Le strade dei paesi, tortuosi, acciottolate e piuttosto buie, erano vivacizzate dagli zampognari, musicanti provenienti
dalle vicine località montane, vestiti con lunghe calze di pecora,
mantello scuro e cappello di velluto a forma di cono; essi, con il suono
dolce e inconfondibile dei loro strumenti, le zampogne, andavano in
giro per le strade del paese a suonare le nenie natalizie e a portare
nelle case e nelle chiese l’augurio di prosperità e letizia. La
zampogna, strumento tradizionale per eccellenza, era fatta con pelle di
capra e canne lavorate da sapienti artigiani. Le famiglie accoglievano i
suonatori con entusiasmo offrendo loro dolci e prodotti tipici locali
in particolare salumi e formaggi oppure qualche piccola offerta in
denaro. Il tipico canto di Natale intonato nelle Chiese era “Tu scendi
dalle stelle” che la gente cantava con voce intensa e commossa. Gli
inni, le orazioni e le giaculatorie rivolte all’unisono a Dio e alla
Madonna , riflettevano il sentimento religioso dei fedeli, erano perciò
intrisi di spontaneo entusiasmo e autentico slancio, caratterizzati da
semplici intonazioni melodiche, talvolta alterati da espressioni
linguistiche dialettali, comunque sempre appassionati. I suoni e i canti
di Natale giungevano così alle orecchie degli abitanti del luogo in
modo che tutti potessero partecipare all’emozione del Natale. Questi
canti erano generalmente accompagnati da piccoli strumenti artigianali
come tamburelli, sonagli, flauti e organetti oltre che dalle suddette zampogne, dalle chitarre a corde battenti (catarra) e dal mandolino. Tali strumenti accompagnavano i vari eventi della vita nel lungo scorrere degli anni. Molto in uso presso la nostra gente era un particolare tipo di canto popolare: la strenna (detta comunemente “strina”)
il cui significato letterale è dono di buon augurio. La strenna, una
delle tradizioni più vive e sentite della nostra provincia, era
costituita da una serie di piccole strofe in rima, che esprimevano in
versi dialettali locali un auspicio di felicità, di ricchezza e di buona
salute per l’intera famiglia; essa era cantata e suonata al ritmo di un
mortaio di bronzo con relativo pestello, da gruppi di ragazzi allegri e
scanzonati che visitavano le varie case per portarvi il loro canto
augurale. In cambio essi ricevevano dalle famiglie alcuni doni (per lo
più dolci, frutta secca, vino e salumi fatti in casa) che andavano a
depositare in un sacco di juta, detto comunemente “vertula”
portato a spalla da uno dei componenti del gruppo. Ogni
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sabato 22 dicembre 2012
giovedì 6 dicembre 2012
La vera storia di di Babbo Natale ... Ecco come San Nicola diventò Babbo Natale
La figura di Babbo Natale ha avuto origine da quella di San Nicola, ma durante la Riforma protestante, in Europa, la figura del santo ebbe un periodo di crisi.
Il ruolo di dispensatore di doni passò a Gesù Bambino, a sua volta coadiuvato da qualche aiutante, talvolta affine a Babbo Natale (il francese Pére Noel), altre volte più insolito (come il nano Belsnickles).
Nel corso del Seicento, i coloni olandesi, che si trasferivano nel Nord America, diffusero per primi il culto di San Nicola nella cosiddetta New Amsterdam, poi diventata New York.
Infatti New Amsterdam, secondo una leggenda, fu fondata nel 1626 quando una nave di emigranti olandesi, con una polena di San Nicola al posto delle sirene,
fu sorpresa da una violenta tempesta nei pressi delle coste
nordamericane e la nave si sarebbe arenata su una spiaggia. Durante la
notte ad un marinaio sarebbe apparso in sogno San Nicola e gli avrebbe detto che se i naufraghi avessero fondato una città in quel luogo, lui sarebbe tornato ogni anno, il giorno della sua festa, per distribuire doni ai bambini passando per i camini.
Tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, gli emigranti tedeschi esportarono la festa di Sinter Klass negli Stati Uniti.
La figura di “Sinter Klass” piacque molto anche ai coloni inglesi che storpiarono il nome in “Santa Claus”. Furono esportati anche Belzinickles (immaginato come un adulto baffuto, vestito con una casacca di pelliccia, che aveva il compito di spaventare i bambini monelli) e Gesù Bambino (che diventò Khris Kringle).
La figura di “Sinter Klass” piacque molto anche ai coloni inglesi che storpiarono il nome in “Santa Claus”. Furono esportati anche Belzinickles (immaginato come un adulto baffuto, vestito con una casacca di pelliccia, che aveva il compito di spaventare i bambini monelli) e Gesù Bambino (che diventò Khris Kringle).
Anno dopo anno, in America, Sinter Klass, Gesù Bambino e Belzinickles si “fusero” idealmente in un’unica figura, identificabile in Santa Claus.
Taluni lo immaginavano vestito con un giaccone di pelle e pantaloni
verdi, mentre la mitra vescovile si trasformava nel caratteristico
berretto a punta. La festa di San Nicola assunse caratteri sempre più laici e si sovrappose gradualmente alla festa del Natale.
Un momento particolarmente importante per la “nascita” di Santa Claus è datato 1804. Si tratta dell’anno di nascita della New York Historical Society, i cui membri elessero San Nicola come santo patrono. Più in particolare, alla neonata società piacque l’idea del Sinter Klaas dispensatore di doni, ereditata dalla tradizione tedesca. Gli americani si impossessarono di questa figura con criteri del tutto personali.
Visto che gli inglesi protestanti non osservavano le festività dei santi, la visita di San Nicola fu fatta coincidere con il Natale.
Nel 1810, Samuel Pintard, portavoce di un’antica famiglia inglese, contribuì a riformulare il concetto di Natale, trasformandolo in una giornata di festa dedicata all’intera famiglia e affossando in parte l’idea di celebrazione “pubblica” fino ad allora legata all’arrivo del nuovo anno.
In questo clima di revisione della festa si delinea anche il primo “ritratto americano” di Santa Claus: mi riferisco al libro History of New York (1809), di Washington Irving, che per l’occasione sfoderava lo pseudonimo Diedrich Knickerbocker.
Più che di un saggio storico
propriamente inteso, era un’opera narrativa pervasa di un gusto
satirico, capace, però, di ricreare con grande fragranza e vivacità
cronistica l’epoca coloniale di New York. Nella prima edizione,
Knickerbocker ironizzava sulle origini tedesche di New York. E fra una
considerazione e l’altra descriveva la figura di San Nicola come
un uomo anziano, vestito di scuro, che si aggirava per le vie della
città in groppa a un cavallo.
Nel 1810, in occasione
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