martedì 6 marzo 2012

Reggio Calabria crolla il palco che si stava allestendo per il concerto di Laura Pausini, la vittima Matteo Armellini feriti anche due suoi coetanei


Vittima del nuovo incidente sul lavoro un tecnico addetto alle luci, Matteo Armellini, 31 anni, romano. Due suoi colleghi, anche loro romani, Pablo Consoli (33) e Pablo Cesareo (27) sono rimasti feriti

 È accaduto tutto in un attimo. La struttura che viene giù, un rumore assordante di lamiere che sbattono, e sul parquet del palazzetto dello sport di Reggio Calabria resta il corpo senza vita di un tecnico di 31 anni. Per la seconda volta in tre mesi, l’allestimento di un concerto provoca morte e dolore. Dopo il caso del dicembre scorso a Trieste, in occasione dello spettacolo di Jovanotti, la notte tra domenica e lunedì la tragedia si è ripetuta a Reggio Calabria, dove era in allestimento il palco per il concerto che Laura Pausini avrebbe dovuto tenere stasera. Un concerto da tutto esaurito che, ovviamente, è stato annullato. Vittima del nuovo incidente sul lavoro un tecnico addetto alle luci, Matteo Armellini, 31 anni, romano, dipendente della coop “Insieme”, di Castelvecchio Subequo (L’Aquila), mentre due suoi colleghi, anche loro romani, Pablo Consoli (33), e Pablo Cesareo (27), sono rimasti feriti. Il primo ne avrà per 30 giorni per la frattura di spalla e omero, l’altro ha riportato solo contusioni. E mentre numerosi messaggi di solidarietà giungono alla vittima, il caso rinfocola le polemiche sulla sicurezza dei megaspettacoli allestiti in luoghi chiusi come i palazzetti. La tragedia di Reggio poco prima delle tre. Tecnici ed operai sono impegnati nell’allestimento del palco da sabato mattina. I lavori procedono ininterrottamente per montare il palco largo 30 metri, profondo 36 ed alto una ventina. Una struttura di ultima generazione, spiega l’organizzatore locale Maurizio Senese. Ma mentre i lavori procedono la struttura viene giù di lato, con una violenza tale da danneggiare anche le gradinate in cemento precompresso. Nella caduta il palco trascina con se alcuni operai che si trovavano in cima a sistemare le luci e ne investe altri. Tra loro c’è Armellini che viene colpito alla testa. I soccorsi sono immediati, ma per il tecnico non c’é niente da fare. Sul posto interviene la polizia che sequestra il palco su disposizione della Procura. Le ipotesi sono varie, dal cedimento della struttura sotto il peso dei macchinari e degli stessi operai, al cedimento del parquet del palazzetto o ad un errore nella costruzione. Solo le perizie che il pm Rosario Ferracane disporrà nei prossimi giorni, però, potranno fare chiarezza. La notizia della morte di Armellini ha raggiunto Laura Pausini nell’albergo Altafiumara, a pochi chilometri da Reggio. Sul suo sito internet appare un “ciao Matteo ...’e, in tarda mattinata, il suo pensiero sul suo profilo facebook: “il nostro lutto è totale. E
devastante”, scrive la cantante. “Matteo - prosegue - era un rigger, un tecnico esperto, un ragazzo giovane, forte, riservato, gentile e sempre attento a far sì che il suo e il nostro lavoro fosse il migliore di .. tutti. Sono vicina alla sua famiglia e alla sua fidanzata con tutto il mio cuore. Noi che siamo la tua famiglia in tour ci inchiniamo davanti a te Matteo”. La seconda tragedia in tre mesi, però, non passa inosservata. Lo stesso Jovanotti, su tweeter, evidenzia la necessità di una “discussione molto seria tra organismi competenti su come possiamo migliorare il livello di sicurezza per addetti ai lavori e pubblico”. Interventi contro le “morti bianche” sono invocate da partiti e sindacati. Per il Codacons un crollo “può essere una tragica fatalità, ma due sono l’indizio di qualcosa che non quadra”. E quale sia questo qualcosa lo indica Ruggero Pegna, storico promoter calabrese e dirigente nazionale di Assomusica, l’associazione italiana dei produttori ed organizzatori di spettacoli dal vivo. È la “gigantomania” di molti cantanti.
“Basta - il suo appello - con produzioni e allestimenti che neanche entrano nei palasport, buone solo ad aumentare rischi per la sicurezza e la stessa vita di chi lavora, turni assurdi di lavoro, danni alle strutture ospitanti e, spesso, anche sprechi economici”. La ricetta di Pegna è semplice: “per fare musica, ci vogliono i musicisti; il resto deve essere contenuto nei limiti del buon senso e della misura”.