giovedì 26 novembre 2020

Ieri Giornata Internazionale contro la violenza alle donne Foto dei tanti eventi dei centri della Presila, Funestata dalla drammatica morte della povera Loredana uccisa brutalmente dal suo amante.

 


Il 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. In occasione di questa importantissima ricorrenza i dati sui femminicidi raccontano una realtà sconvolgente e molto preoccupante!
Nel 2020 sono state uccise ben 91 donne dal 1 Gennaio fino al 31 Ottobre, questo vuol dire una donna ogni 3 giorni circa! Inoltre 1 donna su 3 al mondo è stata o è vittima di violenze fisiche sessuali o psicologiche. Nella maggior parte dei casi a commettere un femminicidio sono conviventi o ex di una donna in percentuale circa il 62%. Nel 2020 aumenta il numero di femminicidi commessi da conviventi soprattutto nel periodo del lockdown; mentre scende il numero di delitti commessi dagli ex. Anche nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne non si fermano i femminicidi. In Italia ne sono stati registrati due uno a Padova e uno a Catanzaro.

In provincia di Padova, precisamente a Cadoneghe  Jennati Abdelfettah, 39 anni, ha accoltellato a morte la moglie  Aycha El Abioui,  30 anni. Inseguito poi l’uomo ha chiamato i carabinieri: “Ho ammazzato mia moglie, venite”.
La donna in passato aveva denunciato l’uomo per violenza e poi aveva ritirato tutto.
 In Calabria invece un uomo è stato arrestato perchè sospettato dell’omicidio di Loredana Scalone 51 anni. Il cadavere della donna è stato ritrovato tra gli scogli. L’uomo fermato Sergio Giana,  36 anni ha poi confessato di essere il colpevole. Leggi Qui e Qui i 2 articolo sull'efferato omicidio 



Simeri Crichi 






Foto dai social 



Articolo tratto dal Quotidiano del Sud a firma della giornalista Rosanna Bergamo.

Particolari raccapriccianti sulla morte della povera 52 enne Loredana uccisa brutalmente dal suo ex amante Sergio di 36 anni

 Era scomparsa da lunedì alle 14  non rispondeva più al telefono. Da quel momento i parenti di Loredana Scalone hanno iniziato a chiamare gli amici.  Sin da subito le indagini si sono concentrate su Sergio Giana, 36enne residente a Badolato sposato, con un bambino piccolo, era l'amante della povera Loredana ma sembra che la loro storia burrascosa era finita con alti e bassi circa un anno fa.



E’ possibile, ma tutto da verificare, che Giana, 36enne residente a Badolato, volesse aiuto anche economico dalla donna. Lui, sposato e con un bimbo piccolo, è apparso da subito agli occhi delle forze dell’ordine, come un tipo strano e non solo perché nel momento in cui è stato fermato, aveva qualcosa da nascondere. Lunedì l’ennesimo incontro, quello fatale per la povera Loredana. Nata a gennaio del 1968, Loredana si era trasferita da Girifalco  a Stalettì dove lavorava come collaboratrice domestica. Una separazione alle spalle ed una figlia. La stessa che nel pomeriggio di lunedì ha ricevuto un falso messaggio dall’uomo che le aveva portato via l’affetto più grande. Cosa sia accaduto nel primo pomeriggio di lunedì forse Sergio Giana lo racconterà più dettagliatamente nei prossimi giorni. L’orrore di oggi parla di una donna condotta, forse con l’inganno, sul terrazzino della famosa Scogliera di Pietragrande, luogo che doveva esserle caro, considerato che sul suo profilo social erano spesso postate foto di quei posti insieme agli inviti alle donne a denunciare qualsiasi tipo di violenza subita. Su quel terrazzino Giana ferisce a morte con il coltello la donna. Tre colpi al volto, altrettante sul petto, sulle spalle. Sono quelle che hanno ucciso Loredana già il lunedì. Poi prende il suo cellulare e manda un messaggio alla figlia della donna, che continuava a cercarla, “Non posso rispondere sto lavorando” scrive Sergio Giana e poi fa sparire quel telefono in mare.  Giana fa rientro a casa, guarda negli occhi sua moglie forse mette a dormire suo figlio. Durante le ricerche i carabinieri avevano già fermato il presunto omicida, il quale in un primo momento ha affermato che la donna era caduta dal terrazzino della discoteca la Scogliera di Pietragrande. E’ lì che gli amministratori di Stalettì insieme alle forze dell’ordine si sono accorti di quanto accaduto. L’indagato, Sergio Giana, probabilmente dopo aver trascorso con Loredana Scalone gli ultimi istanti di vita lunedì l’ha accoltellata, sul volto sul petto, sulle spalle. Ma come se non bastasse il giorno dopo il presunto omicida è tornato sul luogo del delitto per pulire tutto con l’ammoniaca e lì, secondo quanto sembra dall’esame esterno che evidenzia ferite inferte anche dopo le 15 ore dalla morte, avrebbe infierito sul corpo della donna già morta e nascosta poi nell’intercapedine degli scogli di Pietragrande per concludere il suo piano omicida. Le immagini delle telecamere permettono agli .............

