I call center di Catanzaro lavorano tutti con commesse di aziende italiane
o internazionali come Telecom Italia, Tim, Vodafone, Wind, H3G,
Fastweb, Sky, Enel, Poste italiane, American Express, banche o società
di credito al consumo come Santander, Findomestic e editori come Rcs,
l'azienda della quale io sono un dipendente.È la delocalizzazione dei servizi all'italiana. Quando, qualche
anno fa, Thomas Friedman del «New York Times» scoprì un fenomeno del
genere a Bangalore, in India, scrisse un saggio di successo intitolato The World Is Flat (Il mondo è piatto).
Friedman ne era entusiasta. Per fornire a basso costo i servizi
immateriali del XXI secolo, qualunque cosa possa viaggiare su un cavo a
fibre ottiche, ognuno cerca le zone più arretrate del proprio impero
scomparso. Lì il lavoro costa meno e la distanza dal punto di consegna
non significa più nulla. Le grandi aziende inglesi o americane o
australiane hanno aperto i loro call center in India, dove milioni di
ragazzi parlano la lingua dell'antico potere coloniale; i francesi vanno
in Marocco, Mauritania o Burkina Faso; gli spagnoli in Argentina o in
Messico.
Noi italiani, vista la miseria della nostra storia coloniale, andiamo in Calabria.
O, come fa Vodafone, gruppo quotato a Londra e presente in 67 paesi,
apriamo un call center in subappalto a Gianturco, provincia di Napoli.
«The world is flat», ma anche l'Italia, nel suo piccolo, sta cercando di
diventare piatta. È come se l'ex colonia noi ce la fossimo ricavata al
nostro interno, nei territori in cui non più di una persona in età da
lavoro su due può vantare ufficialmente un'occupazione.
Componete il numero del centralino dell'Enel a Roma e vi
risponderà Catanzaro, fate il 199 di Tim e vi risponderà sempre
Catanzaro, fate il 184 di Vodafone e noterete che l'accento è calabrese,
e se poi ricevete una chiamata di Fastweb o di Sky che vi offre un
nuovo servizio a un prezzo imbattibile, anche quella verrà molto
probabilmente dalle pendici della Sila. C'è una logica: è l'area dal
reddito per abitante fra i più bassi nel territorio dell'euro. Qui, per
chi è sotto i trent'anni c'è sempre meno lavoro, dunque chi ne vuole
deve accettarlo a qualunque condizione.
È impossibile capire Catanzaro se non si tiene conto di questa trasformazione dell'Italia
nell'era del deperimento biologico e delle tecnologie, ed è impossibile
capire l'Italia e l'Europa se non si capisce Catanzaro. La città non è
una deviazione dalla norma; come Sidi Bouzid in Tunisia, dove Mohamed
Bouazizi un giorno si è dato fuoco, è forse solo il punto di massima
tensione di un tessuto più vasto o la destinazione verso la quale
milioni di altri temono di essere in cammino. (...)
Come Bangalore, Catanzaro è diventata un industry town.
Una città che in pochi anni ha legato il suo destino a un settore che in
precedenza non esisteva. Per la prima volta nella sua storia fa
qualcosa di slegato dal luogo dove si produce, se non per il fatto che
nasce qui perché qui la manodopera è così a buon mercato. Per
intercettare subito gli studenti e i neolaureati, i call center
fioriscono a grappoli attorno all'università e ormai pesano
sull'occupazione totale più dell'auto a Detroit, più della finanza a
Londra, più dell'elettronica nella Silicon Valley. Per secoli era stata
l'agricoltura, ma ora gli uliveti sono lasciati visibilmente incolti.
Non un marchio alimentare che riesca a imporsi sul mercato italiano o
internazionale, malgrado la qualità unica dei prodotti. Non uno a
Catanzaro che abbia pensato di creare una facoltà di agraria, fra le
mille fabbriche di diplomi che sfornano disoccupati per i call center e i
loro derivati che, come in India, si stanno già sviluppando.
Gli inglesi hanno iniziato con i telefonisti a Bombay o nel Rajasthan;
ma poi il governo di Londra, nella sua campagna di risparmi, ha
trasferito in India, tramite email, anche l'analisi delle radiografie
del National Health Service, la sanità pubblica britannica. Qualcosa di
simile ora accade anche a Catanzaro: i proprietari dei call center si
stanno già posizionando per l'analisi delle radiografie a distanza, il
back office (buste paga, contratti di fornitura) per le grandi aziende
di Roma o di Milano, le pratiche fiscali. Qualunque cosa possa viaggiare
su un cavo a fibre ottiche può creare profitto, lavoro, e rivoluzionare
l'economia.
Dall'unità d'Italia qui avevano funzionato solo il pubblico impiego,
l'ufficio postale, la delegazione ministeriale, la Corte d'appello.
«Catanzaro è una piccola Roma» si dice ancora. Una città che tiene alla
sua pretesa di rispettabilità borghese, alla passeggiata sul corso, al
coro in chiesa la domenica con gli abiti buoni. Ma ora anche la bolla
del pubblico impiego è scoppiata. Lo Stato, minacciato dall'insolvenza,
non assume più nessuno, mentre a mano a mano spinge verso la pensione
più o meno anticipata i padri, le madri, gli zii e i nonni. Le piante
organiche dell'amministrazione rattrappiscono. E i figli degli statali,
al mattino, si siedono al tavolo dicendo «Buongiorno, questa è la
Vodafone» a 5 euro lordi l'ora quando va bene. Un tavolo, un computer,
un telefono, fuori dalle finestre i campi abbandonati: per la
generazione che è arrivata dopo, resta in piedi il surrogato del sogno
di una carriera da colletto bianco.