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lunedì 27 aprile 2020

400 anni di Sersale, 75 di Liberazione: storie di partigiani e sersalesi.

Ci sono storie e uomini che non sempre troviamo sui libri. Anche se hanno contribuito, al pari di eventi più blasonati e conosciuti, a creare e costruire una comunità. Con l’impegno e coi valori, nell’ora più buia, rischiando affetti e mettendo in gioco la propria vita, questa è la storia anche dei Partigiani sersalesi.

In questo #25aprile complicato da festeggiare, Rifondazione Comunista, in pochi giorni e senza poter accedere ad archivi cartacei, grazie ad un passaparola tra compagni e discendenti ha individuato un elenco di partigiani sersalesi.
Nel 400° anno dalla fondazione di Sersale, riteniamo sia doveroso celebrare il 25 aprile con un ricordo dei sersalesi che hanno combattuto per una società più giusta e libera. Conoscere la storia del nostro paese è, secondo noi, il modo migliore per augurarci buon compleanno.
Riteniamo che il Comune di Sersale, nell’anno delle celebrazioni per i 400 anni, debba promuovere una ricerca storica più approfondita (e competente della nostra), coinvolgendo possibilmente gli studenti. Crediamo sia doveroso omaggiare questi nostri compaesani con una stele, come per i 13 coloni fondatori, o intitolando una via nella nuova toponomastica.
Mentre si ripropongono sterili tentativi di stravolgere la storia italiana, con un pericoloso revisionismo, è nostro dovere civico e morale festeggiare il 25 Aprile. Oltre a far risuonare “Bella Ciao” dai nostri balconi, offriamo un piccolo contributo alle celebrazioni per i 400 ani di storia di Sersale. Si tratta di un esercizio di memoria, sperando di stimolare la curiosità, il dibattito, il contributo di chi ha ulteriori dettagli da offrire alla nostra comunità.
Antonio Falbo, Antonio Sciumbata, Nicola Rotella, Pietro Falbo, Tomaso Taverna, Vincenzo Brindisi, Giuseppe Monterosso, Salvatore Bianco, Antonio Carmine Perri, Errigo Giuseppe, Francesco Lupia, Mancuso Giuseppe e tanti altri hanno difeso la nostra libertà. Esattamente come tanti altri più celebrati, hanno dato la vita per dare un futuro ai loro figli, rinnovando quotidianamente la fede nella giustizia e libertà scolpite nella nostra Costituzione, contribuendo alla crescita di Sersale. Di alcuni  abbiamo abbastanza notizie, di altri conservano il ricordo i figli, di molti non abbiamo che sparute tracce. Diversi Istituti di Storia della Resistenza (soprattutto quello piemontese) hanno archivi online in cui è possibile ritrovare alcuni nomi di partigiani nati o residenti a Sersale negli anni del secondo conflitto mondiale, ma dal 25 aprile all’8 settembre 2020 un progetto del MiBACT, dell’Istituto Ferruccio Parri ed altri metterà online 703.000 schede di partigiani, per cui sarà più facile scoprire più dettagli!
Di molti però, che  in seconda linea si sono impegnati a combattere il nazifascismo, ad ogni latitudine della penisola, non sappiamo assolutamente nulla: sono storie che mischiano emigrazione, impegno politico, desiderio di riscatto e libertà.

