foto notizia

sabato 6 novembre 2010

La mia storia: La vocazione



Carissimi amici,
accolgo l’invito di qualche utente e provo a grandi linee a raccontarvi la mia storia vocazionale, che poi è la mia storia di vita.
Io sono il secondo di 4 figli, venuto al mondo al settimo mese di gestazione e per un mese devo rimanere in ospedale in incubatrice. All’età di due anni ancora non riesco a muovere un passo, ma solo a cammino a gattoni. Accompagnato dai genitori per una visita approfondita e mi viene riscontrato una pari paresi spastica congenita. Inizia un inferno non tanto per me ma per i miei genitori che devono andare avanti e indietro per gli ospedali.
Nella mia giovane vita ho sempre accettato a momenti questa situazione. A volte ero forte altre volte ero fragile. Volevo essere come gli altri, fare ciò che facevano gli altri, non avere gli sguardi pietosi della gente addosso a me, volevo rompere tutti gli specchi che mi riflettevano la mia immagine, odiavo essere ripreso nelle telecamere, fino a quando non mi metto in manteche dovevo pregare per chiedere la guarigione e dicevo sempre al Signore: “tu che hai trasformato l’acqua in vino, tu che dalle pietre puoi fare pane, che cos’è per te questa piccola grazia che ti chiedo?”. Ma niente! Sempre lo stesso! Nessuna risposta! Nessun miralo. Quante lacrime sul mio volto ma molto più nel cuore, lacrime che mai nessuno ha visto perché io mi sono sempre fatto vedere con la solarità e il sorriso sul volto.
Fin da piccolo sono andato sempre in Chiesa, senza i miei genitori, loro non venivano. Io mi alzavo presto quando ancora tutti dormivano e a piedi mi facevo due chilometri per arrivare in Chiesa. A volte si fermava qualcuno per offrirmi un passaggio e io che mi vergognavo e mi umiliavo e volevo proteggere i miei genitori dalle critiche dicevo sempre: “preferisco fare una passeggiata”.
All’età di 13 anni ho conosciuto il Movimento Apostolico. Quanto amore ho ricevuto. Finalmente c’erano persone che non guardavano le mie gambe. Però io volevo guarire. Ma non c’era niente da fare. All’età circa di 17 anni alla fine di un incontro del Movimento, la signora Maria che è la Fondatrice del Movimento, mi chiama e mi regala un bastone e mi dice: “questo è il bastone della tua vecchiaia”. Amici in una frase, in un gesto, il miracolo più grande: dalla disperazione più grande alla serenità, alla pace del cuore. Non ho più pregato di guarire, mai più, mai e mi è venuto in mente l’episodio di San Paolo che aveva una grande spina nel fianco (una sofferenza grande) e nella preghiera, chiedeva a Gesù di essere liberato e Gesù gli rispose: “Paolo ti basta la mia grazia”. E Paolo disse una delle più belle frasi: “è quando sono debole che sono forte”. Gesù si serve delle nostre debolezze per fare le più grandi meraviglie.
Amici, io amo Gesù alla follia e vorrei che tutti lo amassero ecco perché mi rattristo quando molti lo amano a loro piacimento e con ipocrisia. È bello il Signore! Se lo potessimo comprendere tutti. Grazie Signore per tutto. Grazie Signora Maria per tutto. Grazie a quanti il Signore ha posto e pone sulla mia strada per tutto ciò che mi date…

Questa è solo una piccola parentesi… se vi dovessi raccontare tutte le grazie del Signore non basterebbero i libri di tutto il mondo

