domenica 5 dicembre 2010

Vita di San Nicola ( seconda parte )

La leggenda di San Nicola affascinò il medioevo dei cristiani e dei pagani. Durante la vita si prese carico di orfani, vedove e gente perseguitata. Oggi, assieme ai suoi "alter ego", Babbo Natale e Santa Claus, continua a portare serenità a tutte le genti del mondo. Ma chi era davvero San Nicola?
la figura di San Nicola, come quella di molti santi è avvolta nel mistero: le uniche notizie che ci sono arrivate, narrano che nacque nella città di Pàtara, nella regione occidentale dell’antica Grecia, oggi al sud della Turchia, intorno agli anni 260-280 d. C. La leggenda narra che ereditò una grossa fortuna dai genitori e che la sua bontà lo indusse a distribuirla ai poveri del suo paese.
Divenuto vescovo di Myra nel 300, in un periodo in cui tutti i cristiani erano perseguitati, fu imprigionato ed esiliato da Diocleziano. Con Costantino, che nel 313 permise il culto del cristianesimo, Nicola fu liberato e riassunse la carica di Vescovo di Myra. Dopo la sua morte (il 6 dicembre di un anno compreso tra il 340 e il 352), il suo corpo su seppellito a Myra ed in seguito, traslato a Bari da 62 marinai pugliesi. San Nicola divenne uno dei santi più venerati, non solo dai cristiani occidentali, ma anche dagli Ortodossi dell’Impero Bizantino: oggi è patrono della Russia e della Grecia. Intorno al secolo XI i marinai normanni lo elessero a loro protettore, contribuendo alla diffusione capillare del culto anche in Francia, in Germania, in Olanda e in Inghilterra. San Nicola ispirò numerose opere letterarie e musicali: la "Liturgia di San Nicola" (secolo X), il dramma "Legenda Aurea" di Iacopo de Varagine (‘200), che nel 1438 fu tradotto in inglese sotto il titolo "The Gilte Legende", ed altri componimenti di vario genere. Durante i secoli successivi, il culto di San Nicola fu portato dai coloni olandesi anche nel Nuovo Mondo, a New York (allora New Amsterdam).
Le leggende:
 Bari: Cattedrale di San Nicola
Sul personaggio di San Nicola esiste tutta una serie di leggende che furono alla base della sua venerazione. Durante la vita si prese sempre carico di orfani, di vedove e di gente perseguitata. La sua fama di generosità deriva dalla leggenda che lo vuole benefattore di tre ragazze, le quali rischiavano di finire come prostitute, non essendo il loro padre in grado di pagare i debiti da cui era gravato. Quando San Nicola lo venne a sapere, per tre notti consecutive, gettò nella finestra della stanza da letto delle figlie borsellini di monete salvandole da un destino infausto. Il padre pagò i debiti e gli rimasero i soldi anche per le doti delle tre figlie. Per questo motivo le ragazze nubili che hanno il desiderio di sposarsi pregano San Nicola. Durante la sua permanenza a Bari, secondo la leggenda, salvò la vita ad alcuni marinai, per cui con l’attributo dell’ancora, viene venerato come patrono dei marinai e dei commercianti. San Nicola protesse inoltre i pescatori e nell’Europa centrale i traghettatori, si curò dei ponti e protesse dalle alluvioni. Il giorno della festa di San Nicola – il 6 dicembre – da allora fu associato alla ricchezza e alla prosperità. Per tale motivo i commercianti amavano concludere in questa data affari impegnativi.

vita di San Nicola ((prima parte )

