Decine di migliaia di granchi morti nel Kent. Centinaia di merli dalle ali rosse caduti dal cielo in Louisiana. Oltre cento mila pesci morti sulle rive dell’Arkansas. Altre 100 tonnellate di sardine senza vita nel sud del Brasile. Centinaia di tortore morte anche in Italia, tutte a Faenza. Cosa succede? Ad essere pessimisti si potrebbe dire che la fine del mondo si avvicina, che quel tanto discusso 2012 potrebbe essere non solo una profezia Maya diventata ormai un culto. Scienziati, studiosi, animalisti e ricercatori una spiegazione plausibile non ce l’hanno. Se provano a darne una viene subito smentita e tutte sono in contraso l’una con l’altra.
Prima di vedere le spiegazioni, anche quelle più strampalate e surreali, ecco un po’ di numeri. Il 13 dicembre scorso 10 tonnellate di pesci morti sulle rive di Kawau Island, in Nuova Zelanda. Il 15 dicembre altre migliaia di pesci senza vita sulle coste della Florida. Il primo gennaio 2011 oltre 5 mila merli cadono senza vita dal cielo in Arkansas. Il 3 gennaio si verificano 4 fenomeni distinti, tutti lo stesso giorno: 100 mila pesci tamburo morti sempre in Arkansas, 40 mila granchi senza vita nel Kent, decine di migliaia di pesci nel Maryland e 400 tortore morte in Italia, a Faenza. Il 4 gennaio altre “cadute misteriose”: 500 merli morti in Louisiana, 100 tonnellate di pesci in Brasile. Il 5 gennaio infine centinaia di orate sulle rive sempre della Nuova Zelanda.Corvi morti trovati anche in Svezia.
Le morti non hanno spiegazione plausibile. Così negli Usa profeti, astrologi, cartomanti e ciarlatani vari si sono scatenati assicurando che la strage di uccelli e pesci è un segno preciso che l’Altissimo ci sta inviando. Una specie di ultima chiamata prima del Giudizio Finale. Non bastavano i Maya insomma a dirci che il 21 dicembre del 2012 il nostro tempo sarà scaduto. La setta cristiana di Harold Camping, da una radio californiana seguita da milioni di ascoltatori, assicura che “siamo agli sgoccioli” e fissa date ancora più vicine di quella stabilita dai Maya: il 21 maggio prossimo ci sarà il giorno del giudizio, e il 21 ottobre, quando la Terra prenderà fuoco, la fine del mondo.
Un recente sondaggio del Pew Research Center ci ha informato che il 41 per cento degli americani si dice convinto che la Parusia, cioè il ritorno di Cristo giudice sulla Terra, avverrà entro il 2050. La percentuale sale se si considerano gli americani fedeli delle chiese evangeliche: il 58 per cento. Di animali morti che piovono giù si parla in molti testi antichi, compresa la Bibbia: una delle piaghe d’Egitto fu una pioggia di rane, pidocchi, mosconi e cavallette. In America c’è chi sostiene che gli uccelli morti sono da collegare a quanto scritto dall’apostolo Giovanni nel Libro dell’Apocalisse, cioè della Rivelazione: è il libro che chiude il Nuovo Testamento.
Tesi religiose dunque, a volte anche troppo. Mancherebbe in effetti qualcosa di più concreto, di più scientifico. Il problema è che non c’è. Certo ci sono tesi, supposizioni ma mancano i riscontri. Per esempio si potrebbe pensare, almeno così ci provano gli esperti, che la strage di animali di questi ultimi giorni potrebbe essere più “semplicemente” l’effetto di una colossale epidemia, oppure dell’inquinamento che ci siamo procurati con le nostre mani.
“Io credo che la causa della morte di queste tortore – spiega a La Stampa Massimo Bolognesi parlando del caso della sua Faenza – sia da ricercare fra una di queste: o un inquinamento temporaneo prodotto da qualche azienda; o l’aviaria o qualche altra malattia; oppure ancora l’avvelenamento. Qualcuno potrebbe averle avvelenate perché le tortore mangiano grandi quantità di sementi”. Secondo Piero Milani, veterinario illustre di Modena, si tratta di un fatto “eccezionale”. “Dagli elementi che abbiamo non è possibile farsi un’idea sulle cause. Non c’è spiegazione, non ci sono risposte. Si tratta di episodi estremamente singolari”.