Il tribunale del riesame di Catanzaro ha confermato il sequestro del
parco eolico di Girifalco


cui i carabinieri apposero i sigilli il 22
dicembre del 2010. Il collegio del capoluogo calabrese, ravvisando
irregolarita' legate alla mancata dichiarazione di inizio lavori per la
costruzione dell'opera al Genio civile, ha respinto il ricorso col quale
si chiedeva il dissequestro del parco, presentato dall'avvocato
Giancarlo Pittelli legale dell'operatore energetico International Power,
proprietario del 75 per cento di quote dell'opera (mentre il 25 per
cento appartiene alla societa' Brulli Energia), il quale a questo punto
ricorrera' alla Corte di cassazione. Sara' per la precisione il secondo
ricorso al Giudice supremo, poiche' la difesa aveva gia' una prima volta
chiesto il dissequestro del parco di 30 Mw, realizzato in contrada
Serre del Comune di Girifalco, ma il tribunale, il 4 gennaio 2011, non
si era pronunciato nel merito per via di un asserito difetto di forma
dell'impugnazione. La successiva pronuncia della Cassazione, pero',
aveva dato ragione alla difesa, annullando la decisione del collegio
catanzarese e rinviando gli atti per una nuova pronuncia che, pero', e'
stata nuovamente negativa per la International Power. Il sequestro del
parco eolico fu disposto dal giudice per le indagini preliminari su
richiesta del sostituto procuratore Carlo Villani, titolare delle
indagini dei carabinieri del Reparto operativo provinciale di Catanzaro
che a ridosso di Natale di due anni fa apposero i sigilli alle enormi
pale a Girifalco. Il provvedimento emesso dal gip si basava su tre aspetti fondamentali
sostenuti dalla pubblica accusa: il mancato rispetto delle distanze tra
le pale e le abitazioni private, e tra lo stesso parco e un altro
realizzato in precedenza, oltre al mancato rispetto di alcune
prescrizioni imposte dalla delibera regionale che ne autorizzava la
realizzazione. Lo stesso parco eolico il 17 maggio scorso e' tornato ad
occupare le cronache locali quando i carabinieri hanno arrestato
l'imprenditore Domenico Strumbo, per una presunta estorsione ai danni
della societa' Brulli di Reggio Emilia che nel maggio del 2009 era
impegnata nei lavori di realizzazione della struttura. Nel novembre
seguente, poi, un altro imprenditore edile, Rocco Mungo, 52 anni, di
Vallefiorita (Cz), e' stato raggiunto da un provvedimento di custodia
cautelare con l'accusa di aver tentato assieme a Strumbo e ad una terza
persona l'estorsione aggravata alla Brulli. Secondo la tesi della
pubblica accusa,
in particolare, nel maggio 2009 il rappresentate della
"Brulli" sarebbe stato avvicinato da Giovanni Bruno, successivamente
ucciso in un agguato, il quale avrebbe richiesto alla ditta emiliana il
pagamento di una somma di denaro con lo scopo "di agevolare la crescita
del territorio" - nonostante ne' lui ne' alcuno dei suoi familiari
fossero in possesso di terreni legati all'iniziativa -, nonche' per
evitare che succedessero "cose strane" nei cantieri. A favorire questo
incontro sarebbe stato proprio Mungo insieme a Strumbo. Per questi
ultimi la Procura della Repubblica ha chiesto ed ottenuto il giudizio
immediato, che comincera' il 27 febbraio prossimo davanti al tribunale
collegiale di Catanzaro.