La pesca di Magisano dall'inconfondibile profumo negli anni passati diffusissima nei nostri terreni. La qualità dell'acqua assicurata a tutti i coltivatori dal consorzio irriguo "acqua e Ntopa", la composizione del terreno e l'aria pulita hanno creato un mix di energia che hanno prodotto questo prezioso frutto. Negli anni l'emigrazione, l'abbandono da parte delle nuove generazioni, ma sopratutto la difficoltà di mantenere una famiglia con l'agricoltura ha quasi fatto scomparire le piante. Tra l'altro una pianta ha una età vegetativa di 12 anni. Per cui nessuno parlava più di pesche di Magisano. Salvo qualche commerciante furbetto scriveva sui bancali di catanzaro.. Pesche di Magisano. A Magisano invece un grande coltivatore che ci ha lasciati da poco Nicola Carvello ha mantenuto la specie. Poi altri giovani hanno dato continuità al prodotto. Io ho citato Mario Falbo perché è un uomo di grande sacrificio. Chi lo conosce sa'. Ma a Magisano ci sono altri validi agricoltori che vi aspettano per vendere il prezioso prodotto. A me il compito, piacevole, di dare notizie ai miei numerosissimi amici di fb. E tra una visita alla grotta rosa e un pic nic al laghetto collinare potrete gustare le nostre pesche. Ricordo comunque che il periodo per poterle gustare è fino alla fine di settembre. Grazie dell'attenzione e viva Magisano
Le origini la storia
La merendella esiste anche in Sicilia ed è chiamata sbergia, ma la varietà calabrese, diffusa in modo particolare nella piana lametina e nel catanzarese, presenta le determinate caratteristiche sopra descritte, probabilmente dovute all’habitat naturale del territorio. Giunge a maturazione tra...........
metà luglio e agosto, periodo in cui si può trovare presso i mercati locali. Difficile trovarla fuori regione, in quanto è un frutto delicatissimo e complicato da trasportare. La pesca merendella è una vera delizia: taglia piccola, pelle liscia di colore bianco tendente al verde con qualche striatura rosata, polpa dolcissima e profumata dal vago sentore di miele e di agrumi. Si tratta di una varietà pregiata di pesca nettarina, frutto del Prunus persica, albero della famiglia delle Rosacee. Il pesco era conosciuto già nell’antichità per la bellezza dei suoi fiori e la bontà dei suoi frutti. Originario della Cina, dove era considerato sacro, il pesco presto si diffuse in Oriente e da lì in Europa. Deve il suo nome alla Persia, infatti deriva da persico, cioè della Persia, e anche in molte regioni il frutto del pesco è chiamato ancora così ma declinato al femminile, dal calabrese perzica, al genovese persiga fino al romanesco persica. La pesca in Cina era simbolo dell’immortalità ma anche in altri paesi il delizioso frutto ha sempre avuto un’aura di sacralità. In Giappone protegge dalle forze malefiche, in nord Europa le streghe vi trasferivano simbolicamente le malattie dei loro pazienti, in Cina si credeva che mangiandola si preservasse il corpo dalla corruzione, in alcuni paesi europei stare sotto un pesco e mangiarne le foglie aiutava a guarire dalla febbre e dai vermi. In Egitto la pesca era sacra ad Arpocrate, dio del silenzio e dell’infanzia, tanto che ancora oggi le guance dei bambini vengono paragonate alle pesche, per la loro morbidezza e rotondità. Pare che il frutto arrivò in Italia, a Roma, nel I secolo grazie ad Alessandro Magno, il quale ne rimase affascinato quando lo vide per la prima volta nei giardini di re Dario in Persia. Da allora l’albero dai bellissimi fiori rosa si diffuse dappertutto, dando vita a moltissime varietà di pesche e noci pesche nei vari territori, come la nostra deliziosa merendella. Il nome calabrese della piccola pesca deriva da merenda, termine latino che potrebbe provenire sia da meridies, mezzogiorno, proprio per indicare un pasto veloce in sostituzione del pranzo, sia dal verbo merere, meritare, intendendo la merenda come pasto concesso ai subordinati in seguito a particolari meriti lavorativi. Ritroviamo lo stesso significato nella lingua greca, meris che significa parte.
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