanno perso la vita a causa del Coronavirus. Altre due pazienti, infatti, ricoverate al Policlinico di Catanzaro si sono spente ieri sera a pochi minuti l’una dall’altra. La Domus Aurea è stata al centro di un focolaio di contagio e non senza polemiche e proteste è stata evacuata nei giorni scorsi e i degenti trasferiti ai centri Covid di Catanzaro del Pugliese-Ciaccio e del Policlinico universitario. L'ultima vittima è una signora anziana di 94 anni , ex degente della casa di cura di Chiaravalle Domus Aurea. La povera donna come dicevamo è la 17esima vittima per coronavirus tra i degenti della Domus.
Una strage di anziani sulla quale, adesso, la Procura di Catanzaro vuole vederci chiaro. L’ ufficio del procuratore Nicola Gratteri , infatti, ha avviato accertamenti sulla casa di cura Domus Aurea di Chiaravalle Centrale che, in 24 ore, ha registrato 7 anziani morti per coronavirus . Altri 70 soggetti, tra ospiti della struttura e personale sanitario, sono risultati positivi al Covid-19 . La magistratura intende verificare se sono state rispettate tutte le procedure dal 22 marzo scorso , nel momento in cui si è accertato il primo tampone positivo al Covid-19, e cosa è stato fatto per salvaguardare gli anziani che vivevano nella casa di cura. Solo mercoledì 1 aprile, infatti, dopo cinque giorni dal sopralluogo effettuato il 27 marzo nella struttura sanitaria di Chiaravalle, il dirigente generale del dipartimento Sanità della Regione Calabria , Antonio Belcastro, ha disposto il trasferimento dei pazienti all’ ospedale Mater Domini di Catanzaro . Nella relazione, allegata al provvedimento, è ricostruito tutto l’ iter dal quale era percepibile come la struttura per anziani Domus Aurea, gestita dalla Salus MC Srl , era diventata un focolaio di coronavirus. Il Covid sembrerebbe essere arrivato da Bologna . Il 25 febbraio, infatti, a Serra San Bruno , una cittadina vicino Chiaravalle, “si celebrava – è scritto nella relazione del dg Belcastro – un funerale al quale partecipava la cittadinanza ed in particolare parenti del defunto provenienti da Bologna. Successivamente, sempre nella stessa sede, ad una festa organizzata in occasione dell’ 8 marzo , avrebbero partecipato cittadini del serrese provenienti da Bologna e, in particolare, un’ operatrice socio sanitaria dipendente dell’ Rsa che ha poi regolarmente assicurato i turni nella struttura”. Sarebbe stata questa dipendente il paziente zero da cui è partito il contagio. La stessa, infatti, ha continuato a lavorare dall’ 8 al 22 marzo quando – è scritto nella relazione della Regione Calabria – l’ operatrice socio-sanitaria comunicava alla struttura l’ impossibilità di assicurare il proprio servizio in quanto risultata positiva a tampone di screening per Covid-19, cui era stata sottoposta in quanto contatto stretto dei cittadini di Serra San Bruno provenienti da Bologna”. Il giorno dopo, il 23 marzo, il focolaio era già partito: un’ anziana, con sintomi febbrili, il 24 marzo viene trasferita all’ ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro per “insufficienza respiratoria” e il 25 marzo è risultata, anche lei, positiva al coronavirus. Disposti immediatamente i controlli a tappeto di tutti gli ospiti e il personale della struttura, lo screening “ha consentito di rilevare 48 pazienti (il 74% del totale , ndr ) e 13 operatori sanitari contagiati”. Il 27 marzo, 8 anziani, “bisognevoli di ricovero ospedaliero”, sono stati trasferiti al nosocomio di Catanzaro, mentre gli altri 40 , “asintomatici o pauci sintomatici”, sono rimasti lì, sistemati ” in un piano della struttura , – si legge sempre nella relazione della Regione – isolandoli dagli ospiti attualmente negativi, ai quali verrà ripetuto il tampone o per insorgenza di sintomi o comunque dopo 14 giorni di isolamento, permanendo asintomatici”. Per quanto riguarda, invece, gli operatori sanitari , i positivi sono stati sottoposti a quarantena con sorveglianza attiva in una struttura appositamente individuata , mentre quelli “risultati negativi – erano le disposizioni della Regione – continueranno a prestare assistenza ai pazienti con dpi, osservando poi misure di isolamento al proprio domicilio “. La casa di cura, quindi, non ha mai chiuso e gli operatori sono rimasti sempre in contatto sia con gli anziani che ancora non avevano ancora contratto il virus sia con i pazienti positivi, di fatto lasciati nella struttura diventata un focolaio. Il risultato non si è fatto attendere: domenica sera, cioè tre giorni fa, dei 16 anziani negativi al primo tampone , addirittura 11 sono risultati positivi. Quella notte, poi, sono morti due degli anziani positivi che erano stati trasferiti al Mater domini di Catanzaro. I loro decessi si aggiungono così ai primi cinque, collegati alla casa di cura, dall’ inizio del contagio. Lunedì, in seguito a un sopralluogo effettuato dal comandante dei Nas e dal responsabile del pronto soccorso di Soverato , questi ultimi “descrivevano una situazione poco rassicurante per i pazienti”. Lo stesso giorno “veniva richiesto il loro trasferimento presso l’ ospedale di Lamezia Terme ” che, però, in tarda serata “comunicava l’ impossibilità di accettare i pazienti attualmente ricoverati presso la struttura di Chiaravalle centrale per mancanza di dpi “. Quanto scrive la Regione dimostra, per l’ ennesima volta, la fragilità del sistema sanitario calabrese nel gestire l’ emergenza. Il 30 marzo i titolari della casa di cura per anziani e l’ incaricato dell’ Asp avevano scritto alla Regione manifestando la necessità di ospedalizzare “tutti i pazienti al momento presenti nella struttura”. Due giorni prima, quando ormai era acclarato il “focolaio covid che aveva colpito quasi tutti tra pazienti e dipendenti”, la struttura ha scritto “alle autorità sanitarie e amministrative competenti, anche al fine di chiedere supporto e assistenza mediante l’ invio di personale sanitario per......