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lunedì 24 dicembre 2018

Duplice omicidio passionale nel catanzarese coppia uccisi nel tabacchino. Si indaga sull'ex compagno, ultimamente l'aveva più volte minacciata.

Avrebbe ricevuto minacce da un ex fidanzato Francesca Petrolini la donna di 53 anni uccisa ieri sera a Davoli Superiore all’interno della sua tabaccheria con il compagno Rocco Bava


“Dramma a Davoli Superiore in provincia di Catanzaro dove un uomo e una donna sono stati uccisi all’interno della tabaccheria di proprietà della donna I due avevano da alcuni mesi una relazione e naturalmente si dovrà indagare sulla vita privata delle vittime per accertare se potessero avere avuto dei contrasti con qualcuno.” Questa l'opinione della criminologa Antonella Cortese, vicepresidente dell’AISPIS (l'Accademia italiana delle scienze di polizia investigativa e scientifica) che si trovava nella cittadina catanzarese. “Secondo una prima ricostruzione - sostiene la Cortese - i due si trovavano nella tabaccheria di proprietà della donna quando è entrato l'assassino che avrebbe sparato prima contro la donna, uccidendola sul colpo. Poi ha inseguito all'esterno l’uomo sparandogli e ferendolo gravemente. L'uomo è morto poco dopo l'arrivo di un'ambulanza del 118"."È il terzo omicidio che viene a turbare la vita della cittadina del catanzarese. Il movente - conclude la criminologa - potrebbe essere la gelosia che ha scatenato la furia omicida dell’assassino”. 
 I carabinieri, dopo una nottata di ricerche, hanno rintracciato l’ex convivente di Francesca Petrolini, la donna di 53 anni uccisa ieri insieme al nuovo compagno, Rocco Bava, di 43, nella tabaccheria a Davoli di proprietà di lei. Si tratta di un 67enne, G.G., cognato della donna. Dopo essere rimasta vedova, Francesca Petrolini, aveva allacciato una relazione con il fratello del marito. L’uomo era a casa di un amico a Davoli. E’ stato portato in caserma per l’interrogatorio. Al momento non ci sarebbero provvedimenti. Le minacce precedenti al delitto dopo la chiusura della relazioneL’uomo non aveva accettato la ......... 

domenica 23 dicembre 2018

La Storia di Rosina Lupia Poetessa contadina analfabeta di Belcastro Una donna bellissima e carismatica protagonista delle lotte per l’occupazione delle terre incolte del Marchesato Crotonese e dei territori ionici.


Solo recentemente l’eclettico Franco Santopolo mi ha fatto conoscere la storia di Rosina Lupia
di Belcastro (cz), poetessa-contadina senza scuola, protagonista delle lotte per l’occupazione delle
terre incolte del Marchesato Crotonese e dei territori ionici contermini durante l’ultimo dopoguerra,
nonché interprete originale e profonda della cultura popolare identitaria.
“Una donna bellissima e dotata di grande carisma, intelligenza e sensibilità, inventava poesie e canzoni”,
che dettava a un bambino, sottraendole così all’oblio del tempo, ma non all’incuria degli uomini,

