“San Vitaliano Disvelato” di Cesare Mulè
Sentite, come me, squilli
di trombe, scalpiccìo tumultuoso di gente
e trepestìo di cavalli? E’ Papa Callisto II, che ritorna tra noi, qui, a Catanzaro, per
sentire cosa diciamo di lui!-
Così, con il suo ormai
noto, affabulante parlare, Cesare Mulè coinvolge i lettori di “San Vitaliano Disvelato” edito da “La
Rondine”, ricco di corredo iconografico,
frutto di viaggi e peripezie nella impegnativa ricerca di
documenti necessari alla storicizzazione
innovativa della vita del santo patrono .
Volendo caratterizzare questo scritto, lo si
potrebbe definire come una storia di San Vitaliano narrata attraverso le
persone e le gesta della città di Catanzaro, oppure come una storia di
Catanzaro vista attraverso la storia religiosa del suo Santo Patrono: Mulè colma una grave lacuna esistente nella nostra
diocesi, la quale possedeva del suo santo patrono solo uno scarno libretto.
Eletto vescovo di Capua, come religioso dolce
ed insieme severo, è creduto vescovo anche di Benevento. Il Pastore, nella sua
missione esercitata per sette anni, incontrò la reazione subdola di un gruppo
di giovani scapestrati, anzi dediti a libertinaggio, che complottarono per
danneggiarne la figura, bruttandola di condotta non confacente alla dignità ed
integrità di Pastore. Vitaliano, dopo
essersi discolpato in pubblico, sdegnato, si allontanò dalla città; ma i suoi
persecutori, temendo di essere tardivamente scoperti, lo raggiunsero e,
chiusolo in un sacco di pelle, lo buttarono nel mare o nel fiume Garigliano, o
Volturno, per annegarlo. Il turpe
disegno, però, non ebbe esito mortale. La corrente lo condusse alla
spiaggia di Ostia, dove alcuni pescatori incuriositi uncinarono il galleggiante,
portandolo a bordo della loro barca e, con pietoso sorpresa, scorsero il
vegliardo e lo ristorarono. Intanto, a Capua, per sei mesi e venti giorni si
protrasse la siccità desertando i campi e provocando carestie e malattie. I
suoi abitanti addebitarono la mancanza di pioggia a punizione per l'offesa recata all'uomo di
Dio e si diedero a ritrovarlo. Ciò avvenne in un sito lontano; trovatolo, lo esortarono a ritornare nella città che
aveva voluto lasciare. Il prelato accolse tali premure e bene accolto dai
fedeli riprese le funzioni; subito copiosa si sparse la pioggia, ristorando la
campagna. Ormai ben oltre i 70 anni di
età, il nostro Santo lascio' questa terra e fu debitamente sepolto. Ma nel tempo se ne persero le tracce
sino a quando alcuni pastori, notando un tumulo di pietre, lo rinvennero
suscitando la pregressa devozione: molti bisognosi pietosamente pregarono
impetrando e ottenendo miracoli. Si
formò così un profondo culto che indusse il vescovo Giovanni di Benevento a
realizzare un degno luogo di sicuro.
Papa Callisto II, trovandosi
in sosta a Benevento per recarsi in Calabria, rese omaggio alle reliquie attratto dall’eco dei
miracoli da lui ottenuti. In questo ricordo, essendo a Catanzaro per consacrare
la Cattedrale, pensò di meglio solennizzare l’evento facendone traslare i
resti. Così San Vitaliano, già vescovo di Capua, venne proclamato patrono della
Città, in un giorno solenne in cui il Papa aveva con sé - secondo le Cronache
del Santuario di Montevergine- ventiquattro cardinali e uno stuolo di vescovi,
abati e prelati, il chè rinforza la
veridicità della discussa Bolla catanzarese di consacrazione della Cattedrale
sottoscritta, quindi, da
una vera delegazione
di fede .
Tanta magnificenza era rappresentativa
della missione impersonata da Callisto II e dell'importanza del segno che in
modo solenne egli attribuiva al ruolo che Catanzaro avrebbe dovuto svolgere, per
incoraggiare e rafforzare la presenza della Chiesa latina. In questo scenario è
riconosciuta, in modo inappellabile, la
diocesi di Catanzaro come pilastro di latinità.
Dal prezioso testo di Mulè emerge come la sola
storia civile non sia sufficiente. Essa si deve accompagnare alla storia
religiosa, al racconto delle idee e dei sentimenti. Così la città si sacralizza nella
memorizzazione delle persone che ivi sono vissute degnamente, divenendo comunità operosa ,
salda e civile .
Anna Rotundo
riceviamo e pubblichiamo
una persona molto preparata colta brava
RispondiEliminaCertamente molto brava la sigra Anna ma anche molto bella, accoppiata vincente.
RispondiEliminaRingrazio i due anonimi lettori per i loro commenti: soprattutto perchè mettono giustamente in risalto la bravura (in questo caso, mia, bontà loro!) di una donna, e non solo e prioritariamente l'aspetto fisico. Grazie! :-)
RispondiEliminaUn ottimo prologo verso un interessante libro che ho prontamente acquistato
RispondiEliminaGrazie.
Elimina