mercoledì 20 aprile 2016

Rifiuti speciali dalla Basilicata smaltiti in provincia di Catanzaro, Cosenza e Reggio La popolazione inizia a ribellarsi

I rifiuti, arrivati dall'impianto lucano, sarebbero stati trasportati in Calabria e smaltiti presso i siti di Lamezia Terme, Gioia Tauro e Bisignano. A Lamezia con laEcosistem srl, a Gioia Tauro con la I.A.M. spa, e con la Consuleco srl di Bisignano. Secondo gli inquirenti è emerso che i sospettati non sempre dichiaravano il superamento delle soglie autorizzate mettendo a rischio gli stessi lavoratori. 37 gli indagati, tra cui anche due lametini coinvolti nell’operazione che si è svolta nell’ambito di un’inchiesta su un presunto smaltimento illegale di rifiuti petroliferi in provincia di Potenza.
Oggi decine di persone del comitato Fiume di Gioia Tauro hanno iniziato un sit-in davanti ai cancelli della Iam che gestisce l’impianto di depurazione della città e che è finita nell’inchiesta della Procura di Potenza poiché nell’impianto sarebbero state smaltite decine di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti da Viggiano (Potenza) e classificati come non pericolosi dopo aver cambiato il codice Cer. La protesta scaturisce dall'operazione "Tempa Rossa" che ha scatenato una bufera politica e giudiziaria in Basilicata, fino alle dimissioni del ministro Federica Guidi, evidenziando anche che i rifiuti speciali pericolosi provenienti dagli scarti di lavorazione degli idrocarburi di quell’impianto, venivano smaltiti illecitamente in alcuni depuratori della Calabria. Gli aderenti al comitato Fiume, dopo aver organizzato nei giorni scorsi una manifestazione, hanno deciso adesso di dar vita ad un sit-in che si protrarrà fino a quando, hanno detto, non verrà bloccato l’accesso alle cisterne che arrivano da varie regioni e che scaricano nel depuratore di Gioia Tauro.
L’inchiesta prosegue  e dalla Basilicata, passando per la Calabria, si arriva alla Sicilia. Anche se la Basilicata rimane “terra di conquista”: è ricchissima, infatti, di giacimenti petroliferi, tanto da farla diventare il bacino più grande d’Europa. Facile pensare, quindi, che intorno a questa regione gravitino interessi economici non indifferenti.  Ma la.........
ricchezza della Basilicata sta anche nelle bellezze naturali che la contraddistinguono e proprio da qui sono partiti i primi comitati No Triv che, proprio dopo queste inchieste, continuano ad invocare a gran voce di apporre SI al prossimo referendum abrogativo del 17 aprile che riguarderà proprio le trivellazioni per lo sfruttamento del gas e del petrolio in Italia. A loro si aggiunge anche Legambiente che, proprio dopo l’inchiesta portata avanti dalla Procura potentina, dichiarava: “Quella del petrolio si conferma una filiera oscura e foriera di distorsioni che danneggiano pesantemente i territori”.

                                                     su segnalazione

7 commenti:

  1. Per dare un segnale forte avevamo la possibilità del referendum invece avete preferito stare comodi a vedervi la partita

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    1. Si poteva benissimo vedere la partita ed andare a votare,purtroppo l'ignoranza fa brutti scherzi!!!!!

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  2. Che vergogna ma i nostri amministratori che dicono?

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    1. Che cosa devono dire , per loro tutto fa brodo basta che entrano soldi nelle loro tasche. Dovremmo mandarli a raccogliere i rifiuti tossici che portano da noi! Ribelliamoci!!

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  3. suona come una beffa comitati no triv legambiente ma a nulla è servito noi continuiamo a essere i servitori di questi potenti

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  4. Cittadini vergognatevi,avete rinunciato ad un vostro diritto: ora non lamentatevi se vi portano i rifiuti tossici!Avete ascoltato le parole di un pinocchio e vi siete fatti fregare,continuate così e vedrete dove andremo a finire!!!!!!

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  5. Scommetto che quelli che si rivelano sono quelli che non sono andati a votare.

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