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mercoledì 16 gennaio 2019

Simeri Crichi Ignobile atto di vandalismo durante la notte ignoti incendiano la capanna del presepe vivente che si è svolto con enorme successo lo scorso 28 e 29 dicembre.



Ignoti hanno dato alle fiamme la capanna utilizzata nei giorni scorsi per il Presepe vivente di Simeri Crichi. Sono stati i residenti della zona a dare l’allarme e a chiamare i vigili del fuoco arrivati immediatamente sul posto, mentre un gruppo di cittadini ha tentato di spegnare le fiamme utilizzando dei secchi di acqua.
Il rogo si è propagato dal tetto della struttura, realizzato in paglia. La capanna era stata al centro del Presepe vivente tenutosi nel paese durante le festività natalizie e si trovava davanti la chiesa madre, in piazza Monsignore Scalise.

Da alcuni giorni erano in corso i lavori di smontaggio delle attrezzature utilizzate per la rappresentazione. I carabinieri hanno quindi avviato le indagini, senza escludere alcuna ipotesi anche se al momento la tesi più battuta è quella di un atto di vandalismo compiuto da .......

lunedì 14 gennaio 2019

Sersale mentre la minoranza continua a attaccare anche con manifesti dal titolo "Cenere e carbone per il sindaco" il primo cittadino continua a ottenere altri fondi per oltre 3 milioni di euro.

L’ultimo manifesto degli oppositori di Sersale dal titolo “Cenere e carbone per il Sindaco” (siamo stracontenti dei regali che la befana, sotto forma di impegno di noi amministratori, ha portato alla comunità di Sersale in lavori pubblici per euro 3.383.320,59 che riguarderanno scuole, depurazione, impianti sportivi, cimitero, rifiuti e nuove tecnologie) ha fornito ancora una volta, e per l’ennesima volta, la prova del basso livello della loro azione. 

Di fronte alla grande efficacia della nostra azione amministrativa ed agli straordinari risultati che conseguiamo in tutti i settori che abbiamo riassunto, come lo scorso anno, in 21 (numero che ci piace molto perché è un numero, quasi divino, che ha impedito alla nostra comunità di sprofondare nel baratro e che forse per qualcun altro è un'ossessione) cercano di mascherare la loro frustrazione falsificando i fatti ed offendendo. 
Tralascio volutamente le loro esilaranti affermazioni su alcuni grandi risultati conseguiti nell’anno 2018, come per esempio quelle relative al titolo di Città, o quelle recentissime relative ad un disservizio registratosi nella raccolta dei rifiuti nei giorni scorsi a causa della neve e del ghiaccio dove, forse, hanno raggiunto il massimo del ridicolo quando affermano: “i disservizi non dipendono dai cittadini, nè dai dipendenti comunali, nè dalle ditte incaricate del servizio”. Da chi allora ? Dal sindaco, dal vice sindaco, dagli assessori o dai consiglieri comunali di maggioranza che non hanno raccolto i sacchi dei rifiuti ? Ridicoli !!! 
Ma dopo le cose ridicole, passiamo alle cose serie, cioè alle gravi ed infamanti espressioni usate dagli oppositori di Sersale per cercare di sminuire il grande e straordinario risultato della ultimazione ed inaugurazione dell’Impianto Sportivo Polivalente coperto la prima opera di questo tipo mai realizzata a Sersale, orgoglio e vanto della nostra amministrazione. 
Ebbene, questi signori per cercare di sminuire la grande considerazione ed il grande consenso che accompagna le iniziative e le attività del sottoscritto e dell’amministrazione comunale, non hanno esitato a scrivere falsità e ad introdurre argomenti altamente offensivi nei confronti dell’amministrazione comunale presente e passata ed anche dell’intera comunità sersalese. 
Per le gravi affermazioni contenute nel loro recente scritto ho inviato una lettera (che trascrivo di seguito) al capogruppo di Rinnovando Sersale con la quale ho chiesto di provare quanto incautamente scritto a proposito delle ragioni del finanziamento per il polivalente e nel contempo di rettificare e chiedere scusa, avvisando che in mancanza procederò a tutelare il mio onore e la mia onorabilità, come quella degli amministratori di Progetto Sersale, in ogni sede.
Prot. 183 Sersale, 11 Gennaio 2019

