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lunedì 26 febbraio 2018

Itinerari turistici della Pre – Sila : SAN PIETRO MAGISANO

  SAN PIETRO MAGISANO




La Sila è affascinante da qualsiasi angolo si visita, perché presenta visioni di naturale bellezza sempre nuove e interessanti in un meraviglioso quadro di lussureggiante vegetazione.
Questa volta la nostra tappa è San Pietro a Magisano che si adagia su un pittoresco sperone tra due fiumi sul versante jonico della presila a m. 565 s.m. Esso, con Vincolise, fa parte del Comune di Magisano fin dal 1820. La sua storia si fonde con l’antica Taverna alla quale apparteneva. San Pietro è il più importante centro del comune e possiede una Chiesa parrocchiale molto interessante dal punto di vista artistico e storico. Nonostante i recenti rifacimenti, conserva un portale rinascimentale (sec. XVII). Vi si ammira pure un’acquasantiere, una tela secentesca, sculture lignee del 700, arredi di argento e paramenti del sec. XVI, XVII e XVIII. In detta Chiesa si venera una statua di S. Maria della Luce, che vanta un’origine gloriosa di cui diamo brevi cenni.
L’origine della “Madonna della Luce” viene così narrata da Galasso, il più antico e accreditato cronista locale:
“ Quando si stava costruendo la chiesa di Pèsaca, i due eremiti videro una quantità di lumi e una fiaccola più luminosa indicante proprio un’immagine della Beata Vergine. A tal miracolo, la città tutta, benchè occupata alle fabbriche proprie, non mancò di edificare una Chiesa e con i voti e le elemosine ed eredità otto anni appreso farne convento. Che alla continua comparsa dei lumi ogni notte si erano portati con molta gente ad osservarli da vicino, che ritrovata l’immagine vi lasciarono la loro roba e ivi da romiti si ritirarono e poi da monaci basiliani morirono. Fra lo spazio di questi pochi anni avevano accumulato tanto che l’Abbazia fu creata Archimandrita l’anno 1110”.
Dalla cronaca citata si rileva che gli eremiti, Basilio Painticchio e Conone Zonatores, greci italioti, ambedue benestanti, dando i loro beni per la costruzione di una chiesa, incoraggiarono il popolo tavernese, accorso sul luogo, a costruire la chiesa con l’Abbazia di Pèsaca.
Nella stessa cronaca difatti si rileva pure che l’anno di fondazione dell’Abbazia fu il 988, proprio nel periodo in cui si costruiva l’attuale Taverna, quando le incursioni saracene (frequentissime dal sec. IX in poi) costrinsero le popolazioni rivieresche, fiorenti specialmente nel periodo magno greco, a disertare i litorali, per rifugiarsi sugli acrocori inaccessibili, sulle impervie pendici, sui recessi montani, ed ivi munirsi di propugnacoli, torri, bastioni e fortilizzi d’ogni genere. Quindi, dopo la distruzione dell’antica Trischines (sec. X), anche i Basiliani si trovarono rifugiati nel nuovo paese. Dopo il prodigio della Madonna, che venne chiamata della Luce, non tanto per quella fisica osservata da molti; ma per significare l’immensa luce spirituale che la Madre di Dio riversa su l’umanità.
I detti Basiliani superstiti della distrutta città di Uria, convinti che fosse volontà di Dio, si recarono pur essi nella località di Pèsaca, a mille metri sul mare, tra Taverna e Albi, e, accanto alla Chiesa vi costruirono l’Abbazia di Pèsaca. Detta Abbazia prese considerevole incremento da diventare “ricca di molti monumenti letterari della civiltà bizantina, sede di uno scriptorium abbastanza noto donde uscì la “Cronica Pesacense” ma soprattutto in continui rapporti con Taverna”. (1)
Da ciò appare l’importanza di questo monastero nei secoli ormai divenuto un centro di cultura e un cenacolo di santità. Crebbe in pochi anni di numero e di attività da essere dichiarato ben presto Abbazia, e l’Abate ebbe il titolo di Archimandrita, cioè “capo degli altri Abati Basiliani. (2)
L’Abbazia, insomma, divenne un faro di luce e di civiltà che si diffondeva dalle balze silane per la Calabria, come ci riferiscono gli antichi cronisti. E la devozione alla “Madonna della Luce” crebbe tanto da essere considerata quella Chiesa un vero Santuario. La Madonna della Luce non cessava di far scendere una incessante pioggia di grazie sulla povera umanità, dalla quale.............

