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Nella ruota dell’anno, la Candelora è una sorta di
porta tra l’inverno, oramai al suo declino, e l’imminente primavera. E’ il periodo adatto ai riti propiziatori per attirare fecondità e fertilità, riti che saranno determinanti per l’annata agricola che sta per cominciare.
Questo passaggio contrassegna simbolicamente il transito dal “periodo oscuro” del calendario indoeuropeo contrassegnato dal freddo, dal buio e dalla morte dell’inverno verso il rinnovamento del cosmo che magnificamente si esprime con la primavera.
Le origini della Candelora vanno ricercate nelle antiche celebrazioni italiche, legate soprattutto alle divinità romane.
Nella Roma antica il mese di febbraio era un momento contrassegnato dal caos, dal rimescolamento tra vecchio e nuovo e non a caso è ancora oggi legato al Carnevale, la festa celebrativa della confusione e del ribaltamento delle regole.
Macrobio sosteneva che la parola latina februarius fosse connessa ai riti purificatori. Februare infatti significa purificare, espiare.
Numa aveva dedicato questo periodo al dio Februus: in questi giorni andava purificata la città e onorati i defunti e gli appartenenti al mondo “infero”. In questo senso i riti di febbraio potevano essere considerati speculari alle feste autunnali dedicate ai morti oggi conosciute come “Ognissanti” o “Halloween”.
La festa della Candelora celebrata dalla Chiesa romana
al 2 febbraio fu introdotta solo nel VII secolo, adottando
una festa della Chiesa orientale che festeggiava, fin dal
IV sec., la Presentazione al Tempio del Signore e la relativa purificazione rituale della madre.
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Allo stesso modo Maria Vergine, 40 giorni dopo il parto del 25 dicembre, veniva purificata nello stesso momento in cui il fanciullo veniva “presentato al tempio”.
Il rito è stato ripreso nella tradizione cattolica contadina e fino al secolo scorso qualsiasi partoriente subiva la quarantena dopo il parto e la seguente purificazione che coincideva col battesimo del bambino.
Nella quarantena post partum contadina la donna doveva rispettare tutta una serie di restrizioni, come avere un vitto leggero, non mangiare carne soprattutto di maiale, non fare lavori pesanti, non avere rapporti sessuali e non uscire: “Prima del battesimo, né la mamma né il bambino uscivano” mi raccontava un’anziana, ma se dovevano uscire, anche solo in cortile per stendere il bucato, dovevano mettersi un fazzoletto in testa e la corona del rosario in mano per allontanare possibili influenze malefiche che si sarebbero estese anche al nascituro.
Per la purificazione la donna si presentava davanti alla chiesa, ma non entrava: il prete usciva dalla chiesa, le dava la candela in mano, la benediceva e solo allora ella poteva entrare in chiesa per il battesimo del bambino.
Il nome Candelora deriva infatti dall’usanza di benedire e distribuire
ai fedeli le candele, così come viene fatto in altri
momenti cruciali della vita cattolica: battesimo e cresima.
La simbologia della luce divina del Cristo è ricollegabile
ai miti del Dio Sole e della scintilla fecondatrice, benché
ovviamente i significati teologici assumano differenti aspetti.
Popolarmente le candele benedette acquistano poteri terapeutici e protettivi: venivano infatti conservate e accese solo in caso di calamità: temporali molto forti, tempeste, aspettando una persona che non tornava o che si pensava fosse in grave pericolo, nelle agonie di un malato, durante le epidemie o i parti difficili. |
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