Presso la foce dei fiumi Marvotrinchison (l’attuale Simeri) ed Aroca (l’odierno Crocchio), esisteva una città molto popolata, detta Trischene (dal greco “Treis Schenè”), perché composta dall’unione di tre centri abitati, in cui si trovavano tre chiese principali. La città si era ingrandita per una continua aggregazione di genti latine e greche. Fra questi ultimi, vi erano anche monaci itineranti giunti in Calabria, nel 726 d.C., in seguito all’occupazione araba della Palestina ed alla furia delle persecuzioni iconoclaste, volute da Leone III l’Isaurico, che aveva decretato la distruzione delle immagini sacre per purificare la fede da tentazioni idolatriche. Trischene divenne, ben presto, una ricca e fiorente città, favorita dalla posizione propizia sia ai traffici marittimi che terrestri. Questo grosso borgo, poi sede vescovile, fu distrutto dai Saraceni durante le loro incursioni lungo le coste calabre ed i suoi abitanti, esposti al pericolo della violenza e della deportazione, fuggirono verso le zone montuose e collinose in cerca di sicurezza.
Qui, in luoghi fortificati e sicuri, lontani dal mare, vennero edificati dei nuovi centri. Fu allora che i superstiti della distrutta Trischene si separarono. I latini, guidati da Julo Catimero, si stabilirono in direzione sud-est, sul monte Sellion, dove fondarono Asilia. I greci, invece, si divisero: alcuni gruppi si fermarono nella media valle del Simeri, edificandovi un castello, che aveva una funzione d’avamposto, in quanto sbarrava la via verso i monti; altri, al contrario, andarono oltre, verso i boschi di Peseca dove, tra le montagne, costruirono una fortezza chiamata Taverna.
in prossimità del fiume Uria, durante i lavori di realizzazione di un metanodotto, sono emersi dal terreno reperti di straordinario interesse scientifico, tanto da indurre la stessa direttrice degli scavi ad affermare: ”L’area comincia a dare importanti indicazioni. La zona più antica è quella posta a sud con la fornace a pianta circolare, le anfore sono di tipo dress 1 risalenti all’inizio del I secolo a.C..Abbiamo ritrovato vetri e materiale di notevole pregio, una sorta di manto stradale del II secolo d.C: alcune tombe sono state deturpate dall’esecuzione dei lavori della Snam, i corredi funebri sono relativi a tombe multiple, una tomba singola è stata realizzata sulla nuda terra e conteneva uno scheletro interamente conservato. Il percorso storico-archeologico, il numero dei reperti ci convincono che si tratti di vere e proprie necropoli del periodo latino. S’intravede già uno strato greco, ovviamente più in profondità. I due ambienti intonacati inducono a pensare a una cisterna di epoca tardo-romana. Abbiamo rinvenuto due monete di bronzo il cui conio risale al III secolo a.C: sul dritto è riprodotto Zeus laureato e sul rovescio un’aquila. Siamo, insomma, in presenza di tre zone di epoca diversa ma di sicura continuità di vita tra un periodo e l’altro. L’area comincia a dare importanti indicazioni: forse ci troviamo di fronte ai resti dell’antica TRISCHENE.” Durante la visita agli scavi, organizzata dal “Gal della Valle del Crocchio”, abbiamo notato l’abbondanza degli scarti ceramici del periodo romano, diligentemente raccolti dai volontari francesi e spagnoli del campo estivo, mentre accanto alle fornaci sono evidenti i resti di lavorazione di terrecotte (vasi e tazze utilizzati forse con funzione di drenaggio, ove non fossero rifiuti di un kerameikos o quartiere dei vasai). E’ stato confermato, altresì, che alcuni saggi stratigrafici hanno rilevato la sequenza della frequentazione del sito dal periodo greco al tardo medioevo.
notizie molto dettagliate,ed io che pensavo fosse solo una leggenda .ciao buon lavoro-Maria (mi)
RispondiEliminaE'LA PRIMA VOLTA CHE VISITO QUESTO BLOG SPERO CHE OLTRE AD ESSERE SEMPRE AGGIORNATO POSSA ANCHE AIUTARCI A NOI CHE VIVIAMO A MANTENERE VIVO IL LEGAME CON IL NOSTRO BORGO ..SALUTAMI SELLIA
RispondiEliminaGIUSEPPE M.