sabato 29 luglio 2017

Papaveri Viola l'ultimo libro del bravo blogger e giornalista Emilio Grimaldi

Emilio Grimaldi è nato a Belcastro (cz) nel 1974. Ha frequentato il Liceo Classico “Pitagora” a Crotone. Si è laureato all’Università degli Studi “Roma Tre”. Tornato poi in Calabria per iniziare a scrivere, ha collaborato con il “Quotidiano del Sud”, l’“Opinione”, la “Gazzetta del Sud” e alcune testate nazionali. Ha aperto un blog nel 2009, “l’Url di emilio grimaldi”, tra i più letti e querelati della regione. Ha già pubblicato: Kierkegaard e la dialettica della “comunicazione della verità” (Ursini Edizioni, 2009), Belcastro nelle memorie di Rodolfo Piterà e Il giovane Emilio (Città del Sole Edizioni, 2013)

Andrea, un blogger squattrinato, e Antonella, bella e sposata, sono uniti da un sentimento folle e malato. La ragazza viene uccisa e l’attenzione degli inquirenti ricade sul giornalista. Da qui in poi la linea del tempo si riavvolge all’indietro e viene ricostruita la storia dei due amanti ai tempi di Facebook. Dopo un doloroso distacco, la donna lascia emergere dalle ceneri della passione l’odio e il veleno. Alla maniera dei papaveri, prova a contagiare tutto ciò che prima aveva condiviso con l’uomo: amicizie e interessi. Il suo obiettivo non è tanto buttarsi alle spalle il ricordo dell’amato, ma annientarlo e ucciderlo con i click di una tastiera. Tra maschere, fake, intrusioni virtuali e spettatori muti dei social, l’assassino, inverosimile e......

mercoledì 31 maggio 2017

La storia del carabiniere catanzarese "Laureato in Onestà" che sembra uscire da una fiction televisiva.

Presentato a Roma, alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura, “Laureato in onestà”, il libro del catanzarese Francesco Leonardis, 
già luogotenente dei carabinieri in Sicilia, in prima linea nella lotta alla cosiddetta mafia dei Nebrodisfuggito miracolosamente a diversi tentativi di omicidio.
Il libro è stato illustrato dall’ex generale dei carabinieri Donato Mauro – che firma la prefazione - nell’ambito del XIII master “Peace Building Management”, aprendo la lezione dell’ex comandante Leonardis sulle “Fenomenologie criminali transnazionali” che impediscono la costruzione della pace e invece danno ulteriore sviluppo alla mafia. Hanno preso parte alla presentazione la prof.ssa Rachele Schettini, Presidente del Centro Studi Europa 2010 che guida il master, e il giornalista Santo StratiIl volume, edito da Media&Books e disponibile su Amazon, è scritto a quattro mani con la giornalista Graziarosa Villani (già a “Il Messaggero” di Roma) e racconta la singolare disavventura di un carabiniere super-onesto impegnato in una strenua battaglia (vinta) contro mafiosi e corrotti. Nella sua missione Leonardis, sempre fedele al giuramento fatto e al Tricolore, non ha guardato in faccia nessuno. Ha contrastato politici corrotti, ha smascherato truffe allo Stato e all’Unione Europea, ha, soprattutto, combattuto le organizzazioni mafiose avviando, con i suoi colleghi, la storica Operazione “Mare Nostrum” che ha smantellato l’organizzazione mafiosa nel territorio siciliano dei Nebrodi. Visto che non riesce né a corromperlo né a ucciderlo, la mafia, allora, lo fa apparire “colluso”: così il comandante si ritrova – da innocente – invischiato in una torbida vicenda di manipolazioni, frutto di un magistrato corrotto d’intesa con la criminalità organizzata, create appositamente per alleggerire la posizione di una capomafia. La giustizia, però, trionfa e la vicenda si conclude positivamente, consegnando al comandante Leonardis (già decorato da Pertini e cavaliere della Repubblica) una “laurea” di onestà che nessun tentativo di corruzione prima e di eliminazione fisica poi sono riusciti a intaccare. Una storia che sembra uscire da una fiction televisiva, con colpi di scena e indagini delicatissime atte a scoperchiare un intrigo di corruzione di magistrati e poteri dello Stato, sottomessi alla mafia. Il comandante Leonardis - oggi in pensione - che ha contrastato anche in Calabria ‘ndrangheta e delinquenza organizzata, è riuscito a debellare il fenomeno mafioso dei Nebrodi, in Sicilia. Col suo libro ha voluto raccontare con uno stile asciutto ma avvincente le mille difficoltà degli uomini dello Stato nella lotta alla mafia, carabinieri e poliziotti spesso lasciati soli a fronteggiare un nemico potentissimo e spietato, che ha lasciato molte.......

