lunedì 16 novembre 2009

SELLIA ALL'INIZIO DEL 1800

( Nella foto stampa di inizio dell'800 di Catanzaro zona nord )

Con la scesa delle truppe francesi in Italia, nel 1799, il regno di Napoli fu sottratto ai Borboni e venne proclamata la Repubblica Partenopea. In Calabria si crearono due opposte reazioni: i conservatori che si mantennero fedeli ai Borboni e coloro che, invece, auspicavano un cambiamento della forma di governo. Taverna e Catanzaro promossero l’adesione alla Repubblica Partenopea. Sellia, invece, si mostrò fedele ai Borboni e prese parte attiva ai rivolgimenti politici, durante la rivolta contro le truppe francesi. Proprio qui venne, infatti, istituito un corpo di armati per iniziativa di Nicola Rocca e Francesco Finelli, che impedirono ai giacobini catanzaresi di entrare nel paese. Il borgo ebbe, dunque, un momento di notorietà al passaggio delle truppe del Cardinale Ruffo, fervente borbonico e vicario generale del regno di Napoli, che era stato incaricato di restaurare la monarchia borbonica e di ristabilire l’ordine nel paese
. Uomini di ogni condizione sociale, fedeli alla dinastia borbonica, seguirono il Cardinale Ruffo fino alla presa di Napoli, seminando ovunque morte e distruzione. Anche il Rocca ed il Finelli si arruolarono al seguito del Cardinale Ruffo e furono premiati per la loro condotta militare. Il Rocca fu nominato primo tenente, mentre il Finelli ottenne il grado di cadetto nel Reggimento Reale Calabria. Quando, dopo la conquista di Napoli, i Borboni tornarono a governare nel Regno, regnava in Calabria una situazione di semi-anarchia e di profonda agitazione. L’estrema miseria, che dominava in particolare la vita nelle campagne, l’esosità fiscale ed il disordine amministrativo in cui versava la regione, favorirono il dilagare del brigantaggio, fenomeno sviluppatosi nell’Italia Meridionale durante il 1800, che insanguinò le nostre contrade, portando lutti e terrore nell’intero Sud della penisola. Vere e proprie bande armate, saccheggiarono i Casali ed i centri abitati fino a scontrarsi con le truppe regolari. Nelle campagne calabresi agivano, infatti, bande di briganti, che si resero colpevoli di ogni tipo di atrocità e barbarie. Nel 1809 la banda del brigante Bartolo operava nella fascia presilana e tutti i paesi vivevano sotto l’incubo del suo arrivo: innumerevoli furono gli episodi di eccessi, di rovine e di morte. A Crichi misero a ferro e a fuoco il villaggio, uccidendo vecchi, donne e bambini. Anche Sellia si rese protagonista di questa triste pagina storica. Qui si distinse tra gli altri, per crudeltà ed efferatezza, il famoso brigante detto "Macellajo". A tale proposito va ricordato un aneddoto. Si racconta che, un giovane prete di Sellia, dopo aver celebrato messa in Catanzaro, fu assalito, sulla via del ritorno, dai briganti capeggiati da Turino di Taverna, che volle distinguersi inventando un genere di morte fino ad allora sconosciuta. "Fece tagliare al povero prete le dita con cui aveva consacrato, poi, gli fece scorticare l’occipite ed, infine, postolo come bersaglio, lo uccise a colpi di pietre. Universalmente noto persino ai viaggiatori stranieri, ai quali i briganti apparivano spesso come un elemento folcloristico dell'Italia centro-meridionale, tale fenomeno colpiva, però, negativamente il comune sentimento morale di buona parte della popolazione locale, che condannava apertamente la ferocia dei furti, degli assassinii, dei rapimenti di persone a scopo di estorsione, nonché dei saccheggi indiscriminati messi in atto dalle varie bande nascoste nei boschi o sulle zone montane spesso impervie ed inaccessibili. Nel febbraio del 1806, un’armata francese, al comando del generale Massena, invase per la seconda volta il Regno di Napoli. Cominciò, quindi, il decennio francese, che vide il Regno di Napoli prima sotto la guida di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat. Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, fu nominato re di Napoli dallo stesso fratello. Il suo breve regno, durato fino al 1808, fu caratterizzato da provvedimenti volti a dare nuove strutture civili e sicurezza interna al Regno. Un notevole cambiamento fu rappresentato dalla nuova divisione amministrativa del territorio. Nella nuova ripartizione amministrativa del Regno, la Calabria continuava ad essere divisa in due provincie: Citeriore (era cosi detta la parte Settentrionale della regione) ed Ulteriore (come era chiamata la parte meridionale a sud di Catanzaro).
