Da questa razza nacque il ceppo di cui discendiamo anche noi
e che orgogliosamente venne chiamata dell’Homo Sapiens cioè dell’uomo saggio.
Questi cacciatori abitarono nelle grotte chiamate del Romito a Papasidero (Cosenza) in un’epoca compresa tra 35.000 e 10.000 anni a.C. . Ma la grande novità dell’epoca di questi cacciatori era l’arte. Questa appare legata a un complesso simbolismo metafisico (raffigurazione di animali, che si associano spesso a motivi figurativi geometrici o astratti).
Nella Grotta del Romito nel Paleo-mesolitico vengono elaborate credenze relative alla sepoltura dei morti, a riti e culti di cui fu rinvenuta una buona documentazione artistica. Scoperta nel 1961 dal prof. Paolo Graziosi dell’Università di Firenze su indicazione di Agostino Miglio, presenta due ambienti ben distinti: la Grotta è profonda venti metri circa e il Riparo che si estende per 35 metri. Durante gli scavi archeologici vicino all’ingresso della Grotta, sono state rinvenute tre duplici sepolture di ominidi di bassa statura (circa 1,50 m.) e numerosi reperti litici ed ossei. La morfologia degli ominidi è di tipo cromagnoide (Uomo di Cro-Magnon). Nella prima sepoltura, un uomo e una donna, erano sdraiati uno sull’altro in posizione supina; sul femore sinistro e sulla spalla destra dell’uomo , un frammento di corno di bove costituiva il corredo funebre. La donna di circa 15 anni di età mostrava caratteri patologici (nanismo) le ossa femorali lunghe fortemente dismorfiche ed esili ( alt. cm.85). Nel Riparo, su un masso di circa 2,30 m. di lunghezza, si può ammirarre lo splendido graffito raffigurante un toro preistorico ( il Bos Primigenius) databile intorno al 10.800 a.C., manifestazione artistica riferita all’Epigravettiano italico antico.