mercoledì 24 maggio 2017

L'artista Selliese "Mastro Fra" presenta un affascinante libro di favole destinato ai bambini, soprattutto a quelli che sono ricoverati nei reparti pediatrici ospedalieri

Credo sia un libro che i bambini saranno contenti di conservare, che forse torneranno a guardare tra molti anni, riserbando i ricordi e il fascino che le favole da sempre possiedono


“La pecorella saggia”, “La capretta golosa e diffidente”, “L’anatroccolo indeciso”, “Il contadino e il cavallo”. Queste e tante altre storie – favole e fiabe da leggere e da colorare – fanno parte dell’ultimo lavoro di Francesco Coppoletta, in arte Mastro Fra, destinato ai bambini, soprattutto a quelli che sono ricoverati nei reparti pediatrici ospedalieri. Un’iniziativa, quella di Francesco, totalmente senza scopo di lucro: i libri acquistati verranno distribuiti nei reparti dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio”. Non a caso, a condividere questa significativa esperienza di Art Teraphy è il cappellano dell’ospedale, padre Pasquale Pitari, che ne ha curato la pubblicazione. Il libro contiene cento testi, è diviso in favole (dove si parla di animali, piante) e in fiabe (i cui protagonisti sono esseri umani). A fianco dei testi, figura una pagina animata che i bambini possono divertirsi a colorare. “Credo sia un libro che i bambini saranno contenti di conservare, che forse torneranno a guardare tra molti anni, riserbando i ricordi e il fascino che le favole da sempre possiedono”. Francesco Coppoletta, originario di Sellia, piccolo e pittoresco borgo dell’hinterland catanzarese, proviene da una ricca e significativa esperienza nel volontariato, maturata in Umbria e in Calabria. L’opera di Mastrofra è una dimostrazione evidente di quanto la pittura possa comunicare oltre l’immagine e di quanto l’artista possa perfezionare il racconto emozionale. Altro elemento meritevole di menzione è l’impegno sociale che l’artista non ha mai perso di vista nel corso di tutta la sua carriera e che si è concretizzato in eventi e.......

martedì 2 maggio 2017

PRESENTATO NELLA SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI SERSALE IL “SAGGIO SOPRA IL VAJUOLO” DI ANTONIO CASOLINI RIELABORATO DAL DR. VINCENZO VALENTE