soprattutto dei cultori della retorica contadina e dei valori naturali e primitivi, come Curzio Malaparte e
Giovanni Papini: “mi sento profondamente d’accordo con le vacche e con la nostra cara e buona lingua
di bifolchi e di genii”.                                                                                        
Rosina partiva dal gradino sociale più basso, essendo donna, povera e analfabeta, puntualizza Santopolo,
integrando quanto scritto da Alberto Iacoviello sull’Unità il 31 marzo del 1950: “E’ una specie di genio
contadino, parla un linguaggio che contiene la saggezza di secoli e la verità comune a migliaia di
contadini”. Una ribelle (E.J.Hobsbawn), non il buon selvaggio o il genius loci del folclore locale, da
rinchiudere nello spazio sociale e letterario del caso singolare. Rosina è poeta organico del mondo
contadino calabrese, cantora della giustizia e della fratellanza, dei valori identitari della cultura
subalterna e della tragica regressione del Sud negli anni del boom economico del Nord, che ispirava
a P.P. Pasolini il famoso epigramma: “chi era coperto di croste è coperto di piaghe/ il bracciante
diventa mendicante/ il napoletano calabrese/ il calabrese africano/ l’analfabeta una bufala o un
cane”. Una figura marginale nella gerarchia della società locale   –
subalterna ed esclusa – che riesce a conquistare una sicura centralità ed evidenza sociale, col suo
carico eversivo rivoluzionario (donna senza marito, povera e senza scuola) di soggetto organico
e vivo di un collettivo-casa, vissuto come un’altra religione del suo tempo. A metà degli anni ’60
le venne espropriata parte della sua quota dell’Ovs (Opera valorizzazione della Sila), per la
realizzazione di un progetto di ammodernamento della strada provinciale; per Rosina fu uno
smacco e una vendetta politica, per cui non esitò ad adire fruttuosamente le vie
legali (Pretura di Cropani) e a rivolgersi direttamente al Presidente della Repubblica
, on. Giuseppe Saragat, lanciando nel contempo strali e ammonimenti ai suoi avversari,
sul presupposto che “…. cu’ vö mala a mia/gira a nu fusu e non conchjuda nenta!”


ROSINA AL PRESIDENTE
Mio caro e bene amatu Presidenta,
ti scrivu chista littara ‘e luntanu,
ppe’ mma ti dicu ca c’è nu pezzenta
chi vö ppe’ ma mi futta de stramanu,
                                                     nu pezzareddu ‘e terra d’o ponenta
ma fa ‘na strata cchi scinda a lu chjianu.
E’ megghjiu ma ‘nterveni, Presidenta,
e ma ci dici, a chistu sacristanu,


nomma fa u’ fissa, ca ddocu, comu nenta,
Peppinu caru, cu’ vö mala a mia,
gira a nu fusu e non conchjuda nenta!
A chistu puntu, aju fiducia ‘e tia
cchi sì cumpagnu e puru Presidenta.
Chiudu e mi firmu. Rosina Lupia.


C’informa Santopolo: “Rosina venne da me perché le scrivessi, secondo il senso da lei voluto, una lettera
di accompagnamento con la quale restituiva al Presidente” la risposta presidenziale che la Prefettura
intendeva cestinare.


IL PRESIDENTE A ROSINA
Cara Rosina, ti ringrazio assai.
Ti mandu chista littara firmata,
ccussì, si hai ‘e risolvira ‘ncunu guai,
mò ti po’ dira propriu sistemata.
Va’ du’a u’ Prefettu e portaci ‘sta mia
E aspetta ‘na risposta già in giornata.
E poi ci dici ca sì Rosa Lupia
e voi chista faccenda sistemata.
Spero sarai contenta e soddisfatta
e ch’a cosa si sistema. Ppe’ tramenta
fa finta ch’esta già ‘na cosa fatta.
Chista, ppe’ mia, è robbicedda ‘e nenta:
‘nta ‘na menz’ura fatta e disfatta!
Ti mando il mio saluto. Il Presidenta.


ROSINA AL PRESIDENTE
Carissimo e stimato Presidenta,
ti tornu chidda littara firmata,
ca tantu a firma tua non serva a nenta
e vala, forsi, menu ‘e ‘na cacata.
‘U segretario do’ Prefettu toi,
mi dissa ca finia cestinata
e ca ‘sti littiri, sempra, prima o poi,
finiscianu a lu cessu pp‘a stujata.
Tu sì ‘n amico ma non sì sergenta  
E cunti quantu nu piruna ‘e lettu.
Cchi cazzu voi? Sì sulu Presidenta,
‘on po’ cuntara quantu nu Prefettu
e ‘a vicia tua esta nu ragghjiu ‘e mulu.
Tanti saluti e va’ pigghjalu ‘n culu!