Al capogruppo in Consiglio Comunale
del gruppo Rinnovando Sersale
Oggetto: Impianto polivalente coperto Pon Sicurezza - iniziativa “Io Gioco legale”
In riferimento alle affermazioni contenute in un recente scritto riconducibile al gruppo “Rinnovando Sersale”, pubblicato sui social ed affisso in alcuni locali pubblici che riguardano l’impianto polivalente coperto realizzato dal Comune di Sersale con i fondi del Pon Sicurezza – iniziativa “Io gioco legale”, inaugurato lo scorso 21 dicembre alla presenza del dr. Sandro Dolce della Procura Nazionale Antimafia e dei genitori di “Domenico Dodò Gabriele”, bambino crotonese ucciso a soli 11 anni dalla barbarie della criminalità organizzata, Le significo quanto appresso.
Poiché le suddette affermazioni sono, oltre che infondate e false, anche altamente diffamatorie e lesive dell’onore e della reputazione del sottoscritto e di tutti gli amministratori che con lo stesso collaborano o hanno collaborato sin dalla fase della comunicazione del finanziamento dell’opera e fino alla sua completa realizzazione, con la presente Le chiedo formalmente di fornire, nel termine di giorni 3 (tre) dalla ricezione della presente, la prova sulla “ragione di quel finanziamento” che il Suo gruppo improvvidamente e falsamente collega a fenomeni (quali quelli riconducibili ad “inquinamento da parte della criminalità organizzata” delle amministrazioni) assolutamente estranei all’amministrazione che mi onoro di rappresentare dal 2012 ed a quelle precedenti, altrettanto con onore rappresentate dal Sindaco dr.ssa Vera Scalfaro, di cui per dieci anni sono stato il vice Sindaco con delega allo sport ed in tale veste, insieme al Sindaco ed agli uffici comunali preposti, ispiratore e redattore del progetto che ha portato al finanziamento dell’importantissima opera pubblica (di cui andiamo fieri per la grande valenza sociale e sportiva ad essa collegata e per gli indiscutibili vantaggi che deriveranno ai nostri giovani dal suo uso nei rigidi mesi invernali) che è stata oggetto delle sconsiderate e diffamanti attenzioni Sue e del Suo gruppo.
Contestualmente alla richiesta di prova di cui sopra, che non potrà dare in quanto assolutamente inesistente, La invito e diffido formalmente a voler rettificare, sempre nel termine di giorni 3 (tre) dalla ricezione della presente, con le stesse modalità di diffusione (social e locali pubblici), le suddette false e diffamatorie affermazioni accompagnando tale rettifica con le SCUSE FORMALI E PUBBLICHE.
Ove nel termine di cui sopra (tre giorni dalla ricezione) non avrò avuto riscontro alla presente nei termini di cui sopra, Le comunico che provvederò ad interessare della questione S.E. il Prefetto di Catanzaro e contestualmente procederò, insieme agli altri amministratori coinvolti, a tutela del nostro onore e della nostra grande reputazione, ad inoltrare formale esposto-denuncia alla Procura della Repubblica per la verifica della sussistenza o meno di ipotesi di reato a carico degli autori delle suddette infamanti e false affermazioni.
Le ricordo, infine, anche per aiutarla nella ricerca della prova che dovrà fornire ( e che non potrà fornire) ed ulteriormente sconfessare le suddette infamanti affermazioni ed insinuazioni, che il finanziamento dell’opera in questione è avvenuto nell’ambito del Programma Operativo Nazionale FESR “Sicurezza per lo sviluppo - Piano di Azione Giovani Sicurezza e Legalità (PAG) – linea d’intervento 1 “Io Giogo Legale” - Obiettivo Operativo 2.8 - Linea d’intervento 2.8b - “Diffondere la cultura della legalità”.
L’iniziativa, cofinanziata dall’Unione Europea, ed interamente gestita dall’Autorità di Gestione del PON Sicurezza, aveva come finalità unica ed esclusiva quella di trasmettere alle giovani generazioni i valori di solidarietà, giustizia e legalità attraverso lo sport (solo questa era la finalità non altre).
Nell’ambito della stessa iniziativa sono stati finanziati 140 interventi a favore di altrettante amministrazioni pubbliche tra le quali, solo per ............................

sabato 12 gennaio 2019

Nel Catanzarese 2 Anziane legate e brutalmente picchiate con calci e pugni, arrestato 31 enne

Avevano immobilizzato e picchiato due anziane, madre e figlia, mentre erano all’interno della loro abitazione: per questo è scattato un fermo e una denuncia in stato di libertà per due persone, entrambi residenti a Chiaravalle, nel Catanzarese, con l’accusa di tentata rapina aggravata in concorso. Erano le 18 di lunedì quando, con volto travisato da passamontagna e armati di pistola, due malviventi hanno fatto irruzione all’interno dell’abitazione delle malcapitate vittime, avventandosi contro di loro. 

