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martedì 3 luglio 2018

Sersale; il 65% di differenziata promessa dal sindaco è un sogno che i cittadini pagano salato

Nemmeno un anno fa l'amministrazione Torchia prometteva di raggiungere il 65% di #differenziata, con un servizio più efficiente. Invece apprendiamo da un opuscolo - nessuna notizia sull'albo pretorio nè sulla pagina della Città di Sersale - di una nuova modalità di conferimento dei rifiuti.

Che fine hanno fatto i Protocolli CONAI? E la quota del 65%? E le sanzioni per mancanza del servizio?
Domande oggetto di un'interrogazione consiliare del 15 maggio, a cui non è stata ancora data risposta. 
Alla fine quello che avevamo dichiarato l'anno scorso è avvenuto!
Risultati immagini per sersale rifiuti sellia racconta

La "città" dei rifiuti. 

Da qualche giorno è stato distribuito il nuovo calendario del servizio porta a porta. L’occasione ci è gradita per fare alcune riflessioni per capire come mai facciamo la differenziata e continuiamo a pagare caro: 4 anni di differenziata non hanno fatto la differenza!
Chiunque può comparare le bollette TARI 2017 e 2014 e vedrà che gli importi sono uguali. Perché la tariffa non si riduce nonostante la differenziata?
Innanzitutto i Bilanci allegri hanno comportato l’aumento al massimo delle tariffe. Quindi, al contrario di quello che sostiene il Sindaco, il Dissesto lo pagano direttamente i cittadini in bolletta! In secondo luogo, il sistema di raccolta differenziata di Sersale non favorisce affatto il cittadino!
I Comuni che fanno la differenziata sul serio hanno sottoscritto i protocolli ANCI/CONAI per recuperare dalla ‘vendita’ di plastica, vetro, carta, metalli alle piattaforme di riciclo certificate. Il CONAI garantisce un corrispettivo per i rifiuti riciclati (es: 1 ton di plastica=303€ per il comune), che deve essere usato per ridurre le tariffe.
Invece a Sersale la differenziata è solo un COSTO: una tonnellata di plastica avviata a riciclo costa al comune la bellezza di 70 ,00 €!
Differenziata Sersale.jpg
I dati del Catasto nazionale dei rifiuti (2016) qui accanto dicono che:
  • dal 2010 al 2016 si è ridotta la quantità di rifiuti pro-capite, quindi meno rifiuti dovrebbe voler dire meno Costi?!
  • il 46% dei rifiuti differenziati è costituito dalla frazione organica, quindi basterebbe il compostaggio per abbattere i Costi del conferimento in discarica (circa € 164.000,00 nel 2016!);
  • le singole voci di differenziata negli ultimi due anni sono costanti, quindi se nel 2016 per riciclare la plastica/multimateriale abbiamo speso € 5.461,00, coi Protocolli Conai avremmo guadagnato, nell’ipotesi peggiore, € 5.600,00 e in quella migliore quasi € 21.000,00.

Queste valutazioni sono fatte sulla base dei dati che il Presidente del Consiglio ha fornito dopo (soli) 5 mesi dalla richiesta.
Dalle fatture in...........

lunedì 2 luglio 2018

Catanzaro; giovane ricoverata in ospedale dopo aver mangiato pesce crudo in un locale. Intervengono i Nas che sequestrano 30 chili di pesce privi di indicazioni

Mangia pesce crudo e si sente male, ricoverata in ospedale: nel locale entrano i Nas


Ha mangiato del pesce crudo e si è sentito male. Muove da questo episodio un controllo dei carabinieri del Nas di Catanzaro, che con la collaborazione della stazione locale e del personale dell’Asp hanno sequestrato ben 30 chilidi prodotti alimentari, prevalentemente itticiprivi di qualsiasi indicazione relativa alla loro provenienza ed alla tipologia.
Dunque, tutto è partito da un malore accusato da una giovane minorenne che, dopo aver consumato del pesce crudo in un locale di Borgia, è stata ricoverata nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio per una sospetta intossicazione alimentare.
I militari dell’Arma c’hanno voluto vedere chiaro è hanno deciso pertanto di controllare l’attività dove la giovane aveva mangiato, e prelevato campioni di vari generi alimentari che ora saranno sottoposti a verifiche tecniche.
Una volta riscontrate anche delle carenze dal punto di vista igienico-strutturale, l’autorità sanitaria tecnica intervenuta ha disposto quindi l’attuazione di alcune misure straordinarie di.............

sabato 30 giugno 2018

Scoperto in Calabria l'albero più vecchio d'Europa ha ben 1230 anni

In Calabria il pino più antico d'Europa. "Italus non è solo: con lui altri testimoni millenari della nostra storia''


È IN una località che per ora deve rimanere segreta, a pochi metri dal confine con la Basilicata. Si è rifugiato su una fascia rocciosa a quasi duemila metri di quota per sfuggire alla mano dell’uomo e vivere in santa pace per oltre un millennio. Siamo in Calabria, nel Parco nazionale del Pollino, una delle aree più incontaminate d’Europa e qui, da 1230 anni quest’albero ha osservato dall’alto la natura che cambia. E' il pino loricato più antico d'Europa, scoperto dopo quattro anni di studio sul campo da Gianluca Piovesan, professore ordinario di scienze forestali all’Università della Tuscia che ha capitanato un gruppo di ricerca a cui hanno collaborato gli studiosi del Parco nazionale del Pollino e dell'Università del Salento.

