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giovedì 28 marzo 2013

La bellissima Leggenda del Pettirosso " U Pettirussu" ( Prima parte)

Era in quel tempo, quando Nostro Signore creò il mondo, quando creò non soltanto il cielo e la terra, ma anche tutti gli animali e le piante, e in pari tempo distribuì i nomi. Esistono molte storie di quel tempo, e  se  si  sapessero tutte avremmo anche la spiegazione di tutte le cose del mondo che ora non si possono comprendere.
Fu allora che un giorno, mentre Nostro Signore stava a sedere in Paradiso a dipingere gli uccelli, venne a mancare il colore sulla tavolozza, così che il picchio sarebbe rimasto senza colore se Egli non avesse ri­pulito tutti i pennelli sulle sue penne.
E fu allora che l'asino acquistò le sue orecchie lunghe, perché non si ricordava il nome che aveva ricevuto. Lo dimen­ticò appena ebbe fatto alcuni passi sui prati del Paradiso e tornò  indietro tre volte a domandare come si chiamava, finché Nostro Signore s'impazientì un pochino e prendendolo per le orecchie disse: « Il tuo nome è asino, asino, asino ».
E nel dirlo gli allungò le orecchie perché gli venisse l'udito migliore e ricordasse quello che gli si diceva.
Fu nello stesso giorno che l'ape fu punita. Perché appena fu creata incominciò a raccogliere miele, e gli animali e gli uomini, che si accorsero del dolce profumo del miele, vennero ad assaggiarlo. Ma l'ape voleva conservare tutto per sé e con le sue punture velenose scacciava tutti quelli che si avvicina­vano all'alveare. Nostro Signore vide e chiamò a sé l'ape e la punì.
« Io ti ho dato la facoltà di raccogliere il miele che è ciò che la creazione ha di più dolce, » disse Nostro Signore « ma non per questo ti ho dato il diritto d'essere cattiva col tuo prossimo.
 E ora ricordati: ogni volta che pungerai qualcuno che vorrà assaggiare il tuo miele, tu morrai! »
Già, fu allora che il grillo divenne cieco e la formica perse le sue ali; accaddero tante cose straordinarie in quel giorno. 
Nostro Signore, grande e mite, era seduto tutto il giorno a creare e a formare, e verso sera gli venne in mente

Ammessi come parte civile il comune di Simeri Crichi, la provincia di Catanzaro, Legambiente, il Wwf, e il Movimento per la difesa del cittadino nel processo appena iniziato sui veleni nella discarica di Alli


Veleni di Alli, al via il processo.

Sei parti civili regolarmente ammesse, otto richieste di rinvio a giudizio, accuse che vanno dalla truffa ai reati ambientali. È iniziata lunedi, davanti al gup Giovanna Mastroianni, l’udienza preliminare sul primo filone confluirà in un’altra udienza preliminare già programmata per il prossimo 24 maggio. E proprio in apertura dell’udienza di ieri, il gup ha comunicato la propria decisione di rigettare la richiesta – avanzata da alcuni avvocati difensori – di unificare i due procedimenti. Ammessa, invece, la costituzione come parti civili della Provincia di Catanzaro, del Comune di Simeri Crichi, di Legambiente, del Wwf, di Codici Calabria e del Movimento per la difesa del cittadino. Entrato il procedimento nel vivo, il pm presente in udienza, Vincenzo Russo (titolare del fascicolo è invece il pm Carlo Villani) ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio a carico degli otto indagati. Sott’accusa quello che gli inquirenti ritengono il principale responsabile della vicenda, cioè l’imprenditore veneto Stefano Gavioli, 55 anni, di Treviso; chiesto il processo anche per il suo stretto collaboratore Loris Zerbin, 51 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), che gli è succeduto alla guida delle aziende Sial ed Enerambiente che per anni hanno gestito gli impianti di Alli. E ancora, sono indagati Giovanni Faggiano, 53 anni, di Brindisi, ex amministratore di una delle società del gruppo creato da Gavioli, Santo Mellace, 51 anni, di Catanzaro e Antonio Garrubba, 47, di Isola Capo Rizzuto (Kr), quest’ultimi due nella qualità di tecnici delle stesse aziende. L’elenco delle richieste di rinvio a giudizio viene infine completato dai nomi di Giovanbattista Papello, ex componente dell’organismo di vigilanza e controllo dell’ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria, Adelchi Andrea Ottaviano, responsabile unico del procedimento fra il 2006 e il 2008, e Rocco Tavano, funzionario di supporto al responsabile unico. La tesi dell’accusa è che intorno alla gestione della discarica – fra il 2006 e il 2008 – si sia consumata una presunta truffa riguardante attestazioni sulla base di false certificazioni prodotte dalle aziende che avrebbero indotto l’ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti a liquidare, nei confronti
d’indagine legato alla gestione della discarica di Alli, al confine fra Catanzaro e Simeri Crichi. Questa tranche riguarda ipotesi di reato commesse fra il 2006 e il 2008; ce n’è in piedi un’altra per fatti successivi, che