Quello che raccontiamo qui di seguito è frutto di una non molto approfondita ricerca attraverso archivi e resoconti delle organizzazioni partigiane. Il nostro obiettivo è passare ora il testimone a chi vorrà approfondire, ricercare, raccontare. Per costruire insieme un racconto dei partigiani sersalesi.
Antonio Falbo, classe 1924, ci ha lasciato lo scorso 30 novembre. Emigrato, operaio, dopo la disfatta italiana dell’8 settembre 1943, sceglie il campo antifascista e diventa Partigiano nelle Brigate Matteotti guidate dal Comandante Piero Piero in Val di Lanzo e poi nelle S.A.P. di Torino (Squadre di Azione Patriottica). Nome di battaglia “Smitk”, arrestato per il tradimento di un amico rivelatosi una spia dell’OVRA , sopravvissuto alle torture, fisiche e psicologiche, delle carceri fasciste di via Asti a Torino, Antonio Falbo è stato anche presidente dell’ANPI di Grugliasco (TO), nonché stimatissimo cittadino impegnato nella vita sociale e politica della città torinese. Ricordiamo il suo toccante intervento organizzato dall’ANPI Catanzaro in video conferenza nel 2015.
Antonio Sciumbata, classe 1920 deceduto da qualche anno. Fu volontario con compiti specifici nella 76° Brigata Luigi Gallo “Battisti” nel Canavese, una delle aree più importanti della Resistenza, conseguendo l’onorificenza di Benemerito. Ne conosciamo la storia grazie al figlio e compagno Enzo e ad una iniziativa dell’ANPI nel 2014.
Nicola Rotella, classe 1924, nome di battaglia “Binda”, è stato membro della 4° Brigata Garibaldi comandandone un nucleo. Probabilmente caduto nel 1944, non disponiamo al momento di informazioni più precise. Salvo che ha conseguito l’onorificenza di Partigiano, riservata solitamente a coloro che sono caduti o hanno combattuto attivamente per un periodo di almeno tre mesi in una delle formazioni della Resistenza.
Taverna Tommaso, classe 1924, nome di battaglia “Pino”, capo nucleo nella 2° Divisione Langhe. Una scheda dell’archivio delle stragi nazifascite, riporta il suo nome tra una serie di partigiani caduti in combattimento a seguito di rastrellamenti di Tedeschi e Brigate Nere. Tommaso è morto ad Agliano Terme (AT) tra il 26 e il 30 marzo 1945, proprio per l’attività di resistenza a seguito della nascita di una delle tante repubbliche partigiane (vere e proprie amministrazioni liberate), alla città di Agliano è stata conferita la medaglia d’oro al merito partigiano. Il suo nome è su una lapide commemorativa della 2° Divisione a Santo Stefano Belbo (CN), a fianco del cippo dedicato a Giovanni Balbo, padre del comandante “Nord” citato nel famosissimo libro Il partigiano Johnny. A volte i nostri concittadini hanno camminato un passo di lato alla grande storia…
Brindisi Vincenzo, 83° Brigata L. Comoli, inviato in Grecia come Carabiniere, dopo la disfatta dell'8 settembre si unì ai partigiani jugoslavi e, rientrato come carabiniere al suo paese di stanza, Villadossola (NO), fu sicuramente testimone degli eventi della Repubblica dell’Ossola (uno dei più avanzati esperimenti di liberazione cui prese parte anche Terracini, le cui riforme furono d’ispirazione alla Costituzione Italiana) e della feroce repressione nazifascista tra il ‘43 e il ‘45. Alla fine della guerra lasciò l’arma per un lavoro in fabbrica.
Perri Carmine Antonio classe 1923, l’8 settembre si trovava in Albania come militare dell'esercito italiano ma aderì alle formazioni partigiane. Raccontiamo un episodio ricordato da suo figlio, il compagno Franco. Come molti altri militari italiani, rischiava di essere internato nei campi di lavoro in Germania. Nei giorni precedenti alla partenza dei convogli si era ferito accidentalmente con paio di forbici  e per questo, camminava con difficoltà, i nazisti non lo ritennero “idoneo” allo scopo di trasformare ex alleati in animali da lavoro e perciò non lo caricarono sui camion. Ha conservato gelosamente fino alla fine dei suoi giorni quelle forbici, ritenendo che gli abbiano salvato la vita!
Bianco Salvatore, classe 1921, anch'egli soldato in Albania: dopo l’8 settembre aderì alle formazioni partigiane di Tito in Jugoslavia. Ritornò a casa solo nel 1947! Il figlio Giuseppe racconta che, giunto a Sersale, attese ancora qualche tempo prima di  presentarsi dalla madre perché lo riteneva ormai morto, sorte che invece toccò ad altri due suoi fratelli. Nel frattempo i familiari cercarono di consolare la madre infondendogli progressivamente la speranza che lui sarebbe tornato, per alleviare l’inevitabile choc emotivo di rivederlo vivo dopo anni.
Monterosso Giuseppe, classe 1912, dopo lo sbandamento dell’esercito seguito all’armistizio del 1943, i militari italiani nei Balcani vengono disarmati e fatti prigionieri dagli ex alleati nazisti. Accadeva però che nei primissimi giorni dopo l'8 settembre l’Esercito Partigiano di Liberazione della Jugoslavia assaltasse i convogli tedeschi e liberasse, tra i prigionieri, anche soldati italiani, nemici e occupanti fino al giorno prima! Molti di questi ex militari italiani aderiscono perciò alle brigate partigiane di Tito, costituendo progressivamente brigate partigiane di italiani in Jugoslavia. Con la qualifica di Partigiano Combattente - i nipoti conservano i documenti che attestano la sua militanza dal 9 settembre ’43 al 1 luglio ’45 – Giuseppe torna a Sersale oltre la fine delle ostilità come molti impegnati sul fronte jugoslavo.
Errigo Giuseppe, classe 1902, risulta nato a Sersale e membro della 7° BRG SAP DE ANGELI, una delle Squadre di Azione Patriottica attiva a Torino. Le SAP erano squadre di partigiani che operavano sul campo, mentre i GAP erano orientati al reclutamento, informazione, propaganda politica. Entrambe le organizzazioni erano inquadrate nelle Brigate Garibaldi, i partigiani di orientamento comunista o legate al PCI.  Il riconoscimento del ruolo di Benemerito lascia presuppore un ruolo attivo e rilevante, con proprio rischio, come prescrive il Decreto Luogotenziale 518/1945, nella lotta di Liberazione.
Giuseppe Gianzanetti, classe 1905, nato a Sersale ma cittadino Selliese, ha più volte partecipato, prima della sua scomparsa nel 2015, ad iniziative dell’ANPI Catanzaro per ricordare la fallacia e falsità dell’ideale fascista, i drammi della guerra e della resistenza sul fronte greco-jugoslavo.
Fallo Antonio, probabilmente Falbo, classe 1924, nome di battaglia “Teresina”, membro della Div. B. Buozzi, formazione di origine socialista in Piemonte. La data di nascita e gli indirizzi di residenza a Torino lasciano pensare che si tratti di una persona diversa rispetto al nostro compaesano di Grugliasco, a conferma della nutrita presenza di meridionali sui luoghi della Resistenza, come militari o come emigrati. Una pubblicazione del Consiglio Regionale del Piemonte sul ruolo dei partigiani meridionali, conta almeno 6000 tra partigiani, caduti, mutilati, di origine meridionale: di questi 256 originari della provincia di Catanzaro, di cui 140 Partigiani combattenti, 91 benemeriti e 22 caduti. Perciò è possibile che anche altri nostri compaesani abbiano contribuito in qualunque modo alla Liberazione.
Argirò Albino, classe 1920, nato a Cerva ma residente a Sersale, nome di battaglia "Lieto", membro della 11° DIV GARIBALDI 177°BRG dal giugno 1944 a fine del conflitto, con la qualifica di Partigiano. Non abbiamo altri dettagli al momento.
Francesco Lupia, classe 1913, anche la sua scheda è nell’archivio dei partigiani che operarono in Piemonte, nome di battaglia “Franco”,  qualifica Patriota, membro della 5° Div. Monferrato. Il figlio racconta che operò nella zona di Tortona nella provincia di Alessandria.
Mancuso Giuseppe classe 1921, nome di battaglia “Tino”, nella sua scheda è indicato come residente in Via Mazzini, qualifica Partigiano, della 100° BRG GARIBALDI. Al momento non abbiamo ulteriori notizie.
Massa Lino, probabilmente Mazza, classe 1927, studente residente ad Alessandria ma nato a Sersale, membro della 2° DIV AUT BRG ROCCA ARAZZO insignito della qualifica di Patriota, "avendo collaborato alla lotta di Liberazione prestando notevole e costante aiuto alle formazioni partigiane" come recita il decreto luogotenziale che attribuisce le onorificenze. Non siamo riusciti a trovare molto altro, ma fa riflettere la sua giovanissima età (solo 17 anni): probabilmente figlio di emigrati, come tanti, o appena arruolato, seppe scegliere di stare dalla parte della libertà contro la barbarie.

