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lunedì 7 dicembre 2020

Catanzaro il megaprogetto di riciclaggio da 30 milioni, l'imprenditore di Cropani con 250 milioni sul conto, l'antennista dalla faccia pulita da presentare in ogni occasione.

 Un investimento da ben 30 milioni di euro che vedrebbe tra i suoi soci personaggi legati alla potente cosca Grande Aracri di Cutro. La Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ha iniziato a riannodare i fili dell’ingarbugliata matassa anche grazie agli esperti dell’Unità informazione finanziaria di Banca d’Italia.



Al centro della scena ci sono un imprenditore, titolare di una società di costruzioni di Lamezia Terme, e un avvocato del Nord Italia con precedenti per reati finanziari e una specializzazione nella conversione di monete fuori conio in euro. I destini dei due uomini si incrociano proprio su quel terreno sotto i tre colli di Catanzaro. L’imprenditore calabrese era già finito menzionato nelle due inchieste delle Dda di Catanzaro e Bologna, Kyterion ed Aemilia, che hanno svelato l’enorme capacità del Clan Grande Aracri di infiltrarsi nella vita economica, sociale e politica di mezza Italia e non solo. Proprio la ditta lametina infatti avrebbe dovuto realizzare un complesso immobiliare di ben 1182 alloggi in Algeria che secondo gli inquirenti aveva alle spalle proprio la cosca cutrese. Per partecipare a quella operazione immobiliare era richiesta una fideiussione bancaria di ben 5 milioni di euro. A garanzia del progetto venne posto il conto corrente di un imprenditore di Cropani poi divenuto broker internazionale. Sul suo conto c’erano, almeno in apparenza, 250 milioni di euro. Sarà proprio il rampante 54enne di Cropani a raccontare agli inquirenti, dopo aver deciso di collaborare con la giustizia, la sua arte nel creare “blocchi fondi” e documenti bancari falsi.

Alle 10.30 Domenico Grande Aracri contatta Domenico Scozzafava per chiedergli conferma dell’incontro con l’assessore Domenico Tallini (all’epoca dei fatti assessore al Personale ndr). E l’antennista si attiva immediatamente, contatta l’assessore alle 20.37: «Ascolta, per dopodomani con quelle persone. Alle dieci che loro sono qui a Catanzaro» conferma e Tallini risponde: «Ma vengono a posta qua a Catanzaro?» e Scozzafava assicura: «No, devono fare altre cose. Lo sai anche perché li faccio venire prima, perché là cominciano a dire che si muovono, hai capito? Per le elezioni, per non bloccarli». Tallini non obietta ma replica con un accondiscendente: «È giusto».

E del sostegno elettorale garantito ad uno o all’altro candidato alle regionali ne parla ancora Domenico Scozzafava al cugino Giuseppe De Santis residente a Sellia Marina (non indagato nell’inchiesta). Era il 19 novembre del 2014 quando l’antennista intercettato spiegava: «Domani vado a Cutro che devo fare un lavoro» e il cugino domanda: «Un lavoro?». Scozzafava entra così nei particolari: «E per i voti pure. Un poco di voti gliel’ho trovati là pure»; il cugino replica: «Ma a chi state portando?» e Scozzafava con naturalezza: «Eh, e non lo sai a chi porto?». Giuseppe De Santis ipotizza: «A Sergio» e l’antennista replica: «No a Mimmo e ma, infatti, io questo ti volevo chiedere. Ma facciamo una figura, pure che poi non sono effettivi segnami dieci o quindici nomi di Sellia. Pure che dopo sono tre o quattro tanto prendere, li prende i voti».

E Giuseppe De Santis garantisce: «Te li raccolgo non ti ...........

sabato 5 dicembre 2020

Catanzaro anche vino e morzello in cambio di voti. Il comune rischia lo scioglimento per mafia ma il sindaco dice che è tutto a posto. L'operazione Farmabusiness fa tremare comune e provincia.

