L'IMPORTANZA DI RICORDARE IL 25 APRILE. CLICCA SULLA FOTO

lunedì 16 novembre 2009

SELLIA VERSO LA FINE DEL 1800

L’unità d’Italia evidenziò lo stato di arretratezza della regione, priva di strade, porti e ferrovie, flagellata dalla malaria e dall’analfabetismo, ricca di braccia che emigravano verso le Americhe ed il nord industrializzato ed europeo. Sellia visse le stesse problematiche, che interessarono il resto della regione. Le delusioni e le tensioni alimentarono, inoltre, la nascita del brigantaggio postunitario, che si sviluppò nella Sila e nei comuni circostanti del Catanzarese e del Cosentino, organizzando una serie di rivolte a carattere politico-sociale con risvolti di ferocia come testimoniano le numerose sentenze della Gran Corte Criminale di Catanzaro. Anche Sellia subì la violenza e le prepotenze di nuove bande di briganti. Una delle bande che suscitò nel governo e nell’opinione pubblica le più vive apprensioni fu quella organizzata da Pasquale Gallella, che, nel 1861, portò terrore e morte nei Comuni di Taverna, Fossato, Sorbo, Vincolise, Simeri e Soveria. Alla Marina di Sellia i banditi assalirono l’ufficio telegrafico e maltrattarono l’impiegato, costringendo una donna, Lucrezia Placida, a seguirli verso la Sila
. Il brigantaggio, che per così tanto tempo aveva funestato la Calabria, verrà duramente e definitivamente represso nel 1874. Scomparso il brigantaggio, rimanevano, però, i problemi come quelli del gravame fiscale e della miseria contadina. Sellia arrivò all’unità d’Italia con la fisionomia di sempre. Prevaleva l’attività agricola; si coltivava il frumento, la segale, il miglio, l’orzo e l’avena. Diffusa era, soprattutto, la coltivazione del grano: si usava, infatti, produrre il cosiddetto ‘misto’, costituito da un miscuglio di grano duro e tenero. Notevole era anche la produzione di legumi ed ortaggi. Molto importante per l’economia familiare era la coltivazione delle piante tessili: il lino, il cotone, lavorati con i telai domestici. Cospicuo era, inoltre, l’allevamento del bestiame. Nell’abitato vi erano alcuni frantoi, le cui attrezzature furono migliorate con una più alta resa ed una migliore qualità dell’olio. Lungo il fiume Alli, accanto al mulino a macina di pietra, si estendevano le coltivazioni del grano, del riso e del cotone. Fitti canneti e piante palustri erano, invece, utilizzati per la manifattura di cesti, crivelli, panieri e per impagliare le sedie. I terreni erano alberati sia di ulivi che di gelsi. Infatti, molto fiorente era l’allevamento del baco da seta a livello domestico, devoluto alle donne. La seta, estratta dai bozzoli ottenuti dopo lunghe cure, veniva o venduta ai maestri setaioli o tessuta. Questa attività rappresentava un’entrata aggiuntiva delle famiglie contadine, impegnate sia nella trattura, sia nella tessitura, che avveniva con telai domestici e, in alcuni luoghi, in piccoli opifici. (Sellia con Simeri e Crichi ed i paesi circostanti erano rinomati per la trattura della seta a grande aspo, nota in commercio sotto il nome di ‘seta di Taverna’.). Negli anni che seguirono l’Unità d’Italia, l’abitato di Sellia rimase pressoché simile al passato: esso era costituito da costruzioni assai modeste, fatte, per lo più, con pietrame a secco intonacato accuratamente con l’argilla. L’uso della calce, che si produceva cuocendo in apposite fornaci i bianchi ciottoli raccolti nel greto del fiume, era raro ed era riservato alle case dei benestanti. In uno, o al massimo, in due vani si ammassava la famiglia, convivendo, spesso, con gli animali domestici. La lucerna e i lumi a petrolio rappresentavano l’unica fonte di illuminazione. Non esistevano fogne. L’approvvigionamento idrico era costituito da qualche pozzo o da qualche cisterna, ma essenzialmente da sorgenti ubicate presso l’abitato, a cui si recavano ad attingere le donne, recando sul capo, in prodigioso equilibrio, una capace ‘lancella’ e, sotto braccio, la ‘vozza’ porosa. Gli uomini riempivano i barili che trasportava il fido asinello. A Sellia si attingeva alle fonti di Comità’, ‘Vutticella’ ed ‘Acqua Nova’. Le strade all’interno del borgo erano solo in parte acciottolate mentre le strade di comunicazione erano dei sentieri non sempre praticabili. Nel 1874 il governo nazionale affrontò il problema della viabilità locale e fu, quindi, progettata la costruzione della strada da Crichi a Sellia, in località Croce. Un problema del tutto particolare fu quello relativo ai cimiteri. Nel 1875 il Ministero dell’Interno, invitò le amministrazioni locali a cessare l’antico uso di seppellire i morti nelle chiese e di costruire i cimiteri. Fino ad allora pure a Sellia i defunti venivano sotterrati all’interno della chiesa Matrice. La mancanza di lavoro, la pressione fiscale e le ristrettezze economiche in cui versava la popolazione calabrese favorirono la grande emigrazione transoceanica di fine Ottocento e del primo Novecento. Iniziò, così, un consistente flusso migratorio verso le Americhe. Stati Uniti, Canada e Argentina furono anche le mete preferite di molti Selliesi che affrontarono mille sacrifici per un avvenire migliore. L’inizio del nuovo secolo non portò sostanziali mutamenti. Ad aggravare la situazione generale si ebbero i terremoti del 1905 e del 1908. Non siamo, però, in grado di dire se l’abitato di Sellia subì dei danni durante il verificarsi di queste calamità naturali.

Nessun commento:

Posta un commento

SELLIARACCONTA ®©2009 Tutti i commenti sono moderati in automatico