Quello del presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Domenico Tallini, è solo l’ultimo in ordine di tempo tra gli arresti di politici regionali calabresi.
Dalla Calabria al Parlamento
Il lungo, lunghissimo, elenco è assolutamente variegato e bipartisan e, negli anni ha colpito politici che, dalla Calabria, hanno spiccato il volo verso il Parlamento. E’ il caso dell’ex senatore Antonio Caridi, attualmente imputato nel processo “Gotha” per la sua carriera da politico regionale e consegnatosi nel carcere di Rebibbia dopo che Palazzo Madama darà l’ok al suo arresto: fin dai tempi del consiglio comunale di Reggio Calabria, fino, poi, all’assessorato regionale, Caridi sarebbe stato a disposizione delle cosche e strumento attraverso cui la massoneria deviata avrebbe infiltrato le Istituzioni. Una sfilza di cariche locali, tra cui, ovviamente, quella di consigliere regionale, per l’ex senatore Pietro Fuda, attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, proprio in combutta con la componente occulta della ‘ndrangheta, che sarebbe capeggiata dall’avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo. Coinvolti, invece, nello scandalo “Rimborsopoli” sulle spese pazze dei fondi del consiglio regionale, l’ex deputato Luigi Fedele e l’ex senatore Gianni Bilardi, entrambi con un passato in vari schieramenti, tra cui l’UDC e il Nuovo Centrodestra: agli atti dell’indagine, il video di una comica scena in cui un collaboratore di Bilardi riporta in Consiglio Regionale un televisore evidentemente acquistato con fondi pubblici ma utilizzato per fini privati. Il fatto avvenuto subito dopo l’interrogatorio di Bilardi, cui la Procura aveva contestato alcune spese sospette.
Politici e ‘Nrangheta
L’ombra della ‘ndrangheta aleggia su un numero enorme di politici regionali. Uno dei casi più inquietanti è quello di Mimmo Crea, condannato definitivamente per connivenza con le cosche della Locride: uno scenario, quello dei rapporti oscuri di Crea, che si inserisce nel contesto dell’omicidio dell’ex presidente del consiglio regionale, Franco Fortugno, assassinato a Locri nell’ottobre 2005. Dopo la morte di Fortugno, sarà proprio Crea (che era primo dei non eletti nella Margherita) a subentrare a Palazzo Campanella. Sarebbe stato, invece, un punto di riferimento per la ‘ndrangheta di Siderno, il consigliere regionale Cosimo Cherubino, socialista, e finito in carcere proprio con l’accusa di ‘ndrangheta. Accuse assai simili a quelle per cui verranno condannati definitivamente Franco Morelli e Santi Zappalà, entrambi esponenti del centrodestra nella Legislatura che inizia nel 2010 sotto la guida di Giuseppe Scopelliti. Morelli, con importanti aderenze in Vaticano, verrà punito per i suoi rapporti con la cosca Lampada, attiva sotto il profilo imprenditoriale a Milano e dintorni: un caso in cui emergerà (con una condanna definitiva) anche il ruolo dell’allora presidente della Corte d’Assise di Reggio Calabria, Vincenzo Giglio. Santi Zappalà, medico ed ex sindaco di Bagnara Calabra verrà addirittura pizzicato da cimici e telecamere del Ros dei Carabinieri ad acquistare pacchetti di voti nella abitazione storica della cosca Pelle, tra i casati storici della ‘ndrangheta.
Processi in corso
E’ davvero lungo l’elenco dei politici regionali attualmente a processo per presunti accordi con la ‘ndrangheta. Arresti e casi giudiziari aperti, quasi sempre, dopo la fine del mandato elettorale in Calabria. E’ il caso dell’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, per anni uomo forte di Alleanza Nazionale, che, al pari di Caridi, avrebbe fornito supporto alla masso-‘ndrangheta nei palazzi del potere. La cosca cosentina dei Lanzino-Ruà avrebbe invece condizionato le attività dell’assessorato regionale all’Agricoltura retto da Michele Trematerra, dell’Udc. Per anni esponente dell’Udc anche Gianni Nucera, uno dei più longevi per presenza nel Consiglio Regionale della Calabria: da testimone in un processo di ‘ndrangheta, Nucera riuscirà ad acquisire lo status di imputato per corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. In uno stesso procedimento imbastito dalla Dda di Reggio Calabria, denominato “Libro Nero”, sono invece imputati l’ex consigliere regionale, di Forza Italia e Fratelli d’Italia, Alessandro Nicolò, nonché l’ex assessore al Bilancio della Regione Calabria, Demetrio Naccari Carlizzi, un passato da uomo forte del Partito Democratico, e “renziano” della prima ora. Entrambi rispondono di una presunta vicinanza (e quindi sostegno elettorale) con l’importante cosca Libri, che ebbe un ruolo fondamentale nella guerra di ‘ndrangheta di Reggio Calabria e provincia, che lasciò sul selciato oltre 700 vittime. Nella stessa inchiesta è alla sbarra “solo” con l’accusa di corruzione anche l’ex capogruppo del Pd nel consiglio regionale, Sebi Romeo, sospettato di compravendita di notizie investigative riservate in combutta con un ufficiale della Guardia di Finanza. Un sospetto di ‘ndrangheta che aleggia (senza alcuna contestazione formale) sull’ex assessore regionale al Lavoro, Nino De Gaetano, di Rifondazione Comunista: i suoi “santini” elettorali verranno ritrovati nel covo del potentissimo boss Giovanni Tegano, arrestato dopo decenni di latitanza. Una circostanza non sufficiente per portare De Gaetano a processo per reati di ‘ndrangheta, ma “solo” per il caso dei rimborso elettorali: cifre enormi quelle contestate al “compagno Nino”, che nella sua vita ha dichiarato redditi solo dal Consiglio Regionale della Calabria.
