L’FBI chiude MegaVideo e MegaUpload, multa di 500 milioni di dollari!
MegaUpload, ovvero uno dei più grandi siti di file-sharing,
E' attualmente inaccessibile, insieme a MegaVideo , famoso sito per streaming video, in quanto in seguito ad un’indagine dell’Fbi, l’azienda è accusata di aver fatto perdere ben 500 milioni di dollari in termini di mancati introiti all’industria cinematografica a causa del materiale che viola le leggi di copyright e per pirateria di tutte le altre forme di media (musica, giochi) presente sui 3 Siti costruiti dal network: Megaupload, Megavideo e Megaporn.
Megaupload aveva giornamente 50 milioni di visite, e rappresentava uno dei più visitati siti web del mondo (13° in classifica).
Già il 5 gennaio di quest’anno, i fondatori di Megaupload, società incriminata risiedente in Nuova Zelanda e Hong Kong sono stati accusati dal distretto della Virginia Est di racket, per riciclaggio di denaro, oltre alla violazione delle leggi sul copyright e possono rischiare fino a 50 anni di prigione.
Facebook: Intanto sul network Facebook è stata creata una pagina “Rivogliamo MegaVideo e MegaUpload” in mezzora ha avuto 2.500 ‘Mi Piace’ e i fans stanno aumentando ogni secondo.Pugno di ferro degli Stati Uniti contro la pirateria digitale:
l'Fbi, in
collaborazione con il Dipartimento della Giustizia americano, ha chiuso
il sito Megaupload.com e Megavideo.com, ottenendo l'arresto del
fondatore e di altre tre persone. Megaupload è uno dei più noti e
più imponenti archivi di film, musica e software, spesso pubblicati
senza autorizzazione. Secondo l'accusa, l'attività di Megaupload è
costata più di 500 milioni di dollari in mancati profitti ai legittimi
detentori del copyright. Il fondatore del sito, Kim Schmitz, e altri tre sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi. Altre due persone sono ricercate e numerose altre due
risultano incriminate. L'atto di forza arriva a 24 ore dallo sciopero di internet
per protestare contro il Sopa, la legge antipirateria in discussione al
Congresso che, secondo molte internet company tra cui Google e
Wikipedia, metterebbe a repentaglio la libertà di espressione online. L'offensiva dei pirati. La
risposta degli hacker non si è fatta attendere: anunciando su Twitter
l'operazione #OpMegaUpload, l'attacco di alcuni individui legati ad
Anonymous ha reso irrangiungibili i siti del dipartimento di Giustizia
statunitense, della casa discografica Universal, della Recording
Industry Association of America (Riaa) e della Motion Picture
Association of America (Mpaa).
Cos'è Megaupload?
Tecnicamente il sito si presenta come
un "cyberlocker", una sorta di magazzino tramite il quale gli utenti
possono archiviare file troppo grandi da spedire via e-mail per
condividerli in via riservata con altre persone. Un uso del tutto
legittimo nel quale si innesta una zona grigia di illegalità, poiché
molti caricano file protetti da copyright e poi diffondono il link per
scaricarli su forum e blog, mettendo di fatto in piedi un giro di
contenuti pirata. Megaupload guadagna vendendo pubblicità sulle sue
pagine e facendosi pagare da gli utenti che vogliano scaricare più di un
certo numero di file a velocità più elevata.
In un comunicato
pubblicato poco prima della chiusura, Megaupload bollava come ridicole
le accuse di violazione del copyright, affermando che "la stragrande
maggioranza del traffico generato dal sito è legale. Siamo qui per
restare", garantiva Megaupload, aprendo al dialogo con l'industria
dell'entertainment che, scrivevano gli autori del messaggio, "vuole
avvantaggiarsi della nostra popolarità".