Nella foto la casa della famiglia Barberio sgomberata per ordinanza sindacale e la montagna soggetta a smottamenti
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un accorato appello da parte degli abitanti del quartiere Uria di Sellia Marina di via case sparse. Nella speranza che si risolvi al più presto questa drammatica situazione prima che sia troppo tardi.
Quando succedono le stragi in un determinato luogo, subito dopo si mobilita il mondo intero dai “media” a tutte le forze dell’ordine, la Protezione civile. Prima, però che queste avvengono cosa si fa? Molte volte niente. È questo il caso di
Uria, piccola frazione di Sellia Marina, in Via Case Sparse, dove un nutrito nucleo di abitazioni si trovano a ridosso di una collina che è a rischio di frane. Eppure mentre è da un anno che questa storia va avanti, mentre è appena trascorsa l’estate, tempo propizio per intervenire, sono rimaste ai posteri queste parole, questa promessa: “Entro settembre rientrerete nelle vostre case!” Parola del sindaco di Sellia Marina,
Giuseppe Amelio. “Non vi preoccupate, solo qualche sacrificio”, aveva continuato. Il mese di settembre è alle porte e i lavori alla montagnetta di Uria non sono mai iniziati.
Gli ultimi sopralluoghi, effettuati recentemente, evidenziano un peggioramento della situazione di pericolosità rispetto all’alluvione che ha flagellato mezza Calabria nello scorso inverno. La località è denominata “Case sparse”, la via è Piranietto. A pagarne le conseguenze fra tutte le famiglie a rischio è le due famiglie Barberio, le cui abitazioni, sono proprio lì dove potrebbe verificarsi l’inizio della frana. Le due famiglie sono composte da sei persone, nonni, figli e nipoti. Traslocati a seguito dell’ordinanza sindacale di sgombero al villaggio Uria. Sistemazione provvisoria. Aveva detto. Aveva! Come aveva pure detto di fare qualche sacrificio “perché il Comune non si poteva permettere due affitti” (avevano chiesto due appartamenti: uno per i nonni e un altro per i figli e i nipoti). Nel frattempo nonno Vincenzo ha avuto un infarto (dovuto, molto probabilmente, allo stress di vedere anni di lavoro andati in fumo), la sua consorte non è al massimo della forma e i bambini dovranno pure andare a scuola. La famiglia Barberio, supportata da tutti gli abitanti della zona rivolge un accorato appello a tutti coloro che possono fare qualcosa. Il loro è un appello perché “il Comune si assuma le sue responsabilità” e li aiuti a ritornare nella loro abitazione al più presto. “Ci sentiamo presi in giro – hanno proseguito – viste le iniziali promesse”. Grandi i disagi. Forte la delusione. Legittime le richieste. Non rimangono che le risposte opportune dell’Amministrazione comunale. Sempre che il governo locale non consideri priorità altri tipi interventi, che a nulla servono. Sarebbe più giusto, invece, che si prodigasse prima per i servizi essenziali da rendere ai cittadini e poi per le esigenze estetiche di parte. Per una volta, non interveniamo dopo il disastro ma agiamo in tempo. Facciamo chiasso. Facciamo in modo che un centinaio di persone non rimangano senza abitazione o, per la peggiore delle ipotesi, senza vita. E se tutto ciò si verificasse di notte, quando tutti dormirebbero. Aiutateci!
Gli abitanti di “Via Case Sparse”