 “Non c’è nulla da commentare. L’interrogazione (della senatrice Bianca Laura Granato al ministro Lamorgese, ndr) è un atto parlamentare superfluo”. Così Sergio Abramo, a margine del Consiglio provinciale che ha appena finito di presiedere, su quanto proviene da Palazzo Madama, dove la senatrice catanzarese Cinque Stelle vuole conoscere dal ministro degli Interni “se non reputi opportuno, nell’ambito delle proprie competenze, sollecitare le autorità amministrative competenti a verificare l’emersione degli elementi di cui all’articolo 143, comma 1, del Tuel, relativi ai collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare, nel comune di Catanzaro”.




Le scottanti intercettazioni dell'operazione farmabusiness

«Come siamo andati?». «Alla grande… Alla grande… Alla grande… L’abbiamo asfaltati… Eravamo i primi Robe’… Quattrocento…». Robe’ è Roberto Corapi, presunto factotum di Gennaro Mellea, ritenuto dagli inquirenti il capo del gruppo mafioso tentacolo dei Grandi Aracri di Cutro che s’era presa mezza Catanzaro. L’interlocutore estasiato per il risultato elettorale è invece Andrea Amendola, già consigliere comunale.



È il 22 gennaio 2013, nel capoluogo di regione si torna alle urne per le suppletive negli otto seggi i cui risultati, alla tornata del 6 e 7 maggio 2012, erano stati annullati dal Tar per irregolarità. Corapi chiama Amendola, usando il plurale maiestatico. Il politico fa il punto: «Sì, primo. Primo… 418 voti». Corapi: «Dai, hai recuperato là… No?». «Sì… Sì… Sì... Li abbiamo trovati… Abbiamo trovato tutti i voti…». Il dialogo è agli atti del procedimento Farmabusiness e viene acquisito nel contesto dell’indagine Terremoto per corroborare il compendio indiziario che porterà all’arresto – tra gli altri – dell’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini. Corapi, per il suo legame criminale con il capo dei Gaglianesi Gennaro “Pierino” Mellea, è stato già condannato nell’ambito del procedimento Kyterion (7 anni in appello, in riforma della sentenza di primo grado che gliene aveva inflitti 9, mentre ora attende la Cassazione). Amendola, invece, non è indagato in alcuna delle indagini citate. Lo stesso, d’altronde, aveva un rapporto confidenziale con nuovi gangster, come dimostrano le intercettazioni della Direzione distrettuale antimafia adesso al vaglio, tra l’altro, anche dell’Ufficio territoriale del governo di Catanzaro. C’è un altro contatto significativo tra i due, Amendola e Corapi, il giorno delle suppletive. Corapi: «Io stasera sono… Da quel nostro amico in comune (che gli inquirenti identificano proprio in Pierino Mellea)… che faccio un po’ di morzello di baccalà… E c’è pure un po’ di carne alla brace… Se vuoi passare dopo le otto…». E Amendola: «Perfetto, perfetto… Mi faccio una capatina…».


Proseguono i lavori delle "Vasche di Magisano" lavori imponenti e “spettacolari” La Condotta porta l'acqua a Catanzaro e anche a numerosi comuni.



 L’obiettivo è concludere la messa in sicurezza delle vasche di Magisano nel più breve tempo possibile, probabilmente entro la fine dell’estate. Sono lavori imponenti e “spettacolari” quelli che Sorical sta eseguendo per garantire la tenuta delle vasche di demodulazione di Magisano, messe a rischio dagli eventi atmosferici del novembre 2013 e, ancora, del gennaio 2017. La violenza di quei fenomeni che portarono a un consistente ingrossamento del fiume Alli, lungo il cui letto si trova la condotta che porta l’acqua al capoluogo di regione e anche a numerosi comuni della fascia jonica, che finì per creare pesanti danni alle opere di difesa spondali, causando anche interruzioni del servizio. Ora l’obiettivo è creare una condotta capace di resistere a futuri fenomeni atmosferici e alle relative conseguenze dal punto di vista idrogeologica, ma è necessario farlo entro una tempistica che non vada troppo per le lunghe, anche in considerazione dell’imminente arrivo dell’inverno. Il cronoprogramma prevedeva una conclusione a inizio 2020, ma nonostante l’approvazione rapida di progetti realizzati da Sorical e appalto, l’arrivo dei relativi fondi ha un po’ rallentato l’avvio dei ......

