martedì 24 gennaio 2012

Per il governo Monti il ponte sullo stretto non è un opera prioritaria. Speriamo che finalmente questo mare di soldi vengono spesi per opere fondamentali come l'ultimazione della nuova 106, l'autostrada,la linea ferroviaria Jonica....

 
"Frana" il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.
La notizia, riportata  dal Sole 24 Ore, è che l'opera sarebbe stata "definanziata" per 1,6 miliardi da destinare a interventi minori durante la riunione del Cipe. Ma non trova conferme ufficiali. Né nel comunicato diffuso ieri al termine della riunione si spiega cosa e se qualche voce viene definanziata fornendo piuttosto l'elenco dei nuovi interventi. Da quanto si apprende dell'argomento non si sarebbe neppure discusso ieri durante la riunione. E che comunque i soldi sarebbero ancora sul "capitolo" Ponte. Il problema sarebbe un altro: data la situazione finanziaria e il cambio di passo del governo Monti rispetto al precedente non arriverebbero le nuove risorse necessarie bloccando di fatto la realizzazione del Ponte. Il Sole 24 Ore spiegava che nella seduta Cipe di ieri, che ha sbloccato interventi infrastrutturali per 6,2 miliardi, c'è stato «un doppio cambio di filosofia rispetto ai tre anni gestiti dal ministro Tremonti. Si favoriscono da una parte interventi diffusi sul territorio piuttosto che mega opere dai tempi lunghi; e dall'altra si definiscono piani dettagliati e già concordati con il territorio allo scopo di far partire prima possibile le ruspe». Il Cipe «ha definito l'elenco dei vecchi finanziamenti Fas Infrastrutture da revocare, in attuazione dei tagli disposti dalle manovre di luglio e agosto: sforbiciate complessive per 6,3 miliardi su 11 totali, fra cui spicca la revoca dei 1.624 milioni di euro assegnati nel 2009 al Ponte sullo Stretto, e mai né impegnati né spesi. A questo punto – conclude l'articolo – l'opera, che lamentava ancora una mancanza di finanziamenti per circa 6 miliardi su 8,5 di costo totale, torna in un cassetto». Il Ponte dunque, fiore all'occhiello del governo Berlusconi, salta. Si lamenta l'ex ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli: «Registriamo ancora la sostanziale cancellazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Una decisione di chiaro segno politico contrario rispetto ai programmi del governo di centrodestra presentati e approvati dagli elettori». E anche il deputato catanese del Pdl, Basilio Catanoso, parla di decisione «da irresponsabili». Ma molti accolgono con favore l'iniziativa: il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, ritiene che la parte di decreto sulle infrastrutture varata ieri sia «interessante. Finalmente si finanziano le piccole opere, finalmente si parla di autorità dei trasporti, si tira via il Ponte sullo Stretto e quindi il nostro giudizio complessivo è positivo».


E se da Marcegaglia arriva un giudizio positivo nel Pd c'è addirittura chi esulta: «Addio Ponte sullo Stretto? Un'ottima notizia», afferma Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati del Pd e parlamentare calabrese. Soddisfatto anche Ermete Realacci, responsabile Green Economy del Pd e il portavoce nazionale dell'Idv, Leoluca Orlando, che assieme al capogruppo in commissione Finanze, Ignazio Messina ribadiscono: «Il ponte non è una priorità ma uno spreco di risorse». Infine Legambiente: «Finalmente un cambio di passo».