‘Ndrangheta, palazzi e soldi
L’obiettivo della ‘ndrangheta è, quindi, quello di infiltrare le Istituzioni dove, evidentemente, circolano flussi di denaro importanti. E così l'ex assessore al Lavoro della Regione Calabria, Nazzareno Salerno, viene coinvolto nell’inchiesta “Robin Hood” sull'ingerenza della cosca di 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) nella gestione dei fondi della Comunità Europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà. Stessa sorte per un altro ex assessore al Lavoro della Giunta Scopelliti, Francescoantonio Stillitani, imprenditore di successo nel settore turistico: nell’indagine “Imponimento”, curata dalla Dda di Catanzaro, retta da Nicola Gratteri, Stillitani è indagato per associazione mafiosa. Avrebbe, in particolare, pagato 10mila euro un pacchetto di voti fornito dalla cosca Anell-Furci del Vibonese. Ma, come detto, l’interesse della ‘ndrangheta sulla politica sarebbe assolutamente bipartisan. La “sua” Rende è stata per un trentennio una roccaforte della sinistra: Sandro Principe è uno dei politici più influenti dell’intera provincia di Cosenza, capace di trasferire il proprio potere politico anche in seno all’Assise regionale. E proprio per le sue attività da sindaco di Rende è attualmente imputato perché, secondo le indagini dei carabinieri, anche sulla scorta delle dichiarazioni di diversi pentiti, la famiglia Lanzino avrebbe appoggiato la sua carriera politica. E sono gravissime le dichiarazioni dei pentiti anche nei confronti dell’ex consigliere regionale, il vibonese Pietro Giamborino: un soggetto a disposizione dei Piscopisani, dei Fiarè, di Saverio Razionale, dei Lo Bianco e Pantaleone Mancuso “Vetrinetta”. Tali accuse di affiliazione alla ‘ndrangheta sono confluite nel maxiprocesso “Rinascita-Scott”, il più grande mai imbastito nei confronti della criminalità organizzata calabrese.
Colletti bianchi
Fedelissimo dell’ex governatore Oliverio, all’inizio del 2020, il consigliere regionale Giuseppe Aieta si è autosospeso dal Partito Democratico, facendo “outing” rispetto a una indagine che lo vede indagato per corruzione: Insieme a lui, sotto inchiesta per lo stesso reato, tra gli altri, sono finiti due sindaci del cosentino, e un imprenditore del settore sanità. Tutti quanti – sostiene la procura – hanno promesso ad Aieta voti e sostegno alle regionali del 26 gennaio scorso, in cambio di assunzioni, favori e interventi. E per i magistrati, Aieta avrebbe accettato.