mercoledì 25 novembre 2020

Arrestato Catanzarese beccato con un archivio di oltre 1.300 video pedopornografici

 


Aveva un archivio fatto di oltre 1.300 video
, alcuni dei quali ritraenti anche bambini in età prepuberale. Per questo motivo un uomo della provincia di Catanzaro è stato arrestato dagli agenti della Polizia postale. L’uomo è finito ai domiciliare perché, a seguito di una perquisizione domiciliare, è stato colto in flagranza di reato per detenzione e scambio di materiale pedopornograficoProsegue dunque il lavoro della Polizia delle Comunicazioni e della Magistratura a tutela dei minori, spesso vittime di adescamento, indotti a scambiare immagini e video intimi, che a volte finiscono in rete diventando materiale di scambio o merce da acquistare, ovvero arma di ......

Femminicidio nel catanzarese uccisa donna di 52 anni dal mostro del compagno sposato di 36 anni che l'ha martoriata con 15 coltellate.

 Terminano con una macabra scoperta le ricerche di Loredana Scalone una donna di 52 anni originaria di Girifalco e residente a Stalettì. Il suo corpo è stato rinvenuto questa notte sugli scogli di Pietragrande, località balneare nel comune di Montauro trafitto da oltre 15 coltellate.

A indicare il luogo del ritrovamento il compagno della donna, un 36enne originario di Badolato, piegato da un interrogatorio dei carabinieri della compagnai di Soverato cui ha confessato l'omicidio.L'uomo era 



contatto avuto con la donna che lavorava come collaboratrice domestica e pare essere stata raggiunta dal compagno a Caminia dove aveva terminato il suo ultimo turno di lavoro. Un rapporto tribolato quella della coppia, racconta chi la conosceva, e terminato nel peggiore dei modi proprio nel giorno in cui si celebra la giornata contro la violenza sulle donne. Sul posto del ritrovamento i carabinieri, i vigili del fuoco, i familiari della donna e il vicesindaco di Stalettì Rosario Mirarchi che ha partecipato alle operazioni di ricerca partite dopo che un familiare ne ....

aveva denunciato la scomparsa nella giornata di martedì. La donna uccisa era conosciuta e stimata nel paese di Stalettì in cui viveva da anni dopo essersi trasferita da Girifalco.
Durante le ricerche i carabinieri avevano già fermato il presunto omicida, il quale in un primo momento ha affermato che la donna era caduta dal terrazzino della discoteca la Scogliera di Pietragrande. E’ lì che gli amministratori di Stalettì insieme alle forze dell’ordine si sono accorti di quanto accaduto. L’indagato, Sergio Giana, probabilmente dopo aver trascorso con Loredana Scalone gli ultimi istanti di vita lunedì l’ha accoltellata, sul volto sul petto, sulle spalle. Ma come se non bastasse il giorno dopo il presunto omicida è tornato sul luogo del delitto per pulire tutto con l’ammoniaca e lì, secondo quanto sembra dall’esame esterno che evidenzia ferite inferte anche dopo le 15 ore dalla morte, avrebbe infierito sul corpo della donna già morta e nascosta poi nell’intercapedine degli scogli di Pietragrande. E per concludere il suo piano omicida il 36enne di Badolado, sposato, sottoposto a fermo dal Pm Anna Chiara Reale, ha preso il telefonino di Loredana, ha mandato un messaggio alla figlia della donna scrivendo “non posso rispondere sto lavorando” e poi lo ha buttato via.