A questo punto, hanno immobilizzato una delle due donne legandole mani e piedi alla sedia con un nastro adesivo da imballaggio, per poi colpirla violentemente al capo con un bastone in ferro; subito dopo, hanno percosso l’altra donna con calci e pugni al torace e l’hanno strattonata prendendola per i capelli con la minaccia di scaraventarla nel caminetto acceso. Tutto ciò con la richiesta esplicita di farsi consegnare denaro o altri oggetti di valore, ma dopo aver appreso dell’indisponibilità di quanto richiesto, i due si sono allontanati, dileguandosi nelle campagne circostanti. 
 Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Stazione di Chiaravalle Centrale e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Soverato, che, dopo un sopralluogo e dopo aver raccolto la testimonianza delle vittime – nel frattempo trasportate d’urgenza all’ospedale di Soverato – e di altre persone informate sui fatti, si sono subito messi alla ricerca dei responsabili. All’esito di attività 

investigative che si sono protratte per tutta la notte, i militari hanno identificato e rintracciato i due rapinatori presso le rispettive abitazioni. Nella circostanza, grazie alle accurate perquisizioni personali, veicolari e domiciliari, è stato possibile corroborare il quadro indiziario con il sequestro del bastone utilizzato e di alcuni indumenti personali, ritenuti compatibili con  .......

venerdì 11 gennaio 2019

Sellia Marina comune virtuoso Con il 64,5% sulla raccolta della differenziata si colloca ai primi posti in regione ottenendo un finanziamento di 400 mila euro.

 La percentuale totale di raccolta differenziata in Calabria, censita dal report ufficiale dell’Arpacal,sale al 39,15 % con un aumento rispetto al “primo rilascio” del rapporto del 3,52%.Questa crescita, sommata al 4,4 % di differenza rispetto all’edizione dell’anno precedente, segna quindi un aumento totale annuo della differenziata in Calabria del 7,92 %.Rimangono ancora fuori da questo censimento ufficiale 82 comuni, ossia circa 20% dei 409 calabresi, sebbene per 38 di essi l’Arpacal abbia ricevuto dal Dipartimento Ambiente della Regione alcuni dati sulla loro produzione

giovedì 10 gennaio 2019

Smantellata la faida che controllava la Sila Catanzarese tra efferati omicidi e sequestri. Blitz nella notte: dodici fermi per mafia



I Carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e Reparti speciali hanno eseguito, nella provincia ed in alcune località del nord, 12 fermi nell'ambito dell'operazione Reventinum contro presunti affiliati a due contrapposte cosche di 'ndrangheta, gli Scalise ed i Mezzatesta. 
Il provvedimento è stato emesso dalla Dda catanzarese guidata da Nicola Gratteri. Alcuni Indagati sono accusati anche di violenza privata e sequestro di persona dell'avvocato Francesco Pagliuso, ucciso in un agguato il 9 agosto 2016 a Lamezia Terme. Il sequestro sarebbe avvenuto 2 anni prima. Per il delitto, nel 2018, è stato arrestato Marco Gallo, ritenuto dall'accusa un sicario a pagamento. Per gli inquirenti, Pagliuso sarebbe stato ucciso per una vendetta trasversale ed in particolare per la sua vicinanza a Domenico Mezzatesta, l'ex vigile urbano che insieme al figlio Giovanni uccise, nel 2013 in un bar di Decollatura, Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, ritenuti vicini alla famiglia Scalise.