Per il futuro della salute dell’umanità i vaccini sono indispensabili. Non si deve assolutamente abbassare la guardia!”.
Non ha dubbi il microbiologo (direttore del centro di Storia della medicina “Cassiodoro” dell’Università Magna Grecia di Catanzaro) prof. Alfredo Focà. Dal “Saggio sopra il vajuolo” (La Rondine edizioni) del 1786 (dodici anni dopo il britannico Edwuard Jenner scoprirà il vaccino) del medico e filosofo  Antonio Casolini che fronteggiò la piaga su incarico del principe Domenico Pignatelli nella Presila catanzarese (in epoca borbonica), presentato a Sersale in una sala consiliare gremita, si è affrontato il tema delle vaccinazioni che, come un fiume carsico, di tanto in tanto riemerge. Dopo le polemiche suscitate da “Report” sull’ “antipapillona virus”, l’Ordine dei medici di Treviso ha radiato dall’albo, per le sue posizioni antivaccini, il medico Roberto Gava, nel contempo il Consiglio di Stato ha stabilito che è legittimo chiedere l’obbligatorietà dei vaccini per l’accesso agli asili nido della stessa città.  “E’ giusto rendere obbligatorie le vaccinazioni”, ha aggiunto il prof. Carlo Torti, docente di malattie infettive alla “Magna Grecia”, condividendo l’iter concordato nella Conferenza Stato-Regioni per approvare una legge che renda obbligatori i vaccini. Piena concordanza col titolo del libro  del prof. Roberto Burioni (Mondadori): “Il vaccino non è un’opinione”. Il sindaco di Sersale avv. Salvatore Torchia ha apprezzato “soprattutto il linguaggio piano e divulgativo del ‘Saggio sopra il vajuolo’ e le modalità espressive che con chiarezza indicavano i sintomi del morbo affinché si desse sollievo attraverso i metodi adottati prima della scoperta del vaccino, sia ai ricchi che ai poveri del nostro territorio. I vaccini - ha detto - sono uno delle scoperte più rilevanti della medicina ed è grave che si mettano in discussione. In tal senso, occorrerebbe una maggiore informazione”. E’ intervenuto, dopo che il dottor Vincenzo Valente (che ha curato l’edizione del saggio) ha fornito  i numeri dei decessi nei secoli provocati dal vaiolo (400 mila europei all’anno nel secolo XVIII e fra i 400 e i 500 milioni di morti nel secolo successivo), sottolineando fra l’altro le richieste del medico perché si costruissero i primi ospedali, mons. Luigi Casolini, presidente del Capitolo della Cattedrale di Tivoli e rettore dell’Associazione dei Cavalieri di San Silvestro. Ha ricordato la figura del suo antenato medico di Sersale,  il cui saggio (insieme al trattato sulle febbri intermittenti)  gli valse, per la descrizione dei metodi innovativi e personali sperimentati in quel frangente storico,  il conferimento della nomina di accademico della Reale Accademia di Napoli. Ha ricordato, inoltre, la figura dell’on. Antonio Casolini di Sersale, parlamentare per due legislature e ministro nel Governo Giolitti del 1911. Mons. Casolini ha letto, infine,  il messaggio di “congratulazioni per l’interessante  iniziativa alla quale avrebbe voluto prendere parte se non fossero interventi impegni inderogabili” dell’ambasciatore dell’Italia presso la Santa Sede Davide Mancini. Il giornalista Romano Pitaro ha segnalato il paradosso, che deve allertarci sulle valutazioni degli accademici e dei centri di controllo più blasonati: “mentre Edward Jenner, che per testare il vaccino non esitò a iniettarlo sul figlio di 8 anni, dovette pubblicare a sue spese il suo studio perché la ‘Rojal Society’ di Londralo rifiutò,  lo studio farlocco che metteva in relazione i vaccini con l’autismo di Andrey Wakefiled venne invece  pubblicato nel 1988 da ‘Lancet’ senza battere ciglio. Toccò poi......

martedì 11 aprile 2017

Prestigioso riconoscimento a Tagliani Caterina di Sellia Marina (CZ) con la lirica "nessuno è solo" durante la premiazione del concorso letterario "i tuoi occhi senza di me"