lavori che ora stanno procedendo a tamburo battente.

venerdì 4 dicembre 2020

Sellia Marina ignobile gesto durante la notte rubate le derrate alimentari furgone ritrovato accidentato nei pressi della motorizzazione civile

 


Avevano preso di tutto, derrate alimentari ma anche dolciumi. Un colpo presumibilmente portato a termine la notte scorsa in uno dei punti vendita Crai, quello di Sellia Marina. Ma qualcosa è andato storto. Durante il tentativo di fuga infatti il conducente del furgone ha fatto una manovra sospetta nella zona di via Busento. Manovra che non è sfuggita ad una pattuglia della Sicurtransport che ha immediatamente allertato la sala operativa della Questura di Catanzaro.L’equipaggio della squadra Volante ha seguito le indicazioni e ha ritrovato il furgone carico di roba ed incidentato nei pressi della motorizzazione civile. Intanto i carabinieri della compagnia di Sellia Marina, allertati , hanno proceduto per rilevare il furto al supermercato. Si indaga per sapere se ci.......

Catanzaro il quartiere Campagnella collegato con i paradisi fiscali delle Seychelles, progetto immobiliare da 30 milioni di euro coinvolta anche un broker di Cropani ."Farmabusiness" Inchiesta piena di sorprese al vaglio della Dda

 

l’investimento sospetto su Catanzaro l'inchiesta Farmabusiness si arricchisce di nuovi particolariUn progetto immobiliare da 30 milioni di euro finisce tra le carte al vaglio della Procura. Coinvolti un’azienda lametina e un broker di Cropani



Un sottile filo rosso collega il quartiere Campagnella con i paradisi fiscali delle Seychelles. Ha quasi dell’incredibile la vicenda che emerge dalla carte dell’operazione Farmabusiness. Un complesso sistema di scatole cinesi, società off shore e broker internazionali con al centro un progetto immobiliare che sarebbe dovuto sorgere proprio nel quartiere della periferia di Catanzaro. Un investimento da ben 30 milioni di euro che vedrebbe tra i suoi soci personaggi legati alla potente cosca Grande Aracri di Cutro. La Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ha iniziato a riannodare i fili dell’ingarbugliata matassa anche grazie agli esperti dell’Unità informazione finanziaria di Banca d’Italia. Al centro della scena ci sono un imprenditore, titolare di una società di costruzioni di Lamezia Terme, e un avvocato del Nord Italia con precedenti per reati finanziari e una specializzazione nella conversione di monete fuori conio in euro. I destini dei due uomini si incrociano proprio su quel terreno sotto i tre colli di Catanzaro.

  La Dda di Catanzaro guidata magistralmente dal procuratore Gratteri  ha scoperchiato l’ennesimo assetto criminale della cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri che sicuramente riserverà ancora tante sorprese di questa importantissima inchiesta che ha visto nell'on. Tallini una figura primaria di interscambio di favori con la cosca crotonese. Obiettivo, fra i tanti, di esportare illegalmente farmaci oncologici «per rivenderli all’estero con profitti spropositati» e quindi lucrando sulla salute dei cittadini, prende posizione netta di sdegno e condanna contro tali reati commessi non solo contro il Servizio Sanitario Nazionale ma anche .............

contro la salute delle persone e delle famiglie che lottano ogni giorno contro il cancro.

giovedì 3 dicembre 2020

Emergono particolari sull'arresto di Tallini "Ho fatto carovane» per portare i cittadini del quartiere Siano e di Sellia Marina alle urne". L'amico antennista rassicura il deputato di Forza Italia

 La sera prima delle elezioni regionali del 2014 Domenico Tallini tenne un incontro nel quartiere Pontepiccolo con l'antennista e «un gruppo di amici». L’ennesima dimostrazione, secondo gli inquirenti, della vicinanza tra il politico catanzarese e l’antennista 39enne ritenuto contiguo al clan Grande Aracri di Cutro. Un rapporto che è costato l’accusa di voto di scambio e gli arresti domiciliari per Tallini indagato nell’ambito dell’inchiesta Farmabusiness condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Catanzaro. Lo stesso giorno delle elezioni Scozzafava rassicura l’esponente di Forza Italia di aver fatto «carovane» per portare i cittadini del quartiere Siano e di Sellia Marina alle urne. Un impegno costante quello dell’imprenditore catanzarese che non avrebbe mancato di chiedere qualcosa in cambio. Nei 21 faldoni che compongono l’inchiesta sono centinaia i contatti tra i due.





