La sera prima delle elezioni regionali del 2014 Domenico Tallini tenne un incontro nel quartiere Pontepiccolo con l'antennista e «un gruppo di amici». L’ennesima dimostrazione, secondo gli inquirenti, della vicinanza tra il politico catanzarese e l’antennista 39enne ritenuto contiguo al clan Grande Aracri di Cutro. Un rapporto che è costato l’accusa di voto di scambio e gli arresti domiciliari per Tallini indagato nell’ambito dell’inchiesta Farmabusiness condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Catanzaro. Lo stesso giorno delle elezioni Scozzafava rassicura l’esponente di Forza Italia di aver fatto «carovane» per portare i cittadini del quartiere Siano e di Sellia Marina alle urne. Un impegno costante quello dell’imprenditore catanzarese che non avrebbe mancato di chiedere qualcosa in cambio. Nei 21 faldoni che compongono l’inchiesta sono centinaia i contatti tra i due.
Le accuse mosse a vario titolo sono di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.
La cosca, come emerge dagli atti, ha potuto contare anche sul supporto dell'attuale presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, finito ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa.
Con lui altre 18 persone, considerate affiliate o vicine al clan del crotonese. Secondo gli inquirenti i Grande Aracri avrebbero usato una distribuzione all'ingrosso di medicinali in una rete di 23 punti vendita fra Calabria, Puglia ed Emilia Romagna, per riciclare denaro sporco.
IL PROGETTO DEI GRANDE ARACRI
Il progetto era semplice: gestire la distribuzione dei farmaci in tutta la provincia di Catanzaro tramite un consorzio. Un progetto che, essendo in fase embrionale, necessitava di piccole “spinte” per le autorizzazioni amministrative.
Quando il 7 giugno del 2014, i membri dello stato maggiore del clan riuniti nella tavernetta di pertinenza della casa del loro capo, Nicolino Grande Aracri, a Cutro, parlano senza problemi del progetto non sanno di essere ascoltati da microspie.
È in questa circostanza che il nome del presidente del consiglio regionale, allora assessore, Domenico Tallini viene fuori. E, come emerso dalle intercettazioni, sarebbe stato proprio il politico a trovare quattro farmacie disponibili ad approvvigionarsi dei farmaci occorrenti dal costituendo consorzio. Con questo sistema il clan aveva stimato di poter incassare centinaia di milioni di euro all’anno. Il tutto grazie al coinvolgimento di professionisti che avevano il compito di valutare con accuratezza gli assetti economici e finanziari e, soprattutto, di ottenere le necessarie autorizzazioni da parte della Regione. Perché, come captato in una conversazione, la necessità era quella di “fare una cosa il più pulita possibile”.
Sempre nello stesso summit uno degli indagati, Leonardo Villirillo, ha parlato dell’interessamento dell’assessore che avrebbe avuto il compito di accelerare l’iter burocratico e “risolvere eventuali altre problematiche”.
IL RUOLO DI TALLINI
Domenico Tallini, come scritto negli atti, pur “non facendone organicamente parte”, avrebbe partecipato in concorso “all’associazione di ‘ndrangheta dei Grande Aracri di Cutro”. Per questo motivo Tallini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso, è finito ai domiciliari. Nelle carte si evince come il politico non solo sarebbe intervenuto per accelerare l’iter burocratico per il rilascio delle autorizzazioni per la creazione del Consorzio Farma Italia” e della società “Farmaeko (entrambi utili per distribuire i medicinali da banco sul territorio nazionale), ma avrebbe addirittura caldeggiato “la nomina del responsabile del relativo ambito amministrativo regionale” e avrebbe aiutato il clan “a indurre i soggetti preposti a rilasciare la necessaria documentazione amministrativa e certificazione”.
Per la Dda, il presidente del consiglio, pur essendo a conoscenza dell’utilizzo di capitali illeciti “provenienti dal delitto associativo di stampo ‘ndranghetistico”, e pur sapendo dì dare un grosso contributo all'associazione criminale, sarebbe stato “lunsingato” dal numero di voti del bacino del clan.
Inoltre avrebbe concorso “nei progetti commerciali inerenti la distribuzione dei farmaci” e avrebbe poi imposto “nella struttura societaria della Farmaeko l’assunzione e l’ingresso, quale consigliere, del figlio Giuseppe”, che avrebbe potuto fornire le “sue competenze e le sue conoscenze anche nel procacciamento di farmacie da consorziare. Per gli inquirenti Tallini avrebbe rafforzato il sodalizio e incrementato “la percezione della sua ................