Entrambe le provincie furono, a loro volta, suddivise in distretti e governi (detti poi circondari). Inizialmente Sellia fece parte, con Simeri e Crichi, della provincia di Monteleone (l’attuale Vibo Valentia) nel distretto di Catanzaro. Quando, successivamente, Catanzaro fu elevata a rango di provincia, Sellia, assieme a Simeri, entrò a far parte del Circondario di Soveria. Il 1806 segnò anche la fine del feudalesimo. Le leggi napoleoniche eliminarono, infatti, gli antichi privilegi feudali in tutti i territori occupati. I baroni furono, quindi, spogliati da ogni diritto a prestazioni personali, a contribuzioni dirette ed indirette che avevano fino ad allora preteso; fu concesso loro di conservare solo i titoli nobiliari ed i patrimoni terrieri. L’attuazione delle leggi eversive della feudalità liberò, così, le masse contadine dalle prestazioni personali e dalle varie tasse feudali. Le terre demaniali vennero espropriate e quotizzate, cioè, ridotte a "quote" e divise tra i soli cittadini nullatenenti o piccoli proprietari. Nacque allora a Sellia, come a Simeri e a Crichi, la piccola proprietà contadina, cioè le "lenze" e le "vigne". Nel 1806, promulgata la legge per l’abolizione del feudo, anche Sellia si emancipò dalla dipendenza dei baroni. Fu allora che si verificò la cospirazione contro i Perrone, tristemente detta la "strage di Sellia". Nottetempo alcuni sicari appiccarono il fuoco attorno alla casa annessa al castello, dove risiedeva la famiglia Perrone, in modo che nessuno dei componenti della famiglia si salvasse. I sicari penetrarono, poi, nell’abitazione ed uccisero a pugnalate i coniugi Perrone, la figlia Isabella ed il figlio Francesco Antonio. L’unico sopravvissuto alla strage fu Nicola, un altro figlio dei Perrone, miracolosamente salvato dalla domestica di fiducia della famiglia. Il bimbo fu tenuto nascosto in Sila per circa 20 anni. Divenuto adulto, il giovane, aiutato dal liberale Assanti, riscattò parte dei suoi legittimi averi. Con l’ordinamento civile introdotto dai francesi, nel 1811, Sellia venne riconosciuta Comune nel Circondario di Soveria. Il primo registro comunale di Sellia di atti vari risale, però, al 1809 quando il paese faceva ancora parte della provincia di Monteleone. La dominazione francese in Italia si concluse nel 1815 con la fucilazione di Murat a Pizzo Calabro e la restaurazione della dinastia borbonica sul trono di Napoli con Ferdinando IV. Nacque, così, il Regno delle due Sicilie costituito dalla fusione dei due regni di Napoli e di Sicilia, governati da Ferdinando IV di Borbone, che assunse il nome di Ferdinando I. In questi anni andarono formandosi i primi focolai carbonari ma, per la condizione di miseria della gente del luogo, il Risorgimento Italiano restò estraneo alle grandi masse, interessando solo l’élite del censo e della cultura. Ciò nonostante, Sellia non rimase estranea alle idee che si agitavano in tutta Italia. Il paese svolse, infatti, il suo ruolo nelle vicende risorgimentali italiane. Durante i moti liberali di Napoli e della Sicilia del 1820 furono molti i carbonari calabresi che si unirono alle truppe di Guglielmo Pepe, chiedendo a gran voce la promulgazione della Costituzione. Fra i tanti vi era anche Domenico Pontieri di Sellia . Nel marzo del 1832, uno dei ricorrenti terremoti colpì vaste zone della Calabria. Simeri, Soveria, Zagarise, Cropani e Sersale subirono diversi danni. Furono gli abitanti di Sellia, che chiesero con supplica a S.M. D.C. la sede del Regio Giudicato che era a Soveria.
L’intendente De Liguoro disattese la domanda, giudicando severamente chi voleva approfittare delle disgrazie altrui. Questi, però, pressato dal Ministro, a cui si erano rivolti i Selliesi, dette seguito alle procedure. Intanto avanzava analoga richiesta il Comune di Zagarise . Nel mese di giugno del 1832, nel Comune di Zagarise si riunì, quindi, il Decurionato (era detto così l’ufficio dei membri dell’amministrazione comunale) del Comune medesimo per discutere al riguardo ed esaminare le richieste dei Comuni di Sellia e Zagarise.. Viene qui di seguito riportata la richiesta del Comune di Sellia: "Il Comune di Sellia ha domandato di esser dichiarato capoluogo di Circondario in vece di Soveria e ciò per i seguenti motivi: siccome il comune capoluogo trovasi danneggiato a causa del terribile flagello del tremuoto dell’otto marzo, così è difficile di rifazione. Inoltre, il detto comune di Soveria non è centrale e all’incontro Sellia non