venerdì 23 luglio 2010

Il consiglio regionale Calabrese compie 40 anni (Qualcuno ha voglia di festeggiare?)


l'attuale sede della giunta regionale a Catanzaro

Nella foto la costruzione della nuova cittadella regionale località  Germaneto Catanzaro
Il 13 luglio 1970, esattamente 40 anni fa, si insediava in Calabria il primo Consiglio regionale. A quanti hanno celebrato i 40 anni di regione vorremmo chiedere di dirci quanto è costato e quanto costa la regione ai calabresi e di dirci quanto dal 1970 la Calabria è andata avanti e se i fondi avuti sono stati tutti utilizzati e se le risorse impiegate hanno fatto crescere la nostra terra ed i calabresi. Intatto Le celebrazioni del 40° anniversario della nascita della Regione Calabria sono filate via senza che nessuno se ne accorgesse, al netto dei celebranti che l’hanno dovuto fare per dovere d’ufficio. Il presidente dell’assemblea Francesco Talarico ha fatto la sua parte con sobrietà. Il governatore Giuseppe Scopelliti, poiché si prefigge di durare dieci anni, ha scelto un profilo più basso. Stefano Priolo, presidente del’associazione degli ex consiglieri regionali, ha fatto un onesto richiamo alla memoria istituzionale. Il professor Antonino Spadaro ha presentato una ricerca sull’argomento. D’altra parte: cosa c’era da festeggiare? Quattro decenni di fallimenti? Otto lustri di inefficienze? Lasciamo perdere. In genere la storia la scrivono i vincitori. Nel caso calabrese, la storia dei 40 anni di regionalismo l’hanno scritto i vinti. Con un’immensa bibliografia e documentazione che certifica che Reggio fu scippata da un intrigo politico. Persino il libro più documentato e neutrale, “La rivolta di Reggio” di Luigi Ambrosi, (Rubbettino, 2009, pag. 314), indugia, nella sua sterminata analisi, su una sola campana. L’altra campana non s’è fatta sentire in questi anni, e tacendo ha avallato il reato di scippo. Intendiamoci: Reggio aveva titoli per rivendicare il capoluogo; ed ha fatto bene a rivendicarli, anche se nella rivolta si sono mischiate tante cose. L’effettivo popolare col rigurgito fascista, gli intrighi di Palazzo con l’idealizzazione degli eventi, le promesse mancate con i compromessi al ribasso, le strumentalizzazioni e quant’altro. Ora è inutile ritornare a pestare l’acqua nel mortaio. Rimandiamo al prossimo decennio la speranza di un’analisi terza.
Alcune cose, però, bisogna puntualizzarle. Nel 1948 una commissione parlamentare fece una istruttoria per individuare quale potesse essere il capoluogo della Calabria, concludendo (in un dossier ancora sconosciuto, ma di cui sono in possesso) che era Catanzaro. Sicché Catanzaro divenne capoluogo perché era sede di Corte d’Appello. L’unica a quell’epoca. Poi negli anni ’80 fu fatta quella di Reggio Calabria non per meriti speciali ma per poter meglio fronteggiare il fenomeno mafioso che in questi anni s’è accresciuto. Nessuna città calabrese aveva la supremazia sulle altre. D’altra parte era, ed è, le Calabrie. Il fatto che sulle cartine scolastiche fosse citata Reggio era una scorciatoia didattica che è stata presa a pretesto per dimostrare che era il capoluogo naturale. Hanno ragione i reggini a dire che il pacchetto Colombo fu un mostro di ipocrisia, fanno bene a ripetere che le modalità di applicazioni sono state tartufesche e truffaldine. Ma da qui a sostenere che c’è stato un scippo ne corre.

Lo stesso giudice Nicola Gratteri nel suo ultimo libro parla di scippo. Questa idea non sta in piedi, Catanzaro fu fortunata ad avere quel riconoscimento perché svolgeva (e svolge) delle funzioni burocratiche, di direzione amministrativa. Non aveva particolari meriti storici se non simili a quelli posseduti da Reggio e, perché no, da Cosenza. Per dirla tutta: Catanzaro non ha meritato il ruolo di capoluogo di regione perché, nei fatti, ha abdicato a quel medesimo ruolo prestigioso. Si è rinchiusa nei suoi colli rendendo impraticabile, agli esterni, l’ingresso nella città. Per anni amministratori catanzaresi bigotti hanno preferito ingrassare la rendita parassitaria degli affittuari. Ma se solo per un attimo pensiamo al fatto che il 70 % dei presidenti della giunta regionale che si sono susseguiti erano catanzaresi, la risposta a questa inadeguatezza storica viene da sé. Ecco perché chi parla di scippo trova terreno facile. Voglio raccontare un aneddoto. Io ascolto in macchina abitualmente Radio 24 che è l’emittente della testata Il Sole 24 Ore. Qualche anno fa - quando c’erano servizi radiofonici da Reggio Calabria, a tema unico della ‘ndrangheta - i vari conduttori presentavano Reggio come capoluogo di regione. Scrissi, allora, una e-mail al responsabile dei servizi giornalistici Daniele Bianchessi ricordandogli che il comma 4 dell’articolo 1 dello Statuto della regione Calabria recita che Catanzaro è il capoluogo di regione. Bianchessi mi rispose che di fatto Reggio era il capoluogo di regione perché sulla città dello Stretto erano concentrati tutti gli uffici regionali. Gli risposi elencando gli uffici presenti a Catanzaro, oltre l’80 % di rilevanza regionale. Bianchessi mi rispose: mi arrendo!
Questa storiella ebbi a raccontarla in una riunione al Comune di Catanzaro, presente il sindaco attuale e tutta la giunta. E feci loro questa domanda: ma lo sapete che l’80 % degli italiani non sa che Catanzaro è il capoluogo di regione? Pensate di promuovere qualche campagna di comunicazione a largo raggio per recuperare questa situazione? Mi guardarono come se fossi un marziano.

6 commenti:

  1. Giusta analisi di un consiglio regionale sempre più clientelare,dove in 40 anni non ha mai preso una posizione netta allo sviluppo della Calabria; la quale per la sua naturale conformazione,per la sua ubicazione ha delle potenzialità enormi come polo turistico.

    RispondiElimina
  2. Un bel articolo che mette a nudo una spinosa questione del capoluogo della regione con doppia identità unico caso al mondo,con una gestione assurda clientelare, con un raddoppio di spese per i consiglieri che vanno da Reggio a Catanzaro.
    Salvatore.

    RispondiElimina
  3. ...........E IO PAGO.............

    RispondiElimina
  4. Veramente un bel articolo che spiega i mali di questa nostra regione divisa in tutto

    RispondiElimina
  5. Reggio non doveva diventare sede del consiglio Regionale perche così facendo si legittima ogni atto eversivo, sminuendo il ruolo,il valore della regione calabria-------*****Teresa*****_-_-_-

    RispondiElimina
  6. Invito di leggere l'articolo con attenzione perche traccia un ritratto vergognoso della nostra regione dove si creano doppioni per contentare i potenti di turno.Domenico

    RispondiElimina

SELLIARACCONTA ®©2009 Tutti i commenti sono moderati in automatico