A Polistena, nella Piana di Gioia Tauro e alle pendici dell’Aspromonte, esiste una realtà imprenditoriale all’avanguardia a livello internazionale
riutilizza la sansa esausta – cioè il sottoprodotto del processo di estrazione dell’olio di oliva, composto dai residui di polpa, bucce e frammenti del nocciolino delle olive – per produrre pannelli per pavimentazioni interne e esterne. Questi pannelli ecologici sono molto simili a quelli in legno o ai laminati, dal punto di vista estetico, ma sono molto più resistenti e impermeabili, non contengono sostanze nocive e sono riciclabili all’infinito e possono essere utilizzati per arredi urbani e scolastici, percorsi pedonali, soppalchi, strutture balneari, allestimenti fieristici, pianali di container e di veicoli industriali.
La Calabria trabocca di sansa esausta: solo nella Piana se ne producono, ogni anno, circa due milioni e mezzo di quintali, ma di solito viene utilizzata al posto dei pellet nelle stufe oppure per produrre un olio a basso prezzo e senza alcuna qualità. L’idea di usare la sansa esausta in modo innovativo nasce sin dal 1994 grazie ad un’intuizione di Domenico Cristofaro, “geometra-imprenditore”, come lui stesso ama definirsi, che provò a mescolarla con il prolipropilene (vergine o riciclato, come gli scarti della lavorazione dei pannolini per bambini e i vasetti di yogurt vuoti). Dopo anni di ricerca e sviluppo, passati mettere a punto la miscela più adatta, nel 2000 il progetto di Cristofaro diventa realtà e nasce ECOPLAN . La linea di produzione dei pannelli ecologici viene definitivamente messa a punto nel 2007 e, oggi, l’azienda sta raccogliendo le prime soddisfazioni e riconoscimenti importanti (come il premio di Legambiente e Libera ).
La miscela, brevettata e battezzata “ECOMAT”, non contiene alcuni tipo di colla, perciò non emette formaldeide, né sostanze potenzialmente cancerogene o nocive per la salute. I pannelli sono molto più resistenti del legno agli agenti atmosferici e chimici, per realizzarli non viene abbattuto un solo albero e sono riciclabili all’infinito. Ecoplan, infatti, ritira e ricicla tutti i suoi prodotti alla fine del ciclo di vita, raggiungendo due obiettivi importanti: abbattere i costi di acquisto di materie “prime” e “seconde” ed evitare ai propri clienti i problemi legati allo smaltimento. Ma l’elemento chiave di tutto sta nel raffreddamento degli impianti, che avviene a ciclo chiuso: questo significa che non ci sono acque reflue di produzione e che tutti gli scarti di produzione vengono macinati e re-immessi nel ciclo produttivo, cioè, in pratica, per la produzione dei pannelli non viene generato alcun tipo di rifiuto.
Oggi i pannelli al 100% ecologici di Ecoplan invadono i mercati del nord Italia e internazionali e suscitano l’interesse dei produttori di laminati di mezzo mondo, mentre al sud vengono utilizzati soltanto da qualche comune, per la pavimentazione dei lidi nelle spiagge. Cristofaro persegue fermamente la via della legalità e della trasparenza e, pur conoscendo bene i rischi per gli imprenditori locali, ha scelto di restare nella sua regione. Amico di don Pino de Masi, l’imprenditore dichiara che la criminalità organizzata, “non si è fatta vedere, ancora, forse perché è un settore ad alta tecnologia che, per ora, non produce ricchezza. Ma qualora scegliessero di bussare, troveranno una risposta decisa; non bisogna cedere mai all’arroganza. Ribellarsi alla criminalità paga, sia da un punto di vista morale che economico”.
“Questa, oltre ad essere una missione imprenditoriale, è anche una missione sociale, etica, responsabile, stimolatrice”. Cristofaro spiega le ragioni che lo spingono a non andarsene dalla Calabria: “La volontà di uscire fuori dai soliti schemi assistenzialistici, la voglia di dimostrare a se stessi e al territorio di poter fare qualcosa di diverso e l’idea di creare ricchezza e sviluppo con l’auto-imprenditorialità”. A partire dalla sansa esausta delle olive, tutto il suo lavoro è legato a questo territorio, del quale vuole sfruttare in maniera positiva, peculiarità e caratteristiche, perché “nulla avrebbe potuto esistere fuori dalla Calabria, questo è fuori discussione”.
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