Vi voglio bene
Don Francesco

Notizie dal comprensorio: Sersale,Cropani,Petronà, Taverna. Del 06.11.2010

                           Per leggere gli articoli clicca sull'immagine

venerdì 5 novembre 2010

Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui


Domenica della fede nella risurrezione
Carissimo/a,
riprendiamo il nostro camminino con le lettere di riflessione sul vangelo della domenica, in cui insieme pregheremo per tutti i caduti in guerra della nostra comunità e subito dopo la Santa Messa ci recheremo al monumento per la commemorazione. Questo è il vangelo di questa domenica:
Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
È somma stoltezza pensare la vita futura, quella che si vivrà nell’eternità, sul modello e secondo le caratteristiche della vita attuale. Soprattutto è contro la Rivelazione che Dio ha fatto di Se stesso a noi, negarla, dichiararla non esistente, insegnando la fine dell’uomo con la sua morte.
L’uomo è stato creato per l’eternità. La sua anima, che è spirito, è immortale. Viene creata direttamente da Dio al momento del concepimento e mai ritornerà nel nulla della non esistenza. Dall’istante della sua creazione non conoscerà mai più la fine. Si potrà salvare o dannare, ma la sua vita mai svanire nel nulla con la morte, che è in se stessa, non il ritorno al nulla, ma la separazione dell’anima dal corpo. L’anima entra nell’eternità, il corpo va nel sepolcro, ritorna ad essere polvere del suolo, nell’attesa che il Signore con la sua onnipotenza lo richiami in vita, lo trasformi in spirito, renda anch’esso immortale e incorruttibile e lo consegni all’anima, per ricomporre e riformare l’uomo distrutto e annientato dalla morte.
Nell’eternità, subito dopo la morte, per l’anima e per tutto l’uomo, dopo la risurrezione, si vivrà come gli Angeli di Dio. Saremo cioè interamente di spirito. Saremo spirito avvolto dalla gloria se Cristo Gesù ci troverà giusti al momento della nostra morte. Saremo invece spirito immerso di ignominia se invece saremo trovati ingiusti. L’eternità non sarà per tutti uguali. L’insegnamento del Nuovo Testamento è chiaro: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio” (1Cor 6,9-11). Coloro che negano l’esistenza dell’eternità e quanti proclamano una sola sorte di Paradiso per tutti, sono i veri, grandi nemici dell’umanità. Sono falsi profeti e maestri di menzogna.
Negando l’eternità o insegnando una sorte unica per tutti, opera questa della falsa profezia, noi giustifichiamo ogni sorta di male e abbandoniamo il fratello alla malvagità, cattiveria, trasgressione dei Comandamenti, ogni altra azione disumana che lede grandemente i diritti di Dio e dei fratelli. Costruiamo una falsa società, fondata sulla prepotenza, arroganza, vizio, immoralità, nefandezza, e ogni altro genere di volgarità peccaminosa e trasgressiva.
Il Vangelo è questa duplice verità: l’immortalità dell’uomo e la duplice sorte: l’eredità beata nel Paradiso o la perdizione eterna nella morte dell’inferno. Queste due verità oggi si stanno perdendo nel cuore e nella mente degli stessi cristiani, con risultati drammatici. Si è smarrito il timore del Signore e l’uomo si sta abbandonano totalmente al male e al peccato.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, liberateci da questo disastro. 

Don Francesco Cristofaro

Dramma per una lite nata a causa di Facebook, il padre maresciallo dei carabinieri uccide la figlia quindicene ferisce l'altra figlia dodicenne poi si spara

Tragedia famigliare a Subiaco, comune alle porte di Roma: un maresciallo dei carabinieri ha prima ucciso la figlia di 13 anni e ferito gravemente la figlia più grande, di 15, poi si è tolto la vita con la pistola, con la quale aveva sparato alle ragazzine. Il dramma sarebbe avvenuto alle 18.30 circa nell'abitazione del militare al termine di una lite a causa di Facebook con una delle figlie. Il maresciallo ha anche un altro figlio, presente in casa al momento della tragedia. La moglie, un'insegnante, invece, non era in casa. La ragazzina ferita si trova ora all'ospedale di Subiaco con due colpi d'arma da fuoco che l'hanno raggiunta al torace e ad una gamba. La sorella, invece, è morta sul colpo dopo essere stata ferita alla testa. Anche il maresciallo, 40 anni, è morto all'istante dopo essersi sparato, sempre con la pistola d'ordinanza, alla testa.

