A seguire altri articoli su Magisano e su Taverna.
martedì 2 aprile 2013
domenica 31 marzo 2013
Buona Pasqua di Pace, Serenità, Amore, Prosperità a tutti gli amici/che del blog Sellia racconta ... il Comprensorio Auguri!
Una buona Pasqua a tutti gli amici/che e frequentatori del blog. Grazie alle vostre visite,ai vostri commenti, il blog viaggia spedito con tantissime visite giornaliere. Partito come memoria storica di Sellia piano piano si è fatto strada anche nei paesi vicini dove viene molto apprezzato, non per niente l'aggiunta sul titolo originale anche de ... il Comprensorio era doveroso. Colgo anche l'occasione per ringraziare i tanti utenti che mi inviano materiale chiedendogli umilmente scusa a quanti alcune volte per vari motivi questo materiale inviato non viene prontamente pubblicato, cercherò di recuperare un pò con il mese di aprile. Nel nostro piccolo cercheremo sempre di mettere in risalto le varie notizie, i vari eventi, le tante peculiarità dei nostri paesi accumunati da tante cose.
Oggi è la ricorrenza della resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, mi auguro che sia anche la resurrezione di questo momento di crisi è di malcontento è insoddisfazione
Marzo e il pastore racconto, leggenda sul mese di marzo pazzarello esce il sole ma prendi l'ombrello. Raccolta dei più bei racconti
Una mattina, là sul cominciare della primavera, un pastore usci colle pecore, e incontrò Marzo per la via.
-Eh, Marzo, oggi vado al monte.
-Bravo pastore! fai bene. Buon viaggio!- E fra sè disse: - Lascia fare a me, chè oggi ti rosolo io!-
E quel giorno al monte giù acqua a rovesci, un vero diluvio!
Il pastore però che l’aveva squadrato ben bene in viso, e non gli era parso schietta farina, aveva fatto
tutto all’incontrario. La sera nel tornare a casa rincontra Marzo:
-Ebe’, pastore, come è ita oggi?
-È ita benone. Sono stato al piano; una bellissima giornata, un sole che scottava!
-Sì eh? Ci ho gusto (e intanto si morse un labbro) E domani dove vai?
-Domani torno al piano. Con questo bel tempo, matto sarei a mutare.
-Sì? bravo! Addio. -
E si partono. Ma il pastore, invece d’andare al piano, va al monte, e Marzo giù acqua e vento e
grandine al piano; un vero gastigo di Dio. La sera trova il pastore:
-O pastore, buona sera; e oggi come t’è ita?
-Benone. Sai? sono andato al monte, e ci è stato una stagione d’incanto. Che cielo! Che sole!
-Proprio ne godo, bravo pastore; e domani dove vai?
-E domani vado al piano; mi par di vedere certi nuvoloni su dietro l’alpe.... Non mi voglio
allontanare da casa.
-Fai bene, ti consiglierei anch’io. -
Insomma, per farla corta, il pastore gli disse sempre all’incontrario, e Marzo non ce lo potè mai
beccare. Siamo alla fin del mese. L’ultimo giorno disse Marzo al pastore: - E be’, pastore, come va?
-Va bene; ormai è finito Marzo, e sono a cavallo. Non c’è più paure, e posso cominciare a dormire
fra due guanciali.
-Dici bene. E domani dove vai?
-Domani anderò al piano; faccio più presto, e l’ho più comodo.
-Bravo! Addio. -
Allora Marzo, in fretta e furia, va da Aprile, e gli racconta la cosa, - e ora avrei bisogno che tu mi
prestassi almeno un giorno. - Aprile senza farsi tanto pregare, gli presta un giorno.