Il prodigio della poesia di Rosina evoca componimenti più diffusi e persistenti a livello popolare come
Lettera al Padreterno di Mastro Bruno Pelaggi e La preghiera del Calabrese al Padre Eterno
contro i Piemontesi di Antonio Martino. Quasi tutta la poesia dialettale, infatti, rappresenta il sentire
comune di un popolo, in particolare  quella del genere narrativo-burlesco e delle rime facete
(come Jugale di Antonio Chiappetta, Statte tranquillu di Ciardullo e Prima cantu e doppu cuntu
di Giovanni Patari alias Alfio Bruzio de U monacheddu) e quella delle opere satiriche che evolvono
felicemente in lirica, come in Giovanni Conia, Domenico Piro, Vincenzo Ammirà, Vittorio Butera e
Michele Pane. Si è anche parlato di poesia delle origini della lingua e delle problematiche connesse
alla
trascrizione delle testimonianze orali, col rischio della contaminazione della forma, dei contenuti
e finanche dello stile delle produzioni letterarie che eccedono di molto il rozzo ingegno contadino.  
 Ci rassicura il fatto che “i sonetti rispettano interamente il mandato di Rosina”, conservando una
grande purezza espressiva e i segni della forte identità della donna-contadina senza scuola.
                    
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Temi ripresi negli anni successivi, ma condivisi in situazione con poche altre rimatrici vernacolari
analfabete, come Carmela Barletta e.....

venerdì 21 dicembre 2018

Oliverio "Io sono tranquillo" ma dalle indagini viene fuori ben altro: "Avrebbe esercitato “pressioni indebite” sui dirigenti dell'assessorato regionale al Turismo" Funzionari della Regione asserviti all'imprenditore “mafioso”

Pubblici ufficiali, anche a capo di importanti e strategici uffici nella Regione Calabria, che sarebbero stati a disposizione di un imprenditore privato, Giorgio Ottavio Barbieri, 42enne residente a Roma ritenuto legato alla cosca Muto di Cetraro.