Non sappiamo molto di quello che hanno vissuto questi uomini, le sofferenze, le paure, gli orrori. Probabilmente i loro figli conservano qualche ricordo raccontato o, probabilmente, molti hanno preferito tacere gli orrori della guerra civile e custodire la loro partecipazione con riservatezza, consapevoli delle immani tragedie fisiche e psicologiche che comporta qualsiasi guerra. Immaginiamo, dalle storie e resoconti di altri che hanno trovato la forza per raccontare, questi ragazzi sradicati due volte dalla loro esistenza: la prima come migranti/soldati, la seconda come combattenti in clandestinità, in privazione, fuori dal loro territorio, fra sconosciuti eppure fratelli nella stessa sorte. Possiamo solo immaginare la paura di non rivedere i genitori o le mogli, il loro paese. Ma anche la forza che questa speranza gli avrà dato nei momenti di pericolo, sotto al fuoco nemico, o in un'azione sul campo.
Di loro però abbiamo l’esempio dell’impegno quotidiano a tirar su.......................
famiglia con onestà educando i figli ai valori del rispetto, dell’impegno politico e civile prestato nei luoghi dove sono rimasti o a Sersale, quando sono rientrati.
Di loro dobbiamo mantenere il ricordo, ricercare le storie, i luoghi, le imprese. Perché loro hanno riabilitato il nome dell’Italia, insieme ad altre centinaia di migliaia di ragazzi caduti nella barbarie del fascismo e della guerra. E per il loro impegno e sacrificio che non possiamo permettere che ci si dimentichi del #25aprile, dobbiamo vigilare contro chiunque metta in discussione i valori fondanti della nostra comunità che sono e restano l’antifascismo, la Resistenza e la Costituzione.
Dedichiamo queste righe a tutti loro. Viva i Partigiani, viva il 25 aprile!
Insieme a loro: guerra alla guerra!
riceviamo e pubblichiamo
Rifondazione Comunista Sersale