A proposito di fedelissimi di Oliverio
Nella stessa inchiesta dove è coinvolto l’ex governatore, è imputato il suo spin doctor, l’ex vicepresidente della Giunta Regionale Nicola Adamo, uomo forte del Pd e sposato con la parlamentare Dem, Enza Bruno Bossio. I reati addebitati agli indagati vanno dall'abuso d'ufficio alla corruzione, dalla turbata libertà degli incanti alle frodi nelle pubbliche forniture, al traffico di influenze illecite, mentre invece è caduta l'accusa di associazione per delinquere, che era stata contestata, tra gli altri, a Oliverio ed Adamo. Tra le persone rinviate a giudizio, anche l’attuale consigliere regionale Luca Morrone, figlio d’arte, dato che il papà Ennio sarà consigliere regionale per diversi anni. Coinvolto anche il segretario del PSI, Luigi Incarnato, una vita nei palazzi del potere. Incarnato è commissario liquidatore della Sorical (la Società pubblica che gestisce le risorse idriche della Calabria). Nel 2001, Incarnato viene eletto in Consiglio regionale, dove ricopre il ruolo di vicepresidente della Commissione sviluppo economico. Nel 2005, invece, diventa assessore regionale ai Lavori pubblici nella Giunta di centrosinistra presieduta da Agazio Loiero. Nel 2016 è nominato commissario liquidatore della Sorical dal presidente della Regione, Mario Oliverio. In un’altra indagine, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva chiesto per Incarnato l’applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell’ambito di un filone supplementare dell’inchiesta “Reghion”, che nel luglio del 2016 aveva scatenato una bufera giudiziaria sul Comune di Reggio Calabria. Il gip però ha considerato insufficienti gli indizi per giustificare la misura cautelare. Elementi sufficienti, invece, per arrivare alle condanne di Enzo Sculco, Franco La Rupa e Antonio Rappoccio. Il crotonese Sculco, condannato per concussione, per fatti antecedenti alla sua elezione in consiglio regionale: la figlia Flora siede tuttora in consiglio regionale, unica donna a Palazzo Campanella. Condanna e doppio arresto, invece, per l’ex sindaco di Amantea (in provincia di Cosenza), Franco La Rupa condannato per via dell'appoggio elettorale ricevuto alle Regionali del 2005 dal clan Forastefano di Cassano allo Ionio da lui ricambiato con ingenti somme di denaro. Recentemente, La Rupa è stato nuovamente arrestato (insieme al figlio) per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche relativa alla vendita di olio d’oliva con marchio biologico, frode nell'esercizio del commercio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, calunnia e tentata estorsione. Per truffa elettorale è stato invece condannato Antonio Rappoccio, per avere costituito alcune cooperative di giovani che lo avevano sostenuto elettoralmente, in cambio di fantomatici posti di lavoro.
Gli assolti
Un elenco fatto comunque anche di assoluzioni e archiviazioni. E’ il caso di Franco Pacenza, già esponente di spicco dei Democratici di sinistra, arrestato e poi risarcito, fino ad arrivare alla nomina come consulente per la Sanità del governatore Mario Oliverio. O il caso dell’assessore Pasquale Maria Tripodi, arrestato dalla Dda di Perugia in un’inchiesta anti-‘ndrangheta, ma poi scarcerato, dato che l’arresto era stato “illegittimo”. E, ancora, il “re dello stoccafisso”, l’imprenditore Francesco D’Agostino, considerato vicino alla ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, prima indagato e poi archiviato: una pronuncia che, comunque, non gli permetterà di ripartire politicamente, dato che la sua candidatura verrà bloccata per ragioni di opportunità. Nello scandalo Anas della “Dama Nera” Antonella Accroglianò verrà invece assolto l’ex parlamentare Gigi Meduri, che dalle indagini della Procura di Roma era emerso come “consigliere” della donna, al centro del giro di tangenti. Dovrà invece aspettare la Corte di Cassazione l’ex parlamentare del Nuovo Centrodestra, Piero Aiello. Il senatore, ma con un passato in Consiglio Regionale, era accusato di aver incontrato i boss della ‘ndrangheta lametina, Giuseppe Giampà e Saverio Cappello, ai quali avrebbe chiesto i voti in occasione delle elezioni regionali del 2010: nel 2017 la fine della sua odissea giudiziaria.
Elenco lungo
Al netto di assoluzioni, archiviazioni ed errori giudiziari, la lista dei politici calabresi coinvolti in indagini di un certo rilievo e, comunque, connesse all’attività istituzionale, potrebbe essere molto più corposa, arrivando a toccare e superare la quota di cinquanta. Oltre a quelli già menzionati, infatti, sono alcune decine i politici, tra consiglieri regionali ed ex consiglieri regionali, ancora coinvolti nel .......................
processo per far luce sullo scandalo dei rimborsi elettorali di Palazzo Campanella: ingenti fondi con cui la politica locale si sarebbe tolta ogni sfizio. E, paradossalmente, il malcostume è il “male minore” per una classe politica che ha più volte dimostrato di essere ben disposta a scendere a patti con mondi oscuri.Un dato inquietante, se si pensa che la Calabria, probabilmente ancora in piena pandemia da Coronavirus, dovrà tornare a alle urne per eleggere il nuovo Consiglio Regionale, dopo la morte prematura di Jole Santelli. Il presidente facente funzioni, il leghista Nino Spirlì, ha indicato nel 14 febbraio la data più naturale. Il giorno di San Valentino.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento
SELLIARACCONTA ®©2009 Tutti i commenti sono moderati in automatico