L'immagine scelta per essere sporcata
dai liquami è il dolcissimo Salvator Mundi di Antonello da Messina, che
ritrae Cristo nell'atto di benedire la terra.
Alla fine, sul viso imbrattato di Gesù discende un velo nero. A commento finale la scritta You are not my shepherd, «Tu non sei il mio pastore».
Al di là delle intenzioni più o meno spirituali o artistiche, note solo
all'intimità degli autori, e oltre i consumati dibattiti su dove finisca
la libertà d'espressione e dove cominci l'offesa a Dio e ai fedeli, le
scene sono risultate oggettivamente choccanti per la sensibilità di
larga parte del popolo cristiano. E non solo.
La
coprofilia non è un fenomeno nuovo nel sottobosco dei cosiddetti
“artisti”, che trovano il modo di contrabbandare le loro penose
patologie per “espressioni d'arte”. Del resto, ognuno esprime ciò che ha
in sé stesso, né quindi ci turba il fatto che il sig. Romeo Castellucci
abbia, evidentemente, in sé stesso problematiche legate più alla
peristalsi che ai sentimenti e all'uso dell'intelletto.
Ciò
che ci turba e che non possiamo in alcun modo accettare è il fatto che
questo signore malato metta in scena una delle più vergognose offese al
cristianesimo, ai sentimenti più puri del popolo italiano, alla fede di
milioni di italiani e di centinaia di milioni di altri uomini e donne
nel mondo.
Nel
citato immondezzaio viene infatti gravemente oltraggiato il Sacro Volto
di Cristo, imbrattato con escrementi o con coloranti di adatta e
inequivocabile tinta.
Davvero
si è superato ormai ogni limite. Può anche darsi che il Castellucci,
servile e prono alle più schifose mode dominanti, abbia messo in scena
quanto abbiamo sopra descritto per mostrare bene e senza possibilità di
errore la sua totale omologazione alla dilagante cristianofobia. Questo
vuol dire anche garantirsi un più facile accesso alle fonti di
finanziamento e mettersi al sicuro con le minoranze violente e
prevaricatrici.