Eccoti che viene la mattina dopo, e il pastore cava le pecore e, cucciolo cucciolo,
sabato 30 marzo 2013
La storia della Cunfrunta antichissimo rituale molto sentito dai Selliesi che puntualmente ogni anno commuove tutti i partecipanti

Ovviamente l’anno successivo si cambiava; la Messa si
celebrava nella chiesa dell’Immacolata con la statua dell’Immacolata mentre
la statua di Gesù Risorto usciva da quella del Rosario.
ma la forte rivalità che veniva accentuata in ogni manifestazione religiosa tra le due confraternite ( Si sentiva molto, l’appartenenza ,l’essere o Mmaculatisi o Rosarianti ) riportò tutto come prima. In epoca più recente la statua della Madonna veniva posizionatavenerdì 29 marzo 2013
A Naca Origini,tradizioni di un antichissimo rito che si rinnova ogni anno durante la processione del venerdi Santo
A Naca: annacara=
cullare Infatti questa parola dialettale diffusa sopratutto nel catanzarese
deriva dal greco che significa appunto culla. Questo antichissimi rito trae
radici nel periodo della dominazione spagnola, ma sicuramente si rifà alle
sacre rappresentazioni medioevali. Dopo il Concilio di Trento, infatti fu
vietato tenere queste rappresentazioni nelle Chiese, per questo motivo i membri
delle varie confraternite, portarono tra le strade e le piazze delle proprie
città, queste manifestazioni di fede, arricchendole di segni e simboli nuovi.
Certamente questa tradizione anche dopo molti secoli, si è mantenuta viva più o
meno nei vari paesi del catanzarese sopratutto nella città capoluogo dove
la Naca, è la processione che più di ogni altra, viene seguita dai cittadini.
Molti però pur seguendola con passione e fede, conoscono poco la storia, i
significati ed i simboli che la caratterizzano. Partendo proprio dal
significato, quindi dal termine dialettale Naca, che come abbiamo visto deriva
dall'etimologia della parola viene dal greco e significa Culla, in pratica la
portantina dove Gesù è deposto. La Naca è ornata di damasco raso e seta, di
fiori, lumi ed angioletti di cartapesta, uno dei quali porta i simboli della
Passione: il calice, i chiodi ed il martello. Questa veniva portata a spalla
dai rappresentati delle varie confraternite dove durante la processione il
corpo esanime del Cristo veniva come cullato come se dormisse in attesa del suo
risveglio. A Sellia anticamente erano ben due le processioni del venerdi santo
organizzato minuziosamente dalle due congreghe del Rosario e dell'Immacolata.
la lunga processione aveva una sua meticolosa composizione con i vari gonfaloni
ai due lati i bambini con i lumini mentre nel centro una rappresentazione della
passione di Gesù con la pesante croce la corona di spina al capo di un
figurante ai lati i soldati romani
mentre i tamburi echeggiavano malinconicamente il passaggio del corteo; subito
dopo le statue dell'Ecce Homo ( HacciOmu)
quella triste di Gesù crocifisso Poi la
pesante Naca mentre per ultima la
suggestiva statua
La bellissima Leggenda del Pettirosso " U Pettirussu" ( Seconda parte)
L'uccello
si fermò in mezzo alla frase, perché da una delle porte di
Gerusalemme usciva una gran quantità di gente e tutta la folla si
dirigeva verso il colle dove l'uccello aveva il suo nido.
«
State in guardia, » gridò ai piccini inermi « state tutti vicini e
state zitti! Ecco un cavallo che viene proprio su di noi! Ecco un
guerriero coi sandali ferrati! Ecco tutta la folla selvaggia! »
Ad un tratto l'uccello smise di gettare i suoi gridi d'allarme e tacque. Dimenticò quasi il pericolo sovrastante.
Improvvisamente saltò giù nel nido, e allargò le ali sopra ai piccini.
« No, è troppo tremendo » disse. « Io non voglio che voi vediate. Sono tre malfattori che vengono crocifissi. »

Il
pettirosso seguì tutto lo spettacolo con gli occhi che si dilatavano
dal terrore. Non poteva allontanare gli sguardi dai tre infelici.
«
Come gli uomini sono crudeli! » disse
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