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sabato 14 luglio 2018

Sellia; Grande successo del Campo Estivo della Protezione Civile con la partecipazione del Capo della Protezione Civile Regionale prof. Tanzi che fa i complimenti al piccolo comune Presilano

Al campo scuola di Catanzaro a Sellia Superiore c’era un posto vuoto. Era quello lasciato da Cinzia Mazza, volontaria del Gruppo Comunale di Protezione Civile di Catanzaro che nessuno ha mai pensato di sostituire. Perché Cinzia Mazza, scomparsa improvvisamente il mese di novembre scorso, era davvero impareggiabile a livello organizzativo, ed anche nella terza edizione dei campi scuola di Protezione Civile per under 15 avrebbe di certo lasciato la sua impronta.
La presentazione ufficiale della prima giornata del campo a Sellia Superiore - che ha seguito a ruota i campi a Carlopoli ed a Cortale, ed ha visti impegnati nell’organizzazione, oltre al Gruppo Comunale di Catanzaro, anche la Geruv e La Misericordia - è avvenuta in nome di Cinzia, ed a lei è stato dedicato il lungo programma di attività che vedrà impegnati per quattro giorni i trenta ragazzi partecipanti. Per alcuni di loro si tratta della seconda esperienza, a conferma del fatto che apprendere le nozioni che vertono sul primo soccorso e sulle modalità di prevenzione delle calamità naturali, e cimentarsi nello spegnimento degli incendi, nell’utilizzo delle frequenze dei ponti radio e dei sofisticati droni per comunicare e ritrovare eventuali persone che si sono smarrite (con l’incursione delle unità cinofile accompagnate dal cane che ha prestato soccorso durante il terremoto a L’Aquila), lascia il segno nel processo di formazione degli adolescenti.
Appena giunti all’ex scuola elementare di Sellia, che sarà la loro casa per quattro giorni, i ragazzi si sono rifatti i letti nei grandi stanzoni che condivideranno con altri coetanei, hanno indossato le magliette ed i cappellini e si sono subito ritrovati a dover rispondere a domande del tipo: “Cosa sono l’accoglienza, l’uguaglianza e la solidarietà?” attraverso la suddivisione in gruppi. E prima di recarsi nella grande aula adibita a “refettorio” per condividere il pasto preparato sul posto dai volontari, e che sarà servito nelle gavette in loro dotazione, hanno potuto apprendere direttamente dagli organizzatori le motivazioni che sono alla base di “Insieme è meglio”. Cos’è, infatti, che spinge il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro a realizzare, per il terzo anno di fila, i campiscuola di Protezione Civile assieme alle associazioni di volontariato del territorio, ed in collaborazione con l’Unità Operativa della Regione Calabria e l’Esercito Calabria?
Sicuramente la volontà di fare squadra: lavorare insieme e costruire “prospettive” di comunità, in base anche al principio di sussidiarietà costituzionalmente previsto, è ciò che muove le associazioni a spendersi per offrire ai ragazzi opportunità di crescita uniche. Lo ha affermato il presidente del CSV di Catanzaro, Luigi Cuomo, e lo ha ribadito il sindaco di Sellia Superiore, Davide Zicchinella, che ha manifestato piena soddisfazione nella scelta del piccolo borgo collinare come cornice in cui il campo andrà a svilupparsi, con la previsione di un’incursione al famoso “Parco Avventura”.
Piene di incitamento alla condivisione - con la finalità di mettere a disposizione dell’altro il proprio “io” per sentirsi parte integrante di una comunità e non alimentare uno sterile individualismo - le parole del direttore del CSV Stefano Morena, dalle quali hanno tratto ispirazione Francesco Pristerà, in rappresentanza della Regione Calabria, ed i responsabili delle tre associazioni coinvolte, Alessandro Tassoni per la Geruv, Pierpaolo Tassoni per il Gruppo Comunale di Catanzaro e Giuseppe Gallelli per La Misericordia di Catanzaro.
L’esperienza, infatti, permette ai ragazzi di ritrovarsi per la prima volta fuori casa per mettersi alla prova e per...............

giovedì 12 luglio 2018

Calabria; le mani della Ndrangheta sull'eolico. 13 arresti anche un sindaco del Catanzarese

'Ndrangheta, le mani dei clan sull'eolico: tredici arresti. Anche un sindaco finora considerato "vittima"


Anche le energie "pulite" erano fonte di soldi "sporchi" per la 'ndrangheta. I clan calabresi volevano diventare i signori del vento e hanno messo sistematicamente le mani su appalti e lavori per la costruzione di parchi eolici in quattro delle cinque province calabresi, Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.