 Presso il teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, ha avuto luogo  nei giorni scorsi la serata finale del Concorso internazionale di poesia "i tuoi occhi senza di me". Nato da un'idea del dottor Giuseppe Brunasso presidente della Fondazione Barbara Vito onlus, nonché medico e illuminato poeta, e sostenuto dall'Avis di Santa Maria Capua Vetere, questo concorso ha avuto l'ardire di mettere la cultura al servizio della solidarietà. Con la tassa di lettura di appena dieci euro per concorrente, si è finanziato l'acquisto di elettrodomestici per il villaggio del sorriso che ospita i bambini dell'oncoematologia pediatrica di Pisa in attesa di trapianto di midollo osseo o in corso di chemioterapia. La consegna degli stessi è avvenuta il 10 dicembre 2016 nel corso dell'inaugurazione del villaggio, alla presenza di Marco Columbro e Lorella Cuccarini rispettivamente padrino e madrina dell'iniziativa benefica cofinanziata anche da 30 ore per la vita. Durante la serata di premiazione dei poeti ci sono state varie testimonianze di persone che si sono particolarmente distinte nella infinita lotta con la malattia che hanno strappato più di una lacrima a tutti i presenti: ciò al fine di diffondere nel modo più capillare possibile la sensibilizzazione alla donazione del midollo, del cordone ombelicale, di sangue e derivati. Ricordiamo che Barbara Vito a cui è intitolata l'omonima fondazione è stata moglie di del dottore Brunasso, che purtroppo è deceduta in attesa di trapianto perché il donatore individuato dalla banca dati mondiale, all'ultimo momento ha deciso di rifiutare la donazione. A consegnare i premi si sono succeduti: Antonio Ferraro di Gorizia campione mondiale di pizza – donatore di midollo osseo, Laura Montesano di Pistoia – paziente trapiantata con successo, Carlo Mantuano di Bologna che non ha esitato a dare il consenso all'espianto degli organi del fratello Franco deceduto, Gabor Desideri di Firenze – volontario del Nucleo Operativo Protezione Civile di Firenze – logistica dei trapianti che ha il compito di trasportare le cellule generosamente donate, dall'ospedale dove avviene la donazione fino all'ospedale dove è ricoverato l'ammalato in attesa di trapianto, Massimo Pieraccini di Firenze presidente del N.O.P.C e Patrizia Pieraccini di Firenze direttore operativo del N.O.P.C.
I poeti premiati, giunti da ogni parte d'Italia sono, per la categoria adulti:
I CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI – SEZIONE LINGUA
IMPALA' SEBASTIANO di Reggio Calabria con la lirica "Sarajevo mon amour"
II CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI – SEZIONE LINGUA
CAPPELLA ANNA di Casapulla (CE) con la lirica "Allegorica Effigie"
III CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI – SEZIONE LINGUA
GIOVANNI CIAO di Perugia con la lirica "una vita a metà (senza ali)"
I CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI – SEZIONE VERNACOLO
MARSEGLIA FAUSTO di Marano (NA) con la lirica "Comme nasce na puisia"
II CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI – SEZIONE VERNACOLO
MONTELLA CARMINE di Baiano (AV) con la lirica "A Padre Pio ora santo"
III CLASSIFICATO CATEGORIA ADULTI – SEZIONE VERNACOLO
GEMITO FRANCESCO di Casoria (NA) con la lirica "Strunzillo"
- Premio GIACINTO SABATELLA categoria adulti
URSINI VINCENZO di Catanzaro con la lirica "Mio Sud"
- Premio BARBARA VITO categoria adulti
COSTANTINO MARIANGELA di Reggio Calabria con la lirica "di sole in sole"
- Premio LAURA MONTESANO
DEL GAUDIO ENRICO di Castellammare di Stabia (NA) con la lirica "pe vuto"
- Premio N.O.P.C. logistica dei trapianti - Firenze
VOLPE MARIO di Somma Vesuviana (NA) con la lirica "quando muore una madre"
- Premio FERNANDO PESSOA
TASSONE BRUNO AGOSTINO di Breda di Piave (TV) con la lirica "l'attesa del dono"
- Premio ANNA GRIMALDI
BUONO NUNZIO di Casorate Primo (PV) con la lirica "macramè"
- Premio FRANCO MANTUANO
PALATUCCI ANGELO di Salerno con la lirica "volatili pensieri"
- Premio FRANCO TERRENI
TAGLIANI CATERINA di Sellia Marina (CZ) con la lirica "nessuno è solo"
- Premio NEDO PANNOCCHIA
CAMELLINI SERGIO di Modena con la lirica "dolza malincunia"
- Premio ANTONIO FERRARO
DE VITA ALESSANDRO di Pulsano (TA) con la lirica "na mugghiere scungegnate"
- Premio PATCH ADAMS
D'ANDREA GAETANO di Eboli (SA) con la lirica "nu tengo tiempo"
- Premio ADMO - DONATORI DI VITA
ABBRO LUIGI di San Nicola la Strada (CE) con la lirica "lacrima e foglia"
- Premio VITE PER LA VITA


CAPRIA FRANCESCO SAVERIO di Catanzaro con la............

mercoledì 30 novembre 2016

Paradiso e inferno come sono al loro interno ? «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno» Racconto (con video) da leggere e meditare

Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»
Dio condusse il sant'uomo verso due porte.
Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo
dal profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e
malato.
Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati al le loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma
poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano
accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta.
Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire
l'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi
manici.
Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro
sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio :
«Non capisco!»
- È semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che.........

mercoledì 23 novembre 2016

L’Acquedotto Romano di Uria serviva alla famosa città di Trischene? Dalle sue ceneri nacquero Catanzaro,Sellia, Taverna, Simeri. Importante convegno a Sersale sabato 26 novembre alla riscoperta del poco conosciuto patrimonio artistico nel nostro territorio.