Le accuse mosse a vario titolo sono di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.

La cosca, come emerge dagli atti, ha potuto contare anche sul supporto dell'attuale presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, finito ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa.

Con lui altre 18 persone, considerate affiliate o vicine al clan del crotonese. Secondo gli inquirenti i Grande Aracri avrebbero usato una distribuzione all'ingrosso di medicinali in una rete di 23 punti vendita fra Calabria, Puglia ed Emilia Romagna, per riciclare denaro sporco.

IL PROGETTO DEI GRANDE ARACRI

Il progetto era semplice: gestire la distribuzione dei farmaci in tutta la provincia di Catanzaro tramite un consorzio. Un progetto che, essendo in fase embrionale, necessitava di piccole “spinte” per le autorizzazioni amministrative.

Quando il 7 giugno del 2014, i membri dello stato maggiore del clan riuniti nella tavernetta di pertinenza della casa del loro capo, Nicolino Grande Aracri, a Cutro, parlano senza problemi del progetto non sanno di essere ascoltati da microspie.

È in questa circostanza che il nome del presidente del consiglio regionale, allora assessore, Domenico Tallini viene fuori. E, come emerso dalle intercettazioni, sarebbe stato proprio il politico a trovare quattro farmacie disponibili ad approvvigionarsi dei farmaci occorrenti dal costituendo consorzio. Con questo sistema il clan aveva stimato di poter incassare centinaia di milioni di euro all’anno. Il tutto grazie al coinvolgimento di professionisti che avevano il compito di valutare con accuratezza gli assetti economici e finanziari e, soprattutto, di ottenere le necessarie autorizzazioni da parte della Regione. Perché, come captato in una conversazione, la necessità era quella di “fare una cosa il più pulita possibile”.

Sempre nello stesso summit uno degli indagati, Leonardo Villirillo, ha parlato dell’interessamento dell’assessore che avrebbe avuto il compito di accelerare l’iter burocratico e “risolvere eventuali altre problematiche”.

IL RUOLO DI TALLINI

Domenico Tallini, come scritto negli atti, pur “non facendone organicamente parte”, avrebbe partecipato in concorso “all’associazione di ‘ndrangheta dei Grande Aracri di Cutro”. Per questo motivo Tallini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso, è finito ai domiciliari. Nelle carte si evince come il politico non solo sarebbe intervenuto per accelerare l’iter burocratico per il rilascio delle autorizzazioni per la creazione del Consorzio Farma Italia” e della società “Farmaeko (entrambi utili per distribuire i medicinali da banco sul territorio nazionale), ma avrebbe addirittura caldeggiato “la nomina del responsabile del relativo ambito amministrativo regionale” e avrebbe aiutato il clan “a indurre i soggetti preposti a rilasciare la necessaria documentazione amministrativa e certificazione”.

Per la Dda, il presidente del consiglio, pur essendo a conoscenza dell’utilizzo di capitali illeciti “provenienti dal delitto associativo di stampo ‘ndranghetistico”, e pur sapendo dì dare un grosso contributo all'associazione criminale, sarebbe stato “lunsingato” dal numero di voti del bacino del clan.

Inoltre avrebbe concorso “nei progetti commerciali inerenti la distribuzione dei farmaci” e avrebbe poi imposto “nella struttura societaria della Farmaeko l’assunzione e l’ingresso, quale consigliere, del figlio Giuseppe”, che avrebbe potuto fornire le “sue competenze e le sue conoscenze anche nel procacciamento di farmacie da consorziare. Per gli inquirenti Tallini avrebbe rafforzato il sodalizio e incrementato “la percezione della sua ................