San Nicola è uno dei santi più venerati ed amati al mondo. Egli è certamente una delle figure più grandi nel campo dell’agiografia. Tra il X e il XIII secolo non è facile trovare santi che possano reggere il confronto con lui quanto a universalità e vivacità di culto.
Ogni popolo lo ha fatto proprio, vedendolo sotto una luce diversa, pur conservandogli le caratteristiche fondamentali, prima fra tutte quella di difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie. Egli è anche il protettore delle fanciulle che si avviano al matrimonio e dei marinai, mentre l’ancor più celebre suo patrocinio sui bambini è noto soprattutto in Occidente. Secondo la più antica tradizione manoscritta, S. Nicola era vescovo di Myra, città della Licia in Asia Minore (odierna Turchia), al tempo dell’imperatore Costantino (306 - 337 d. C.). Nonostante la celebrità mondiale del santo vescovo di Myra, negli scritti del IV secolo che ci sono pervenuti non compare il nome di Nicola. Al V secolo potrebbe risalire l’encomio di Proclo, ma qualche studioso dubita della sua autenticità. Quello di S. Nicola è, tuttavia, un caso normale nel campo dell’agiografia. Molti santi dei primi secoli del cristianesimo sono menzionati solo secoli più tardi. Nel caso di S. Nicola il fatto è ancor più spiegabile tenendo conto di tre cose: Nicola non era un martire, non era uno scrittore e non era un monaco. Era un pastore d’anime, un vescovo dedito al bene del suo gregge, in una regione – la Licia – alquanto fuori della ribalta culturale del tempo. Per avere i primi santi non martiri bisognerà attendere quasi la fine del IV secolo. Nelle vite dei santi uomini, che di solito contenevano figure di asceti e monaci, non c’era posto per Nicola, che non apparteneva a queste categorie, per cui, per quanto strano possa apparire, il silenzio degli scrittori coevi è del tutto naturale.

sabato 4 dicembre 2010

Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco A tutti voi che celebrate la festa di San Nicola AUGURI Carissimo/a

Carissimo/a
Questo il vangelo della II Domenica di Avvento

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.  Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
C’è qualcosa di grande, immenso, divino, eterno, che Dio sta preparando per noi. È come se il Signore stesse costruendo per noi una casa d’oro, ammobiliata con legno pregiatissimo, con tappeti di una morbidezza rara, con ogni altro arredamento che supera per qualità, bellezza, sontuosità, pregio ogni umana intelligenza e noi volessimo entrare dentro luridi, infangati, sporchi di ogni sudiciume, conciati veramente male. Se noi facessimo questo disprezzeremmo l’opera di Dio. Sarebbe un vero vilipendio.
Per entrare in essa e abitarvi dobbiamo spogliarci di tutto ciò che siamo, anche della nostra pelle e rifarcela nuova. Anima, spirito, corpo, pensieri, sentimenti, volontà, desideri, tutto deve essere nuovo. È questa la conversione che oggi predica Giovanni il Battista. Sta per entrare nel mondo Gesù, sta per venire a fare nuove tutte le cose. Noi non possiamo rimanere nel nostro vecchiume di peccato, stoltezza, insipienza, empietà. Non possiamo convivere con il nostro vecchio gusto di male, trasgressione, violazione della Legge santa di Dio, idolatria e cose del genere. Siamo chiamati ad una conversione radicale. Ma cosa è esattamente la conversione? Un esempio ci potrà aiutare ad entrare nella sua verità: prendiamo del ferro vecchio, arrugginito, buono a nulla, lo fondiamo e con esso creiamo una cosa totalmente nuova. Prendiamo il vecchio uomo, lo immergiamo nella verità e nella grazia di Cristo Gesù, lo affidiamo allo Spirito Santo, perché sia Lui a farne un uomo completamente nuovo, senza più alcuna relazione con il suo passato. C’è un presente divino che lo Spirito del Signore vuole creare in noi. Con questo presente dobbiamo rivelarci al mondo intero.

Sellia: "esercitarsi per soccorrere" giornata promossa dal club alpino,aeronautica e comune

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venerdì 3 dicembre 2010

Lo stendardo delle tre rose dedicate alla Madonna custudito nella chiesa Madre di Sellia.