L’ACQUEDOTTO ROMANO DI URIA
A servizio di quale città costiera?


Carta geografica della Calabria del cosentino
Prospero Parisio del 1592:

Nella cartografia del ‘500 e del ‘600 venivano riporti i nomi delle poleis più floride della Magna Grecia  e anche di quelle meno famose (finanche gli oppida e gli oppidula del periodo romano), sulla base delle fonti classiche e delle più o meno controverse “Chroniche” medievali, come quelle del Carbonello (XIII secolo) e di Ferrante Galas (1428), che raccontano la storia della fondazione e della distruzione di Trischene, sulla costa, alle foci dei fiumi di pliniana memoria del Semirus, dell’Arocha e del Targines.







     

                    

Carta geografica della Magna Grecia di Abramo Ortelio del 1595,
tratta dall’appendice del “Theatrum Orbis Terrarum”.

Nell’entroterra, nel luogo ove sorge Taverna , riporta  TRISCHENA.
Le frequenti incursioni saracene determinarono la distruzione di molte città , i cui abitanti furono costretti a rifugiarsi nelle colline circostanti.
Le richiamate cronache del Carbonello e del Galas raccontano la distruzione della triplice Trischene e la nascita di Catanzaro, Simeri, Sellia,Taverna
Ulrich Kahrstedt, “Die Wirtschauftinche Lage Grossgriechelands in der Kalserzeit”, in HISTORIA, 1960
INSEDIAMENTO UMANO E LA COLONIZZAZIONE DURANTE L’IMPERO
                       

Lo studioso tedesco fa un’ampia panoramica dei centri cittadini esistenti tra la seconda guerra punica ( 203 aC) e l’età imperiale, comprese le piccole comunità più o meno spopolate in età preimperiale, i villaggi resi deserti dalla guerra annibalica, i luoghi conosciuti solo attraverso le fonti, le colonie agricole.
Tra Scolacium e il Targines sono ubicati i Castra Hannibalis e i fiumi pliniani.
Alla foce dell’ Uria è ubicato un centro di colonizzazione romana, già abitato in epoca greca.
La dovizia e varietà dei ritrovamenti archeologici confermano l’esistenza  nella zona di centri abitati d’intensa animazione, che hanno resistito fino a ieri  all’edacità del tempo, all’incuria dell’uomo, ai terremoti, agli allagamenti, alle lame dei mezzi meccanici e alle razzie d’ogni tipo.
In questo fase non ci interessa partecipare all’antica diatriba sulla esistenza della città di Trischene e sul vescovato conteso tra Catanzaro e Taverna. Per certo, l’area mediana tra Locri e Crotone era popolata da splendide città al tempo della seconda colonizzazione greca e forse anche della cosiddetta colonizzazione leggendaria.
Ancora nel 1845, Luigi Grimaldi, in “Studi archeologici sulla Calabria Ultra Seconda”, discorrendo delle monete di OPPA  - della Locride, del Salento, ma anche dell’Uria distante due miglia dal Simeri – testimonia il rinvenimento di sepolcri, statue, tracce di strade a mosaico, molini all’ercolana, alla foce del fiume omonimo, ma anche a Calabricata, a Guido, alla contrada Basilicata (dove, secondo la testimonianza anche di Orazio Lupis, nel 1753 era stato scoperta una “gran fabbrica a volta di antichissima costruzione che forse era un serbatoio di acqua”).
Anche lungo il fiume Simeri, ricordava Bruno Barillari sul “Brutium” sono stati scoperti “sepolcri e avanzi di costruzioni: l’archeologo Giuseppe Castaldi, nel 1830, v’individuò ben tre archi di acquedotto romano e, presso il mare, un vecchio avello laterizio simile in tutto alla famosa tomba di Cecilia Metella, fuori le mura”.
Nel 1879, costruendosi la strada ferrata lungo il litorale ionico, in prossimità degli stessi fiumi vennero alla luce importanti reperti d’epoca greca e romana e sulla collina de La Petrizia, 4 torri d’antico laterizio.
Nell’estate del 2001, nel corso di una breve escursione, deviando dal ponte sulla strada provinciale  che dalla SS106 porta a Zagarise, a circa 4 km dalla costa di Sellia Marina, ci siamo immessi sul greto del fiume Uria, che d’estate si trasforma in una sorta di pista carrabile. A circa 2 km abbiamo avvistato una costruzione “sospetta”, qualcosa che da lontano sembrava un ponte, posto, però, in modo incongruo, longitudinalmente al corse del fiume.