A Simeri Crichi sono troppi i morti per tumore Gli abitanti della zona vogliono vederci chiaro.

 I Cittadini fortemente allarmati hanno dato l'incarico  all'avvocato Mellea di sporgere una denuncia. "Verificare se l’aumento di queste malattie mortali sia ascrivibile alla presenza della Centrale Termoelettrica"

Vogliono vederci chiaro i cittadini di Simeri Crichi sui sempre più frequenti casi di tumori che si stanno verificando nel loro amato paese.
Con sempre maggiore incidenza, infatti, la popolazione crichese registra, a detta di alcuni, un aumento considerevole di tumori a tal punto che qualcuno mormora che praticamente ogni ceppo familiare avrebbe una sua casistica tumorale.
Col passare del tempo gli interrogativi sono diventati sempre maggiori e più inquietanti.
E così alcuni abitanti del luogo hanno deciso di passare dalle parole ai fatti.
M.T, A.S e T.M hanno infatti incaricato l’avvocato Gennaro Pierino Mellea di sporgere una denuncia, già presentata nei giorni precedenti, per verificare se l’aumento di queste malattie mortali sia ascrivibile alla presenza della Centrale Termoelettrica Edison, il cui impatto sul territorio crichese alimenta sempre più sospetti.
Addirittura tra la comunità di pescatori del posto è stata anche segnalata la presenza di fauna ittica tropicale a causa di un aumento della temperatura delle acque.
L’avvocato Gennaro Pierino Mellea ha chiesto alla Procura della Repubblica di svolgere precise e specifiche indagini al fine di fugare ogni dubbio, andando anche oltre i dati Arpacal, di cui si chiede una revisione, per verificare la portata delle anomalie riscontrate.
E’ stato quindi chiesto, tra le altre cose, di verificare e quantificare la casistica dei casi di tumori prima e dopo il funzionamento della Centrale Edison, l’eventuale nesso di causalità tra le malattie riscontrate e le emissioni prodotte dall’Edison, le condizioni di salubrità delle acque marini nei pressi degli scarichi industriali dell’Edison e mutamento della fauna ittica sottostante e del relativo ecosistema; di verificare se sussistono gli estremi per l’esistenza del disastro ambientale.
L’avvocato Gennaro Pierino Mellea ha chiesto poi espressamente che ogni attività di consulenza tecnica sia affidata ad esperti provenienti da altre..............

venerdì 24 aprile 2020

Coronavirus con il lockdown un milione di nuovi poveri, la Calabria con il 14% risulta al secondo posto

 Da inizio lockdown sono saliti di oltre un milione i nuovi poveri che hanno bisogno di aiuto per portare a tavola il cibo necessario al sostentamento della famiglia.