"Lo abbiamo chiamato Italus in memoria del re di Enotria che governava questa regione a cavallo tra l’età del bronzo e quella del ferro – spiega Piovesan – Una delicata fase di passaggio dalla pastorizia nomade agli insediamenti agricoli". Questo highlander vegetale è alto più di dieci metri e con un diametro di 160 centimetri. Poco in confronto ad altri esemplari monumentali ma la sua età supera di quasi 200 anni il record di Adone, un pino della stessa specie scoperto nel 2016 da un team internazionale di scienziati nella regione del Pindo a confine tra..........

giovedì 28 giugno 2018

Catanzaro: condannato in primo grado all'ergastolo per omicidio viene assolto in appello per non aver commesso il fatto.

Dalla condanna in primo grado all'ergastolo, all'assoluzione in appello, con il conseguente ritorno alla libertà. É la vicenda di Franco Trovato, di 45 anni, accusato dell'assassinio di Giuseppe Chirumbolo, di 33 anni, ucciso in un agguato a Lamezia Terme la sera del 31 marzo del 2010.
    Dopo la condanna al carcere a vita decisa dalla Corte d'assise, i giudici dell'appello hanno emesso la sentenza di assoluzione per Trovato, difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Salvatore Staiano, che avevano sostenuto la sua estraneità all'accusa di avere fornito appoggio logistico agli esecutori materiali dell'omicidio di Chirumbolo.
    Franco Trovato, non avendo altre pendenze con la giustizia, é stato così scarcerato.


La notizia dicembre 2016 della condanna all'ergastolo


 Due ergastoli, una condanna a 28 anni e un'assoluzione. Questa la sentenza emessa dalla Corte d'assise di Catanzaro (presidente Neri; a latere Macrì) per quatro imputati coinvolti nei fatti di sangue avvenuti fra gli anni 2005 e 2010 e accusati di aver avuto ognuno un ruolo negli omicidi ordinati dal clan Giampà.
All'ergastolo sono stati condannati Franco Trovato e Vincenzo Arcieri, 28 anni per Antonio Voci mentre Giancarlo Chirumbolo è stato assolto (così come aveva chiesto il pm). I giudici hanno quindi accolto quasi in toto le richieste del pm Elio Romano (che aveva chiesto l'ergastolo anche per Voci).
Il processo di primo grado (relativo al filone degli omicidi dell'operazione Perseo) ha riguardato l'omicidio di Pietro Pulice (trovato carbonizzato nel cofano della sua auto il 2 ottobre 2005 in contrada Crozzano, a ucciderlo sarebbe stato il pentito Savero Cappello); di Bruno Cittadino, (ucciso il 30 luglio del 2008 in via Duca D’Aosta, l’esecutore materiale sarebbe stato il pentito Francesco Vasile); di Nicola Gualtieri, “coccodrillo”, deceduto a dicembre del 2010 dopo essere stato in coma all’ospedale di Catanzaro (l’esecutore sarebbe stato il pentito Luca Piraina mentre alla guida dell’autovettura dei killer quella sera c’era, per sua stessa ammissione, il pentito Francesco Vasile) e di Giuseppe Chirumbolo (freddato la sera del 31 marzo 2010 mentre rientrava a casa in via Salvatore Miceli e anche in questo caso il killer sarebbe stato Francesco Vasile).
In Corte d'Assise si sono costituiti parte civile i familiari di Giuseppe Chirumbolo.
Gli imputati erano accusati di aver avuto ognuno un ruolo negli omicidi: Vincenzo Arcieri (accusato di aver portato sul luogo Pietro Pulice dove poi è stato ucciso); Franco Trovato (per il quale la contestazione era di aver messo a disposizione un magazzino ai killer di Giuseppe Chirumbolo); Antonio Voci (avrebbe messo a disposizione l’auto utilizzata per l’omicidio di Nicola Gualtieri); Giancarlo Chirumbolo (accusato di aver fatto uno squillo per dare il via ai killer per uccidere Bruno Cittadino).
Gli imputati erano..............

mercoledì 27 giugno 2018

L'Istat lo conferma. E' La Calabria la regione più povera D'Italia con percentuali 8 volte superiori a quello della Valle D'Aosta