Torrente URIA, a 5 km dalla costa : Archi di ponte-acquedotto romano




Sono 3 arcate di un canale, largo solo 1m, meno degli assi di un carro di 1,4 m: le caratteristiche strutturali chiariscono che non può trattarsi di una strada sopraelevata su archi.

Il manufatto appare del tutto simile ai ruderi dell’acquedotto romano del Vallone di Rovito (CS):  Cfr. foto, di Amendolara e di Spilinga.

(Acquedotto di Rovito)
                              
 


Resisteva ancora all’edacità del tempo la scaletta d’ispezione del canale, costituita da 4 pietre di fiume, lunghe e piatte,sistemate orizzontalmente a mo’ di gradini nel muro di pietrame e mattoni legati con malta calcarea.

                                                       


                                                         
Un manufatto così imponente è sfuggito per tanto tempo alla ricognizione ufficiale, forse a causa della sua ubicazione in luogo disagevole, a 4-5 Km dalla costa del Medio Ionio.
Solo nel 2010, il prof. Maurizio Paoletti, docente di archeologia classica presso l’Università della Calabria, ne fa menzione  -  per inciso e senza approfondimenti  -  nella “Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia” , trattando di “Sellia Marina”, ma conferma l’esistenza di un importante insediamento urbano dinanzi al torrente Uria e a breve distanza dal mare, non solo sulla base delle segnalazioni ottocentesche.
Ad una seconda visita,  nel periodo di secca dell’anno successivo, abbiamo potuto osservare  -  sempre lungo il greto del fiume  -  una gran quantità di blocchi di manufatti della stessa qualità degli archi, trascinati in basso dalle piene. La prova che si tratta di un acquedotto che convogliava le acque verso un insediamento costiero.




(greto dell’Uria)










(Resti di antico acquedotto nel torrente Uria)

Sappiamo che dopo la prima guerra punica furono dedotte nel Bruzio alcune colonie romane e latine, con funzioni politico-militari, di guarnigione e di forza di polizia.
Fu avviato lo sfruttamento intensivo del......

martedì 6 settembre 2016

E' la quinta volta che l'Accademia dei Bronzi assegna una targa di merito a Caterina Tagliani Scrittrice di Sellia Marina


Durante lo scorso Merini un Premio Speciale con targa a merito per la bravissima scrittrice Caterina Tagliani che dal 2010 segue le varie attività culturali dell'Accademia, compreso il Premio Vivarium e il Repertorio d'arte e poesia 2016 e il Calendario.che la casa editrice Ursini ha stampato nel 2014. Il Saggio di Filosofia: Hannah Arendt, Libertà e rivoluzione. La poesia premiata è "E l'inverso sai, sta per finire ". Un motivo di vanto per la comunità di Sellia Marina dove Caterina Tagliamenti vi abita dal 1983 ( nata a Crema) ha lavorato nella scuola come bibliotecaria. Una bella notizia che dovrebbe avere molto più eco, molto più elogi da parte della comunità Selliese e dai vari amministratori una notizia che meriterebbe anche molta più visibilità sui vari giornali locali dove spesso si mette in prima pagina la cronaca nera ma non si da quasi mai spazio alla cultura.

A seguire la poesia vincitrice del premio Una poesia intensa piena di vita piena di speranza.

" E l'inverno sai, sta per finire" E l’inverno sai? Sta per finire!


Con fredde mani è giunto e sopra i monti ha lacerato i rami, sulle vette ha deposto i suoi fiocchi rivestendole senza rumore di bianco candore.
E l’inverno sai? Sta per finire!
Gelide mani adunche sono strette attorno a mille cuori troppo affranti, aride labbra che non han più voce: anche il fiume è già ghiaccio alla sua foce.
E l’inverno sai! Sta per finire! Nella dolcezza che non ha eguali se osservi al caldo, dalla tua finestra cader come coriandoli di seta, la neve bianca.
E l’inverno sai? Sta per finire! Pensa così chi è sul marciapiede in attesa di una ciotola di pane o una coperta che gli copra l’ossa.
E mentre cerca lungo le rotaie una..........