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In questi giorni mentre osservavo delle foto su internet attinenti ad una edizione della sagra di Sellia  mi soffermo in modo particolare  su una di essa  che ritrae un antico stendardo custodito nella Chiesa Madre. In un primo momento mi incuriosisce molto perché malgrado durante la mia giovinezza, facendo spesso il chierichetto,  ho avuto la fortuna di osservare da vicino molti oggetti sacri che mi attiravano molto, ma non mi ricordavo di aver mai visto questo particolare stendardo nel quale non viene raffigurato nessun Santo o Madonna ma in modo semplice raffigura tre coll:i uno centrale, due laterali, e  sulle loro cime una rosa di colore diverso per ogni colle, il tutto sormontato dalla corona della Madonna. Mi soffermo ancora un po’ su questa foto, cerco di ingradirla, sembra che non abbia nessuna scritta. Poi mi viene in mente un piccolo passaggio di una vecchissima canzone che intonava spesso a “ scaghiuna”.  Era un'anziana signora la solista, che iniziava i vari canti durante le funzioni religiose con una voce molto forte ,particolare, che ribombava all’interno della Chiesa. Sapeva perfettamente a memoria un'infinità di vecchi canti, alcuni anche in latino (per chi ha superato gli …anta come me sicuramente la ricorderà) un passo della canzone faceva più o meno cosi: I tri rosi de Maria,a ra Sellia l’avimu tutti e tria,rosi belli e profumati da Madonna L’icorunata. Ma certo ora mi sembra tutto più chiaro, la vecchia canzone si riferiva alle tre Chiese intitolate alla Madonna: Madonna del Rosario, L’Immacolata,La Madonna delle Grazie ( con l’ormai scomparso convento della congregazione di Zumpano di Santa Maria delle Grazie )Il bel stendardo raffigura l’esatta ubicazione di questi tre luoghi di culto; la rosa rossa della Madonna  del Rosario la rosa centrale dell’Immacolata, l’altra laterale quella della Madonna delle Grazie che viene collocata proprio dove io ipotizzavo: cioè sopra la fermata dei pullman “sutta Santa Maria” luogo che porta questo nome proprio perchè sopra era ubicato il convento di Santa Maria delle Grazie  prima che crollasse durante la rovinosa alluvione. Purtroppo la foto poca nitida non permette una buona visuale ma secondo me questo stendardo è un ulteriore prova oltre all’ormai accertata  esistenza di tre luoghi di culto  dedicati alla Madonna anche la loro esatta ubicazione all’interno del centro storico. Questo stendardo infine assume un'importanza storica il quale ci dice con esattezza l’ubicazione di questi tre luoghi di culto  verso la Madonna, verso la quale Sellia da sempre ne è stata in modo particolare devota.
 Autore: sellia racconta. Si prega di inserire il link a chi ne fa uso (anche in modo parziale) con esplicito riferimento della fonte

Da demolire al più presto la brutta costruzione in fase di ultimazione in piazza Montegrappa a Catanzaro

Se il sindaco Olivo ha veramente a cuore, come dice, le sorti della città, dia indicazione agli assessori Talarico e Soriero di far demolire l’orrenda e inutile struttura di piazza Montenero, prendendo atto delle critiche rivolte non solo dall’opposizione, ma soprattutto da associazioni e cittadini.
Solo così si potrà evitare un’altra umiliazione alla città, dopo quella della scala di piazza Matteotti, quando tutta l’Italia si mise a ridere per una costruzione così bizzarra e inutile. Ricorderete tutti Vittorio Sgarbi che ne invocò a gran voce la demolizione.
E a proposito di piazza Matteotti, voglio rammentare all’assessore Talarico che quando fu progettata dall’architetto socialista prof. Zagari, il sottoscritto era consigliere di opposizione, mentre sindaco era Marcello Furriolo che era e resta grande sostenitore dell’attuale sindaco Olivo. Lo dico senza polemica, ma solo per ristabilire una verità storica.
Ma tornando all’ “orrenda” creatura di piazza Montenero voglio solo sottolineare altre due grandi negatività, oltre all’impatto devastante con l’ambiente. La prima riguarda la sottrazione di circa 30 posti auto alla disponibilità del quartiere. Ne sanno qualcosa di abitanti di piazza Montenero, Conventino, via Cortese che non sanno più a quale santo votarsi per parcheggiare l’auto. La seconda è che l’istituzionalizzazione di una fermata del bus extraurbani in un nodo nevralgico del traffico cittadino creerà disagi pesantissimi alla circolazione, mettendo anche a repentaglio la sicurezza dei pedoni.
Bisognerebbe capire perché la giunta non ha fatto queste riflessioni e si è affidata ciecamente alla “creatività” dell’assessore Talarico. Ora bisogna intervenire prima che sia troppo tardi, demolire l’ “orrenda creatura” e rendere conto del denaro pubblico sperperato.