Sono oltre 5 milioni, per l’esattezza 5 milioni e 58mila, le persone che nel 2017 hanno vissuto in povertà assoluta in Italia. A dirlo è l'Istat, secondo cui si tratta del valore più alto registrato dall'inizio delle serie storiche, nel 2005. Per quanto riguarda lo stesso dato riferito alle famiglie, quelle che vivono in povertà assoluta sono stimate in 1 milione e 778mila. L'incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell'8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica. Tra i dati più significativi, quello relativo agli stranieri: quasi il 30% di tutte le famiglie che vivono in povertà assoluta nel nostro Paese, oltre una su quattro, non è italiana. Si tratta del il 31% del totale, il che vuol dire che circa un povero su tre in Italia è straniero.
 In Calabria vive in povertà relativa oltre una famiglia su 3, il 35,3% secondo i dati Istat. E’ un dato superiore di otto volte a quello della Valle d’Aosta (4,4%), la regione dove il fenomeno è meno diffuso. Un’incidenza di povertà relativa inferiore alla media nazionale si trova in Emilia-Romagna (4,6%), Trentino Alto Adige (4,9%), Lombardia (5,5%), 
 Toscana (5,9%), Veneto (6,1%), Piemonte (6,8%), Friuli Venezia Giulia (6,9%), Trento (7,8%), Lazio (8,2%), Liguria (8,5%) e Marche (8,8%).
Invece, l’incidenza maggiore della povertà relativa è, dopo la Calabria, in Sicilia (29%) e Campania (24,4%). La Puglia mostra un incremento dell’incidenza di povertà relativa rispetto al 2016 (da 14,5 a 21,6%), in linea con la ripartizione del Mezzogiorno (da 19,7 a 24,7%).
Questa classifica si basa su una soglia di povertà relativa (1.085 euro e 22 centesimi di consumi al mese per due persone) unica per.........

martedì 26 giugno 2018

Trombe d'aria e Tornado in forte aumento colpa del clima sempre più imprevedibile ma anche dei monti troppo vicino al mare come la Sila.


È interessante scoprire che l’Italia, accanto ad alluvioni, frane, terremoti… è soggetta ad un altro tipo di fenomeno naturale che può causare ingenti danni al territorio. Si tratta dei tornado, o trombe d’aria, fenomeni meteorologici caratterizzati da venti molto intensi che si sviluppano in un vortice del diametro di qualche centinaio di metri, e che avanza su un percorso talora lungo anche diversi chilometri.

In un recente studio, pubblicato nella rivista International Journal of Climatology della Royal Meteorological Society, M. Marcello Miglietta (coautore di questo post) e Ioannis Matsangouras hanno analizzato 10 anni di trombe d’aria e di trombe marine che hanno interessato l’Italia. 

In 10 anni 25 tornado in Italia

I risultati sono sorprendenti: ci sono alcune aree, come la Liguria, la costa laziale, il Salento e la Pianura Padano-Veneta, dove la frequenza dei tornado è risultata confrontabile con quella degli stati USA più soggetti a questo tipo di fenomeni (dove siamo abituati ad immaginarli come di casa…).

E non si tratta solo di deboli trombe marine che si dissolvono poche centinaia di metri dopo aver toccato terra, ma in 10 anni sono stati anche registrati 25 casi che hanno provocato danni significativi. Sono i tornado che appartengono al Livello 2, 3 o 4 della “scala Fujita”, utilizzata per stimare l’intensità dei  tornado a partire dai danni causati sul territorio.

Tornado continentali e tornado peninsulari

Lo studio ha anche evidenziato una netta distinzione tra tornado “continentali”, che si sviluppano nella Pianura Padano-Veneta principalmente tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, e tornado “peninsulari”, che nascono generalmente come trombe marine alla fine dell’estate o durante l’autunno. E che poi si intensificano progressivamente mentre attraversano il mar Mediterraneo.

Tra questi ultimi, ricordiamo quello di intensità 3 della scala Fujita che ha attraversato lo stabilimento ILVA di Taranto nel mattino del 28 novembre 2012, causando un morto e danni per oltre 60 milioni di euro. La “supercella” che ha generato questa disastrosa tromba d’aria si è formata per il sollevamento indotto dalle montagne della Sila, e ha preso energia spostandosi sul mar Ionio, che in quel periodo era decisamente più caldo rispetto al suo valore medio. 

Il ruolo del mare

Perché il mare, anche nella vita di un tornado come quello sopra descritto, conta molto! Cosa accade quindi a questi fenomeni in un clima che cambia? Il ruolo della temperatura del mare nello sviluppo dei tornado appare chiaro: un mare più caldo intensifica la supercella che ha generato il tornado, aumentandone la potenza distruttrice.

Ecco quindi che la temperatura del mare Mediterraneo, che sta progressivamente aumentando in seguito al riscaldamento globale del Pianeta, e la comparsa di eventuali fronti “inediti” di temperatura marina, possono influenzare notevolmente la formazione e la potenza delle trombe d’aria in grado di creare problemi significativi anche al nostro Paese. Prevedere con un certo anticipo dove i tornado andranno a colpire non interessa solo agli scienziati, ma anche alle strutture di Protezione Civile o alla compagnie di assicurazione. Ma per capire davvero come si formano, con che intensità e dove vanno poi a colpire la terraferma, dobbiamo abbandonare l’approccio riduzionistico e utilizzare al più presto in modo operativo modelli numerici di......