lunedì 9 aprile 2012
domenica 8 aprile 2012
Buona Pasqua 2012 a tutti da Zagor & Selliaracconta Con L'augurio che possiamo guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Per quanti di voi che come me avete superato gli ….anta
certamente nei vostri ricordi più cari si trova il periodo della Santa Pasqua
la quale si viveva in modo molto diverso da oggi, certamente non con uova,ovetti di cioccolata, l’uovo quello vero era sistemato sopra le “cuzzupe”

Il Vangelo di Pasqua Domenica 8.4.2012
Dal vangelo secondo Giovanni.
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
sabato 7 aprile 2012
Pasqua per i calabresi nel segno delle antiche tradizioni
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Sellia "A Cunfrunta" |
Oltre la metà dei calabresi metterà in tavola piatti e ricette della regione per le festività di Pasqua. Dalle “cuzzupe” alle “nepitelle” ai “cudduraci” saranno soprattutto i dolci della Settimana Santa a farla da padroni in famiglia ma anche nei locali pubblici.
Coldiretti Calabria stima che sei cittadini su dieci, nella regione, non verranno meno alle tradizioni locali di una festività che, tra riti religiosi e scampagnate fuori porta al mare o in montagna (meteo permettendo), resta tra le più sentite dell’interno anno. Il trend delle vacanze, in ogni caso, evidenzia un leggero aumento e si colloca nell’ambito di un copione ormai consolidato che vede prediligere periodi brevi e di qualità. Nonostante i morsi della crisi tengono le prenotazioni negli agriturismi che fanno segnare addirittura - secondo una stima di Terranostra l’associazione di categoria della Coldiretti - un leggero aumento (2%) rispetto allo scorso anno. E diversi sono i locali che registrano addirittura il tutto esaurito sia per il pranzo di Pasqua che per il week end. A tavola le strutture agrituristiche serviranno rigorosamente prodotti agricoli ed agroalimentari locali, gli stessi che fanno sempre di più spesso capolino anche nelle altre realtà turistico-alberghiere e nei ristoranti. E chi vorrà potrà acquistare nei punti vendita della rete Campagna Amica (oltre 190) che offrono diverse occasioni per comprare prodotti di qualità e stagionali al giusto prezzo.
manifestazioni Pasquali in calabria |
A Noceria Terinese si è ripetuto il rito secolare dei Vattienti
Da secoli a Nocera Terinese si ripete un rito, in molti casi tramandato da padre in figlio, denominato dei “Vattienti”
i quali mortificano pubblicamente il loro corpo con la flagellazione
fino a far sgorgare il sangue dalle ferite provocate dal “cardu”, un disco di sughero su cui sono infissi tredici acuminati pezzetti di vetro, detti “lanze”.
Prima, però, si “iperemizzano o si arrosano”, come si suole dire in
gergo, le cosce e i polpacci con le mani e poi con la “rosa”, un disco
di sughero.
È una pratica assai cruenta compiuta, da alcuni la sera del venerdì Santo, da altri nel corso del Sabato Santo,
sia per penitenza che per devozione o soddisfazione di un voto durante
la processione della Pietà, opera lignea di pregevoli scultori di una
scuola napoletana del secolo XVI. Nel corso della flagellazione, i
penitenti si fermano davanti alle abitazioni di parenti, amici, sul
sagrato delle chiese, ai piedi della Vergine Addolorata, vestiti con una
maglietta nera e un pantaloncino corto che lascia scoperte le gambe e
le cosce destinate al supplizio.
Si assiste così ad uno spettacolo cruento durante il quale il flagellante, con il capo cinto con una corona di spine fatta di “sparacogna” ( asparago selvatico) e adagiata su un panno nero, detto
“ mannile”, percorre le vie del paese legato con una lunga corda all’Ecce homo che porta sulle spalle una croce con i bracci obliqui avvolta da bende e nastri di tessuto scarlatto. Anche lui è scalzo, come il Vattiente, e porta sul capo una corona fatta con la “spina santa” , dai rami lunghi ed aculei. Il Vattiente, completato il giro, ritorna nei locali della preparazione, si deterge le ferite con un infuso di acqua e rosmarino e si unisce ai fedeli che seguono la processione. Incerta è l’origine dei Vattienti.
Si assiste così ad uno spettacolo cruento durante il quale il flagellante, con il capo cinto con una corona di spine fatta di “sparacogna” ( asparago selvatico) e adagiata su un panno nero, detto
“ mannile”, percorre le vie del paese legato con una lunga corda all’Ecce homo che porta sulle spalle una croce con i bracci obliqui avvolta da bende e nastri di tessuto scarlatto. Anche lui è scalzo, come il Vattiente, e porta sul capo una corona fatta con la “spina santa” , dai rami lunghi ed aculei. Il Vattiente, completato il giro, ritorna nei locali della preparazione, si deterge le ferite con un infuso di acqua e rosmarino e si unisce ai fedeli che seguono la processione. Incerta è l’origine dei Vattienti.
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