dista dai comuni limitrofi quattro miglia da Simeri, da Zagarise cinque, sei da Soveria e non sono interrotti da alcun fiume e che la popolazione delli due Comuni di Simeri e Sellia ascendono a tremila e più abitanti, due terze parti del rimanente circondario. Si aggiunge per di più, che nel detto Comune di Sellia si trovano delle persone commode con clero di otto cappellani, un aere salubre, dell’acqua migliore, un orizzonte esteso, per esser situato in veduta di una catena degli Appennini ed una parte del Ionio, l’agricoltura fiorisce ed ha un’immensa pianura ridotta, una divisione di demani feudali, particolari proprietà e popolo industrioso. Il Comune di Simeri e Crichi ha acconsentito alla domanda. In ricevere la presente, la prego di proporre l’affare al Decurionato e con apposita deliberazione farmi conoscere i risultamenti, tenendo presente il prescritto della legge in ordine al buon servizio o maggior vantaggio della popolazione. Per l’Intendente in giro - Il segretario Generale F. Lauretti" . Al termine della discussione si propose e si approvò la mozione che riconosceva il Comune di Zagarise come il più adatto per essere sede del Regio Giudicato. La mozione riconosceva i vantaggi di Zagarise: l’edilizia decorosa, le numerose famiglie civili, il clima salubre, la posizione favorevole al commercio "essendo situata lungo la strada che, sulla sponda dello Ionio, conduce da Catanzaro a Crotone e agli altri ricchi paesi del Marchesato". Zagarise era, inoltre, il più popolato di tutti gli altri paesi del Circondario: "Sellia non l’eguaglia, perché è la riunione di due paesi, uno dei quali è sito nella Marina e dista dal principale circa dodici miglia. Soveria l’è inferiore. Simeri non è da paragonarsi e Crichi è del pari" . Si creò, così, una disputa tra i vari paesi del Circondario. Il Decurionato di Sellia dibatteva, "ripetendo gli argomenti della supplica dei suoi concittadini, aggiungendo che Zagarise non poteva pretendere di essere capoluogo, soprattutto per la sua infelice posizione naturale di essere nel più remoto angolo del Circondario in una falda di montagna di clima rigidissimo, priva di commercio col capoluogo della Provincia, sprovveduto di tutti i comodi della vita, piccolo, inculto e miserabile. Inoltre, dichiarava che ogni spesa relativa al trasferimento sarebbe stata a carico dei proprietari del paese e, quindi, senza alcun aggravio per le finanze comunali" . Soveria, dal canto suo, osservava che "Sellia ha esposto fatti chimerici ed ampollosi ed alieni dal vero" . Insisteva sulla centralità della sua posizione rispetto agli altri Comuni del Circondario e sul fatto che la casa del Giudice ed il carcere erano rimasti intatti in seguito al terremoto. Simeri, nella deliberazione del suo Decurionato, seguì pedissequamente le argomentazioni di Sellia e, forse per salvare la faccia, avanzò, nel caso in cui la richiesta di Sellia non fosse stata accolta, la propria candidatura "per essere stata già capoluogo con gli antichi Governatori e vi esiste una Collegiata con otto canonici, arciprete, cantore e tesoriere, un parroco con la sua parrocchia, un convento di Padri Cappuccini, una buona amministrazione, nonché Professori e galantuomini". La procedura continuò ed il 1° Ottobre del 1883 si riunì il Consiglio d’Intendenza che ritenne opportuno il trasferimento del Capoluogo a Sellia. L’affare, tuttavia, approdò davanti alla Consulta dei Reali domini di qua del faro, che, nel 1836, riesaminò la documentazione. Nell’occasione si accertò che la popolazione del Circondario era la seguente: Sellia 1.430 abitanti, Simeri e Crichi 1.600, Zagarise 1.100, Soveria 1.130. La Consulta viste tante discordi argomentazioni, pur ritenendo Sellia idonea, concluse che Soveria doveva rimanere Capoluogo del Circondario.    (tratto dal  vecchio sito parrocchie.it/sellia)


Fonte: il brigantaggio.net

3 commenti:

  1. Tanti auguri per il blog, ti seguivo
    con interesse ache sul forum di sellia
    Antonio

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  2. Non riesco a raccapezzarmi circa questa foto degli inizi 1800, non sembra per niente Sellia.
    Da dove e' ripresa? Non si disingue niente.

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  3. giusta osservazione ,infatti non si tratta di Sellia da di Catanzaro visto dalla zona nord .
    La foto si trova proprio sotto il titolo del post mettero una scritta vicino la foto ciao

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