mercoledì 27 marzo 2013

Simeri Crichi tutto pronto per la toccante processione della nuova "Naca" la quale si snoderà per le vie principali del paese

La processione del Venerdì Santo, che si snoda per le vie dei paesi calabresi, affonda le sue radici nel periodo della dominazione spagnola del Regno di Napoli, rifacendosi alle rappresentazioni sacre del Medioevo, che il Concilio di Trento aveva vietato all’interno delle chiese, ma che le confraternite religiose e laicali avevano tenacemente mantenuto vive per le strade e nelle piazze, arricchendole spesso di segni e simboli della Passione che variavano nelle singole realtà.
Etimologicamente “naca” deriva dal greco “nachè”, col significato di “culla “, anticamente ricavata col vello di pecora; estensivamente il termine venne usato per indicare il baldacchino sul quale veniva trasportata a spalla la piccola bara bianca per i bambini defunti, mentre la campana della chiesa faceva sentire i particolari rintocchi della “spirateddha”.
Nel Catanzarese la “Naca” indica “il sarcofago di Cristo”, cioè la portantina sulla quale viene adagiato il Corpo di Gesù morto, per essere portato in processione, anticipato da una “Croce di penitenza” portata da un Cireneo, accompagnato dalla marcia funebre, dal tamburo e dagli squilli lenti della tromba (di sole tre note).
A Crichi la tradizione fu importata dai transfughi di Sellia nel XVIII secolo e si arricchì dei riti delle confraternite dei paesi vicini. Sempre la statua della Madonna Addolorata col cuore trafitto dalla spada segue immediatamente la “Naca”, ricordando ai fedeli i 7 grandi dolori, ora

domenica 24 marzo 2013

"A Parma" della Domenica delle Palme. Ricordi, rievocazioni dei tempi che furono

A Parma  ( da non confondere con la città  dell'Emilia Romagna ) nel nostro dialetto è la Palma che si porta a benedire la domenica delle Palme Sino a non molti anni fa era solo è rigorosamente di ulivo tra gli anziani si faceva quasi a gara per chi riusciva a portarla più alta più rigogliosa esponendola a mo di vanto, mentre noi bambini ne avevamo un bel rametto con delle caramelle appese e qualche piccolo cioccolatino. Vi era una forte è sentita devozione verso questa festa dove la chiesa si riempiva sino alle due navate. Una volta benedette a Parma grande essa veniva divisa in tante Parme" una piccolina veniva sistemata dietro la porta d'ingresso di ogni abitazione mentre i rami più alti venivano portate nei vari terreni come augurio, l'auspicio di un annata abbondate delle olive affinché "a carrica" poteva divenire veramente fruttuosa, un desiderio che era poi di tutti perché l'economia di Sellia si basava principalmente con l'oro giallo dell'olivo extra vergine molto prelibato e  rinomato . Le vecchie "Parme" venivano raccolte per essere poi bruciate e la loro cenere veniva poi sparsa vicino le piante d'ulivo più rigogliose. Oggi invece "a parma" d'ulivo è stata quasi soppiantata da quella delle originali palme finemente lavorate ma piccole sempre più piccole come se quasi si prova vergogna a volerla esibirla, sventolarla come una

San Pietro Magisano. Oggi dalle 15 sarà riproposta dopo tanti anni la Sacra rappresentazione della passione e morte di Gesù Cristo allestita sul suggestivo sagrato del Santuario della Madonna della Luce