Calabria più povera. Secondo un rapporto diffuso dalla Caritas la Calabria diventa sempre più povera
Secondo il rapporto della Caritas l’incidenza della povertà
relativa è superiore alla media nazionale e tutti gli indicatori
proposti registrano valori di disagio
In Calabria, l’incidenza della povertà relativa è superiore
alla media nazionale: nel 2010 il 26,0% delle famiglie residenti si
collocava sotto la linea di povertà relativa. Rispetto al 2009 la
povertà è diminuita di 1.4 punti percentuali (coinvolgeva infatti il
27,4% delle famiglie residenti). Nel quadro complessivo, la Calabria
risulta la terza regione più povera d’Italia, preceduta solo dalla
Basilicata e dalla Sicilia; al contrario la Lombardia, l’Emilia Romagna e
l’Umbria risultano le tre regioni meno povere. La situazione appare
particolarmente negativa in Calabria, dove tutti gli indicatori proposti
registrano valori di disagio superiori alla media nazionale. Almeno tre
indicatori tra i seguenti: 1) non riuscire a sostenere spese
impreviste, 2) non potersi permettere una settimana di ferie lontano da
casa almeno una volta in un anno, 3) avere arretrati (mutuo o affitto o
bollette o altri debiti diversi dal mutuo), 4) non potersi permettere un
pasto adeguato almeno ogni 2 giorni; 5) non potersi permettere di
riscaldare adeguatamente l’abitazione; non potersi permettere: 6)
lavatrice 7) tv a colori 8) telefono 9) automobile. Rispetto al 2008 si
evidenzia una diminuzione del livello di esclusione sociale in quasi
tutti gli indicatori di disagio. Rispetto al 2008, in Calabria:
diminuiscono del 23,0% le famiglie che arrivano a fine mese con molta
difficoltà; diminuiscono del 13,0% le famiglie che risultano deprivate
secondo l’Indice Eurostat; diminuiscono del 5,0% le famiglie che non
riescono a sostenere spese impreviste di 750 euro; diminuiscono del 3,3%
le famiglie che non riescono a riscaldare la casa adeguatamente;
aumentano del 2,3% le famiglie che non riescono a fare un pasto adeguato
almeno ogni 2 giorni. In Calabria, sono presenti 10 Osservatori
diocesani e sono rilevabili attività stabili di lettura dei fenomeni
sociali presso 7 diocesi. In Calabria risultano presenti 31 progetti (lo
stesso numero del 2009). Da notare la presenza consistente di attività
di erogazione economica a fondo perduto presso CdA e Caritas
parrocchiali (9 diocesi su 12). Numerosi anche i Fondi diocesani di
emergenza e solidarietà (6 diocesi) e i servizi di orientamento al
lavoro (6 diocesi). Poco diffuso il microcredito per le famiglie (3
diocesi) e le imprese (4 diocesi). Ridotta o nulla anche la presenza di
esperienze innovative, come è il caso delle carte acquisti o delle
botteghe/magazzini di vendita solidale. In Calabria sono state censite
22 mense (4,9%
del totale nazionale). Nel corso del 2009, tali strutture hanno
erogato 142.156 pasti, pari ad una media di 389 pasti al giorno. La
spesa sociale complessiva in Calabria è pari a 30,33 euro procapite
(111,35 in Italia). La spesa nell’area povertà è notevolmente più bassa,
essendo pari a 7,22 euro procapite (contro un valore medio nazionale
pari a 8,53 euro). In Calabria, tra il 2007 e il 2008: la spesa sociale
complessiva dei comuni è aumentata del 15,9%; la spesa destinata al
disagio economico è aumentata del 33,9%; la spesa specifica per la
povertà è aumentata del 28,2%; in Italia, la spesa per la povertà incide
per il 30,8% sul totale della spesa sociale complessiva. In Calabria
tale incidenza è pari......
al 39,4% (8.6 punti percentuali in più rispetto al
valore medio nazionale). Per quanto riguarda le categorie di
destinatari della spesa sociale per persone in situazione di povertà o
disagio economico, i comuni della Calabria hanno valori medi di spesa
procapite di gran lunga più bassi dei valori nazionali (in particolare
la categorie “Minori e famiglia”, “Disabili” e “Anziani”).