È l'allarme lanciato da Coldiretti che sottolinea come la perdita di opportunità di lavoro, anche occasionale, a due mesi dalla chiusura del Paese per l'emergenza Covid-19, ha portato a un aumento del 40% delle richieste di aiuti alimentari gestiti con i fondi Fead e distribuiti da associazioni come la Caritas ed il Banco Alimentare, con picchi anche superiori in alcune zone del Paese.
Fra i nuovi poveri – sottolinea la Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro e non possono utilizzare lo smart working, piccoli commercianti o artigiani, persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuariePresso i centri di distribuzione dei pacchi alimentari e alle mense della solidarietà si presentano persone e famiglie che mai prima d'ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche e ai centralini arrivano decine di telefonate al giorno con richieste di aiuto perché padri e madri non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi per la prima volta in questo tipo di difficoltà.
Una fascia di nuovi indigenti che fa salire a 3,7 milioni il numero di persone che in Italia in questo momento ha bisogno di aiuto per mangiare. Le situazioni di difficoltà sono diffuse lungo tutta la Penisola ma le maggiori criticità – precisa la Coldiretti – si registrano nel Mezzogiorno con il 20% degli indigenti che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l'11% in Sicilia, ma situazione diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10%) e nella Lombardia (9%) dove più duramente ha colpito l'emergenza sanitaria, secondo gli ultimi dati Fead. Una emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra contro la quale – continua la Coldiretti – si è attivata la solidarietà per rafforzare gli interventi sul piano alimentare a chi si trova in difficoltà. In campo molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti e circa diecimila strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da quasi 200 istituzioni caritatevoli impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute che si occupa della distribuzione degli aiuti Fead erogati dall'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea).

Quasi 4 italiani su 10 (39%) hanno dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari, anche utilizzando le operazioni di aiuto messe in campo dagli agricoltori con la spesa sospesa, secondo l'indagine Coldiretti/Ixè.
Più di un terzo (36%) lo ha fatto con donazioni via web, il 17% ha usato il telefono, mentre 1 italiano su 4 (25%) si è preoccupato di fare la..........................

giovedì 23 aprile 2020

Assenteismo all' ASP di Catanzaro 57 indagati, 15 sospesi dalle funzioni timbravano il cartellino e andavo a giocare al videopoker, filmati oltre 2 mila infrazioni.

Quindici dirigenti, impiegati e dipendenti delle strutture amministrative dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro e dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” del capoluogo calabrese sospesi dalle aliera e un ex dirigente dell’Asp tutti ora in quiescenza - raggiunti da un sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, delle somme pari agli stipendi che si ritiene siano stati guadagnati illecitamente durante periodi di assenza indebita, e per un importo totale di circa 20 mila euro.

Torniamo anche oggi, purtroppo, a parlare di cosiddetti “furbetti del cartellino” con un’operazione scattata stamani e non a caso denominata “Cartellino Rosso” e che è stata diretta dalla Procura, in particolare dal Pm Domenico Assumma, con il coordinamento dell’aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore capo Nicola Gratteri.
Le investigazioni sono state condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e sono sfociate con l’emissione dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip Claudio Paris.
OLTRE 2MILA EPISODI ALLONTANAMENTO
Nel complesso i dipendenti pubblici considerati “assenteisti” e coinvolti nell’indagine sono 57 e a ciascuno di loro è stato ora notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari del pubblico ministero.
Le telecamere che sono state installate dai finanzieri negli uffici amministrativi dei due presidi sanitari avrebbero dunque permesso di riscontrare e minuziosamente le assenze dei lavoratori, verificate anche tramite dei controlli documentali e con dei servizi di pedinamento.
Secondo gli investigatori sarebbero oltre 2.100 gli episodi di assenteismo, di allontanamento ingiustificato dal luogo di lavoro e di falsa attestazione della presenza, per un totale di circa 1.800 ore di servizio non effettuate.
“Variegato e per certi versi fantasioso era il sistema illecito ideato per eludere gli obblighi di registrazione della presenza in servizio attraverso l’utilizzo dei cartellini marcatempo (il cosiddetto Badge)”, affermano gli stessi inquirenti, portando anche alcuni esempi.
AL VIDEOPOKER INVECE DI LAVORARE
Tra questi quelli degli indagati che si sarebbero allontanati dal loro ufficio senza alcuna ragione valida, spesso per fare la spesa, per esigenze personali o addirittura andare a giocare ai videopoker in un vicino esercizio commerciale.
In altri, invece, alcuni dei coinvolti, ed anche di rango dirigenziale, avrebbero consegnato il loro badge a dei colleghi o dipendenti compiacenti, affinché lo utilizzassero al posto loro per far rilevare falsamente la presenza dell’interessato.
Emblematico, su tutti, l’episodio in cui un dipendente, evidentemente intento a strisciare il cartellino per conto di altri colleghi assenti, sarebbe arrivato a coprirsi aprendo l’ombrello all’interno della struttura, per evitare così di essere ripreso da eventuali sistemi di videosorveglianza.
I reati contestati sono pertanto quelli di truffa ai danni di un ente pubblico e di fraudolenta attestazione della presenza in servizio che comporterebbe, tra l’altro, il licenziamento disciplinare e senza preavviso.
Condividendo la prospettiva dell’inquirente il giudice ha stigmatizzatoin modo particolare, le condotte di chi avrebbe dovuto impegnarsi per reprimere il fenomeno con la conseguenza di consentire che l'assenteismo diventi un “sistema collettivo, nel.........

