È quanto emerge dall’inchiesta della Procura della Repubblica di
Catanzaro che ha portato all’arresto dei vertici della società Enertech,
al sequestro di beni per 12 milioni di euro ed alla richiesta di
interdizione per il commissario per l’emergenza ambientale Melandri
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Nella foto la discarica di "Alli" CZ |
La discarica di Catanzaro era considerata un affare
da “miniera d’oro” attraverso il quale, pur violando ogni norma
ambientale, si riusciva ad evadere il fisco per milioni di euro. È
questo lo scenario che emerge dall’inchiesta della Procura della
Repubblica di Catanzaro che ieri mattina ha portato all’arresto dei
vertici della società Enertech, che gestisce la discarica del capoluogo
calabrese, al sequestro di beni per 12 milioni di euro ed alla richiesta
di interdizione per il commissario della Regione per l’emergenza
ambientale, Graziano Melandri, e per due funzionari dello stesso
ufficio. I militari della Guardia di finanza ed i carabinieri del Noe di
Catanzaro hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare in
carcere al proprietario della società Enertech, Stefano Gavioli, 54
anni, di Venezia, e al direttore tecnico della stessa società, Loris
Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia). Hanno ottenuto invece
i domiciliari l’amministratore di una delle società del gruppo della
Enertech, Giovanni Faggiano, 52 anni, di Brindisi; l’avvocato e
consulente della società, Giancarlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di
Piave (Venezia), ed Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo. Un
commercialista e di un tecnico della Eneterch, inoltre, sono stati
sottoposti all’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Ai
destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare vengono contestati i
reati di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale ed
alla violazione delle norme ambientali. Dalle indagini è emerso un
sistema di società, costituite come delle scatole cinesi, attraverso le
quali avveniva l’evasione delle imposte dovute all’erario. Ad
organizzare il raggiro, secondo la Procura della Repubblica di
Catanzaro, sarebbe stato Stefano Gavioli, titolare della Enertech.
Nonostante i debiti con il fisco l’ufficio del commissario per
l’emergenza ambientale ha liquidato somme per circa 3 milioni di euro
alla Enertech. Per questa vicenda erano già stati indagati ad agosto il
commissario Melandri e l’ex sub-commissario ed attuale assessore
regionale all’ambiente, Francesco Pugliano. Una seconda parte
dell’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e
dal sostituto Carlo Villani, riguarda le presunte violazioni delle norme
ambientali commesse dalla Enertech. In particolare i carabinieri del
Noe hanno accertato che il percolato prodotto nella discarica finiva nel
fiume Alli e successivamente nel mare Jonio. Gli arresti compiuti ieri
mattina, secondo il Procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo,
rappresentano “l’ultimo atto dell’inchiesta sulla discarica di
Catanzaro.
Le persone arrestate avevano costituito una vera e propria
organizzazione finalizzata ad evadere il fisco ed a violare le norme
ambientali”. “La gestione dei rifiuti in Calabria è stata un disastro,
come risulta anche dalla relazione della Commissione parlamentare sul
ciclo dei rifiuti” ha poi detto il procuratore. “Il problema - ha
aggiunto Lombardo - non è solo la discarica di Alli, perché si
aggiungono quelli dei pagamenti, dei Comuni che non pagano, delle ditte
che si occupano della raccolta dei rifiuti e che si rifiutano di fare il
servizio perché non ricevono i soldi. Serve un nuovo modo, le
innovazioni tecnologiche ci sono”.
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