Il 27 giugno 1980 il volo Itavia IH870 precipitò a largo dell’isola di Ustica, in Sicilia. Nella tragedia morirono tutte le 81 persone che si trovavano a bordo dell’aereo. L’isola di Ustica si trova nel mar Tirreno, distante 67 chilometri a nordovest dalla città di Palermo, della cui provincia fa parte.
I FATTI
– 27 Giugno 1980. L’aereo DC-9 Itavia IH870 in volo da Bologna a Palermo parte alle 20:08, con 113 minuti di ritardo. A bordo ci sono 81 persone tra passeggeri ed equipaggio.
– Tra le 20:59 e le 21:04, i radar e le torri di controllo perdono il contatto con il volo. Solo alle prime luci dell’alba, dopo imponenti ricerche, vengono ritrovati alcune decine di miglia a nord dell’isola di Ustica i primi resti dell’aereo: tutti le persone a bordo dell’aereo sono morte.
LE IPOTESI SULL’INCIDENTE
– Cosa ha causato la caduta del DC-9? In assenza di prove, furono immediatamente formulate diverse ipotesi: un cedimento strutturale del velivolo; una bomba a bordo; una collisione con un aereo militare; un abbattimento causato da un missile aria-aria, un tipo di missile fatto apposta per colpire mezzo aereo attraverso un altro mezzo aereo.
LA TEORIA DEL MISSILE
– Questa teoria, solo oggi ritenuta ufficialmente veritiera dalla recente sentenza della corte d’appello di Palermo, non ha avuto riscontri dagli enti militari almeno fino ai primi anni Novanta, anche perché sul relitto non furono trovati residui direttamente riconducibili a una collisione con un missile, ma solo tracce di esplosivo.
– La teoria che il DC-9 Itavia IH870 fosse stato colpito da un missile si fonda principalmente sul fatto che nell’area tirrenica, in quegli anni, si sarebbe concentrata un’intensa attività dell’aeronautica militare da parte di diverse nazioni, fatto che ha avuto notevoli conferme.
LA TEORIA DELLA BOMBA
– Il giorno successivo al disastro aereo, una telefonata al quotidiano italiano Il Corriere della Sera a nome dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) annunciò che il gruppo terrorista neofascista aveva fatto esplodere l’aereo con una bomba piazzata in un gabinetto del velivolo.
– La possibilità venne però rapidamente scartata: il gabinetto dell’aereo era infatti rimasto in gran parte intatto, e inoltre venne fatto notare che sarebbe stato difficile far esplodere in volo con una bomba un aereo partito con quasi due ore di ritardo e la cui permanenza in aria sarebbe durata meno di un’ora.
PERCHÉ POTEVANO ESSERCI AEREI MILITARI
L’abbattimento del volo da parte di un aereo militare – un episodio da simil-scenario bellico – non è un fatto apparentemente motivato in una rotta destinata agli aerei civili in un Paese non in guerra come era l’Italia nel 1980.
– Tuttavia, in quegli anni, una guerra non pubblicamente o ufficialmente dichiarata – simile e collegata alla guerra fredda – era in corso. I protagonisti erano l’Italia, Malta, la Libia, la Francia e gli Stati Uniti, per citarne alcuni.
– Al centro di essa: il controllo dei giacimenti petroliferi del Mediterraneo, la sfera d’influenza di Malta, che si era allontanata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, per tenere una posizione di neutralità, avvicinandosi inizialmente alla Libia, guidata all’epoca dal Colonnello Gheddafi, e dopo contrasti con quest’ultima all’Italia, che nei primi anni Ottanta svolgeva a tutti gli effetti un ruolo di potenza regionale nell’area del Mediterraneo.
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