lunedì 23 gennaio 2012

Il percorso storico della donna in Calabria tra ieri e oggi (Parte prima)

In questi ultimi decenni, la donna ha compiuto passi da gigante verso la sua emancipazione
acquisendo sempre più la consapevolezza di essere in grado di ricoprire un ruolo attivo nella società. Ella ha saputo combattere i pregiudizi e lo sfruttamento delle sue prestazioni lavorative da parte degli uomini, che la ritenevano “sesso debole”, riuscendo a imporsi con la sicurezza di chi sa che non deve rinunciare ai diritti che le competono.

Anche le donne calabresi sono da tempo animate dalla stessa fermezza e dalla medesima fede delle donne di tutto il mondo nel raggiungimento di questa indipendenza dinanzi alla quale la macchina della storia non potrà ormai fermare il suo cammino. Certo se si confronta l’universo femminile calabrese di oggi con quello del passato, non si può non gioire per il grande salto di qualità. Per i nostri antenati la donna era, rispetto all’uomo, un essere inferiore e aveva un ruolo di passiva sottomissione.


 Basti pensare che la nascita di una bambina era quasi sempre motivo di preoccupazione, vuoi perché costava di più mantenerla, in quanto, essendo in possesso di scarsa forza fisica, non le era permesso di lavorare, vuoi perché per darla in sposa a qualcuno, occorreva farle il corredo e di sovente bisognava assicurarle il possesso di una casa e di qualche appezzamento di terreno. I maschi erano considerati dei privilegiati anche perché potevano garantire la continuità della stirpe. All’uomo era permesso tutto, nella vita familiare come in quella sociale. Le cariche pubbliche e i compiti di una certa responsabilità erano un privilegio esclusivamente maschile. A questo proposito, si era soliti dire: “All’omu a scupetta, ara himmana a carzetta”, per significare che il fucile era adeguato all’uomo come fare la calza lo era alla donna.

 Donna di Bagnara                       Donna di St.Giacomo                Donna di Mongrassano