Fonte gazzettadel sud .it

martedì 24 novembre 2020

Ufficiale a Catanzaro le scuole riaprono il 30 novembre. Coronavirus oggi 307 positivi aumentano i guariti diminuiscono i ricoveri.

 


Le scuole di Catanzaro riapriranno il 30 novembre. Il sindaco Sergio Abramo aveva deciso di chiudere con propria ordinanza anche l’infanzia, la primaria e la prima media che non non erano contemplate nella chiusura del Dpcm del presidente del Consiglio Giuseppe Conte a causa. «Avevo chiuso le scuole - ha detto Abramo nel corso di una conferenza stampa - a causa di questa situazione di arretrato dei tamponi e poi per mancanza del personale negli ospedali. Oggi la situazione è migliorata, quindi io sono per la riapertura». Le scuole di Catanzaro hanno, inoltre, aderito al bando fatto dall’Asp e 21 infermieri saranno distribuiti all’interno del sistema scolastico della provincia in ogni scuola. «Le scuole che avranno necessità - ha chiarito il sindaco - potranno fare il tampone nella classe e avranno a disposizione l’infermiere immediatamente. Contemporaneamente ho chiesto che vengano distribuiti i tamponi veloci, acquistati dalla Protezione civile e ne abbiamo oltre 10mila, per fare uno screening rapido nel sistema scolastico». Abramo si aspettava, «visto che giorno 3 dicembre bisogna riaprire le scuole superiori, un intervento anche sul sistema dei trasporti da parte della Regione, che si intervenisse sulla percentuale di capienza dei singoli mezzi, mentre siamo ancora all’80%. Così rischiamo dopo le feste di Natale di trovarci con la terza ondata».

Aumentano i guariti e diminuiscono i ricoverati ed i casi attivi in Calabria dove, nelle ultime 24 ore, sono stati individuati 307 positivi (-14 rispetto a ieri) e dove si sono verificati 4 decessi per un totale di 243. I guariti salgono a 4.146 (+314) mentre i ricoverati in rianimazione sono 42 (-5) e quelli in reparto 429 (-6). Stabili a 9.664 gli isolati a domicilio. I nuovi testati nelle ultime 24 ore sono 2.643 (+747) per un totale di tamponi fatti di 3.208 (+1.152). I casi attivi sono 10.135 (-11). I positivi dall'inizio della pandemia sono 14.524 con 340.065 soggetti testati e un totale di tamponi eseguiti di 348.247.

    Sono questi i dati giornalieri relativi all'epidemia da Covid-19 comunicati dal dipartimento Tutela della Salute della Regione.
    Territorialmente, dall'inizio dell'epidemia, i casi positivi sono distribuiti a: 
Cosenza: casi attivi 3. 345 (126 in reparto Azienda ospedaliera di Cosenza; 16 in reparto al presidio di Rossano e 11 al presidio ospedaliero di Cetraro; 16 in terapia intensiva, 3.176 in isolamento domiciliare); casi chiusi 852 (752 guariti, 100 deceduti). 
Catanzaro: casi attivi 1.510 (69 in reparto; 14 in terapia intensiva; 1.427 in isolamento domiciliare); casi chiusi 660 (603 guariti, 57 deceduti).
 Crotone: casi attivi 819 (40 in reparto; 779 in isolamento domiciliare); casi chiusi 348 (342 guariti, 6 deceduti). 
Vibo Valentia: casi attivi 648 (15 ricoverati, 633 in isolamento domiciliare); casi chiusi 228 (213 guariti, 15 deceduti). 
Reggio Calabria: casi attivi 3.500 (123 in reparto; 29 presidio ospedaliero di Gioia Tauro; 12 in terapia intensiva; 3.336 n isolamento domiciliare); casi chiusi 2.129 (2.065 guariti, 64 deceduti). Altra Regione o stato estero: casi attivi 313 (313 in isolamento domiciliare); casi chiusi 172 (171 guariti, 1 deceduto).
    I casi confermati oggi sono a .....  Cosenza 129, Catanzaro 36, Crotone 1, Vibo Valentia 6, Reggio Calabria 135.
    Dall'ultima rilevazione, le persone che si sono registrate sul portale della Regione Calabria per comunicare la loro presenza sul territorio regionale sono in totale 154.

