“Ecco la Sila che io amo”
Estate in Calabria, Boom di presenze quest’anno in Sila, turisti di ogni dove che affollano l’altopiano silano come mai prima d’ora a carica di emozioni e di scorci paesaggistici difficilmente immaginabili al Sud del Paese. Abbiamo chiesto al giornalista scrittore Attilio Sabato, Direttore di Teleuropa Network di raccontarci la Sila che più ama. Di Attilio Sabato. Come si fa a rimanere insensibili dinanzi a tanta bellezza? È la Sila! Giù il cappello, inchiniamoci dinanzi a tanto splendore. Quassù, dove l’azzurro e il verde si promettono amore eterno, l’orizzonte è magia pura, gioia per gli occhi e rifugio per la mente. Un passo e ancora un altro, nelle valli, lungo i sentieri che s’inerpicano fin dove le nuvole si fanno corona. Il rumore del silenzio è anima, il profumo è vita, il respiro è emozione. Nulla è prevedibile, scontato, uguale, l’alba è incanto, il tramonto stupore. La Sila è un susseguirsi di istanti, attimi, momenti che si nutrono di eterno, nel dolce saliscendi di cime, boschi e prati, dove faggi, pini, querce e castagni si tengono per mano. Custodi di un’eternità promessa, testimoni del tempo, sacerdoti di liturgie di popolo nel girotondo della vita. La Sila è un gorgoglìo d’acqua che scivola lungo strettoie che muoiono a valle. È mandrie in pascolo, sentieri, passi, voci, racconti, leggende, attese, rispetto, silenzi. È potenziale inespresso per............
appetiti lontani, coacervo di minute ambizioni che si nutrono di un possibile rimasto confinato nel recinto delle promesse
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