LA SCISSIONE DEL GRUPPO DELLA MONTAGNA
In particolare, la tesi è che l’attentato subito da Pino Scalise nel 2001 sia il momento dopo il quale il cosiddetto Gruppo Montagna inizierebbe a scindersi in quelle che diventeranno due distinte e contrapposte consorterie.A fronte di una prima fase, caratterizzata da una operatività sottoposta al controllo e alla supervisione delle più influenti cosche lametine, quelle dei “Giampà” e dei “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte”, dal 2013, gli Scalise e Mezzatesta avrebbero iniziato ad operare con una maggiore autonomia.Gli indizi - considerati precisi e concordanti - raccolti nel corso di questa lunga indagine dimostrerebbero, sempre secondo gli inquirenti, come le due organizzazioni criminali - dopo le operazioni che hanno interessato, nel corso di questi ultimi anni, l’area territoriale lametina (in particolare le operazioni “Medusa”, “Perseo”, “Pegaso”, “Chimera”, “Andromeda”, “Dionisio” e “Crisalide”) avrebbero continuato a commettere dei gravissimi reati, alimentando quella che viene definita come una “crescente e violenta contrapposizione reciproca tesa a conseguire, da parte di ciascuno dei due gruppi, l’esclusivo controllo sul territorio di riferimento”.
IL CLAN DEGLI SCALISE
Quanto agli “Scalise”, le figure che emergono sono quelle di Pino e Luciano Scalise, ai quali si attribuisce un ruolo di vertice del clan, come titolari del potere decisionale sulla strategia, anche in riferimento alle azioni violente che rientravano nei programmi della cosca.A tutti gli altri indagati della cosca, invece, si contesta un ruolo di “partecipe”, ovvero di affiliati “con consapevolezza di scopo e di vincoli” e pienamente inseriti nelle dinamiche delittuose per consentire l’affermazione del clan sul territorio.
LA FAIDA INIZIATA NEL 2013 ED ANCORA IN ATTO
Venendo alla contrapposizione tra le due famiglie criminali, in questa gli inquirenti inquadrano gli omicidi che, a partire dal 2013, hanno coinvolto esponenti di entrambe le fazioni, in una vera e propria faida che è ancora oggi in atto.
Con riguardo alla cosca Mezzatesta, invece, il ruolo di rappresentanti del clan viene contestato a Giuliano Giovanni Roperti e Livio Mezzatesta: avrebbero avuto loro, in....... pratica, “l'autorità di organizzare i fini e gli scopi perseguiti”, sebbene sempre sotto l’egida di Domenico e Giovanni Mezzatestadetenuti e considerati i “boss”.
Un ruolo non di poco conto viene affidato poi a Ionela Tutuianu, moglie del capo cosca Domenico Mezzatesta, che, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto il compito “fondamentale” di mantenere vivi e “operativi” i rapporti tra gli affiliati detenuti e quelli liberi, portando notizie e “imbasciate” sia dentro che all’esterno delle Case Circondariali.
Un altro affiliato è poi Eugenio Tomaino che nell’ambito del Gruppo storico della Montagna avrebbe ricoperto una posizione di vertice.
IL SEQUESTRO DELL’AVVOCATO PAGLIUSO
La capacità criminale e la “tracotanza” raggiunte dalla cosca Scalise nel territorio di riferimento, per gli inquirenti sarebbero testimoniate dalla vicenda riguardante proprio l’avvocato lametino Pagliuso, del foro di Lamezia Terme. Quest’ultimo, nella seconda metà del 2012, era il difensore di Daniele Scalisefiglio del capo cosca Pino, per un procedimento penale presso il Tribunale di Cosenza.
Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini, documenterebbero come Pagliuso sarebbe stato accusato di un minor impegno professionale e di aver commesso degli errori nella linea difensiva di Daniele.
Per questo motivo sarebbe stato così sequestrato: incappucciato sarebbe stato portato con la forza da Lamezia Terme in un bosco della zona montana del Reventino, e costretto a stare legato ed impossibilitatoa muoversi liberamente, davanti ad una buca scavata nel terreno con un mezzo meccanico.
Il tutto al fine di piegarlo alla volontà della cosca, soprattutto in termini di determinazione e sul comportamento da tenere nel procedimento a carico del giovane Scalise.
Il sequestro di persona e la violenza privata perpetrati con l’aggravante mafiosa ai danni dell’avvocato vengono contestati oggi solo a Pino Scalise, dato che gli altri presunti corresponsabili nel frattempo sono stati ammazzati.
Lo stesso Pino, in un momento successivo, non avrebbe esitato a fare altre minacce raggiungendo Pagliuso direttamente nel suo studio nella città della Piana.
L’ATTIVITÀ ESTORSIVA DEGLI SCALISE
Gli inquirenti sostengono, infine, che gli Scalise operassero attivamente nel settore delle estorsioni, su tutto il territorio. Un elemento questo che emergerebbe dall’attentato incendiario che Luciano Scalise e Angelo Rotella avrebbero messo a segno contro un imprenditore di Decollatura nel settore del commercio del legname.
Nell’agosto del 2017, i due esponenti del clan, per favorire un’altra società concorrente nello stesso settore e far desistere l’imprenditore dalla sua attività economica, gli avrebbero incendiato una macchina agricola eil capannone provocandogli un danno superiore ai 150 mila euro.