Lo ha scoperto la procura antimafia di Reggio Calabria, guidata dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, che per questo ha chiesto e ottenuto l'arresto di 13 persone, fra cui 6 imprenditori, tutte ritenute affiliate o legate ai clan Paviglianiti di San Lorenzo, nel reggino, Mancuso di Limbadi e Anello di Filadelfia, entrambi nel vibonese,  e Trapasso di Cutro, nel crotonese. A vario titolo sono tutti accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose, e induzione indebita a dare o promettere utilità. Sotto sequestro sono finite anche sei imprese, fra cui un istituto di vigilanza privata e un hotel.

"Si tratta di un'operazione importante - spiega il procuratore capo Giovanni Bombardieri - perché dimostra come la 'ndrangheta sia in grado di infiltrarsi in diverse province calabresi, sempre con gli stessi metodi, tipicamente mafiosi". Diversi per territorio di radicamento, ma identici nell'agire, i clan - hanno scoperto i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria - hanno messo le mani sui parchi di Piani di Lopa- Campi di S. Antonio, nel reggino, di Amaroni, nel catanzarese, di San Biagio, nel vibonese, e di Cutro e Joppolo, in provincia di Crotone. Maxiappalti affidati a multinazionali come Gamesa, Nordex e Vestas, tutte obbligate a scendere a patti, pena danneggiamenti, ritardi, furti, problemi sui cantieri.

A fare da mediatore fra i due mondi, Giuseppe Evalto. Una vecchia conoscenza degli investigatori, già coinvolto in indagini per narcotraffico, rinviato a giudizio per mafia come uomo del clan Mancuso. All'epoca però, formalmente solo un imprenditore del settore sicurezza, che ai giganti dell'energia si proponeva come "facilitatore" e per i clan faceva da ambasciatore. "Non rappresenta solo i Mancuso, cui è storicamente legato - ci tiene a precisare il procuratore Bombardieri - ma tutti i clan, è espressione della 'ndrangheta unitaria".

Era lui ad assicurare alle multinazionali che i lavori proseguissero senza problemi, danni, ritardi o intoppi anche burocratici e ai clan appalti e lavori che hanno permesso ai Paviglianiti, ai Mancuso, agli Anello e ai Trapasso di guadagnare milioni. Personaggio poliedrico, tanto credibile da strappare un incarico come "referente di zona" della Nordex, ma capace di sollevare la camicia per mostrare la pistola a chi non si piegasse alle sue richieste, Evalto "è il classico soggetto cerniera, in grado di relazionarsi con soggetti che vivono ambienti diversi da quelli criminali, che si muove fra il mondo di sopra e il mondo di sotto", spiega il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, che insieme ai pm Antonio De Bernardo, Giovanni Calamita e Antonella Crisafulli, ha coordinato le indagini.

Dalla vigilanza dei cantieri al trasporto inerti, dall'alloggio delle maestranze al posizionamento delle turbine, non c'è settore su cui i clan non siano riusciti a mettere le mani direttamente o indirettamente. Ma anche le multinazionali dell'energia - emerge dalle carte - non sembrano aver fatto troppo muro. "L'affidarsi alle cosche e ai loro referenti era comunque vantaggioso per le società che realizzavano il parco - scrive il giudice - Le cosche garantivano loro un pacchetto tutto compreso, in cui ai lavori appaltati era associata la sicurezza sul cantiere". Una cedevolezza senza conseguenze penali. "Per adesso - dicono gli inquirenti -  questa indagine si occupa solo dell'operatività dei clan in un settore redditizio come l'eolico".