Per gli inquirenti in modo “consapevole” e “reiterato” avrebbero falsificato vari stati di avanzamento di lavoripubblici e attestato in documenti ufficiali altri di questi lavori, invece, non eseguiti.
In tal modo si sarebbe permesso all’imprenditore di ottenere l’erogazione di finanziamenti comunitari che altrimenti non sarebbero spettati.
Questo lo spaccato che emerge dall’operazione denominata “Lande Desolate”  e che stamani ha portato in carcere lo stesso Barbieri e all’esecuzione di un totale di sedici misure cautelari, tra cui sei domiciliari, tre divieti temporanei di esercitare l’attività professionale, quattro sospensioni dall’esercizio di pubblico ufficio e dueobblighi di dimora.
Tra quest’ultimi spicca il provvedimento scattato a carico di un figura più che eccellente, ovvero il presidente della Regione Mario Oliverio a cui si contesta di aver favorito la ‘ndrangheta, la cosca dei Muto appunto, tramite l’imprenditore arrestato.
Nel mirino degli investigatori, come dicevamo, esponenti politici, pubblici dirigenti, funzionari, a cui vengono addebitati i reati di corruzionefalso in atto pubblico, abuso d’ufficio e frode in pubbliche forniture.
TRA “SPREGIUDICATEZZA” E TOTALE “SPREGIO DELLE REGOLE”
Le indagini - eseguite con strumentazioni tecniche e rilevamenti aerofotografici - avrebbero portato a ricostruire e dimostrare documentalmente diverse violazioni e irregolarità nella gestione e conduzionedegli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea e degli impianti sciistici di Lorica, oltre che la fase di erogazione di finanziamenti pubblici.
In particolare, la tesi che vi fosse un completo asservimento” dei pubblici ufficiali alle esigenze dell’imprenditore Barbieri.
Gli investigatori parlano apertamente di un “spregiudicatezza” che avrebbe caratterizzato l’operato proprio di quest’ultimo che avrebbe corrotto i funzionari per ottenere la loro compiacenza, soprattutto nelle attività di controllo sui lavori in corsonell’agevolare il pagamento di somme non dovute o il riconoscimento di opere complementari prive però dei requisiti previsti dal Codice degli appalti; oltre al mancato utilizzo di propri capitali dell’impresa appaltatrice “in totale spregio” degli obblighi previsti dai bandi di gara.
Secondo gli inquirentil’imprenditore romano - a cui si contesta anche l’aggravante dell’agevolazione mafiosa – avrebbe impegnato poche decine di migliaia di euro a fronte dei diversi milioni previsti dai bandi, una circostanza che sarebbe stata ampiamente conosciuta ed avallata oltre che dai soggetti che avrebbero dovuto invece controllare e poi erogare le somme, anche dalle figure politiche coinvolte nell’inchiesta.
Le indagini farebbero luce, insomma, su quello che viene definito come “un diffuso sistema illecito” che, attraverso la ripetuti falsiabusi e atti corruttivi, avrebbe compromesso il corretto impiego delle risorse pubbliche non permettendo così lo sviluppo e la crescita del territorio, l’elevazione del livello dei servizi al cittadino e costituendo, di fatto, un ostacolo alla realizzazione del potenziale di crescita che la regione è in grado di esprimere.
DDA, PRESSIONI INDEBITE DI OLIVERIO PER EROGAZIONE FONDI
Avrebbe esercitato “pressioni indebite” sui dirigenti dell'assessorato regionale al Turismo, Mario Oliverio. E lo avrebbe fatto per far ottenere all'imprenditore Gaetano Ottavio Barbieri la liquidazione di ingenti somme.
È quanto scrivono i magistrati della Dda di Catanzaro che avevano chiesto per Oliverio gli arresti domiciliari al Gip, che ha disposto invece l'obbligo di dimora nel Comune di residenza.
Il finanziamento in questione si riferisce agli impianti sciistici di Lorica, nota località turistica della Sila.
L'intervento di Oliverio avrebbe permesso di far superare agli uffici regionali le perplessità esistenti. I dirigenti, infatti, avevano proprio dei dubbi in merito alla mancata esecuzione di tutte le opere previste da parte dell'impresa di Barbieri.
Così “l'adozione, in extremis, del decreto di liquidazione appare - è scritto nell'ordinanza del gip Pietro Carè - il frutto della convergenza di una serie di interessi, quello del privato Barbieri di vedersi sostanzialmente ‘anticipata’ la provvista finanziaria necessaria a pagare materiali non ancora saldati e, spesso, neppure consegnati, e quello dell'apparato amministrativo-politico di portare a termine a tutti i costi un risultato di spesa sul Por 2007/2013, pena il rischio di disimpegno dei fondi e comunque di insuccesso politico”.
In tale contesto, scrive il magistrato, sarebbe dunque “documentata l'ingerenza - certamente indebita perché in violazione del principio di separazione fra la funzione di indirizzo politico e quella di concreta gestione amministrativa - del Presidente Oliverio sui funzionari del Dipartimento Turismo” per indurli “ad una sostanziale rivisitazione delle proprie iniziali determinazioni”.
Per gli inquirenti, “il favore nei confronti del Barbieri acquista massima consistenza allorché, nonostante l'indebita percezione di capitale pubblico a fronte di opere ineseguite o comunque non funzionali, l'imprenditore riesce ad influenzare direttamente l'azione politico-amministrativa del Presidente della Regione, risultando il principale beneficiario - con un finanziamento aggiuntivo di 4,2 milioni di euro - della delibera di Giunta regionale n. 159 del 13.5.2016, con oggetto ‘utilizzo temporaneo delle risorse in conto residui’, adottata su proposta del Presidente Oliverio”.
 A seguire i nomi di tutti gli indagati 

giovedì 20 dicembre 2018

Simeri Mare Terribile incidente mortale sulla 106 muoiono 2 ragazzi di 18 e 19 anni entrambi di Catanzaro