Secondo una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri del nucleo investigativo di Frascati tra l'uomo e una delle ragazzine ieri sarebbe nata un'animata discussione al telefono, probabilmente proprio a causa del popolare social network molto amato dagli adolescenti. Lite che poi sarebbe proseguita nel pomeriggio. L'uomo ha così impugnato la pistola d'ordinanza e in un impeto inspiegabile di follia ha sparato alla testa la figlia più piccola. Poi ha colpito anche l'altra ragazzina.
Al momento del raptus del militare, nell'appartamento di via XX settembre a Subiaco c'era anche il terzo figlio mentre la moglie del maresciallo dei carabinieri era fuori casa. Il maresciallo viene descritto come un militare 'irreprensibile', un uomo tranquillo che non aveva mai dato segni di squilibrio o reazioni violente. Il militare da un anno prestava servizio al nucleo operativo della compagnia di Subiaco. Ma prima, per diversi anni, era stato centro reclutamento nazionale dell'arma. Un ruolo affidatogli proprio per le sue capacità. Il maresciallo, come tutti i giorni, aveva lavorato nel suo ufficio fino al tardo pomeriggio.

giovedì 4 novembre 2010

Le origini di Taverna

Taverna è situata alle pendici della Sila Piccola, in provincia di Catanzaro. Conta circa 3000 abitanti e comprende nel suo territorio le pittoresche località turistiche silane di Villaggio Mancuso e Villaggio Racise nonchè il Parco Nazionale della Sila Piccola sito in località Monaco


Chiesa di San Domenico Taverna CZ

Il più antico manoscritto sulla storia e le origini di Taverna è la "Chronica Trium Tabernarum", scritta nel XV secolo da Ruggero Carbonello, diacono e canonico di Catanzaro. Nella Chronica si accenna all'esistenza di Treis-Shené, città fondata da coloni o profughi greci in prossimità del mare tra le città ci Crotone e Squillace, nel territorio dell'attuale abitato di Uria dove esistono evidenti resti di muraglie che potrebbero effettivamente dar luogo all'identificazione del sito classico.Tra l'865 e l'875, Trischene viene distrutta da una incursione araba, la popolazione scampata al saccheggio si rifugia nell'entroterra riunendosi in diversi accamapamenti che danno origine alle prime costruzioni di nuclei urbani fortificati contro il pericolo di nuovi saccheggi. Gli accampamenti e i piccoli villaggi di capanne che si erano insediati, arroccandosi nelle montagne della fascia presilana,vengono rafforzati da imponenti cinte murarie a protezione delle prime case. Trischene viene ricostruita in questo drammatico frangente storico assieme a Belcastro, Simeri, Catanzaro, Sellia ed altre città della zona, conservando il nome greco della città d'origine e con esso buona parte della cultura classica.Un altro punto oscuro e controverso nella storia di Taverna è la questione della Sede Vescovile la cui esistenza più volte dibattuta potrebbe essere verosimilmente spiegata dalla considerevole presenza di insediamenti religiosi che nel corso dei secoli ha caratterizzato la vita della città. Il trasferimento dell'Episcopio di Taverna a Catanzaro, ordinato da Papa Callisto II nel 1122, troverebbe una logica come un vero e proprio atto di riconoscimento dell'importanza che quest'ultima rivestiva per il feudo dei Loritello che furono la causa dell'ennesima distruzione di Taberna nel 1160 per aver questi cospirato contro Re Guglielmo che nel marzo dello stesso anno pose l'assedio al castello della città dove si era rifugiata da Catanzaro la Contessa Clemenza assieme ad altri baroni a capo della rivolta. La distruzione fu immane e Taberna perse il titolo di città.Durante il regno di Enrico VI si diede inizio ad una nuova opera di ricostruzione della città anche se è più logico pensare che questa si limitò per lo più al castello,concepito come roccaforte militare e porta di accesso al sito urbano il cui sviluppo doveva essere già costituito da più casali. Nelle decime pontificie riscosse a Taberna negli anni 1310 e 1324 si accenna all'esistenza delle chiese di S. Maria, S. Barbara, S. Angelo e ai casali di S. Pietro e Bompignano. Ma è dopo la distruzione del castello causata dalla ribellione di Antonio Centelles contro Re Alfonso e le successive lotte tra Aragonesi ed Angioini che inizia il vero trasferimento degli abitanti dalla città medievale ai casali vicini. L'anno 1477, nella parrocchia di S. Maria di Bompignano, si contavano 200 famiglie, mentre il nucleo urbano in costruzione era abitato da più di mille famiglie. Diverse fonti documentano alla fine del XV secolo l'esistenza di una classe aristocratica cittadina, fomentatrice di richieste di indipendenza demaniale, così pure di un notevole ambiente culturale. E' del 1496 l'ennesima richiesta della Sede Vescovile fatta a Re Federico.Il Seicento a Taverna è un fragente storico eccezionale, un concorso di forze sociali che nel 1605 definiscono una forma di governo politico esclusivo, retto dall'aristocrazia locale attraverso l'elezione di un "Sedile Patrizio" con sede nel refettorio dei padri domenicani.A parte il riscatto ad Ettore Ravaschieri nel 1633, a cui la città era stata venduta tre anni prima, gli avvenimenti storici si rivelano tutt'altro che oscuri . Il nucleo urbano della città aveva infatti raggiunto i 3000 abitanti con giurisdizione dei villaggi di Pentone, Fossato, Maranise, Sorbo, Savuci, Noce, S. Giovanni, Albi, Dardanise, Magisano e S. Pietro.Marcello Anania che era stato parroco di S. Barbara, trasferitosi a Roma viene eletto vescovo dei vicini centri di Nepi e Sutri l'anno 1654;Gregorio e Mattia Preti sono già tra i virtuosi del Pantheon ed il secondo viene nominato Cavaliere di Malta; dai rapporti con questi e le Famiglie nobili di Taverna nascono commesse, si progettano arredi, dipinti ed in tutte le chiese della città si aprono cantieri ove confluiscono artigiani ,stuccatori, decoratori, intagliatori, scultori, maestri muratori.

