venerdì 25 gennaio 2013

" Al giornalista gli sparo in bocca ! " Questa l'inquietante minaccia della Ndrangheta verso un giornalista della Gazzetta di Modena

"O la smette o gli sparo in bocca e finita li'": questa la minaccia nei confronti del giornalista della Gazzetta di Modena, Giovanni Tizian,( Foto a sinistra) emersa in un'intercettazione telefonica nell'ambito dell'inchiesta della Guardia di Finanza e della Dda di Bologna su un'associazione a delinquere nel settore del gioco on line capeggiata da Nicola Femia (detto Rocco), ritenuto un importante esponente della 'ndrangheta, che ha portato a 29 arresti e al sequestro di 90milioni di euro. Da questa conversazione, risalente a dicembre 2011, tenuta tra lo stesso Femia ed un faccendiere piemontese, Guido Torello (tra gli arrestati dalle Fiamme Gialle) gli inquirenti hanno deciso di mettere sotto protezione il cronista autore di inchieste sulla criminalita' organizzata.
  Il Femia, si era preoccupato di alcuni articoli in cui Tizian ne denunciava i legami con la criminalita' organizzata calabrese. E nella telefonata si lamenta: "C'e' un articolo sulla Gazzetta di Modena, sempre per quanto riguarda giochi o non giochi, e in mezza pagina parla di me questo giornalista, e' gia' la seconda volta in due anni". Cosi' il Torello si informa: "Mi dici come si chiama il giornale e il nominativo e lo facciamo smettere immediatamente". Una volta ottenuta la risposta lo stesso faccendiere si mette a disposizione per contattare una terza persona a cui sottoporre la questione e a cui
demandare il compito di far tacere il giornalista. "Diro' che c'e' un giornalista che rompe le palle ad una persona che mi sta aiutando e gli diro' chi e' questo giornalista. O la smette o gli sparo in bocca e finita li'". Allo stato dalle indagini dei finanzieri, comunque, non sono emersi riscontri su un suo concreto intervento. L'intercettazione si conclude con una considerazione del Torello: "Ti spiego. Sappi una cosa che ci sono due poteri in Italia. La magistratura ed i giornali".
  Poi la replica del Femia: "Lo so, i giornali sono peggio che la magistratura".
 (AGI )

5 commenti:

  1. che dire...il silenzio imposto dal potere e' ancora una volta venuto a galla
    sia che si tratti di ndrangheta sia che si tratti di politica
    ....A BUON INTENDITOR...

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  2. brutto episodio che alla fine si può ricollegare anche alla vita di ogni giorno quando chi si espone viene anche esposto a molti rischi di minacce intimidazioni anche mentali

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  3. Raccotare la verità, dare una notizia,che per alcuni versi può sembrare scomoda,ma sempre una notizia è,espone il giornalista a grossi rischi.Immaginiamo se non potessimo leggere per alcuni giorni i quotidiani,guardare un telegiornale o ascoltare un giornaleradio,sicuramente ne sentiremmo una forte mancanza e capiremmo meglio l'importanza della notizia.
    Pubblicare fatti di mafia, atti sconsiderati di personaggi arroganti protetti soprattutto dalla politica, servono a far crescere una comunità più civilmente.
    I giornalisti intimiditi,minacciati, vessati vanno protetti,perchè in quel momento la solidarietà serve per continuare a tenerci informati e non autorizzare con il silenzio la delinquenza dilagante.

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  4. ecco cosa vuole dire dare informazione, solidarietà a tutti i giornalisti

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  5. Solidarietà a tutti i giornalisti che in modo corretto ci informano spesso non capiamo la tensione le pressioni con le quali devono convivere quotidianamente

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