mercoledì 22 aprile 2020

Simeri Crichi qualità dell’aria della centrale turbogas Edison l'Arpacal pubblica il report annuale

E’ online da questa mattina sul sito web dell’Arpacal, il Report 2019 della qualità dell’aria nel comprensorio interessato dalla presenza della centrale turbogas Edison di Simeri Crichi (CZ). Il documento – che analizza l’andamento dei principali inquinanti nonché di alcuni parametri fisici e meteorologici – è stato trasmesso questa mattina alla Edison e al Sindaco di Simeri Crichi, avv. Piero Mancuso, dal direttore del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal, dr. Francesco Nicolace. Le emissioni della centrale termoelettrica a ciclo combinato della Edison, della potenza complessiva di 860 MW (Mega Watt, ndr), sono misurate da due centraline di rilevamento della qualità dell’aria, di cui una dotata di sensori per il monitoraggio dei dati meteorologici, poste all’esterno dell’impianto, nelle località Apostolello e Pietropaolo, in zone che secondo lo studio di impatto ambientale allegato alla Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente potrebbero risultare interessate dalle ricadute derivanti dalla presenza della centrale sul territorio. Gli inquinanti misurati sono: NO2 (biossido di azoto), CO (monossido di carbonio), O3 (ozono), PM10 (particolato), PM2,5 (particolato), CH4/NMHC (composti metanici e non metanici). I parametri fisici e meteorologici misurati sono: Temperatura, Umidità relativa, Velocità del vento, Direzione del vento, Pressione atmosferica e Pioggia. La normativa nazionale di riferimento prevede per ciascun inquinante dei limiti imposti per garantire la salubrità dell’aria. Il Dipartimento provinciale Arpacal di Catanzaro con il suo Servizio tematico Aria, diretto dall’ing. Francesco Italiano, conclude il report affermando che “i dati monitorati dalle due..............

martedì 21 aprile 2020

Sellia dopo i buoni spesa già consegnati il comune dona derrate alimentari alle famiglie che pur avendo fatto domanda non hanno beneficiato dei buoni spesa.

Il primo cittadino di Sellia Davide Zicchinella con una nota stampa comunica che:

 Un cittadino su tre in Italia  è in difficoltà anche economiche: Sellia non sta oziando. Dopo la distribuzione dei buoni, anche le derrate alimentari per meno abbienti in collaborazione con il Banco delle opere di carita’.  ” Il Comune di Sellia e’ impegnato  per le famiglie in difficoltà. Abbiamo concluso la prima distribuzione di buonispesa alle famiglie con Isee inferiore a 5000 euro annui. Dei 5000 euro disponibili abbiamo distribuito buoni per 3000. Per assegnare i restanti 2000 faremo un nuovo bando regolato da apposito atto deliberativo che perfezioneremo nella Giunta del prossimo 22 aprile.  Intanto, come Comune, abbiamo chiesto e ottenuto gratuitamente una fornitura di pacchi alimentari da parte del Banco delle Opere di carità che servirà a rafforzare il sostegno alle famiglie in difficoltà.
Questi pacchi andranno prioritariamente a cui ha fatto domanda ma non è rientrato nella distribuzione dei buoni. Come specificato nella ordinanza sindacale.  Un modo per arrivare a tutti quelli, a partire dal reddito minore, e fino alla disponibili dei..............
beni alimentari (è arrivata tanta roba), che hanno chiesto e chiederanno aiuto. Per non #lasciareindietronessuno . ” La consegna dei generi di prima necessità avverrà tramite i volontari di Protezione civile: non è la prima volta che i cittadini di Sellia li vedono in paese.