L'incidente stradale che si è verificato in località Roccani di Simeri Mare  Il terribile impatto è avvenuto tra una Fiat 600 ed una Suv Bmw. Uno dei due ragazzi è morto sul colpo. L'altro estratto dalle lamiere in gravissime condizioni, è stato consegnato al personale suem118 per l'immediato trasferimento in codice rosso in ospedale ed è morto poco dopo.Ferito grave anche il conducente del Suv trasportato in ospedale chiusa la Strada Statale 106 in ambedue i sensi di marcia. Erano entrambi di Catanzaro Alessio Bianco di 19 anni e Giuseppe Cutrone di 18 morti giovanissimi.
Sul posto squadre dei vigili del Fuoco del distaccamento di Sellia Marina e della sede centrale intervenute poco prima dell’una il cui intervento è valso anche..........

mercoledì 19 dicembre 2018

Sersale sarà ufficialmente inaugurato venerdi 21 alle 10 l'impianto Polivalente coperto intitolato a Domenico "Dodo'" Gabriele




Si inaugura venerdì 21 dicembre, alle ore 10, a Sersale, l’impianto sportivo polivalente coperto realizzato con i fondi del “PON Sicurezza per lo sviluppo – Obiettivo convergenza 2007-2013 – Asse II – Diffusione della Legalità - Iniziativa quadro IO GIOCO LEGALE. Si tratta di un impianto sportivo polivalente coperto nel quale potranno essere praticate diverse discipline: pallavolo, pallamano, tennis e calcio a 5. È ubicato nel complesso sportivo di località “Ferrarizzi” ove già insiste il campo da calcio a 11 che presto sarà dotato di superficie di gioco in erba sintetica.
Il nuovo impianto sportivo porterà il nome di Domenico “Dodò” Gabriele, bambino crotonese ucciso a 11 anni dalla barbarie della ‘ndrangheta” mentre giocava a pallone in un campetto di Crotone.
Domenico è stato colpito a morte il 25 giugno 2009, proprio mentre inseguiva un pallone su un campo di calcetto, in contrada Margherita, a Crotone. Dodò muore tre mesi dopo, il 20 settembre, nell’ospedale di Catanzaro, dove il piccolo è spirato senza mai aver ripreso conoscenza. È una ferita ancora tutta aperta quella della morte di Dodò, una ferita che sanguina, nonostante le condanne all’ergastolo dei due giovani accusati di essere gli esecutori materiali dell’attentato contro l’obiettivo del commando, morto la sera stessa dell’agguato in cui restarono ferite altre otto persone, tra le quali “Dodò”. Sul campo polivalente ora correranno i bambini ed ragazzi di Sersale ai quali, attraverso l’intitolazione allo sfortunato “Dodò” di una struttura dove si pratica lo sport, l’amministrazione comunale di Sersale vuole inviare un preciso ed incondizionato messaggio di promozione della cultura della legalità e del rispetto delle regole.
Alla cerimonia di inaugurazione, prevista per venerdì 21 dicembre, parteciperanno Giovanni e Francesca Gabriele, genitori di Dodò, il dr. Sandro Dolce della Procura Nazionale Antimafia, il Presidente del Coni provinciale dr. Giampaolo Latella, il Presidente del Comitato regionale FIGC-LND dr. Saverio Mirarchi, sindaci ed amministratori del comprensorio, istituzioni civili e religiose, il Sindaco dei ragazzi Giulia Mancuso e i ragazzi delle scuole di Sersale. Alle ore 10.00, nella Sala Consiliare, si parlerà di sport e cultura della legalità con il dr. Salvatore Dolce, magistrato della Procura Nazionale Antimafia, e con i presidenti del Coni provinciale, dr. Giampaolo Latella e della Figc-Lnd Calabria, dr. Saverio Mirarchi.
Alle ore 11.30 su procederà alla inaugurazione e benedizione dell'Impianto Sportivo Polivalente Coperto ed allo svelamento della targa celebrativa in onore di Domenico “Dodò” Gabriele. A seguire un breve incontro di calcio inaugurale tra i bambini della Scuola Calcio dell’Asd Sersale 1975.
Con l’inaugurazione di..........