Violentissimo nubifragio durante la notte a Crotone, parecchie persone si sono rifugiati sopra i tetti delle abitazioni invase dalle acque.

E’ ancora emergenza maltempo. Si segnalano numerosi allagamenti a Crotone, a causa di un violento nubifragio che si è abbattuto sulla città nella ultime ore. Molte persone son state costrette a cercare rifugio sui tetti delle case, dove sono state tratte in salvo dai vigili del fuoco
Un torrente che scorre nelle zone di Trafinello e Tufolo è improvvisamente esondato a causa delle forti piogge. La forza delle acque ha trascinato via alcune automobili, anche per centinaia di metri, e costretto allo sgombero di alcune abitazioni.
Anche l’albergo ‘Lido degli scogli’, a Crotone, ha subito ingenti danni. Tutte le sale al piano terra sono state allagate, e la discoteca interna è stata devastata. Nell’intera città sono stati circa 200 gli interventi che il personale di soccorso ha compiuto. Decine e decine di garage e di residenze situate in prossimità del mare sono state invase dall’acqua, che non ha risparmiato neppure i quartieri di periferia o la zona industriale. Sulle strade, completamente allagate, diversi automobilisti hanno cercato rifugio sui tettucci delle proprie auto, in attesa di essere tratti in salvo.

In provincia una famiglia è rimasta intrappolata all’interno dell’auto. Mentre la vettura stava per essere sommersa dalla violenza delle acque, il gruppo di persone è stato salvato dai vigili del fuoco. La strada sulla quale è avvenuto il fatto, la statale 106, è stata chiusa perché inagibile e pericolosa.
Numerosi gli sgomberi e i disagi in tutta la zona. Continuano, nel frattempo, le ricerche di Francesco La Rosa, 61enne scomparso mercoledì.. Interventi anche in provincia, a Torre Melissa, dove ha ceduto parte di un muro nei pressi della stazione ferroviaria.
Difficoltà a seguito del nubifragio per la circolazione ferroviaria. Dalle 6 di questa mattina è sospesa la circolazione sulla linea Crotone – Catanzaro Lido per l'allagamento dei binari e la presenza di detriti sulla sede ferroviaria tra Crotone e Isola Capo Rizzuto. Per garantire la mobilità, Trenitalia (Gruppo FS) ha istituito un servizio di bus sostitutivi tra le stazioni di Crotone e Cutro. Sospesa dalle 6 alle 8,35 anche la circolazione sulla linea Sibari - Crotone, per l’allagamento dei binari tra Cirò e Torre Melissa. I treni percorrono ora la linea con limitazioni di velocità. Durante l’interruzione, Trenitalia ha predisposto un servizio di bus sostitutivi tra Crotone e Cirò.