Nel "pacchetto sicurezza" offerto da Evalto per conto dei clan c'era anche la risoluzione di ogni intoppo burocratico con amministrazioni comunali come quella di Cortale. Un "servizio" che oggi è costato i domiciliari a Francesco Scalfaro, 59enne sindaco del paesino del catanzarese, solo qualche mese fa destinatario di una pesante intimidazione e perciò considerato finora "vittima" dei clan. In realtà, con gli uomini dei clan - dicono gli inquirenti - "aveva sostanzialmente un rapporto alla pari". E così, in cambio di zero intoppi burocratici, ha preteso l'assunzione di tre operai da lui indicati ed ha messo in atto vere e proprie ritorsioni, come la chiusura della strada generalmente percorsa dai camion, quando la ditta non è stata ai patti. Questa mattina, durante la perquisizione della sua casa, i carabinieri hanno.........

mercoledì 11 luglio 2018

Sede Anas trasferita da Catanzaro a Cosenza il rischio è forte! Disagi per i 150 dipendenti. Forza Italia rassicura tutti nessun trasferimento. Ma bisogna stare attenti evitando l' ennesimo smacco per il Capoluogo (solo sulla carta ) della Calabria

Il trasferimento del Compartimento regionale dell’Anas da Catanzaro a Cosenza non è più solo una ipotesi, ma rischia di diventare realtà con molte conseguenze negative per il nostro territorio. Occorre difendere le prerogative dell’area centrale della Calabria”. A dichiararlo è l’esponente di Fratelli d’Italia Mimmo Gianturco.

“Il trasferimento – afferma – rappresenterebbe l’ennesimo scippo di un continuo depauperamento per il territorio, nonché un notevole disagio per i circa 150 dipendenti Anas che lavorano nella sede attuale e che provengono dalle provincie di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia”.
“La direzione nazionale di Anas – conclude Mimmo Gianturco – si esprimerà sul trasferimento giorno 18 luglio. Urge un serio intervento per bloccare questa scellerata proposta”.
L'onorevole Tallini si è subito attivato contattando il capo compartimento di Anas per la Calabria, Giuseppe Ferrara. Le rassicurazioni dell'ingegnere Ferrara sono state assolute, nessun trasferimento da Catanzaro a Cosenza ma non bisogna abbassare la guardia perchè la storia insegna che tante, troppe volte dopo varie rassicurazioni di rito Catanzaro è stata ........

martedì 10 luglio 2018

“Intossicazione da pesce crudo? Ecco la verità” I titolari dell’Oriental Wok di Roccelletta di Borgia con un comunicato si difendono