IL commissario alla Sanità ancora non arriva. «La verità è che neanche Gesù Cristo accetterebbe un incarico del genere…», l'ha detto ieri un ministro all’Adnkronos,

 «LA REGIONE Calabria, i calabresi, devono sapere che il Governo c’è, e c’è su tutto: dall’emergenza sanitaria – che continueremo ad affrontare insieme con il sostegno delle forze armate, delle forze dell’ordine e di tutti i volontari – agli interventi strutturali».


Lo ha detto il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia che ieri ha trascorso l’intera mattinata in Calabria per dimostrare la vicinanza dello Stato. Prima si è recato a Cosenza dove l’Esercito sta installando (dovrebbe essere operativo il primo dicembre) un ospedale da campo, poi ha sorvolato le zone alluvionate del crotonese ed infine ha coordinato via streaming dalla Cittadella regionale la conferenza Stato/Regioni. Merito del Ministro, quindi, quello di aver rappresentato plasticamente la vicinanza del Governo ad una regione per troppi anni dimenticata, ma tutto questo ai calabresi non basta. Non a caso sia a Cosenza sia a Catanzaro il Ministro è stato accolto da sit in, abbastanza partecipati vista la situazione, in cui si chiedeva la nomina immediata di un commissario che possa mettere in campo una strategia seria di contrasto al Covid.

In piazza si mescolava un po’ di tutto: i sindacati confederali, l’Usb, i ragazzi della sinistra antagonista e anche pezzi della destra che soffiano sul fuoco anti-governativo. Ma che l’esigenza di arrivare ad una conclusione sia diffusa lo dimostra anche la nuova nota diffusa dai vescovi calabresi. La Cec attraverso il vescovo di Catanzaro ha sottolineato come «l’errore più grave è delegare tutto ad uno, o a qualcuno, sperando che questo basti per cambiare».

Il Ministro sul punto però ha frenato; ha detto che il commissario non è questione prioritaria: «Dobbiamo occuparci di posti letto, tamponi, dobbiamo pensare alle famiglie che piangono i loro cari e agli operatori sanitari che rischiano la vita. Tutto questo lo facciamo indipendentemente dal commissario ad acta che non deve diventare una figura mitologica. Quando ci sarà, si occuperà del controllo delle procedure». Risposta diplomatica per nascondere l’impasse che si sta registrando sul punto. Una fase di stallo che non si capisce bene sia dettata dalla difficoltà di trovare qualcuno che accetti una poltrona che obiettivamente scotta oppure dal clima di scontro che si è registrato tra le componenti di maggioranza che sostengono il governo. «La verità è che neanche Gesù Cristo accetterebbe un incarico del genere…», ha detto ieri un ministro all’Adnkronos, confermando l’aria che tira. L’ultimo no sarebbe arrivato dall’ex prefetto di Roma Francesco Paolo Tronca. Lo ha detto anche il Ministro Speranza domenica sera a Che tempo che fa. A precisa domanda ha risposto che «c’è stata una discussione, ma non credo sia la soluzione definitiva». Subito dopo, però, è stato smentito dal suo braccio destro, il sottosegretario Pierpaolo Sileri il quale ha detto che su Tronca non c’è stata nessuna proposta ufficiale. Un po’ come per Gino Strada sul quale ieri Boccia è stato anche qui evasivo: «Fanno già un lavoro eccezionale a Milano, grazie alla loro rete riusciremo ad intervenire anche con medici, operatori ed un modello di intervento per gli ospedali da campo che ci potrà essere molto utile. Per questo ringrazio Gino Strada per quello che stano facendo e faranno».

Ma perché Gino Strada non può essere commissario? «Il commissario ad acta ha una funzione diversa», ha risposto lapidario. In ballo restano quindi il nome di Narciso Mostarda, neuropsichiatra infantile, e dg della Asl 6 di Roma e il Prefetto Luisa Latella attuale commissario dell’Asp di Catanzaro. Salvo eventuali sorprese visto che il dossier lo sta seguendo personalmente il premier Conte. Proprio il presidente del Consiglio ieri sera dalla Gruber ha detto che il nome del commissario c’è. Ovviamente se lo tiene ben stretto ma nel CdM di oggi dovrebbe chiudersi la partita. Un panorama che non rassicura per niente i calabresi visto che ..........