Il 6 luglio scorso il Servizio Veterinario U. O. Igiene degli Alimenti di origine Animale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, diretto da Tommaso Esposito, ha consegnato all’impresa “Rotman” s.r.l. il tanto atteso esito dell’indagine (con protocollo numero 658), che ha avuto per oggetto un campione di materiale ittico prelevato in data 29 giugno. Le analisi di ricerca di “ agenti sarcotossici responsabili di tossinfezione alimentare” ha dato esito negativo: ciò significa che l’allarme ingiustificato che i siti di informazione hanno sbandierato a destra e manca dal 2 luglio scorso è privo di ogni fondamento.
Ciò significa che l’impresa “Rotman” – che gestisce da anni diverse attività di ristorazione lungo tutta la costa (tra le quali il locale in oggetto, ovvero l’Oriental Wok di Roccelletta di Borgia) e che, ancor prima della sua fondazione, aveva inaugurato il primo locale di cucina giapponese in Calabria – ha subìto un danno ingiusto difficilmente quantificabile. Ciò significa, se ancora non risulta chiaro, che la “Rotman” si è ritrovata al centro di un attacco mediatico che ha determinato un crollo di prenotazioni e, soprattutto, una ferita alla propria immagine difficilmente sanabile. E come potrebbe essere altrimenti, visto che chi dice di avere accusato dolori addominali dopo aver mangiato pesce crudo nel ristorante sotto accusa si è recato al pronto soccorso nei due giorni successivi (non occorre essere medico per comprendere che gli effetti di un’eventuale intossicazione alimentare sono repentini)?
E ancora: come si potrebbe giudicare un immediato ingresso dei Nas – che non hanno di certo provveduto al sequestro di trenta chili di pesce, come erroneamente riportato sulle varie testate – all’interno delle cucine del ristorante dopo la singola denuncia (ripetiamo, la denuncia è provenuta da una sola persona su settanta persone che hanno consumato quella sera)? E che, dopo aver prelevato piccole quantità di pesce da fare analizzare, hanno potuto solo consigliare di effettuare una sanificazione dei locali, non avendo riscontrato nulla di anomalo (chiariamo, inoltre, che i Nas effettuano i loro controlli con periodicità, specie in locali dove si consuma pesce crudo, e sempre a tutela dei consumatori)? Come poter definire questo tipo di informazione gratuita che ha avuto solo la finalità di infangare il nome di un locale ben avviato e l’attività di un’impresa che ha fatto della serietà e della qualità dei prodotti i suoi punti di forza, senza aver alcun riscontro in termini di analisi degli organi preposti e di chi avrebbe addirittura sporto la denuncia?
Sarebbe stato sufficiente, infatti, sentire la ragazza interessata da questa presunta intossicazione prima di “scatenarsi” in una pura follia mediatica che non ha dato possibilità di difesa alcuna ai destinatari della denuncia. Sarebbe bastato attendere i risultati delle analisi tossicologiche prima di avviare una campagna mediatica senza precedenti: persino un imputato di omicidio in attesa di processo ha diritto “al condizionale” come tempo verbale e ad una difesa che non leda la propria dignità. Noi siamo stati gli imputati, noi siamo stati quelli additati di superficialità e di cattiva gestione: noi non abbiamo potuto contare su un avvocato di fiducia che potesse difenderci dalle accuse che ci piovevano da più parti, e senza potervi porre rimedio, se non attraverso uno scritto sulla pagina facebook del locale che rassicurava i nostri affezionati clienti, confidando nel buon esito (come in effetti è avvenuto) degli esami.
Noi ci abbiamo messo la faccia. Anche se il nome del locale non è mai trapelato, era chiaro che si trattasse di noi. Ci è sembrato giusto, quindi, com’è nostro stile, affidarci ai social per avere il sostegno di quanti, in tutti questi anni, hanno potuto apprezzare la nostra professionalità. Avremmo voluto che anche i nostri clienti avessero avuto maggiore rispetto, visto che all’Oriental Wok hanno sempre trovato accoglienza e affidabilità, ed hanno potuto gustare una varietà di prodotti tale da accontentare un po’ tutti i gusti. Ora ci tocca rimboccarci le maniche e riprendere da dove abbiamo lasciato (anche se non abbiamo chiuso un giorno dal 29 giugno scorso): sappiamo di poter contare su un numero sempre notevole di appassionati del sushi che da ..........

lunedì 9 luglio 2018

Notte di fuoco a Catanzaro in fiamme 6 auto tanta paura tra i residenti. Accertamenti in corso per capire l'origine dell'incendio.



Sei autovetture sono state danneggiate da un incendio questa notte, alle ore 3.35 circa, nel quartiere Gagliano di Catanzaro, in un’area adibita a parcheggio tra via per Gimigliano e via F. Scerbo. Le vetture coinvolte son una Peugeot 308, una Smart, una Ford Fiesta, una Opel Agila, una Renault Clio ed un Suzuki. L’incendio, sviluppatosi dalla Peugeot 308, si e’ propagato alle altre cinque autovetture. Due auto sono andate completamente distrutte, le altre hanno riportato danni parziali. Tanta paura ma non si registrano persone ferite o intossicate.Due delle vetture sono andate completamente distrutte, le altre hanno riportato danni parziali. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del Comando provinciale di Catanzaro che hanno spento il rogo. Sull'episodio indaga la Polizia di Stato.
     Accertamenti sono in...